Inoltre non va sottovalutato il problema dell’iconografia, cioè non va sottovalutata la necessità di decifrare il soggetto di un’opera d’arte del
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riflette la luce in modo diverso a seconda se è stato martellato, oppure granito, cioè cosparso di sostanze che trattengono la luce ombreggiandolo e
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profondità la fortuna (o la sfortuna) critica, cioè analizzarne l’apprezzamento, spesso altalenante, che hanno suscitato nel corso dei secoli: il
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, gli artisti erano definiti bánausoi, cioè coloro che si guadagnano il pane con il lavoro delle mani, e in quanto tali erano ritenuti di rango inferiore
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mezzo foglio regale e quello ferma ben dinanzi ali occhi tua, cioè tra l’occhio e la cosa che tu vuoi ritrarre, e di poi ti poni lontano col ochio al
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’opera Leonardo affronta programmaticamente il tema della rappresentazione dei cosiddetti «affetti», cioè dell’espressione dei sentimenti e degli stati d
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casi Donatello ricorre al graffito, cioè ad un rilievo «in negativo», che scava il piano marmoreo, anziché aggettare rispetto ad esso.
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problema che spesso viene, a torto, trascurato: e cioè che un artista può scegliere di variare il proprio stile in modo anche vistoso e sorprendente, a
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gli artisti antichi sceglievano di rappresentare l’istante che precede o segue la «grande crisi» del soggetto, cioè l’acme drammatica di un racconto
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formula della cosiddetta composizione a chiasmo, cioè a X (dalla corrispondente lettera greca, che si legge «chi»). La composizione a chiasmo, che ha
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della catena fosse consapevole di tutti quelli che lo avevano preceduto e, in particolare, dell’anello di origine, cioè il sarcofago antico (il quale, con
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. numerose altre «sottocategorie», senza dimenticare quanto si è detto all’inizio, e cioè che ciascun artista e, al limite, ciascuna opera sono un
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vescovo canonista Guillaume Durand de Mende, che visse nel XIII secolo: «Le vetrate sono le scritture divine che recano la chiarezza del sole, cioè
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