Cosa invece ci guadagna? Che anche un pezzo di montagna attaccato alla radice fa crollar dalla pendice.
È possibile ciò? Ci saranno questi uomini, questi partiti, questo «club» intellettuale che creerà nel mezzogiorno la sua nuova coscienza e la sua
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dell'intelletto, per il dubbio non tanto sugli uomini o sul metodo, quanto sulle idee direttive. Ci ripugna credere che si tenda all'assolutismo larvato o
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Sul Carso nella zona dei Sei Busi l’abile manovra d’un nostro reparto ci fruttò l’occupazione quasi senza contrasto di alcune trincee nemiche.
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L’operazione svolta il giorno 2 nella zona di Sei Busi ci ha fruttato la cattura di 150 fucili, di alcune migliaia di cartucce e di altri materiali
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la seconda delle quali (equazione oraria) ci dice che si tratta di un moto uniformemente vario (n. 22).
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’orbita ellittica ci è data anche da
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e questa relazione, sussistendo per ogni coppia di punti del sistema, ci dice intanto che il moto è rigido (n. 2).
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legate da certe tre equazioni vettoriali, che qui ci proponiamo di stabilire.
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Valgono invece, come qui ci proponiamo di dimostrare, le identità, per qualsiasi numero reale a,
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Dato l’interesse che tali moti presentano anche per le applicazioni, qui non ci limiteremo a dedurne le proprietà dai teoremi generali sui moti
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relativo fittizio, di cui ci valemmo in codesto caso e che qui brevemente ripeteremo, per rendere autonoma la presente trattazione.
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Noi non ci indugeremo su ciò e piuttosto indicheremo un procedimento simmetrico, che, ove sian note l e λ, genera per così dire automaticamente
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Riprendendo le considerazioni generali ci proponiamo di studiare la legge secondo cui, in un moto rigido piano, il polo si sposta sulla base e sulla
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ci proponiamo di stabilire.
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Ciò premesso, ci proponiamo di dimostrare che: Le evolventi delle circonferenze concentriche alla rulletta, e interne ad essa, hanno per profili
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Per brevità ci limiteremo qui a stabilire alcune proposizioni sulla cicloide ordinaria che trovano utile applicazione in Dinamica.
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Se invece ci riferiamo agli assi mobili, le componenti vx, vy della velocità v saranno date da
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Giova avvertire che le osservazioni empiriche, da cui ci faremo guidare alla formulazione dei suaccennati principi, non hanno e non possono avere
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ad una veduta che ci è consueta; così ad es. la posizione in mare di una nave, si suole assegnare dandone la latitudine e la longitudine, le quali in
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Se (come già nel precedente §) ci rappresentiamo il lavoro L, compiuto dalla forza totale che sollecita un punto materiale, come energia
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36. Se in secondo luogo, ci accontentiamo di mantenere la stessa velocità per ω e Ω (ν = 1), la (25) mostra che il rapporto delle potenze, che
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Ci proponiamo di renderci conto del comportamento della reazione in questi vari casi, cominciando dal terzo.
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Questa conclusione ci mette in grado di discutere più in generale il problema dell’equilibrio di un punto appoggiato su di una superficie qualsiasi
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lunghezza l del filo sia > AB. Ci proponiamo di determinare le posizioni di equilibrio dell’anello.
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r, arbitrariamente prescelta. Ci proponiamo di riconoscere come varia Ί al variare di r.
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l'equazione della superficie terminale riferita agli assi, e ci troveremo qui ancora ricondotti (n. 25) al calcolo di s 1, s 2, s 3. Basterà anzi
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L’indentità 1 + ε2 + -2εγ = (1 - εγ)2 + (1 - γ2) ε2 ci assicura che, per |γ| ≤ 1 e per |ε| 1 (condizione, nel caso nostro, esuberantemente
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= ε, α = 0, n = 2, e poi v = τε. Si ottiene allora la forma di cui ci serviamo.
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medesimo punto materiale. Poiché qui ci proponiamo di iniziare lo studio della Meccanica dei corpi, ciascuno dei quali va considerato come un insieme di
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Ci occuperemo nel prossimo Capitolo di una importante classe di sistemi materiali, pei quali codesta equivalenza vettoriale dei sistemi di forze
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Quest’ultima ci dice che, quando l’equilibrio sussiste, si annulla il momento risultante delle forze attive, rispetto al punto tenuto fisso, o, in
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Ma l’abbandono della ipotesi ideale della assoluta rigidità, che ci fu suggerita nel modo più spontaneo da un apprezzamento in prima approssimazione
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2. Ci proponiamo di studiare le condizioni di equilibrio di un sistema articolato.
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la quale ci dice che il sistema di forze esterne F 1 , F 2,..., F n, è vettorialmente equivalente all’unico sforzo Φ i·i+1 = Φ i+1·i applicato in P i
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e qui ci interessa riconoscere il significato del segno da cui risulta affetta la k (curvatura con segno) a differenza della c che per definizione è
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Già ci occupammo diffusamente della Statica dei solidi (Cap. XIII).
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Ci proponiamo di determinare la condizione di questo stato di equilibrio dell’asta, sotto l’ipotesi che il peso dei fili di sospensione sia
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Riprendiamo all’uopo lo sviluppo di Taylor, di cui già ci siamo valsi al n. 75, ed esprimiamo P 1= P(s + Δs) in funzione di P(s) e delle sue derivate
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Qui ci proponiamo di mostrare come il metodo dei moltiplicatori risponda in modo esauriente a queste esigenze.
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esse ci dicono che per l’ equilibrio di un sistema comunque vincolato (purché, beninteso, a vincoli privi di attrito) è necessario e sufficiente che
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Ci proponiamo di calcolare la pressione subita dall’asta BD, quando si risguardi come trascurabile il peso delle cinque aste.
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Ci basterà all’uopo combinare l’equazione fondamentale della dinamica
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L’intuizione ci dice che ciò è effettivamente possibile, e i principi della Dinamica ne porgono, come si vedrà, la conferma rigorosa.
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Consideriamovi ψ come funzione dei due parametri ε e k. La regola di derivazione delle funzioni implicite ci dà
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Ci troviamo così nelle precise condizioni, del n. 25 e dobbiamo quindi rispondere alla questione, associando alla equazione (16') la relazione limite
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costituisce il fondamento meccanico della Geodesia, in quanto bene inteso non si schematizzi, come ora per semplicità ci accingiamo a fare, la
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Questa formula ci mostra che la massima deviazione della verticale si ha alla latitudine di 45° (sin 2λ = 1). Essa ammonta (in parti di raggio) ½ ε
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[Tenuto conto che, quando ci si sposta sopra la sfera, la reazione non fa lavoro, si è condotti ad esaminare (Cap. IX, n. 19) come si comporta nell
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In accordo con questa convenzione, il segmento orientato AB si chiamerà anche vettore v applicato in A; ed anzi nel séguito ci atterremo generalmente
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