In Valle Coritnica Alto Isonzo l’avversario era rimasto in possesso d’un bosco donde molestava col fuoco le nostre linee: un nostro reparto lo assalì
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’evidente scopo di distruggerli furono scoperti e ricacciati col fuoco.
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Cregnedul in Valle Seebach Gailitz. Dopo intensa preparazione col fuoco di artiglieria reparti nemici appoggiati da numerose mitragliatrici
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Nella conca di Plezzo, la sera del 10, truppe nemiche col favore delle tenebre tentarono un improvviso attacco contro le nostre posizioni ad oriente
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Nell’Alto Cordevole il nemico spiegò un grande numero di artiglierie pesanti colle quali iniziò il tiro contro le nostre da Col Toront a Col di Lana.
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Nella notte sul 21 un nostro riparto spinto sul Monte Melino, allo sbocco di Valle Daone in Valle Giudicarie, raggiungeva col favore delle tenebre le
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Albania: Nella giornata del 6 le nostre artiglierie dispersero nuclei che, adunati presso Hambari (destra della Vojussa), molestavano col fuoco le
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Azione diversive nella notte sul 19 e nella giornata di ieri furono tentate dall’avversario nei pressi di Casera Zebio (Altopiano di Asiago; sul Col
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Alla testata del torrente Vanoi (Cismon–Brenta), nel pomeriggio di ieri, forze nemiche, col favore di fitta nebbia, tentarono un violento attacco di
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Garda) e del Col di Lana.
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Alle foci del Timavo, riparti di assalto, che, col sostegno di ondate di fanteria, muovevano contro la nostra posizione di estrema destra, furono
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Sul Colbricon il giorno 19, col tempestivo brillamento di una contromina, distruggemmo lavori di galleria dell’avversario.
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Scontri di pattuglie a noi favorevoli allo Stelvio, al Tonale e sugli isolotti del Piave di fronte al Montello. Al Col del Rosso un riparto nemico
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e inseguiti col fuoco efficace delle nostre batterie.
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nettamente respinti col fuoco.
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Stamane nella regione nord e nord-occidentale del Grappa nostri riparti di fanteria col valido appoggio d’intenso ed aggiustato fuoco d’artiglieria
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Ad oriente del Garda in Vallarsa, nella zona di Col Caprile e dell’Asolone, e nella regione del Montello, neutralizzammo con vigorosa reazione delle
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elementi d’attacco, penetrando in 2 tratti dei trinceramenti avversari a nord della linea Cima di Val Bella‒Col del Rosso catturarono una quarantina di
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A sud del Col Caprile, con ardita fulminea irruzione nelle posizioni nemiche, le nostre truppe presero oltre 90 prigionieri, tra cui 3 ufficiali e 4
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Tentativi di nuclei avversari fallirono dinanzi alle nostre posizioni di Cima Cadi (Tonale) del Col del Rosso e del Col d’Echele (Altipiano di Asiago
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trincee avversarie di Cima Tre Pezzi, alla confluenza del torrente Assa col torrente Ghelpac. Inflitte gravissime perdite al presidio, in accanita
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Duelli di artiglieria di qualche intensità nella regione del Pasubio, nella zona di Cima Val Bella, Col del Rosso e lungo il Piave fra Palazzon e
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delle dita, e poi immediatamente col polso. Allorchè vince, prende il posto del compagno, e il giuoco seguita a piacere.
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muricciolo, ossia basamento, bugnatura o altra cosa sporgente da un muro, e quindi vi si batte sopra col maróne, come nel giuoco a Maróncino.
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Giuoco che consiste nel ripigliare col dorso della mano o le nocciuole o le noci o le monete che si son tirate in aria con la stessa mano. Colui che
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. Tre: la mia bbella è ppiù bbella de te; Si nun cé credi vièlla a vvedè’, ecc. Quattro: la mia bella ggiôca col gatto, Col cagnolo nun vô ggiòcà’, ecc
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"Giuoco di società. Una persona bendata va in giro assidendosi, or qua or là, sulle ginocchia di questo o di quello. Proferisce col solo sibilo dei
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; 3o Che Dio è capace di castigare col fuoco questa lingua che vi è stata data per benedirlo e non per offenderlo"3.
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Col gesso o col carbone si segna sopra un impiantito una figura come la seguente. Si fa la conta. A quello cui va il conto prende un sassetto, o una
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chiedere l’elemosina per suffragare l’anima del condannato a morte; le tavolozze sui canti delle vie; gli smoccolatori col cartoccio nei trasporti funebri i
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finiva col fare la guetra, giuoco che si usa spesso fra i nostri ragazzi.
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pronunciando e battendo, mentre col dito si tocca or questo or quel pugno di chi vi tiene nascosta alcuna cosa da indovinarsi in quale dei due si trovi. La
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. Chiunque nel saltare tocca la riga col piede, prende il posto del paziente. L’ultimo dei saltatori deve dire, nel saltare, la parola Musa. Allora il
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questo giuoco si chiama santuccio), quando raccoglie le monete e ne fa un mucchio, pone questo sopra il santuccio e intorno col gesso vi disegna un
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vi batta su col maróne, lanciandovelo sopra in modo sì netto e vibrato, che muova tutte le sottoposte monete. Se il colpo non riesce, passa il diritto
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il segnale col grido: È ffatto! Allora la mamma lascia il paziente andare in cerca dei compagni nascostisi. Allorchè egli si avvicina al punto dove
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ridotto il giuoco a due soli, colui che resta col pugno o coi pugni non pizzicati all’ultimo qui, è il perditore, e tutti gli altri bambini gli si
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sostituire a piacere, e si sostituisce in genere col nome del bambino che in quel momento lo si trastulla col tenerlo a cavalluccio sulle ginocchia. È in
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paziente non riesce a indovinare il numero delle dita, resta sotto. Indovinatolo, cambia posto col suo contrario.
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seguito, fino a che sono tutti collocati. Allora, come di solito, gli eletti scherniscono i compagni condannati all’inferno, col dirgli: tappi di cacatore
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il giuoco, e che lo comincia col fare un nodo a un fazzoletto e col gettarlo in aria. Gli altri tutti a gara per riacchiapparlo; e poi quello a cui è
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macellaio per non far capire a’ suoi avventori che il tal pezzo di carne va in malora o puzza dirà col suo garzone di bottega, per esempio: Quel lòmbo va
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passione che avevo ed ho per le cose che col popolo hanno attinenza. Tanto ero lontano in quel tempo dall’idea che siffatto materiale potesse
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spigolando, col gentile consenso dell’autore, dall’accennato studio del chiaro conte Alessandro Moroni intitolato: "Vie, voci e viandanti della
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, la pulizzìa! egli è in facoltà di pulire il terreno; col patto però che il suo rivale, non gridi prima di lui: Fôco, la pulizzìa! Se per caso la
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di lui. Questo giuoco ha subìto, col tempo, varie modificazioni. Per esempio. La conta, la prima volta, nel tirare la nizza, non la poggia più in
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divorava. E’ lladro che sse n’incajò, ppe’ ffallo addannà’ dde ppiù, pprese e je fece una sòrba col la bbocca. Nu’ l’avesse mai fatto! Er gendarme ch’era
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