Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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niente e nel cuore, dobbiamo conoscere l'eterno premio  che  Dio dà ai buoni che lo servono, e l'eterno castigo che dà
dobbiamo conoscere l'eterno premio che Dio dà ai buoni  che  lo servono, e l'eterno castigo che dà ai cattivi che non
che Dio dà ai buoni che lo servono, e l'eterno castigo  che  dà ai cattivi che non rispettano la sua legge. Il divino
buoni che lo servono, e l'eterno castigo che dà ai cattivi  che  non rispettano la sua legge. Il divino Maestro ci ha
rispettano la sua legge. Il divino Maestro ci ha assicurato  che  verrà un'altra volta sulla terra a giudicare tutti gli
tutti gli uomini e a dare a ciascuno il premio e il castigo  che  avrà meritato. Leggiamo una bella parabola che Gesù
e il castigo che avrà meritato. Leggiamo una bella parabola  che  Gesù raccontò per farci ben capire questa gran verità.
 che  vi nacque Gesù; l'Angelo che consola Gesù nell'orto di
che vi nacque Gesù; l'Angelo  che  consola Gesù nell'orto di Getsèmani; l'altro, bellissimo e
Gesù nell'orto di Getsèmani; l'altro, bellissimo e bianco,  che  lo annunzia risorto dal sepolcro. E gli Angeli che appaiono
bianco, che lo annunzia risorto dal sepolcro. E gli Angeli  che  appaiono agli Apostoli dopo che il Maestro Divino è salito
dal sepolcro. E gli Angeli che appaiono agli Apostoli dopo  che  il Maestro Divino è salito al cielo e una nube lo ha
lo ha sottratto ai loro occhi? Gesù poi ci ha insegnato  che  ognuno di noi ha un Angelo Custode, che, per volere di Dio,
la sua presenza invisibile; non facciamo mai cosa  che  lo obblighi a velarsi gli occhi per non vedere. E non
lei, signorino,  che  mi dice: - Ci avrò tempo! - darei volentieri una tiratina
- darei volentieri una tiratina d' orecchio. Se c'è studio  che  un ragazzo non debba rimandare a poi, è questo della
scritto su cui lo premi, e vedi poi, quando è un pezzo  che  l'usi ed è già nero in gran parte, come le parole vi
o, se ne perde l'impressione in quella dello scritto  che  già lo ricopre. La tua bella età è quella in cui la mente
ancor fresca, ma anche perchè, essendo tu spettatore più  che  attore della vita, dalle parole non ti distraggono ancora
e pensieri. Per questo tu hai inteso dire mille volte  che  i ragazzi imparano le lingue più facilmente degli uomini.
imparano le lingue più facilmente degli uomini. Via via  che  s'allargherà il campo e crescerà la difficoltà dei tuoi
uno sforzo sempre maggiore per impararla. E non pensare  che  sia uno studio puramente letterario, che a te, chiamato a
E non pensare che sia uno studio puramente letterario,  che  a te, chiamato a questa o a quella scienza, non possa
e con proprietà è parte della scienza stessa. Vedi  che  differenza c'è nel profitto che fanno fare ai giovani
della scienza stessa. Vedi che differenza c'è nel profitto  che  fanno fare ai giovani gl'insegnanti che parlano bene e
c'è nel profitto che fanno fare ai giovani gl'insegnanti  che  parlano bene e quelli che parlano male. E non credere
fare ai giovani gl'insegnanti che parlano bene e quelli  che  parlano male. E non credere d'imparar la lingua con quel
male. E non credere d'imparar la lingua con quel tanto  che  te ne gnano: la scuola non ti può che mettere sulla via
lingua con quel tanto che te ne gnano: la scuola non ti può  che  mettere sulla via d'impararla: al modo particolare che ha
può che mettere sulla via d'impararla: al modo particolare  che  ha ciascuno di noi di sentire e di pensare, noi soli
di sentire e di pensare, noi soli possiamo trovar la lingua  che  lo esprima. E poi, che logica è questa? Dici che a studiar
noi soli possiamo trovar la lingua che lo esprima. E poi,  che  logica è questa? Dici che a studiar la lingua hai tempo,
la lingua che lo esprima. E poi, che logica è questa? Dici  che  a studiar la lingua hai tempo, ossia, che è uno studio che
è questa? Dici che a studiar la lingua hai tempo, ossia,  che  è uno studio che preme; ma d'ogni sproposito o anche
che a studiar la lingua hai tempo, ossia, che è uno studio  che  preme; ma d'ogni sproposito o anche piccolo errore di
ma d'ogni sproposito o anche piccolo errore di lingua  che  sfugga a chi che sia, se lo avverti, ne fai un carnevale.
o anche piccolo errore di lingua che sfugga a chi  che  sia, se lo avverti, ne fai un carnevale. Non ti dar la
da fare il tuo cammino nel mondo, benedirai le fatiche  che  avrai dedicate questo studio nei tuoi primi anni.
- Io studio le lingue straniere. - Vuoi dire con questo  che  ti preme più di saper le lingue straniere che la tua? Non
con questo che ti preme più di saper le lingue straniere  che  la tua? Non me ne maraviglierei più che tanto. C' è degli
le lingue straniere che la tua? Non me ne maraviglierei più  che  tanto. C' è degli italiani che, volendo fare un viaggio di
un viaggio di piacere e d'istruzione, vanno prima a Parigi  che  a Roma; ce n'è altri, i quali dicono sorridendo, con l'aria
i quali dicono sorridendo, con l'aria di darsi un vanto,  che  della più parte dei propri pensieri s'affaccia loro alla
loro alla mente l'espressione francese o inglese prima  che  l'italiana; e conobbi anche un tale, che a un esame di
o inglese prima che l'italiana; e conobbi anche un tale,  che  a un esame di geografia, dopo aver detto benissimo i
Ma non sarai mai abbastanza persuaso di questa verità:  che  non si studia con amore, che non s'impara bene nessuna
persuaso di questa verità: che non si studia con amore,  che  non s'impara bene nessuna lingua straniera, se non s'è
poichè, se imparare una lingua straniera non è altro  che  imparare a tradurre in questa i nostri pensieri da quella
imparare a tradurre in questa i nostri pensieri da quella  che  usualmente parliamo, come si può fare una buona traduzione
con esattezza e con garbo in un' altra lingua quelle cose  che  non sappiamo dire se non confusamente e senza garbo nella
dire se non confusamente e senza garbo nella nostra? E in  che  maniera intendere e sentire le qualità degli scrittori
se non paragonando le parole, le frasi, le forme a quelle  che  loro corrispondono nella lingua che ci è famigliare? E ti
le forme a quelle che loro corrispondono nella lingua  che  ci è famigliare? E ti seguirà anche questo: che mentre non
lingua che ci è famigliare? E ti seguirà anche questo:  che  mentre non imparerai che male altre lingue, ti si
E ti seguirà anche questo: che mentre non imparerai  che  male altre lingue, ti si corromperà e confonderà nella
lingue, ti si corromperà e confonderà nella mente quel poco  che  sai della tua, perché, essendo poco e mal fermo, non
poco e mal fermo, non reggerà il materiale straniero  che  gli verserai sopra, e ti troverai così ad aver acquistato
tutto buchi ne sovrapponga un altro pieno di strappi,  che  rimare mezzo nudo a ogni modo. Dammi retta: fatti prima un
 Che  bisogno c' è di studiar la lingua? La lingua si sa! - È
bisogni richiedono. Ella possiede un materiale di lingua  che  non e la terza parte di quello che le sarebbe necessario
un materiale di lingua che non e la terza parte di quello  che  le sarebbe necessario per parlar bene, un piccolo corredo
per parlar bene, un piccolo corredo di vocaboli e di frasi,  che  le servono a dire impropriamente e a un di presso una
quali può esser detta con una parola o una frase propria,  che  dice per l' appunto quella cosa sola. Nel parlare come
ella gira intorno al proprio pensiero, non lo esprime  che  a mezzo, ed è costretta ad aggiungere e a correggere per
e a correggere per compiere e chiarire l'espressione  che  non le riuscì compiuta e chiara alla prima. E, confessi la
non le dice per non mettersi in un impaccio. Vuol vedere  che  io le nomino subito venti, trenta oggetti, operazioni,
oggetti, operazioni, qualità e particolari d'oggetti,  che  a tutti occorre di rammentare quasi ogni giorno, e che ella
che a tutti occorre di rammentare quasi ogni giorno, e  che  ella designa sempre con una perifrasi o con una parola
sempre con una perifrasi o con una parola sbagliata? Vuol  che  le dica lì per lì una filza di modi della lingua viva,
di modi della lingua viva, usatissimi in tutta l' Italia, e  che  non hanno sinonimi, ma clic lei non ha mai usati e che le
e che non hanno sinonimi, ma clic lei non ha mai usati e  che  le riuscirebbero nuovi come modi d' un'altra lingua? Ella
Ella conosce il francese? Non molto. Vuole scommettere  che  se mi racconta in italiano l'aneddoto più semplice, io, che
che se mi racconta in italiano l'aneddoto più semplice, io,  che  non sono un linguista ne un pedante, ci trovo altrettante
ella gli raccontasse l'aneddoto in francese? E mi sostiene  che  la lingua si sa? Capisco come non si sappia d'ignorare le
lingua si sa? Capisco come non si sappia d'ignorare le cose  che  non si sa che esistano. Ma ella somiglia a chi credesse di
Capisco come non si sappia d'ignorare le cose che non si sa  che  esistano. Ma ella somiglia a chi credesse di saper la
a chi credesse di saper la botanica perché conosce i legumi  che  gli portano in tavola e i nomi dei fiori che coltiva sul
i legumi che gli portano in tavola e i nomi dei fiori  che  coltiva sul terrazzino.
per i pesi sono: il grammo (g.): il decagrammo (dag.),  che  è eguale a 10 grammi; l'ettogrammo (hg.), che è eguale a
(dag.), che è eguale a 10 grammi; l'ettogrammo (hg.),  che  è eguale a 100 grammi; il chilogrammo O, semplicemente,
100 grammi; il chilogrammo O, semplicemente, chilo. (kg.),  che  è eguale a 1000 grammi; il decigrammo (dg.), che è la
(kg.), che è eguale a 1000 grammi; il decigrammo (dg.),  che  è la decima parte del grammo; il centigrammo (cg.), che è
che è la decima parte del grammo; il centigrammo (cg.),  che  è la centesima parte del grammo; il milligrammo (mg.), che
che è la centesima parte del grammo; il milligrammo (mg.),  che  è la millesima parte del grammo. Il decagrammo,
sono suoi sottomultipli. Sono pure in uso il quintale (q.),  che  è eguale a 100 chilogrammi e la tonnellata (t.), che è
(q.), che è eguale a 100 chilogrammi e la tonnellata (t.),  che  è eguale a 10 quintali, ossia a 1000 chilogrammi. Si noti
del malcapitato. - Ahi! ahi! - si mise a gridare colui - ma  che  ci tengono qui dentro? che cos' è quella bestia? - Il conte
- si mise a gridare colui - ma che ci tengono qui dentro?  che  cos' è quella bestia? - Il conte entrava appunto in quel
bestia? - Il conte entrava appunto in quel momento. -  Che  ha? che le accade? - gridò subito al visitatore. - Ma
- Il conte entrava appunto in quel momento. - Che ha?  che  le accade? - gridò subito al visitatore. - Ma guardi un po'
le accade? - gridò subito al visitatore. - Ma guardi un po'  che  m' ha fatto quella bestiaccia! Un cane, proprio un canaccio
bestiaccia! Un cane, proprio un canaccio di strada! O  che  pare un morso di un topo questo ? Guardi come fila il
il dito a questo modo.... Ma guardi, ma guardi! Bisogna  che  vada a farmi medicare alla farmacia. E, dica un po', non c'
medicare alla farmacia. E, dica un po', non c' è pericolo  che  quella bestiaccia sia arrabbiata?... perchè ho sempre
bestiaccia sia arrabbiata?... perchè ho sempre sentito dire  che  a' topi viene la rabbia istantanea come a' gatti.... - No,
come a' gatti.... - No, non abbia paura - dichiarò il conte  che  non sapeva come fare, non ostante i suoi guai, per tenersi
si ripuliva i baffi e la testa; e ascoltando quei lamenti  che  non finivano mai, diceva fra sè - Strilla, strilla pure
pure quanto ti piace; per questa volta hai avuto quel  che  ti meritavi, pezzo di birba che non sei altro! E con che
questa volta hai avuto quel che ti meritavi, pezzo di birba  che  non sei altro! E con che furia veniva a portarsi via i
che ti meritavi, pezzo di birba che non sei altro! E con  che  furia veniva a portarsi via i libri de' padroni!... Tu
veniva a portarsi via i libri de' padroni!... Tu credevi  che  Dodò non se n' avvedesse e ti lasciasse fare, eh,
n' avvedesse e ti lasciasse fare, eh, canaglia?... Capisco  che  adesso mi toccherà una tirata d' orecchi, perchè il padrone
ch' io morda nessuno; ma me la piglio di cuore; com' è vero  che  sono un topo, me la piglio di cuore!... - Infatti, il
e punirlo. Ma la contessa fu più lesta; Dodò corse da lei,  che  lo prese ridendo e se lo mise nel petto, scappando subito
via per risparmiargli la tirata d' orecchi. Il conte,  che  non doveva avere una gran voglia di dar quel gastigo, si
se lo fai un' altra volta!... - Magari - pensava Dodò, ora  che  si sentiva al sicuro; e quando la contessa se lo trasse dal
dal petto, egli le diè tanti baci, tanti baci, per dirle  che  proprio era contento d' aver morso quel soggettaccio, che
che proprio era contento d' aver morso quel soggettaccio,  che  tormentava gli uomini e trattava male le povere bestie.
