Uno degli ingressi della Città di Tebe. Sul davanti un gruppo di palme. A destra, il tempio di Ammone – a sinistra un trono sormontato da un
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del torrente, cui fa argine un parapetto quasi ruinato al di là la Città – È notte…
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(pietosamente i merciaioli lo sorreggono e l’accompagnano barcollante, inebetito, quasi un fantasma, verso la città).
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(Così lo rinvengono alcuni merciaioli ambulanti che passano per andare alla città, e lo rialzano compassionati).
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!, dove in fogna si sfoga la città gaudente, è piombata a morire volente una vergine!
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Sul dilicato corpo, capolavoro distrutto, giù nell’abisso ove in fogna si sfoga la grande città, incombono solo le tre sinistre notti, la notte senza
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Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente ove più accelerato batte il palpito delle esistenze nelle diverse febbri che agitano le genti
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Il teatro rappresenta la gran Piazza di Palermo. In fondo alcune strade ed i principali edifizi della città. – A destra dello spettatore il palazzo
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canta. Attraverso le vetrate, nella strada, i primi indizî del risveglio della città. Carretti che passano, finestre che s’aprono, ecc.)
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In fondo, al basso, la rada, il porto, la città di Nagasaki.
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In fondo, al basso, la rada, il porto, la città di Nagasaki.
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In fondo, al basso, la rada, il porto, la città di Nagasaki.
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Scena: Francoforte sul Meno. – Porta e bastioni. – Passeggiatori d’ogni sorta ch’escono dalla città a gruppi. Chiacchiere, risate, grida, mormorio di
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Scena: Francoforte sul Meno. – Porta e bastioni. – Passeggiatori d’ogni sorta ch’escono dalla città a gruppi di due, di tre, di quattro, ecc
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(i lumi della città e del porto cominciano a spegnersi)
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Porte laterali. Da un poggiolo si vede la città. Un tavolo: un ’anfora e una tazza. – Annotta.
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Le mura della grande Città Violetta: la Città Imperiale. Gli spalti massicci chiudono quasi tutta la scena in semicerchio. Soltanto a destra il giro
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È notte. Dalle estreme lontananze giungono voci di Araldi che girano l’immensa città intimando il regale comando.
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L’oro degli sfondi s’è tramutato in un livido colore di argento. La gelida bianchezza della luna si diffonde sugli spalti e sulla città.
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Vasta Sala nella residenza del Governatore, con logge nel fondo, dalle quali scorgesi la città illuminata: nel mezzo una tribuna, a cui si ascende
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Vasta Sala nella residenza del Governatore, con logge nel fondo dalle quali scorgesi la città illuminata: nel mezzo una tribuna, a cui si ascende per
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Campo d’Ezio. Scorgesi lontana la grande città dei sette colli.
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Luogo remoto, sparso di rupi. In lontananza scorgesi parte della città di Rems.
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Luogo remoto, sparso di rupi. In lontananza scorgesi parte della città di Rems.
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Campo d’Ezio. Scorgesi lontana la grande città dei Sette Colli.
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Una sala nel palazzo ducale di Venezia. Di fronte veroni gotici da’ quali si scorge parte della città e delle lagune a chiaro di luna. A destra dello
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Una sala nel palazzo ducale di Venezia. Di fronte veroni gotici, da’ quali scorge parte della città e delle lagune a chiaro di luna. A destra dello
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Una sala nel palazzo ducale di Venezia. Di fronte veroni gotici da’ quali si scorge parte della città e delle lagune a chiaro di luna. A destra dello
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Pagano, Arvino, Viclinda, Giselda, Pirro dal tempio, preceduti dai Priori della Città, e da Servi che recano torcie, ecc., e detti.
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Da una parte della città s’inoltrano i Militi piacentini, ed alcune centurie di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli: la contrada è gremita di
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Così ha detto il Signore: ecco, io do questa città in mano del re di Babilonia, egli l’arderà col fuoco.
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Maurizio, in semplice costume da città, entra ansioso dall dritta. Al primo vederlo, Adriana gli corre incontro palpitante; poi si ravvede, e ristà.
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Le saette incendiarie partono a volo tra i merli. Le campane suonano a stormo. Le trombe squillano tra la gazzarra nelle vie della città arsa e
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Egli accende una falarica e la scaglia verso la città. Dalla botola sale gridando a furia uno stuolo di balestrieri; occupa la piazza della torre e
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malatestiana irta di macchine e d'armi campeggia nell'aria torbida dominando la città di Rimino donde spuntano soli in lontananza i merli a coda di rondine
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S'incammina con passo vacillante verso la città, s'allontana, scompare.
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Via via che s'è fatto giorno si son uditi, dalla città, più frequenti rintocchi di campane, e tratto tratto un indistinto vocio di folla. E gente che
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La scena si riapre. Una strada, fuor delle porte della Città. A sinistra la casa di Gherardo: cioè il muro di cinta del cortile, col portone nel
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ingrossando per il sopraggiungere di altra gente attratta dalla curiosità di vedere Fra Gherardo, del cui arrivo si è sparsa la voce in città.
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, è il portone, a due battenti, che dà sulla strada, strada sterrata, più di campagna che di città. Addossato al muro di destra un vecchio fico frondoso
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Nemmeno un bagno libero in città. No, no.
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Nei giorni della Fiera? Neanche un bagno libero in tutta la città.
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La scena rappresenta tre camere attigue, all'ultimo piano di un albergo, in una grande città. Della prima camera, a sinistra, è visibile soltanto una
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