damascate, gingilli d' ogni sorta, preziosi e di buon gusto. La contessa vigilava in persona il lavoro di ciascuno, e dava comandi e consigli con buona
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' ammirazione. - Ma è proprio vero, che conoscono il loro nome? - domandava egli a Nello con un sorriso incredulo e curioso. - Guarda! - rispondeva l' altro
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tutta tenerezza e giudizio per la famiglia, mostrava di desiderare una cosa, non era solito a dirle di no. Dunque?... Dunque Nello si vedeva già con l
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Moschino, lo abbiamo detto, era uno spiritello curioso, sempre in giro, sempre pronto a cambiar di luogo, con la smania dell'ignoto, con un desiderio
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L' audace topino scese i gradini con quanta furia gli permise la commozione dell'animo. Quell'andare incontro all'ignoto, massime la prima volta, è
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rovesciandone le foglie con sibili acuti, che parevano uscir dalle bocche di mille serpenti; il tuono cupo profondo, seguiva a mano a mano più da
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dov' era capitato per caso, gettatovi dal temporale, stimò una fortuna di poter barattare due parole con qualcuno della sua razza, e s' affrettò a
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ancora sotto una pianta, i cui rami penzolavano mezzo tronchi, con le foglie arse, quasi che quella pioggia fosse stata di fuoco. Dove andare, Dio mio
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Rita chiamare con voce di pianto: - Moschino! Moschino! Dove sei, Moschino mio? - Ma la suppose una cara, un' ultima illusione della sua fantasia. Come
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. Il topolino sembrava impazzito dalla gioia. Con le zampine faceva forza per alzarsi quanto più poteva su le mani dei suoi padroncini, e stringeva loro
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pelo, lavar bene Moschino con acqua di crusca e ungerlo tutte le sere, prima d' andare a letto, con unguento di zolfo canforato. Povero Moschino! La
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non s' avvedessero del mutamento; ma sì! Gli furono tutti intorno a fiutarlo, a mordicchiarlo; così che Moschino, dopo essersi liberato con due buone
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A questo punto Dodò tacque, perchè era l' ora del pranzo. Quel giorno la contessa stava meglio assai, e volle che i topini mangiassero sul letto con
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dopo, una pallottola di zucchero in ricompensa de' begli esercizi, fatti con tanta precisione. - E questo? - badava a dir Vittorio, indicando Moschino
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mandar giù nè anche un bocconcino. Proprio non le andava; le pareva d' aver un nodo stretto alla gola, come se l' avessero tirata a forza con una corda; e
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, con la testa nascosta, e scoppiò in un pianto convulso, che parea lacerargli il petto. La notte ebbe un febbrone e dovette starsene in letto due
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famiglia de' topi. La Lilia, dunque, li teneva in pensiero non poco con le sue continue assenze; temevano da un istante all' altro di vederla sbucare da
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con te, fuggirei dove tu volessi, anche a costo di patir la fame.... - A questo punto Dodò, che aveva udito abbastanza, fece capolino tra una bottiglia
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presto a sostituirlo con un altro. - L'uomo insistè: - Creda, signora, che quando è sano, è il più bravo. - I bambini, vedendo ormai le trattative
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le furie. Quando Dodò si presentò su la soglia dello studio della contessa, insieme con la Lilia, i bimbi gli vennero incontro, tutti contenti
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Nello affettò una pera, e pigliando il centro pieno di semi, lo porse al nuovo venuto; che si mise subito a mangiarlo con bel garbo e buon appetito
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uscita, vivente e sorridente, al colpo di bacchetta d' una fata, da un ventaglio di carta di riso con le stecche di lacca intarsiate. Nello, egli
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capelli incipriati, graziose nelle vesti cilestrine e color di rosa; Turchi barbuti da' pantaloni larghi, dal turbante bianco, con in bocca una pipa
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A Rita e a Nello la mamma aveva data una graziosa canestra con un coperchio ricamato in lana a rosoni rossi per farne un nido ai loro nuovi piccoli
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anche più bisogno di lei. Ragù si mosse lentamente dal suo giaciglio, e venne al piattino, dove appoggiò le manucce rosate, assaporando con voluttà
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sofferte nella nostra vita da zingari. - Ragù, rassicurato su l' avvenire, dichiarò, volgendo qua e là la testina con gli occhi lucenti che piacevano
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si dovetter tirare addietro con le zampine scottate. - Poverini! - esclamò la bambina, vedendo che le sue bestioline badavano a leccarsi in fretta e
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badava a dire: - Fermi! fermi! State boni! Chetatevi! - Ma sì: era come dire al muro. Alla fine, vedendo che con le buone non c'era verso di farli
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alcuno, a domandare notizie e a recare conforti alla moglie. Da quel giorno, la Caciotta fu trattata nella famiglia Sernici con ogni sorta di premure
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regalatale un giorno di Natale dal babbo; una puppattola che pigiata un po' sullo stomaco proferiva distintamente: papà e mammà con una vocetta nasale
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studiava la letteratura con amore straordinario. Ma non era certo il valore morale di quei volumi che potesse importare a Dodò. A lui piaceva innanzi
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descriveva con la rozza semplicità degli uomini usi a non far complimenti nè con la vita nè con la morte. A una certa pagina si vedeva il bastimento
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poteva far altro, ammucchiava pezzetti di pane, sapendo che per questo non era punita. Bellino poi, diceva la Rita con frase caratteristica, era il servo
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che la Rita vi aveva studiato, Moschino passeggiava lentamente, con aria d' importanza, tutto soddisfatto della propria abilità a far uscir que' vari
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soggiunse, volgendosi a Rita, che era felice di veder il suo grave babbo occuparsi dei sorcetti con tanta bontà: - Come gli dici tu, Rita, quando lo
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trattar il conte come trattava la Rita, e subito si mise furiosamente a baciarlo, a baciarlo, senza lasciargli tempo di dire una parola. Con uno
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bicchiere o una tazza, si levava su le zampine e tendeva le braccia con tanta insistenza, che bisognava per forza voltarsi da quella parte, e dargli quel
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' accostava al padrone e si levava su le zampine e lo spingeva con tutto il corpo come per digli: - Andiamo, via! - E siccome il conte, dopo pranzo, si
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.... Brrr.... quando ci penso, mi s' accappona la pelle. - E tu non girare, - diceva Dodò con la solita calma. - Oh, sai che c' è? - prorompeva Moschino, il
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, pezzo di birba che non sei altro! E con che furia veniva a portarsi via i libri de' padroni!... Tu credevi che Dodò non se n' avvedesse e ti lasciasse
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