È uno studio di parole, insomma;  che  cosa importano le parole? - Che cosa importano le parole?
studio di parole, insomma; che cosa importano le parole? -  Che  cosa importano le parole? Questa è grossa, mi perdoni. É
le parole? Questa è grossa, mi perdoni. É come dire: -  Che  cosa importa parlare e scrivere con chiarezza e con
importa parlare e scrivere con chiarezza e con efficacia?  Che  cosa importa l'usare, invece d'una parola o d' una frase
perciò ad esprimerlo un' altra volta in un'altra maniera,  che  può esser peggiore della prima? Che cosa importa, parlando
in un'altra maniera, che può esser peggiore della prima?  Che  cosa importa, parlando e scrivendo, inciampare ogni momento
non volendolo, e offendere una persona, non per altro altro  che  per non saper scegliere, nel farle un'osservazione un
o nel dirle una verità sgradita, la parola o la frase  che  esprimerebbe lo stesso pensiero senza ferirla nell' amor
lo stesso pensiero senza ferirla nell' amor proprio?  Che  cosa importano le parole? Ma infiniti malintesi,
della lingua. Ma mille volte nella vita il primo giudizio  che  facciamo dell'ingegno, della cultura, del grado
sopra il suo modo di parlare, e anche su poche parole  che  le abbiamo udito dire, sopra mia sgrammaticatura, sopra
d'una parola comune. Ma ella stessa, signore, ella  che  dice che le parole non importano, quando occorre di parlar
d'una parola comune. Ma ella stessa, signore, ella che dice  che  le parole non importano, quando occorre di parlar la prima
quando occorre di parlar la prima volta con una persona  che  le ispira reverenza, e di cui le preme d'acquistarsi la
cura e filando i periodi con garbo! O come si può dire: -  Che  cosa importano le parole?
Vi sono, è vero, le ferrovie, le tramvie, le automobili  che  rendono facile il viaggio, ma il viaggiare costa e non
costa e non tutti possono spendere. È naturale quindi  che  non tutti abbiate viaggiato. Ma è un peccato, perchè non
il mondo e guaiti a gente vi sia anche molto diversa da noi  che  veste diversamente, che mangia diversamente, che parla le
vi sia anche molto diversa da noi che veste diversamente,  che  mangia diversamente, che parla le lingue più diverse.
da noi che veste diversamente, che mangia diversamente,  che  parla le lingue più diverse. Potete formarvi un'idea della
sono indicate con un punto. Ebbene la vostra provincia  che  è tanto grande rispetto al vostro paese, non è che una
che è tanto grande rispetto al vostro paese, non è  che  una delle 92 provincie che formano l'Italia, e che sono
rispetto al vostro paese, non è che una delle 92 provincie  che  formano l'Italia, e che sono grandi, su per giù come la
non è che una delle 92 provincie che formano l'Italia, e  che  sono grandi, su per giù come la vostra. L'Italia quindi vi
rispetto alla terra. Al di là della gran catena di monti  che  la cingono a Nord e che si chiamano «Alpi» vi sono altri
Al di là della gran catena di monti che la cingono a Nord e  che  si chiamano «Alpi» vi sono altri paesi, e poi altri ancora,
grandi boschi, e molte grandi città, e piccoli paesi, tanti  che  non si possono contare.
e i tuoi figliuoli grandi e piccoli dell'allegra giornata  che  mi faceste passane in casa vostra, e mantengo la promessa,
mi faceste passane in casa vostra, e mantengo la promessa,  che  ti feci nell' accomiatarmi, di rispondere per iscritto alle
a metter l'uso della lingua italiana in famiglia? Ti pare  che  i ragazzi ne facciano profitto? Risponderei di sì, con gran
sulla risposta da dare alla seconda. Osservai in casa tua  che  l'uso dell' italiano in famiglia non giova gran fatto, che,
non giova gran fatto, che, anzi, riesce quasi più dannoso  che  utile, se non è accompagnato dalla cura continua di parlar
di tutti. Osservai nella tua famiglia, come già in altre,  che  i ragazzi si sono avvezzati a parlar l' italiano con troppa
e dall' inconsapevolezza dello sproposito. Ora, lascia  che  te lo dica, i tuoi figliuoli parlano con facilità
idiotismi e di modi di conio gallico, e in tutto il tempo  che  stetti con voi non gl' intesi correggere, nè da te nè da
tuo marito, neanche una volta. In casa vostra, per quello  che  riguarda la lingua, regna la più scapigliata anarchia.
le stanze, feci ai tuoi figliuoli molte domande, e sentii  che  a quasi tutte le cose dànno il nome dialettale o francese:
sopanta il palco morto. A tavola, in quella discussione  che  fecero fra di loro intorno ai propri insegnanti, e in cui
quello: - Mio professore di aritmetica, - da più d' uno: -  Che  s'immagini! - e: - Mai più! - per: nemmen per sogno; da
per domandare. Parlai di mode con la tua Eleonora, e trovai  che  ha preso da te tutta quanta la terminologia francese che tu
che ha preso da te tutta quanta la terminologia francese  che  tu hai presa dalla tua sarta, e discorrendo con Alberto dei
so quante parole e frasi del nefando linguaggio burocratico  che  tuo marito porta a casa dall'ufficio. In verità, s'io
continua distribuzione di biscottini e di pacche. E quello  che  faceva più forte la tentazione era il vedere che
E quello che faceva più forte la tentazione era il vedere  che  straziavano così ferocemente la lingua con una faccia
stonature, tirando via con una speditezza e con un tono,  che  uno straniero non pratico della nostra. lingua, a sentirli;
li avrebbe presi per toscani pretti sputati, e di quelli  che  hanno la parola più pronta e sicura. Ah no, cara cugina.
dove si fa del vocabolario e della grammatica quello  che  in certe baldorie bacchiche si fa delle stoviglie e del
se non altro, non contrarrebbero abitudini viziose,  che  è un danno grandissimo, poichè i barbarismi, gl' idiotismi,
poichè i barbarismi, gl' idiotismi, le frasi errate  che  il ragazzo s' avvezza a dire in famiglia, dove si parli
italiano a vanvera, gli si attaccano alla lingua per modo  che  gli riesce poi difficile liberarsene anche da uomo. Dicono
gli riesce poi difficile liberarsene anche da uomo. Dicono  che  Napoleone primo abbia detto per tutta la vita section per
da ragazzo a pronunziare in quel modo quelle parole,  che  in casa sua si pronunziavano male. In certe famiglie, come
così dicono tutti gli stessi spropositi. Io ho osservato  che  i figliuoli dei padri mal parlanti quasi tutti parlano
male, anche se sono più colti dei padri. Conosco un tale  che  disse per vent' anni scavezzare per scavizzolare,
un giorno lo chiarii dei tre errori, ed egli mi confessò  che  erano un' eredità di famiglia, che in casa sua, dove s' era
ed egli mi confessò che erano un' eredità di famiglia,  che  in casa sua, dove s' era sostituita la lingua al dialetto,
inteso usar quelle parole in quel senso: alle correzioni  che  gli erano state fatte da ragazzo, fuor di casa, non aveva
poi nessuno non aveva più osato di correggerlo, per timore  che  se ne vergognasse, e così era andato innanzi fino ai
andato innanzi fino ai cinquanta, perdendo prima il pelo  che  il vizio. Dunque, segui il mio consiglio: o ripigliate il
fra voi una commissione di vigilanza e di censura,  che  non lasci passare nessuno sproposito, che ristabilisca
e di censura, che non lasci passare nessuno sproposito,  che  ristabilisca nella vostra famiglia, filologicamente
la ragione, e parleranno forse con minor facondia,  che  non sarà una gran disgrazia, ma cori maggior correttezza,
non sarà una gran disgrazia, ma cori maggior correttezza,  che  sarà una gran fortuna; e ve ne saranno grati più tardi.
