palazzo, che appartenne un tempo alla famiglia del conte Francesco ***, viveva ancora la vedova del vecchio maggiordomo di quella casa. Morti gli
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farfalline, n'avrebbe veduta una, appena fuor dell'uscio, pigliarsi al braccio del bel giovinotto lì fermo ad aspettarla, avvolto, come il conte
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ancora il conte Francesco***, signore della villa, ove in quell' anno abitava la famiglia inglese, fu Andrea il fattor della casa, l'intendente, il
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signor conte!.. E dire, che anche lui, il signor conte, quel re degli uomini, è morto già da tant' anni!... Oh se Dio m' avesse almeno chiamata lassù, me
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riderò più. - E risi ancora. Intanto entrò mia cugina col marito, il conte Filippo che rideva col suo vocione grosso. Conny, come stai? - mi disse l
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soggezione: non è un conte, lo zio della tua compagna? - Oh, mamma, ma questo cosa c'entra! - Ti troverai male, non saprai come comportarti con gente cosí
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dall'altra, senza pace. Quasi quasi mi faceva pena. Venne su il conte e le disse per favore di lasciar stare. (Non gli piaceva sentir gridare, era una
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meglio non mi risultavano poi niente antipatici. Lui anzi, il conte, a parlarci era persino divertente. E la contessa era molto gentile, mi chiamava
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era nemmeno tanto intelligente («quella mente acuta di Vittorina», diceva certe volte il conte, per far capire che pensava il contrario); però in questo
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, perché il signor conte figuriamoci se si sarebbe degnato, tanto piú che di sicuro sarebbe stato furibondo con me, ossignoresignoresignore che imbroglio
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attaccabottoni e non lo mollava. Era inutile dirgli che i signori conti c'erano da prima: lui non rispettava nessun conte e nessuna precedenza. Continuava a
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e non rispondeva nessuno. Mi stufai e tornai dentro. Ormai era l'ora della prima colazione: in sala da pranzo la contessa versava il caffè al conte
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, dovevo pensare a omaggiare il signor conte e la signora contessa. Stavano nel salotto, che naturalmente si diceva salone, difatti era altissimo
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ortensie? Il conte Ottavio, che, si vede, aveva fatto anche lui un giretto nel parco invece della siesta. Il «plin plin» che avevo già pronto non mi
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numero nuovo del giornalino di enigmistica, che col brutto tempo, in campagna, è quasi la risorsa principale. (Era il conte Ottavio l'abbonato, ma lui
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scocciava dover pensare male di tutti. Dopo mangiato bisognò ancora andare in salone mentre i grandi prendevano il caffè, Il conte cianciava di questo e
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raggio del contadino lo nominò Conte delle Zucca. Poi levo di tasca una borsa piena di monete d' oro e gliela diede perchè gli cedesse quelle piante da
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