e trascina con vigore amo, canna e pescatore...
e, con ingordigia buffa, dentro il vaso il capo tuffa.
Con un piccolo supplizio della gola sconta il vizio.
Poi va a far la passeggiata con la zucca impiastricciata.
Ma poi sente un oratore predicar a gran fervore: “Basta ormai con l’applaudire! Or dobbiam ricostruire”.
E vediamo don Florindo ritornar con aria afflitta (non è più gaio e lindo!) alla solita soffitta...
Ma - perbacco! -, non lo ascolta quella bestia disinvolta, e su e giù, con aria amena, si diverte all’altalena.
Senza dir nè “ahi” nè “bai” dei compari, con ragione, non ascolta scuse o lai, e li porta alla prigione.
Se ne va con Arlecchino per le vie superbo e bello col tricorno, lo spadino, la bautta ed il mantello.
Il Sor Cucco, a quel che pare, con quei due non vuol giocare e risponde secco secco malamente a Chicco e Checco:
“Con la pace, rinnovati, su torniamo ai campi, ai prati!” Ci va Mimmo ed il successo press’a poco è ancor lo stesso.