di dar loro qualche avvertimento, in forma canzonatoria,  che  è la più efficace. Di' a Eleonora che se mi racconterà
forma canzonatoria, che è la più efficace. Di' a Eleonora  che  se mi racconterà qualche altra disgrazia arrivata a qualche
sapere una buona volta di dove le disgrazie partono e con  che  treno arrivano, per potermi regolare. Di' a Enrico che me
con che treno arrivano, per potermi regolare. Di' a Enrico  che  me ne impipo per me ne rido e buggerìo per baccano non sono
me ne rido e buggerìo per baccano non sono parole pulite, e  che  il dire che un gazzo di sette anni è più vecchio d'uno di
buggerìo per baccano non sono parole pulite, e che il dire  che  un gazzo di sette anni è più vecchio d'uno di cinque, è
anni è più vecchio d'uno di cinque, è ridicolo: A Luigina,  che  mi disse tre volte: - Ho fatto una malattia - di' che mi
che mi disse tre volte: - Ho fatto una malattia - di'  che  mi son dimenticato di domandarle se non aveva di meglio da
fare quando le è venuta quella brutta idea. Avverti Mario  che  il dir che un ufficiale ha tre medaglie sullo stomaco,
le è venuta quella brutta idea. Avverti Mario che il dir  che  un ufficiale ha tre medaglie sullo stomaco, invece di sul
medaglie sullo stomaco, invece di sul petto, è come dire  che  le medaglie gli sono indigeste; Dirai anche nell'orecchio a
gli sono indigeste; Dirai anche nell'orecchio a tuo marito  che  il verbo consumare, in italiano, è transitivo, e che quindi
marito che il verbo consumare, in italiano, è transitivo, e  che  quindi la candela consuma è un piemontesismo, ch'egli non
pane quotidiano. Gesù ha messo in bell' ordine le cose  che  dobbiamo domandare al Signore. Prima, naturalmente, ha
domandare al Signore. Prima, naturalmente, ha voluto  che  gli chiedessimo le cose celesti: il trionfo del suo Nome,
Poi, giacchè siam composti d'anima e di corpo, vuole  che  noi gli domandiamo ciò che è necessario al nostro corpo,
d'anima e di corpo, vuole che noi gli domandiamo ciò  che  è necessario al nostro corpo, cioè quel tanto di nutrimento
è necessario al nostro corpo, cioè quel tanto di nutrimento  che  ci basta per campare, e ci abbandoniamo con fiducia nella
e ci abbandoniamo con fiducia nella sua Provvidenza,  che  non lascia mancare il necessario a nessuno. Il Signore
Il Signore provvede il nutrimento agli uccellini; volete  che  non abbia cura dell'uomo che vale infinitamente di più? Il
agli uccellini; volete che non abbia cura dell'uomo  che  vale infinitamente di più? Il fanciullo è abituato a trovar
è abituato a trovar pronto ogni giorno tutto quello  che  gli occorre per il sostentamento, tanto che nemmeno più ci
tutto quello che gli occorre per il sostentamento, tanto  che  nemmeno più ci pensa. Ma ci pensano i genitori. Ed essi in
Noi saremo, in quel momento, la mano della Provvidenza,  che  non lascia mancare il necessario a nessuno. E il pio gesto
apro una parentesi,  che  già volevo aprire alla parola Paleografia, poi a
a Palingenesi, a Palinsesto, a Paralipomeni, e  che  dovrei poi aprire a Pirronismo o a Prammatica e ad altri
Quelle ed altre molte appartengono a una famiglia di parole  che  si potrebbero chiamare: della scienza sottintesa: parole
si potrebbero chiamare: della scienza sottintesa: parole  che  si sentore dire sovente nelle conversazioni della gente
nelle conversazioni della gente colta o mezzo colta, e  che  spessissimo si leggono nei giornali; le quali molti non
le quali molti non sanno o sanno soltanto per nebbia  che  cosa significano e sarebbero impacciatissimi a dirlo; ma,
a dirlo; ma, fingono di capirle, perché hanno coscienza  che  è alquanto vergognoso il non conoscerne il significato. Fra
parola, finiscono col dichiararsi a vicenda di non sapere  che  cosa voglia dir recidiva, che credevano un delitto
a vicenda di non sapere che cosa voglia dir recidiva,  che  credevano un delitto snaturato! Ebbene, questo è uno dei
è uno dei tanti vantaggi della lettura del Vocabolario:  che  tutti, scorrendo le sue pagine, possiamo colmare una
senza dover arrossire, come con un maestro fidato,  che  s' interroga a quattr'occhi, e che dà le risposte
con un maestro fidato, che s' interroga a quattr'occhi, e  che  dà le risposte nell'orecchio, e non risponde soltanto alle
inconsapevoli, e vi ripara ad un tempo. Cito fra le tante  che  ci passeranno sott'occhio una sola parola: preconizzare,
ci passeranno sott'occhio una sola parola: preconizzare,  che  qttasi tutti sanno, ma che moltissimi non intendono nel suo
una sola parola: preconizzare, che qttasi tutti sanno, ma  che  moltissimi non intendono nel suo significato vero, poiché
l'elezione d'un vescovo, e quindi, per traslato, proclamare  che  che sia. Il Giordani preconizzò all'Italia l' ingegno del
d'un vescovo, e quindi, per traslato, proclamare che  che  sia. Il Giordani preconizzò all'Italia l' ingegno del
una PASSATA D'ACQUA, una PASSATINA, per piccola pioggia, e  che  passa presto, come dice bene la cosa!
è come una bella musica sciupata da un cattivo sonatore.  Che  vale che la nostra sia una lingua ammirabilmente musicale
una bella musica sciupata da un cattivo sonatore. Che vale  che  la nostra sia una lingua ammirabilmente musicale se noi in
i suoni, come se fosse per noi una lingua straniera?  Che  serve che tanti grandi poeti, nei quali erano profondi e
come se fosse per noi una lingua straniera? Che serve  che  tanti grandi poeti, nei quali erano profondi e finissimi il
armoniosi, quando noi li pronunziamo in maniera  che  se ci sentisse chi li fece ci tratterebbe di cani e si
li fece ci tratterebbe di cani e si tapperebbe gli orecchi?  Che  giova che la lingua italiana abbia tante parole dolci,
tratterebbe di cani e si tapperebbe gli orecchi? Che giova  che  la lingua italiana abbia tante parole dolci, forti, gravi,
abbia tante parole dolci, forti, gravi, agili, graziose,  che  suonano come note di canto, se le dolci noi inaspriamo
di canto, se le dolci noi inaspriamo pronunziando delle s  che  sembrano fischi di serpenti, se fiacchiamo le forti
o strozzando le vocali, e dando all'u un suono barbaro  che  trapassa l'orecchio come lo stridore d'un chiavistello
per canzonatura, il pronunziar corretto tutti coloro  che  pronunziano barbaro e se ne trovare contenti, come se non
altro, in fatti, la cattiva imitazione della loro pronunzia  che  fanno certuni fra noi. No, non c'è bisogno di toscaneggiare
No, non c'è bisogno di toscaneggiare per pronunziar bene,  che  consiste nel dare a ogni lettera il suo vero suono e a ogni
nei vocabolari e in trattatelli speciali. Tu non hai  che  da prendere uno di. questi libri, e con la scorta delle
libri, e con la scorta delle regole e delle indicazioni  che  vi troverai, badare a correggere i difetti della tua
Avvèzzati prima d'ogni cosa a pronunziare l'a larga,  che  noi tendiamo a restringere; poichè c'è chi dice:
dove sta l'ufficio del Podestà, e dove c'è un Segretario  che  prende nota (li tutti quelli che nascono, e di quelli che
e dove c'è un Segretario che prende nota (li tutti quelli  che  nascono, e di quelli che muoiono, e di quelli che si
che prende nota (li tutti quelli che nascono, e di quelli  che  muoiono, e di quelli che si sposano. Vedete anche segnata
quelli che nascono, e di quelli che muoiono, e di quelli  che  si sposano. Vedete anche segnata la piazza e la chiesa,
Vedete anche segnata la piazza e la chiesa, dove quelli  che  nascono vengono battezzati; e quelli che si sposano e
dove quelli che nascono vengono battezzati; e quelli  che  si sposano e quelli che sono morti vengono benedetti. E un
vengono battezzati; e quelli che si sposano e quelli  che  sono morti vengono benedetti. E un po' fuori del paese,
paesotto grosso si dice Capoluogo di Comune. Il Podestà,  che  vi risiede, comanda, non soltanto ai suoi abitanti, ma
suoi abitanti, ma anche a quelli di 'altri gruppi di case  che  gli stanno attorno e che assieme con esso formano un
a quelli di 'altri gruppi di case che gli stanno attorno e  che  assieme con esso formano un Comune, e si dicono Frazioni di
formano una Provincia. Alla Provincia comanda il Prefetto,  che  rappresenta il Governo. Da lui dipendono tutti i Podestà
anche il Capo di tutti i Fasci di Combattimento dei Comuni.  che  si chiama Segretario Federale e il Capo di tutti i Balilla
fornì ammaestramenti assai utili. Ti convincesti dapprima  che  ad avere animali buoni, bisogna nutrirli bene sin dalla
buon governo dei vitelli. Per gli animali adulti rilevasti,  che  una parte della razione alimentare serve a mantenere la
a mantenere la vita, e l'altra serve a formare i prodotti  che  si ricercano dal bestiame. Quindi lo scarso nutrimento
scarso nutrimento finisce per essere un'economia malintesa,  che  torna a danno della borsa. Rilevasti in seguito che gli
che torna a danno della borsa. Rilevasti in seguito  che  gli animali potrebbero nutrirsi meglio, utilizzando, più
gli animali potrebbero nutrirsi meglio, utilizzando, più  che  non si faccia finora, le foglie di molte piante, le
le polpe di barbabietole, patate, olive, noci, ecc.,  che  servirono alla fabbricazione di diversi prodotti
di diversi prodotti industriali. Ti persuadesti inoltre  che  si può ottenere una migliore, e più economica nutrizione
limpida, e buona. Da ultimo notasti le cure giornaliere  che  si debbono usare al bestiame.
Livio,  che  ci ha creduto. Ad Arianna, che ci ha creduto e mi ha
Livio, che ci ha creduto. Ad Arianna,  che  ci ha creduto e mi ha aiutato a non perdere il filo.
Cherubino volse il viso da una parte per non far vedere  che  gli scappava da ridere. Anselmuccio spiritato, si levò la
la giacchetta, si rimboccò la manica sinistra con la paura  che  su per il braccio vi fosse una tarantola che lo mordesse.
con la paura che su per il braccio vi fosse una tarantola  che  lo mordesse. Trovò invece una spiga che Cherubino
fosse una tarantola che lo mordesse. Trovò invece una spiga  che  Cherubino maliziosamente gli aveva infilato di nascosto
gli aveva infilato di nascosto nella manica e  che  con il muoversi del braccio era salita su su, dandogli
allo scherzo innocuo. - Come hai fatto? come hai fatto  che  non me ne sono accorto! - esclamava Anselmuccio - e come ha
- spiegò il signor Goffredo, com'è formata questa spiga  che  ancora non è matura, o per meglio dire non è ancora
dell'ultima parte dello stelo sul quale poggiava, prima  che  quel birbante di Cherubino la strappasse. Questa parte
Questa parte grossa, ove sono annidati i chicchi  che  domani daranno la farina, si chiama graspo, e questa specie
la farina, si chiama graspo, e questa specie di dure setole  che  lo circondano e che sembrano doverlo difendere dagli
graspo, e questa specie di dure setole che lo circondano e  che  sembrano doverlo difendere dagli insetti malefici si
raggruppati, turgidi, ricoperti di una leggera membrana  che  si chiama pula: questi semi sono le gloriose mammelle per
Non è appariscente, superba come quei rossi papaveri  che  vediamo fiammeggiare in quella piccola valle. No. Per
miei, bisogna guardare molto da vicino per comprendere ciò  che  è veramente bello e ciò che è veramente grande. Secondo le
da vicino per comprendere ciò che è veramente bello e ciò  che  è veramente grande. Secondo le regioni - continuò il signor
opportune. Quando è d'oro nelle distese infinite sembra  che  d'un tratto con la sua magnificenza si rivalga della sua
troppo lodate, e infine, trionfante contro la natura  che  tante volte gli è matrigna, si offre all'uomo e sembra
un'avvertenza, prima di rimetterci in cammino. Bada  che  nello studio della lingua, in special modo per chi v'ha
c'e un pericolo: il pericolo d'un così brutto malanno,  che  se io avessi anche solo un leggerissimo dubbio di potertelo
con le mie esortazioni e i miei consigli, vorrei piuttosto  che  tu buttassi il mio libro sul fuoco come un libro
un fine, e diventare uno di quei perdigiorni delle lettere  che  badano soltanto a baloccarsi con le parole e con le frasi,
e suoni vanissimi quando non servono a dir qualche cosa  che  piaccia o che giovi, io ti direi che e meglio per te
quando non servono a dir qualche cosa che piaccia o  che  giovi, io ti direi che e meglio per te rinunziare a questo
a dir qualche cosa che piaccia o che giovi, io ti direi  che  e meglio per te rinunziare a questo studio, e continuare a
a scrivere e a parlar male per tutta la vita. E sappi  che  il malanno c'entra dentro lentamente, senza che ce
E sappi che il malanno c'entra dentro lentamente, senza  che  ce n'avvediamo. La nostra innata pigrizia intellettuale
lavoro di accumular vocaboli e locuzioni, e a credere  che  sia arte e scienza ciò che con l'arte ha che fare come la
e locuzioni, e a credere che sia arte e scienza ciò  che  con l'arte ha che fare come la preparazione dei colori con
e a credere che sia arte e scienza ciò che con l'arte ha  che  fare come la preparazione dei colori con la pittura, e con
della tavola. pitagorica. Non occupandoci più d'altro  che  di lingua, finiamo con non cercare e non raccoglier più
dell'ingegno altrui; ci avvezziamo a non veder più bellezza  che  nella bellezza della parola, a non badar più che alla forma
bellezza che nella bellezza della parola, a non badar più  che  alla forma anche nelle pagine più splendide di pensiero e
come il bigotto diventa superstizioso e misantropo;  che  non ha più altro nel cranio che una grammatica e nel petto
superstizioso e misantropo; che non ha più altro nel cranio  che  una grammatica e nel petto che un vocabolario, e nelle cui
non ha più altro nel cranio che una grammatica e nel petto  che  un vocabolario, e nelle cui mani la lingua perde lume,
vuota; ecco il linguaio degenerato, uggioso e ridicolo,  che  sempre e da per tutto dove imperò, isterilì la letteratura,
isterilì la letteratura, uccise l'arte e prostituì I' idolo  che  stupidamente adorava. Ma tu non ti lascerai andare per
andare per quella china: tu terrai sempre per fermo  che  ogni studio diretto a parlare e a scriver bene sarà fatica,
diretto a parlare e a scriver bene sarà fatica, peggio  che  sprecata, rivolta a tuo danno, se ti distoglierà
e bellezza, ma non la sostanza stessa del tuo pensiero,  che  si dissolverebbe nel vuoto, non l'alimento unico del tuo
mia strizzatina d'occhio questa è una di quelle tali parole  che  è convenuto che tutti intendano, e di cui non è prudente
d'occhio questa è una di quelle tali parole che è convenuto  che  tutti intendano, e di cui non è prudente domandare la
la spiegazione, in presenza d'altri, a una persona  che  si rispetta. POLPETTA, tu saprai per prova che cosa
una persona che si rispetta. POLPETTA, tu saprai per prova  che  cosa significhi in traslato: sgridata. Bello il verbo
Bello il verbo PORGERE nel senso di suggerire: - Fa' quello  che  la natura ti porge. - Dice il popolo, in Toscana: - Un
cosa. POSARE. Nota bene. Noi diciamo troppo spesso deporre,  che  è ricercato, per posare il cappello sopra una seggiola o il
dove passa ogni giorno; ma non comparve. - Si dice  che  Può il sole, il vento in un luogo, per dire che ci batte
- Si dice che Può il sole, il vento in un luogo, per dire  che  ci batte forte, ed è un modo tanto efficace quanto lesto.
E qui ammonisco me stesso: - Si ricordi bene, signor E. D.,  che  si dice far LE PRATICHE da avvocato, e non la pratica, come
dice lei, e far pratiche, non le pratiche, per far quello  che  occorre a riuscire in un intento. E tu pure, figliuolo, a
di non PRECIPITAR le parole, le sillabe, il racconto,  che  è un vezzo per cui si dice un PRECIPIZIO di spropositi; e
tanta franchezza. Su PRESA tiriamo via, perchè tu capisci  che  cosa significa negli esempi: un muro che non ha fatto
perchè tu capisci che cosa significa negli esempi: un muro  che  non ha fatto ancora PRESA, una colla, una pasta che non fa
un muro che non ha fatto ancora PRESA, una colla, una pasta  che  non fa PRESA. Ma facciamo alto a PRESTIGIO, che il
una pasta che non fa PRESA. Ma facciamo alto a PRESTIGIO,  che  il vocabolario definisce: influenza, forza abbagliante, ma
di stima e d'autorità, e anche di serietà solamente, tanto  che  tutti credono d'aver del prestigio da perdere, e io intesi
da perdere, e io intesi dire persino d' un cane da guardia,  che  aveva perduto ogni prestigio in una fattoria, per averci
Sentii dire in Toscana: - Quattro pugni bene scolpiti,  che  è proprio uno scolpire l'idea. - Mi piace PUNTARE nel senso
fa di tutto: esprime il concetto con assai più forza  che  per campare, dicendo l'amor della vita anche più forte del
PUZZARE, PUZZACCHIARE. - Passa di qui a naso ritto: par  che  si PUZZI tutti! - Il pesce PUZZA DAL CAPO. - Azioni che
par che si PUZZI tutti! - Il pesce PUZZA DAL CAPO. - Azioni  che  PUZZAN di ladro. Diciamo anche noi Del dialetto che una
Azioni che PUZZAN di ladro. Diciamo anche noi Del dialetto  che  una cosa non pagata, ma presa a credito, puzza
ma presa a credito, puzza d'inchiostro, e d'una cosa  che  si ritrova o si riceve inaspettatamente, e che ci fa
e d'una cosa che si ritrova o si riceve inaspettatamente, e  che  ci fa comodo: - Un pastrano a questi freddi? Non puzza. -
fa comodo: - Un pastrano a questi freddi? Non puzza. - Nóta  che  noi usiamo quasi sempre, in vece di PUZZO, puzza, che è del
Nóta che noi usiamo quasi sempre, in vece di PUZZO, puzza,  che  è del linguaggio letterario. - Un puzzo che assaetta, un
PUZZO, puzza, che è del linguaggio letterario. - Un puzzo  che  assaetta, un puzzo che si schianta, che si scoppia. - Di
linguaggio letterario. - Un puzzo che assaetta, un puzzo  che  si schianta, che si scoppia. - Di questo puzzo non ce n'ho
- Un puzzo che assaetta, un puzzo che si schianta,  che  si scoppia. - Di questo puzzo non ce n'ho mai avuto in casa
- E ancora vari nomi di cose, d' uso raro fra noi, ma  che  è bene aggiungere al nostro vocabolario manchevole: -
al nostro vocabolario manchevole: - POSATURA, quella  che  lascia l'acqua nella boccia, e che noi diciamo fondo, che è
- POSATURA, quella che lascia l'acqua nella boccia, e  che  noi diciamo fondo, che è proprio del caffè, com'è del vino
che lascia l'acqua nella boccia, e che noi diciamo fondo,  che  è proprio del caffè, com'è del vino e dell'aceto
del campo, del tavolino, del letto, del muro, del fosso,  che  noi diciamo malamente orlo. - PULCESECCA, sinonimo faceto
faceto di strizzatura o pizzicotto, o anche il segno  che  ne rimane. - Mi son fatto una pulcesecca con la fibbia, e
un luogo pieno di pulcini. - PULISCISCARPE e PULISCIPIEDI,  che  si mette all'entrata delle case, e che si chiama Raschino
e PULISCIPIEDI, che si mette all'entrata delle case, e  che  si chiama Raschino se è di ferro. - PULSANTINO, la
se è di ferro. - PULSANTINO, la mollettina degli orologi,  che  serve, calcandola e girando il gambo, a rimetter l'ore. -
o con la mano puntata. Gli diede un punzone nel petto  che  lo mandò con le gambe levate. - E questo è l'ultimo
- E questo è l'ultimo vocabolo della processione del P,  che  se finisce poco bellamente con due scarpe per aria, non è
comunista. - Fa conto: tu copi il problema di aritmetica  che  ha svolto Sergio con fatica. Il maestro ti chiama e con
tu. Fai una bella figura con la fatica di Sergio. Ecco  che  sei un po' comunista. Cherubino rimase soprapensiero: poi
Cherubino rimase soprapensiero: poi esclamò: È vero  che  io copio i problemi da Sergio e da Anselmuccio: però sto
assentì. - Passando sopra a queste cose, ragazzi miei,  che  ancora non capite - seguitò il signor Goffredo, - vi
- seguitò il signor Goffredo, - vi racconterò di Guccio,  che  compì un' impresa eroica appunto nel tempo della marcia dei
su Roma. Guccio era l'unico figlio di un ricco signore  che  possedeva un castello qui vicino e che, dall'alto di quella
Non soltanto questa strada Nomentana consolare (le strade  che  si irradiano intorno a Roma si chiamano anche ora
si chiamano anche ora consolari, con i loro magnifici nomi  che  il maestro vi insegnerà, perchè furono opera dei Consoli
perchè furono opera dei Consoli Romani) ma vi dico  che  tutte le vie che conducevano a Roma erano come un
opera dei Consoli Romani) ma vi dico che tutte le vie  che  conducevano a Roma erano come un formicaio. Ad ogni modo
della villa del governatore di Maracaibo, il giovane Raul,  che  era appena arrivato con il drappello dei soldati spagnoli
"Non avrò mai il coraggio di confessare a mio padre  che  ho avuto fra le mani Giovanna, la nonna del Corsaro Nero
la nonna del Corsaro Nero nonché Jolanda sua figlia e  che  le ho lasciate andare..." "E allora?" domandò il capitano
Maracaibo e cercherò la morte combattendo contro i corsari  che  la stanno assediando... Venite con me, capitano?" "Io?"
la più bella per un soldato come voi..." "A parte il fatto  che  non sono un soldato, ma un capitano, vi dirò che, sì, la
che, sì, la morte sul campo di battaglia è bellissima, ma  che  la vita sui Campi Elisi a Parigi o a Campo di Fiori, a
è molto meglio... Perciò, dopo aver detto al governatore  che  la mia missione è finita, cercherò di farmi rimandare in
per farmi ricevere dal governatore... Dai canti e dai suoni  che  vengono dalle finestre, si direbbe che in casa di vostro
canti e dai suoni che vengono dalle finestre, si direbbe  che  in casa di vostro padre si stia festeggiando qualcuno..."
"Altrettanto a voi, mio giovane amico... E visto  che  andate ad incontrare la morte, se la incontraste realmente,
la morte, se la incontraste realmente, ditele, per favore,  che  non ho nessuna intenzione di incontrarla, per ora...
oltrepassò il cancello della villa mentre la sentinella  che  vi montava la guardia gli presentava le armi.
all'ignoto, massime la prima volta, è sempre una cosa  che  fa battere il cuore più forte del solito. E il cuore di
in fondo; e allora gli si parò innanzi un largo androne,  che  da un lato menava sulla via, dall' altro in un giardino.
Moschino rimase un po' come l'asino di Buridano: non sapeva  che  scegliere, se il giardino o la via. Da che parte era il
non sapeva che scegliere, se il giardino o la via. Da  che  parte era il mondo? Una carrozza a due cavalli che passava
via. Da che parte era il mondo? Una carrozza a due cavalli  che  passava ratta come un baleno, e alcuni carri pesanti,
come un baleno, e alcuni carri pesanti, carichi di pietre,  che  facevan tremare tutto il palazzo, gli suggerirono l' idea
l' idea di rinunziare al viaggio verso la strada; di modo  che  voltò risolutamente dalla parte dell' orto. Il tempo, vero
Moschino entrò in un viale fiancheggiato di crisantemi,  che  cominciavano a fiorire. Su que' pètali gialli, bianchi,
tutta questa gente! - disse tra sè il topino - vuol dir  che  nel mondo, anche senza che nessuno ci prepari nè da
tra sè il topino - vuol dir che nel mondo, anche senza  che  nessuno ci prepari nè da mangiare, nè da dormire, nè.... -
prepari nè da mangiare, nè da dormire, nè.... - Un fruscìo  che  udì in mezzo alle piante, interruppe il corso de' suoi
Si fermò, rizzandosi su le zampine di dietro, per vedere di  che  si trattava, e allungò il muretto, fiutando. Nulla. Tutto
Nulla. Tutto era tornato nel silenzio, quando qualcosa,  che  si mosse proprio accosto a lui,
bel dialetto latineggiante io sia un po' innamorato: a te  che  qualche volta, parlando italiano, alzi le scale invece di
d'India maturi, e occhi cattivi gli occhi e malati; a te  che  parti al villaggio, e torni da campagna, e vai al braccetto
e a chi ti domanda l'ora alle dodici e dieci rispondi e  che  è assai ora che è sonato mezzogiorno, e a chi ti rivolge
l'ora alle dodici e dieci rispondi e che è assai ora  che  è sonato mezzogiorno, e a chi ti rivolge domande indiscrete
mezzogiorno, e a chi ti rivolge domande indiscrete dici,  che  non entri il naso negli affari tuoi, e se non la smette
entri il naso negli affari tuoi, e se non la smette subito,  che  finisca da una volta d' importunarti. e per farla corta,
volta d' importunarti. e per farla corta, non t' ho citato  che  una dozzina d'esempi; mi dispiace d'esser troppo pochi; ma
- Come? A me pure? - Sì, signorino, a lei pure, e spero  che  me lo permetta, poichè sa che le voglio un gran bene. Per
a lei pure, e spero che me lo permetta, poichè sa  che  le voglio un gran bene. Per insegnar la, lingua ai tubi
bene. Per insegnar la, lingua ai tubi fratelli d'Italia,  che  ti riconoscono maestro dalla nascita, devi guardarti anche
è lo stai e il vai imperativi, e il dove tu vai? e il  che  tu vuoi? e nemmeno sortire per uscire, e bastare per
sebbene Dante abbia detto " lascia dir le genti - è meglio  che  tu non dica genti in quel senso per non farmi pensare che
che tu non dica genti in quel senso per non farmi pensare  che  tu parli di tutti i popoli della terra; e che suoi per "
farmi pensare che tu parli di tutti i popoli della terra; e  che  suoi per " loro - abbia esempi classici, non toglie che sia
e che suoi per " loro - abbia esempi classici, non toglie  che  sia più corretto il far concordare l'aggettivo col
far concordare l'aggettivo col sostantivo; e m'ammetterai  che  a dire ignorante per " maleducato - si corre pericolo di
- se vuoi esser giusto, non s' è mai portata in tavola da  che  mondo è mondo. A rivederci, bocca fortunata, e porta un
fortunata, e porta un bacio alla torre di Giotto. E ora  che  giustizia è fatta, tiriamo innanzi.
masso, guardando attorno, stupìto di trovarsi in quel posto  che  gli pareva lontano miglia e miglia da casa sua, e dove egli
e miglia da casa sua, e dove egli era venuto senza sapere  che  farvi, e senza che ora potesse indovinare come andar oltre
sua, e dove egli era venuto senza sapere che farvi, e senza  che  ora potesse indovinare come andar oltre con l'ostacolo
indovinare come andar oltre con l'ostacolo delle rocce  che  sbarravano ogni via. Il sole era già alto. Cuddu cominciava
in fondo allo stomaco un certo languore a cui non vedeva in  che  modo riparare. Scese però ancora più giù, dove sul letto
lisciato dalle acque scorreva un ruscello limpidissimo,  che  si apriva in larghe conche di tratto in tratto. Due
le teste fuori dell'acqua, gli occhi verdi a fior di pelle  che  guardavano intenti, e stese lentamente la mano per
lentamente la mano per afferrare il più vicino. - Ohè!...  Che  fai? Cuddu balzò in piedi, atterrito da quella voce che
Che fai? Cuddu balzò in piedi, atterrito da quella voce  che  veniva dal lato opposto, quasi fosse uscita dall' interno
della roccia. Guardava ansioso, ma non vedeva nessuno. -  Che  fai? - replicò la voce. E Cuddu spalancò gli occhi
volentieri la volontà del padre; anzi han caro di vedere  che  anche gli altri fratelli la intendono e la eseguiscono. Per
la intendono e la eseguiscono. Per noi, fanciulli, fino a  che  siamo piccoli, la volontà di Dio si manifesta specialmente
nei Comandamenti della sua Legge, e nelle buone ispirazioni  che  Dio manda a ogni cuore. Ascoltiamole. E abituiamoci ad
abituiamoci ad accettare tutto dalla sua santa mano. - Quel  che  Dio vuole! - dice il buon cristiano - Quel che Dio vuole.
mano. - Quel che Dio vuole! - dice il buon cristiano - Quel  che  Dio vuole. Egli sa quello che fa, e quel che Dio vuole, è
dice il buon cristiano - Quel che Dio vuole. Egli sa quello  che  fa, e quel che Dio vuole, è sempre il meglio per noi. Ogni
- Quel che Dio vuole. Egli sa quello che fa, e quel  che  Dio vuole, è sempre il meglio per noi. Ogni mattina
vuole, è sempre il meglio per noi. Ogni mattina preghiamo  che  tutti gli uomini in terra faccian la volontà del Signore,
prima cosa  che  ti devi proporre, mettendoti a studiare la lingua, è
A darti fermezza in questo proposito gioverà più  che  altro la consuetudine, che tu devi prendere, d'osservare la
in questo proposito gioverà più che altro la consuetudine,  che  tu devi prendere, d'osservare la scorrettezza, la rozzezza,
ogni vivacità dello spirito, come se cambiassero natura;  che  ti fanno sospirar mezzo minuto ogni parola, come avari a
come avari a cui ogni parola costasse uno scudo, e par  che  le posino l'una dopo l'altra con gran riguardo come oggetti
l'altra con gran riguardo come oggetti fragili e preziosi;  che  per raccontar la cosa più semplice e più futile fanno una
più semplice e più futile fanno una lunga e lenta tiritera,  che  metterebbe alla prova la pazienza d'un santo. Conoscerai
pezzo per pezzo e giuntura per giuntura, e quando credi  che  l'abbian finito, v'aggiungono ancora qualche commento e gli
più capo ad ascoltare la tua risposta. Sentirai parecchi,  che  metton fuori ogni tanto una parola o una frase francese, o
italiana; e screziano così il loro italiano per modo,  che  non si sa ben dire che lingua parlino, e par di sentire di
così il loro italiano per modo, che non si sa ben dire  che  lingua parlino, e par di sentire di quei sonatori ambulanti
lingua parlino, e par di sentire di quei sonatori ambulanti  che  suonano tre strumenti, tutti e tre malamente, in una volta
e tre malamente, in una volta sola. Udirai certi tali,  che  cercano di, nascondere gli spropositi come i prestigiatori
le pallottole, assordandoti con un precipizio di parole;  che  per distrarre la tua attenzione dalla loro grammatica
d'una specie di rantolo catarrale, somigliante al rugliare  che  fanno i cani tra l'uno e l'altro latrato. Ma chi può dire
uni si riducono a parlare più coi gesti e, con gli ammicchi  che  con le parole; gli altri vanno avanti a furia d'intercalari
per prender tempo a cercare il vocabolo, sciorinano dei ma  che  non hanno più fine, o piantano dei però enormi, su cui
sopra un bastone; quelli, per poter raccogliere il periodo  che  scappa da tutte le parti, fanno lunghe pause, anche nel
improvvisa, o una svogliatezza di gente annoiata,  che  dica tanto per dire, senza badare a quello che dice. Quante
annoiata, che dica tanto per dire, senza badare a quello  che  dice. Quante arti, quante fatiche e figure ridicole per
Ma per compier la mostra bisogna ricordare anche quelli  che  non parlano; quelli che nelle compagnie dove si parla
bisogna ricordare anche quelli che non parlano; quelli  che  nelle compagnie dove si parla italiano non vanno, o ci
d'una ostentazione di saccenti e d'aristocratici; quelli  che  vanno più oltre, che non nascondono la propria antipatia,
di saccenti e d'aristocratici; quelli che vanno più oltre,  che  non nascondono la propria antipatia, dandole un altro
la famiglia numerosissima degli screanzati incorreggibili,  che  in qualunque compagnia si trovino, pure sapendo di non
s'accomodi -; somiglianti a quegli ubbriachi allucinati,  che  tirare via a ragionar coi pilastri. Ma c'è nella gran
nella gran famiglia dei poveri della parola un personaggio,  che  tu devi conoscere più intimamente degli altri, perchè
una tendenza pericolosa e comunissima, dalla quale più  che  da ogni altra ti hai da guardare. Egli sarà il primo d' una
Egli sarà il primo d' una serie di personaggi singolari,  che  io conobbi, e che ti farò conoscere man mano, per
d' una serie di personaggi singolari, che io conobbi, e  che  ti farò conoscere man mano, per ammaestramento e per
per ammaestramento e per ricreazione, nel corso del viaggio  che  faremo insieme. Ti presento per il primo il signor Coso.
ninnolare, divertir con ninnoli. - PIANGERE. Di un vestito  che  non si confà a una persona si dice con traslato felicissimo
non si confà a una persona si dice con traslato felicissimo  che  le PIANGE addosso, perchè fa le grinze d'un viso piangente,
grinze d'un viso piangente, e di scarpe tutte rotte: scarpe  che  PIANGONO a cent'occhi. Dire che ho cercato tante volte il
scarpe tutte rotte: scarpe che PIANGONO a cent'occhi. Dire  che  ho cercato tante volte il contrapposto di valligiano,
Ma questa è una parola comunissima, come l'azione  che  esprime. Ora, ecco una manciata di modi comuni a vari
e andarsene. - PIANTAR casa. - PÌARE, degli uccelli  che  cantano in amore, e Pio Pio; e si dice anche PIARE delle
Pio; e si dice anche PIARE delle castagne e delle patate  che  metton : - Non lo vedete che queste castagne PÌANO? -
delle castagne e delle patate che metton : - Non lo vedete  che  queste castagne PÌANO? - PIENO, una delle tante parole che
che queste castagne PÌANO? - PIENO, una delle tante parole  che  nel vocabolario hanno il sacco: - PIENO zeppo, pinzo,
- questo lume non PIGLIA - e in altri significati: - vino  che  PIGLIA d'aceto - pianta che non PIGLIA - mastice che PIGLIA
e in altri significati: - vino che PIGLIA d'aceto - pianta  che  non PIGLIA - mastice che PIGLIA appena.... Ah che miseria!
- vino che PIGLIA d'aceto - pianta che non PIGLIA - mastice  che  PIGLIA appena.... Ah che miseria! Pensare che io pure,
- pianta che non PIGLIA - mastice che PIGLIA appena.... Ah  che  miseria! Pensare che io pure, vecchio al mondo, dico quasi
- mastice che PIGLIA appena.... Ah che miseria! Pensare  che  io pure, vecchio al mondo, dico quasi sempre queste cose in
a piovere. - Piove a paesi (in qua e in là). - PÍPPOLO,  che  è una piccola escrescenza delle piante in forma di bacca,
POCHINI se ne spende tanti, molto più espressivo e garbato  che  a poco a poco. - POPONE fatto, strafatto. - POPONE per
Mi ricorda il sonetto del Fucini, dove al prete gobbo  che  dice che l'uomo è fatto a somiglianza di Dio, Neri
ricorda il sonetto del Fucini, dove al prete gobbo che dice  che  l'uomo è fatto a somiglianza di Dio, Neri risponde: - Con
specie fra noi italiani dell' Italia settentrionale,  che  si potrebbe chiamare la "vergogna fuor di luogo, della
italiano, siamo tutti riluttanti ad usare parole e frasi  che  non appartengano a quello scarso materiale linguistico che
che non appartengano a quello scarso materiale linguistico  che  si possiede comunemente nella nostra regione, e la nostra
appunto ci paiono strani e affettati per la sola ragione  che  non siamo assuefatti a dirli e a sentirli. Per, ispiegarti
volte. Mi domanda un tale se non c'è in italiano una parola  che  significhi " stringer molto la persona con cintura o con
la persona con cintura o con busto o con altro, in modo  che  essa paia meglio disposta, ma che non abbia più liberi i
o con altro, in modo che essa paia meglio disposta, ma  che  non abbia più liberi i movimenti. - - Certo che c'è.
ma che non abbia più liberi i movimenti. - - Certo  che  c'è. Striminzire. Una ragazza striminzita nel busto. Dice
striminzite in una carrozza troppo piccola. - Striminzire!  Che  parola strana! - Strana perchè? Per il suono? Non è mica
Non è mica più strana d' impazientire e d' indolenzire,  che  tutti dicono. - Ma questa non l'ho mai intesa. - È d'uso
la usano molti italiani d'ogni provincia. - Eppure,  che  so io? Parlando, non l'userei. - Per che ragione? - Non
- Eppure, che so io? Parlando, non l'userei. - Per  che  ragione? - Non so.... Non oserei. - Ma per la stessa
spericolarsi, spiaccicare, stintignare, baluginare,  che  in certi casi significano una cosa che non si può dire per
baluginare, che in certi casi significano una cosa  che  non si può dire per l'appunto con un altro modo? -
- E picchia sullo strane! Ma strana le parrà ogni parola  che  non abbia mai intesa. Quelle parole non paiono punto strane
strane e affettate, paiono naturalissime a tutti coloro  che  le usano dove sono generalmente usate. La cagione
usano dove sono generalmente usate. La cagione dell'effetto  che  producono in lei non sta in esse medesime; ma nel fatto che
che producono in lei non sta in esse medesime; ma nel fatto  che  lei non è usato a sentirle. Lei stesso adopera ora come
come naturali parole e frasi che, anni fa, la prima volta  che  le intese, le saranno parse cercate col lumicino. Il tipo
materia di lingua, ha detto un grande maestro, non è altro  che  l'assuefazione. - Avrà ragione. E non di meno.... che vuol
altro che l'assuefazione. - Avrà ragione. E non di meno....  che  vuol che le dica? Se, parlando in famiglia o fra amici, mi
l'assuefazione. - Avrà ragione. E non di meno.... che vuol  che  le dica? Se, parlando in famiglia o fra amici, mi venissero
baluginare, me le terrei in bocca, perché son certo  che  tutti quanti, udendole da me, rimarrebbero come stupiti, e
Tu peschi nel vocabolario; tu diventi un linguista.  Che  lusso! - Ma se tutti ragionassero così, la lingua italiana,
comunissimi una quantità di vocaboli e di locuzioni  che  quand'ero ragazzo erano affatto sconosciuti. - Quarant'anni
questi modi ogni momento da giovani, da signore, da gente  che  non pensa neppur per ombra a parlare scelto, e non c'è caso
non pensa neppur per ombra a parlare scelto, e non c'è caso  che  chi li ascolta si stupisca e sorrida con l'aria di dire: -
chi li ascolta si stupisca e sorrida con l'aria di dire: -  Che  lusso! - Eppure, quando furono intesi qui le prime volte,
modi debbono esser parsi strani come paiono a lei quelli  che  ho citati.. - Le ripeto che avrà ragione; ma.... (tra sè,
strani come paiono a lei quelli che ho citati.. - Le ripeto  che  avrà ragione; ma.... (tra sè, scrollando il capo)
Baluginare! Cosi è. E l'ha detto un grande scrittore,  che  di queste cose s'intendeva : - La locuzione della lingua in
l'unico mezzo d'uscirne è d'uscirne tutti insieme. - Il  che  vuol dire che tutti quanti dobbiamo adoperarci a mettere in
d'uscirne è d'uscirne tutti insieme. - Il che vuol dire  che  tutti quanti dobbiamo adoperarci a mettere in commercio,
a mettere in commercio, parlando, quella parte di lingua  che  manca al nostro uso regionale, e che ci è necessaria, anche
quella parte di lingua che manca al nostro uso regionale, e  che  ci è necessaria, anche a costo di far ridere, esclamare e
stabilite in Firenze capitale, nelle quali i bambini,  che  in casa parlavano italiano, portavano ogni giorno dalla
venissero spontanee, vincendo la "vergogna fuor di luogo -  che  è la cagione principale della nostra perpetua miseria in
della nostra perpetua miseria in materia di lingua. Miseria  che  conserviamo di conseguenza anche nello scrivere, perchè
nello scrivere, perchè tutto quel materiale di lingua,  che  conosciamo ma non usiamo parlando, non ci verrà mai pronto
male, e sarà sempre per noi come quelle stoviglie di casa  che  non si tiran fuori dall'armadio che per i pranzi solenni,
stoviglie di casa che non si tiran fuori dall'armadio  che  per i pranzi solenni, dove gl'invitati s' accorgono alla
i pranzi solenni, dove gl'invitati s' accorgono alla prima  che  non siamo assuefatti ad usarle.
mi fa male qui! Mamma passera lo riportò dentro. — Vedi  che  cosa succede ai disubbidienti? — Mi fa male qua, mi fa male
tratto tacque, alzò la testa spaventato e gridò: — Mamma! —  Che  c'è ancora? — Chi è che fa tum tum, tum tum? La mamma
spaventato e gridò: — Mamma! — Che c'è ancora? — Chi è  che  fa tum tum, tum tum? La mamma sorrise: — E il mio cuore. Ma
e voleva dire sí. Ma dopo un attimo ricominciò: — Mamí,  che  cos'è la pianta? — La pianta sono le braccia verdi dove ci
ci riposeremo al primo volo... — E Palla di fuoco, Mamí,  che  cos'è? — È il nostro amico che brucia in mezzo al cielo per
— E Palla di fuoco, Mamí, che cos'è? — È il nostro amico  che  brucia in mezzo al cielo per scaldare e dar luce. — Mamí,
in mezzo al cielo per scaldare e dar luce. — Mamí, il cielo  che  cos'è? — La nostra strada, — rispose la mamma. — E il
le tue belle piume, quando le avrai. — E le piume, Mamí,  che  cos'è le piume? — Queste che ti scaldano, — disse la mamma
le avrai. — E le piume, Mamí, che cos'è le piume? — Queste  che  ti scaldano, — disse la mamma stringendolo con amore. Cosí,
spezzata si dice aperta o chiusa, secondo  che  possiede, o non, due vertici tali che ciascuno di essi sia
o chiusa, secondo che possiede, o non, due vertici tali  che  ciascuno di essi sia estremo di un solo suo lato; e si dice
un solo suo lato; e si dice intrecciata o sciolta secondo  che  possiede, o non, lati che si incontrino in punti diversi
intrecciata o sciolta secondo che possiede, o non, lati  che  si incontrino in punti diversi dai vertici. Delle spezzate
e chiusa è tutta situata in un piano, la porzione di piano  che  essa racchiude si dice un poligono. I vertici e i lati di
vertici e i lati di un poligono sono quelli della spezzata  che  lo racchiude.
non ci è riuscito. - È un conto  che  non si può fare - disse Cherubino un po' preoccupato. - Che
che non si può fare - disse Cherubino un po' preoccupato. -  Che  cosa è che non si può fare? - domandò una voce grossa
può fare - disse Cherubino un po' preoccupato. - Che cosa è  che  non si può fare? - domandò una voce grossa dietro i due
dietro i due bambini. Sergio vide il padre sorridente  che  tornava dal suo lavoro: gli saltò al collo e gli spiegò
voi. Io, quando ero in terza elementare non avevo nessuno  che  mi aiutasse. Eppure... - ma non seguitò per dire che si era
che mi aiutasse. Eppure... - ma non seguitò per dire  che  si era fatta una fortuna con sacrifici e con volontà,
più vengono apprezzate. Non vi siete mai accorti, ragazzi,  che  voce dolce e ampia ha la natura quando il vento è in
volte la voce delle nostre vanterie è come un vento inutile  che  copre la grande verità: ma per poco tempo. Sergio e
e Cherubino abitavano vicini di casa. - Domani mattina  che  è domenica, bagno, Messa, e poi verrai, a casa nostra -
Ma Anselmuccio è zoppo! - disse con cattiveria Cherubino. -  Che  vuol dire? Appunto per questo bisogna aiutarlo, fargli
sporchi e ispidi di Cherubino aggiunse: - Ti piacerebbe  che  io dicessi che anche la tua testa è zoppa?
di Cherubino aggiunse: - Ti piacerebbe che io dicessi  che  anche la tua testa è zoppa?
Chiedete quel  che  volete e ve lo do, - gli disse. - Non voglio nulla, Maestà,
il finto medico. - Voglio soltanto l'anello col sigillo  che  il Reuccio porta in dito e questi pezzetti di vetro che gli
che il Reuccio porta in dito e questi pezzetti di vetro  che  gli si erano conficcati nelle carni. - Vi sia concesso, -
Frattanto il Reuccio era guarito dalle ferite, ma l'odio  che  aveva preso per chi gliele aveva cagionate, era sempre più
stette bene andò dal Duca zio e gli disse: - Zio, dite quel  che  volete, ma io stasera voglio che mi prestiate il porco per
disse: - Zio, dite quel che volete, ma io stasera voglio  che  mi prestiate il porco per andare da quella maledetta
il porco per andare da quella maledetta ragazza. - E  che  vuoi andarci a fare? - rispose lo zio. - Voglio dirle che
E che vuoi andarci a fare? - rispose lo zio. - Voglio dirle  che  ho capito benissimo che voleva farmi morire. - E poi,
- rispose lo zio. - Voglio dirle che ho capito benissimo  che  voleva farmi morire. - E poi, quando glielo hai detto? -
Mi pare d'aver diritto di vendicarmi. - Fa' quel  che  vuoi, - rispose lo zio, che non voleva, dopo quel che era
di vendicarmi. - Fa' quel che vuoi, - rispose lo zio,  che  non voleva, dopo quel che era successo, contraddire il
quel che vuoi, - rispose lo zio, che non voleva, dopo quel  che  era successo, contraddire il nipote. Quando è notte, il
lume di luna e appena le è davanti le dice: - Tu sei quella  che  volevi farmi morire. Per questo ho il diritto di uccider
per i capelli. - Prima d'ammazzarmi, lasciate, Altezza,  che  io parli, - risponde la bella ragazza. - Parla, ma sii
- risponde la bella ragazza. - Parla, ma sii breve e pensa  che  le tue arti non fanno più presa su di me. Conosco la tua
la tua infamia e voglio il tuo sangue, per tutto quello  che  mi hai fatto spargere. - Ditemi: - domandò la bella
la vostra salvezza questa sola ricompensa. Dovete sapere  che  io non volli il vostro male, ma lo volle una persona
ma lo volle una persona malvagia, gelosa di me e noiata  che  le chiedeste continuamente il porco per venire a trovarmi.
il porco per venire a trovarmi. - Il Reuccio, senza  che  lei si spiegasse di più, capì chi era quella persona
e dopo essersi fatto promettere dalla bella ragazza  che  di lì a una settimana sarebbe andata alla Corte per
groppone del porco e via dallo zio. - Ho saputo tutto quel  che  avevate macchinato contro di me, - gli disse appena gli fu
vita, non mi mettete a cimento, non parlate di quel sangue  che  grida vendetta contro di voi. Sparite! - Il Duca zio non
veduto il Reuccio così in furia e fu assalito dal timore  che  lo ammazzasse davvero. Il porco era lì presente, e senza
Il porco era lì presente, e senza pensare all'ilarità  che  avrebbe destato se gli abitanti della capitale lo vedevano
palazzo di lui, lo fece preparare per ricevervi la sposa,  che  giunse accompagnata dalle venti bellissime dame, dai venti
troppo grasso, ma bello anche lui, dalla cameriera Fata,  che  non la lasciava mai, e dai bei camerieri, e s'insediò nel
palazzo. Subito si fecero le nozze, con banchetti pubblici  che  durarono tre giorni e tre notti. Gli sposi furono
ventiquattro, e lei era sempre bella, più bella del quadro  che  figurava fra le pitture del palazzo del Duca.
tempo dei tempi si racconta  che  ci fosse un Principe il quale aveva un'unica figlia. A
Principe il quale aveva un'unica figlia. A questa figlia,  che  si chiamava Mariuccia, il Principe voleva più bene che alla
che si chiamava Mariuccia, il Principe voleva più bene  che  alla pupilla degli occhi suoi e si disperava perchè lei non
e si disperava perchè lei non voleva marito. Ogni volta  che  le presentava un giovane che voleva sposarla, Mariuccia
non voleva marito. Ogni volta che le presentava un giovane  che  voleva sposarla, Mariuccia rispondeva: - Non fa per me! - e
signor padre, deve fare un bando e invitare tutti quelli  che  aspirano alla mia mano a venire a tre banchetti che darà
quelli che aspirano alla mia mano a venire a tre banchetti  che  darà nella gran sala del palazzo, il primo, il dieci e il
bene come si comportano a tavola e poi sceglierò quello  che  mi piacerà. - Il Principe fece il bando, e siccome
ricchissimi, molti cavalieri valorosi e anche molti giovani  che  non avevano un soldo e neppure nobiltà; ma il bando non
avevano un soldo e neppure nobiltà; ma il bando non diceva  che  i pretendenti dovessero esser nobili, sicchè furono tutti
sgranarono tanto d'occhi quando videro, sedendo a tavola,  che  Mariuccia non c'era. Intanto lei travestita da paggio
guardava, sbirciava, ma non sceglieva perchè uno le pareva  che  avesse la bocca storta, quell'altro che fosse giallo, un
uno le pareva che avesse la bocca storta, quell'altro  che  fosse giallo, un terzo troppo magro e via di seguito. E poi
bicchieri di vino, a farla breve non c'era pretendente  che  le andasse a genio. Terminato il banchetto, il padre la
il padre la chiamò e Mariuccia gli disse chiaro e tondo  che  fra i commensali non c'era nessuno che facesse per lei. -
disse chiaro e tondo che fra i commensali non c'era nessuno  che  facesse per lei. - Ebbene, - rispose il padre - a
e questo a Mariuccia faceva ribrezzo perchè le pareva  che  mangiasse da animale e non da cristiano. Quando il
la fece chiamare e la figlia gli disse chiaro e tondo  che  fra i commensali non c'era nessuno che facesse per lei. -
disse chiaro e tondo che fra i commensali non c'era nessuno  che  facesse per lei. - Bada, - le disse il padre - se non
- le disse il padre - se non scegli uno sposo nel banchetto  che  darò il venti del mese, io ti rinchiudo in una torre, ti ci
ti ci tengo finchè vivi e adotto per figlia qualche parente  che  si scelga subito un marito e mi dia degli eredi ai quali
lasciare le mie ricchezze. - Mariuccia a queste parole capì  che  la scelta doveva farla in ogni modo, ma più pensava ai
cavaliere col serpente sull'elmo, ma aveva più dell'animale  che  del cristiano. Basta, fu apparecchiato il terzo banchetto,
guardava di qua, sbirciava di là. A un tratto s'accorse  che  il cavaliere col serpente sull'elmo non le levava gli occhi
la vita nella torre, un po' per quello sguardo affascinante  che  pareva le comandasse: «Devi scegliere me! Devi scegliere
storse la bocca. - Fra tanti principi, baroni e conti,  che  tutti conoscono e hanno feudi a bizzeffe, sei proprio
feudi a bizzeffe, sei proprio andata a scegliere quello  che  non si sa chi sia, nè di dove venga! - Eppure è il solo che
che non si sa chi sia, nè di dove venga! - Eppure è il solo  che  sposerò fra tutti. - Il Principe aveva promesso di
e quella sera stessa dichiarò a tutti i pretendenti  che  il prescelto era il cavaliere col serpente sull'elmo.
avanti, chinò un ginocchio in terra e disse al Principe  che  era altamente onorato della scelta della Principessina e lo
subito con lei promessa di matrimonio e offrirle i doni  che  aveva recati. Il Principe, naturalmente fece chiamare la
recati. Il Principe, naturalmente fece chiamare la figlia,  che  comparve magnificamente vestita, ma quando si vide davanti
si vide davanti lo sposo, tremò tutta, perchè le parve  che  la guardasse più come un serpe che come un cristiano. Ma
tutta, perchè le parve che la guardasse più come un serpe  che  come un cristiano. Ma aveva promesso e si lasciò
Mariuccia incominciò a piangere dicendo: - Povera me,  che  scelta ho fatta! Povera me, che scelta ho fatta! Quello
dicendo: - Povera me, che scelta ho fatta! Povera me,  che  scelta ho fatta! Quello m'inghiottirà in un boccone come
quale tutti i giorni portava una bella razione di biada e  che  in quel giorno aveva trascurato. Scese nella scuderia,
Ma il cavallino contrariamente al solito lo rifiutò. -  Che  hai, cavallino bello? - gli chiese la ragazza, prendendogli
gli porse da bere. Ma il cavallino rifiutò la limpida acqua  che  Mariuccia gli offriva, come aveva rifiutato l'orzo. Allora
ella gli alzò la testa per guardarlo bene e s'accorse  che  il cavallino piangeva. - Ma che hai che piangi - Piango per
guardarlo bene e s'accorse che il cavallino piangeva. - Ma  che  hai che piangi - Piango per te, - rispose il cavallino
bene e s'accorse che il cavallino piangeva. - Ma che hai  che  piangi - Piango per te, - rispose il cavallino sauro. -
il cavaliere al quale hai dato promessa è un certo tale  che  per sette anni è uomo e per sette anni è serpente. - Ah,
sospirò e rispose: - Ora non posso liberarti. Bisogna  che  stanotte io parli col Mago della grotta. Vieni qui
ti potrò aiutare. - Com'era disperata Mariuccia! E dire  che  quella sera doveva assistere a un gran ricevimento e
dalle quali rifugge la mia indole tranquilla. Dico di più:  che  per me non c'è altro libro che diletti altrettanto, per
tranquilla. Dico di più: che per me non c'è altro libro  che  diletti altrettanto, per poco che l'immaginazione del
me non c'è altro libro che diletti altrettanto, per poco  che  l'immaginazione del lettore si presti a vivificar la
folla incontro conoscenti e sconosciuti; indifferenti  che  lascio passare, figure curiose con cui mi soffermo, vecchi
passare, figure curiose con cui mi soffermo, vecchi amici  che  mi son famigliari fin dai primi anni, persone con le quali
primi anni, persone con le quali ebbl relazione un tempo, e  che  dimenticai in seguito, e che riconosco con piacere, e altre
ebbl relazione un tempo, e che dimenticai in seguito, e  che  riconosco con piacere, e altre che cercai un pezzo nel
dimenticai in seguito, e che riconosco con piacere, e altre  che  cercai un pezzo nel regno dei libri, senza trovarle, e a
e a cui faccio festa, come si fa a un amico inaspettato,  che  ci venga a cavar da un impiccio. Vedo nelle parole immagini
o affettate, e di vecchie venerablli, sei volte secolari,  che  parlarono col Boccaccio e con Dante, e serbano la fresca
all'onore del Vocabolario. Passa via, svergognata. - O lei,  che  mille volte m' è entrata e mille volte sfuggita dalla
patire. - Si fermi lei, e mi dica bene una volta quello  che  vuol dire, chè non l'ho mai saputo per l' appunto. - Le
quelle cadute fuor d'uso, di superstiti d'altre età,  che  si trascinino, Il e non si ritrovino in mezzo alla folla
Il e non si ritrovino in mezzo alla folla giovanile  che  passa, o d'ombre di trapassati, ricordate dizionario da una
una lapide; quelle di significati diversi, di faccendieri  che  facciano ogni arte; le nuove, d'origine straniera, di
più fitto, la mia fantasia batte più rapidamente l'ali  che  nell'impeto d'un'inspirazione creatrice. E quanti ricordi
della memoria volti, nomi, casi, momenti della vita,  che  da più o meno tempo vi stavano rimpiattati e ignorati. Una
Una parola antiquata o poetica mi rammenta una persona  che  spesso la diceva, facendone pompa fra gli amici, i quali ne
un'altra mi fa riudir l'accento d'un lontano o d'un morto  che  la pronunziava in certo modo suo proprio; questa mi
suo proprio; questa mi richiama alla mente un linguista  che  le mosse guerra e uno che la difese, e le dispute che vi
richiama alla mente un linguista che le mosse guerra e uno  che  la difese, e le dispute che vi fecero intorno, e le
che le mosse guerra e uno che la difese, e le dispute  che  vi fecero intorno, e le impertinenze che si scambiarono pel
e le dispute che vi fecero intorno, e le impertinenze  che  si scambiarono pel fatto suo; quella mi ricorda un verso
mi fanno balenare alla mente le sembianze degli scrittori  che  le predilessero: la fronte grave del Machiavelli, gli occhi
del Foscolo, il viso pallido del Leopardi. Ho detto in  che  modo mi diverto: mi domanderete in che modo imparo. Vi dico
Ho detto in che modo mi diverto: mi domanderete in  che  modo imparo. Vi dico come. M' arresto ogni momento a
ogni momento a pensare. Ecco, per esempio, un vocabolo,  che  soglio usare in un significato che non è propriamente il
esempio, un vocabolo, che soglio usare in un significato  che  non è propriamente il suo: bisogna che me ne fissi nella
in un significato che non è propriamente il suo: bisogna  che  me ne fissi nella mente, una volta per sempre, il
abuso: vi segno accanto: liberarsene, e segnerò poi quelli  che  troverò, che vi si possano sostituire. Segno una parola d'
accanto: liberarsene, e segnerò poi quelli che troverò,  che  vi si possano sostituire. Segno una parola d' uso comune,
vi si possano sostituire. Segno una parola d' uso comune,  che  non uso mai, benché sia spesso necessaria: perchè non l'
necessaria: perchè non l' uso? quale altra adopero invece?  che  differenza passa fra l'una e l'altra? Trovo parole
e l'altra? Trovo parole efficacissime e generalmente usate  che  in nessun modo mi si vogliono appiccicare alla memoria,
come fuor di corso, o d'uso non comune, cerco quello  che  vi si è sostituito o che s' usa più comunemente in sua
o d'uso non comune, cerco quello che vi si è sostituito o  che  s' usa più comunemente in sua vece; mi provo a definire il
o dell'uso parlato corrente da aggiungere a quelli  che  il Vocabolario registra; e via discorrendo. Vedete come e
può studiare sul Vocabolario! E non dico delle nuove parole  che  imparo, che ignoravo affatto; delle nozioni elementari
sul Vocabolario! E non dico delle nuove parole che imparo,  che  ignoravo affatto; delle nozioni elementari d'ogni scienza,
ignoravo affatto; delle nozioni elementari d'ogni scienza,  che  acquisto o rettifico e chiarisco nella mia mente; dei
delle infinite immagini, sussidio all'arte dello scrivere,  che  raccolgo passando. Sin dalla prima lettura segnai con
mai. Sebbene io abbia letto il Vocabolario tante volte  che  certe pagine, certe colonne mi son rimaste nella memoria
passaggi e contrasti inaspettati e strani fra vocaboli  che  si toccano, nuovi richiami di ricordi, nuove sorgenti di
generazioni è il prodotto quell'enorme materiale di lingua,  che  lunga e varia e venturosa vita ogni parola ha vissuta, e
e varia e venturosa vita ogni parola ha vissuta, e per  che  mirabili vicende passeranno ancora la maggior parte nei
vicende passeranno ancora la maggior parte nei secoli, e  che  tesoro immenso di pensiero fu accumulato e si spargerà
dei tempi viveva a Palermo nel suo palazzo un Principe  che  non aveva nè padre, nè madre, nè fratelli, nè sorelle, nè
nè zii, nè cugini e neppure amici perchè era tanto brutto  che  gli dispiaceva di farsi vedere. Questo Principe dunque non
moglie per avere un erede. Per l'appunto sposò un'orfana,  che  non aveva nessuno come lui e non la presentò nè ai nobili
presentò nè ai nobili suoi pari, nè alla Corte del Vicerè  che  governava la Sicilia per il Re di Spagna. La tenne sempre
di Spagna. La tenne sempre chiusa nel bel palazzo, e prima  che  la moglie gli desse l'erede tanto desiderato, prese un
moglie gli desse l'erede tanto desiderato, prese un abate  che  era stato precettore suo per affidarglielo, perchè a quei
i giovani nobili erano sempre affidati a un precettore  che  era sempre abate. Quest'abate conosceva tutte le faccende
conosceva tutte le faccende della famiglia, sapeva  che  il Principe non aveva nessun parente e più volte aveva
i documenti e gli atti di compra e di possesso dei beni  che  gli avevano fatto sempre gola. La Principessa, quando fu il
momento, fece un maschio, ma ella, poveretta, soffrì tanto  che  di lì a tre giorni mori. Il Principe, dal dolore di vederla
Il Principe, dal dolore di vederla morire, morì egli pure.  Che  fa allora l'abate che sapeva tutti i fatti di famiglia?
di vederla morire, morì egli pure. Che fa allora l'abate  che  sapeva tutti i fatti di famiglia? Licenzia la balia del
Licenzia la balia del Principino orfano col pretesto  che  aveva poco latte, e, invece di procurarne un'altra, una
va in campagna, dalla parte di Piana de' Greci dove sapeva  che  abitava un mugnaio con la moglie. La donna allattava un suo
un suo bambino già grandicello e l'abate tante gliene disse  che  la persuase, per il lacchezzo d'un buon salario, a
a divezzare il suo e a prendere ad allattare il piccino  che  le aveva portato, senza però dirle chi fosse. Per qualche
volta passò l'ambasciata, fu ammesso alla presenza del Re,  che  lo squadrò con alterigia e gli chiese: - Buon uomo, avete
ne ho, ma ho una figlia a casa, tanto buona e tanto bella  che  si strozza per Vostra Maestà. - Sì? - disse il Re, e battè
appena a casa, chiama la figlia minore e le dice: - Vedi a  che  cosa m'hai esposto? Il Re me ne ha fatta un'altra delle
Re me ne ha fatta un'altra delle sue. Quando gli ho detto  che  volevi strozzarti per lui, m'ha dato questo pezzo di corda.
per i suoi negozi, e quella volta non chiese alle figlie  che  cosa volevano che portasse loro, per non esporsi a fare per
e quella volta non chiese alle figlie che cosa volevano  che  portasse loro, per non esporsi a fare per la minore
la minore un'altra ambasciata al Re. Ma lei stessa, vedendo  che  si preparava per il viaggio, gli disse: - Padre mio, per il
per il viaggio, gli disse: - Padre mio, per il bene  che  mi volete, dovete farmi un piacere: andate dal Re e ditegli
mi volete, dovete farmi un piacere: andate dal Re e ditegli  che  io m'ammazzo per lui! - Figlia mia, sei pazza! Ti pare che
che io m'ammazzo per lui! - Figlia mia, sei pazza! Ti pare  che  io possa tornare per la terza volta dal Re dopo che mi ha
Ti pare che io possa tornare per la terza volta dal Re dopo  che  mi ha trattato come mi ha trattato? - Padre mio, fatelo, se
gli si gettò ai piedi e tanto pianse e tanto lo supplicò,  che  riuscì finalmente a strappargli la promessa che sarebbe
supplicò, che riuscì finalmente a strappargli la promessa  che  sarebbe andato dal Re e gli avrebbe fatta l'ambasciata. Il
chiede udienza al Re. Fu ammesso alla presenza del Sovrano,  che  anche quella volta finse di non conoscerlo e gli domandò se
e tanto buona! Questa figlia manda a dire a Vostra Maestà  che  si ammazzerà per lui. - Il Re aveva infilato nella cintura
d'oro tutto lavorato. Lo prese e lo dette al povero padre,  che  perse il lume degli occhi e glielo avrebbe volentieri
all'Angelo custode Angelo di Dio,  che  sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa
il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me,  che  ti fui affidato dalla pietà celeste. Così sia.
a tratteggio i prolungamenti dei lati. Per l'uno accade  che  vi sono prolungamenti di lati che penetrano in esso; per
lati. Per l'uno accade che vi sono prolungamenti di lati  che  penetrano in esso; per l'altro ciò non accade. Si dice
in esso; per l'altro ciò non accade. Si dice perciò  che  quello è un poligono concavo e questo un poligono convesso.
triangolo, quadrangolo, pentagono, esagono, ..., secondo  che  il numero dei suoi vertici (o dei suoi lati) è tre,
triangoli sono tutti poligoni convessi; i poligoni con più  che  tre vertici possono essere concavi o convessi. 77. Le
9 diagonali. Gli angoli di un poligono convesso sono quelli  che  hanno, come vertici, i vertici del poligono e, come lati,
vertici, i vertici del poligono e, come lati, le semirette  che  contengono i lati del poligono.
VECCHIO CANDELIERE  Che  ci fa il candeliere in cucina? Nessuno lo adopera;
la lampada elettrica sembra prendersi gioco di lui. Par  che  dica - Via, vecchio arnese, avanzo del passato! Questo è il
elettricità. Anna pensa lo stesso. La cuoca no. Ella sa  che  tutto è utile e i fatti le danno presto ragione. Una sera
avanza dal corridoio, si allarga sull'uscio a vetri.  Che  sarà? È la cuoca che porta il candeliere; lo depone sul
si allarga sull'uscio a vetri. Che sarà? È la cuoca  che  porta il candeliere; lo depone sul tavolo e domanda ad Anna
ad Anna - Impiccia ancora il candeliere? No, certo; ma  che  differenza tra la luce della candela e quella della
tempo dei tempi viveva a Palermo un Duca  che  era il primo signore della città. Basti dire che aveva
un Duca che era il primo signore della città. Basti dire  che  aveva maritata l'unica sorella col Re stesso; ma il palazzo
e più vasto dì quello del suo Sovrano e cognato. Basti dire  che  nel cortile del palazzo c'era un giardino grandissimo, con
grandissimo, con grotte, laberinti, vasche, statue, e  che  nelle sale del pianterreno c'erano tesori d' ogni specie,
ce n'era uno specialmente davanti al quale tutti quelli  che  entravan nella sala si fermavano a bocc'aperta, perchè
volta nella sala delle pitture, si fermò davanti al quadro  che  attirava tutti ed esclamò: - Ma che bellezza! Ma chi ha mai
fermò davanti al quadro che attirava tutti ed esclamò: - Ma  che  bellezza! Ma chi ha mai servito di modello a questa tela? -
e restava lì ad ammirare le bellezze della fanciulla  che  rappresentava. Nel vedere che tutte le chiamate erano
le bellezze della fanciulla che rappresentava. Nel vedere  che  tutte le chiamate erano inutili, lo zio s' avvicinò al
questa ragazza? Vorresti andare dove sta lei? - Sicuro  che  ci vorrei andare; anzi, sento che sarei infelice se non la
dove sta lei? - Sicuro che ci vorrei andare; anzi, sento  che  sarei infelice se non la vedessi. Ma come sapere dov'è?
ci penso io, - disse il Duca. - Io ho un porco fatato,  che  vola per l' aria come un' aquila. Stasera tu lo monti,
disopra della capitale del Regno, la luna fosse comparsa,  che  cosa avrebbero detto mai i sudditi di suo padre, coloro sui
quali un giorno doveva regnare? Però era tanto il desiderio  che  aveva di vedere da vicino l'originale del magnifico quadro,
aveva di vedere da vicino l'originale del magnifico quadro,  che  si fece animo e disse fra sè e sè: - Per l'appunto deve
? M'invidieranno perchè non è da tutti possedere un porco  che  vola. - Così rassicurato, stabilì con lo zio che dopo il
un porco che vola. - Così rassicurato, stabilì con lo zio  che  dopo il pranzo di Corte sarebbe andato da lui per cavalcare
risata squillante accolse il giovane Principe, una risata  che  mise in mostra i denti bianchi di lei, che non apparivano
una risata che mise in mostra i denti bianchi di lei,  che  non apparivano nel quadro, e la fece comparire anche più
anche più attraente agli occhi dell'ammiratore. - Oh,  che  buffo animale volante! ,- esclamò la bella ragazza. - Non
per traversare lo spazio aereo. - Dica, bella fanciulla,  che  nessun cavaliere sarebbe capace di un' sacrifizio simile e
di un' sacrifizio simile e tanto meno un Reuccio par mio.  Che  cosa crede che mi abbia fatto sprezzare il ridicolo?
simile e tanto meno un Reuccio par mio. Che cosa crede  che  mi abbia fatto sprezzare il ridicolo? Soltanto il desiderio
il desiderio di vederla e conoscerla. - Nel sentire  che  il cavaliere era nientemeno che il Reuccio, la bella
e conoscerla. - Nel sentire che il cavaliere era nientemeno  che  il Reuccio, la bella ragazza cambiò subito tono. - Vostra
al chiarore della luna, di guardare la bella ragazza,  che  gli rivolgeva mille domande. Voleva sapere del Re, della
sapere del Re, della Regina, del Duca zio, delle feste  che  si davano alla Corte, dei tornei cui aveva partecipato,
assaliva di domande e gl'impediva di rivolgere a lei quelle  che  tanto gli premevano, cioè chi era, come si chiamava e dove
e dove si trovavano. A un certo punto fu annunziato  che  la cena era pronta, ed allora il Reuccio offrì la mano alla
e passarono in una sala già affollata di gente, e quel  che  colpì il Principe si fu che tutte le signore erano belle
già affollata di gente, e quel che colpì il Principe si fu  che  tutte le signore erano belle quasi come la bella ragazza e
cena il posto d'onore accanto alla giovane padrona di casa,  che  pareva non avesse nè padre nè madre, nè zii nè zie, nè
nè zie, nè sorelle nè fratelli, perchè a tavola non c'erano  che  le venti belle commensali e i venti bei commensali. Anche i
belle commensali e i venti bei commensali. Anche i servi  che  porgevano i vassoi, cambiavano i piatti e mescevano i vini
il Reuccio con una specie di repulsione, tutti, meno  che  la bella ragazza che gli rivolgeva continuamente la parola:
una specie di repulsione, tutti, meno che la bella ragazza  che  gli rivolgeva continuamente la parola: Altezza qui, Altezza
dove egli sarebbe rimasto sempre a guardarla, se il porco,  che  era stato dimenticato, non si fosse messo a grugnire per
dimenticato, non si fosse messo a grugnire per avvertirlo  che  era tempo di tornare alla capitale. Il Reuccio pensò che
che era tempo di tornare alla capitale. Il Reuccio pensò  che  tornando di giorno ed essendo veduto a cavallo a quello
della partenza del Reuccio e si fece promettere  che  sarebbe tornato. Si dissero addio e il giovane, inforcato
l'intendeva di affaticare tanto un animale così prezioso,  che  lo portava per il mondo a vederne tutte le maraviglie,
sue massime: esse, in poche parole, riassumono i doveri  che  ti ho esposti, e i consigli che ti ho dati: 1.Umiliati
parole, riassumono i doveri che ti ho esposti, e i consigli  che  ti ho dati: 1.Umiliati innanzi a Dio tuo Signore, obbedisci
amore la famiglia, e sia una gioia per te ogni sacrificio  che  devi fare per essa. 3.Ama eziandio il tuo prossimo, e fa ad
eziandio il tuo prossimo, e fa ad esso il maggior bene  che  puoi, e sempre che puoi. 4. Dona con volto amico, dimentica
prossimo, e fa ad esso il maggior bene che puoi, e sempre  che  puoi. 4. Dona con volto amico, dimentica ciò che hai dato,
e sempre che puoi. 4. Dona con volto amico, dimentica ciò  che  hai dato, e ricordati di quel che hai ricevuto. 5. Non
amico, dimentica ciò che hai dato, e ricordati di quel  che  hai ricevuto. 5. Non adirarti col prossimo tuo: a chi ti ha
sappi tacere. 8. Compatisci le debolezze altrui, se vuoi  che  siano tollerate le tue: come giudichi gli altri, sarai
sarai giudicato. 9. Usa buone maniere con tutti: pensa  che  la civiltà è una moneta che fa ricco chi la spende. 10. Sii
buone maniere con tutti: pensa che la civiltà è una moneta  che  fa ricco chi la spende. 10. Sii buon cittadino, come sei
diverrai più savio. 15. Tra gli uomini onesti, e tra quelli  che  sanno più di te, procura di farti un amico: avrai trovato
prosperità, forte nella sventura. 17.Cura il buon nome,  che  val più dell'oro: e fa di meritarlo. 18.Abbi ognora
più dell'oro: e fa di meritarlo. 18.Abbi ognora presente  che  niuna azione, buona o cattiva, sfugge agli occhi di Dio, e
 che  fu il sonetto, le signorine cominciarono a meditarci su;
su; ma, per quanto almanaccassero, non ce ne fu una  che  potesse azzeccarci: solo due o tre di loro si erano accorte
potesse azzeccarci: solo due o tre di loro si erano accorte  che  c' era qualche cosa come di scrittura; ma alcune parti non
le ho intese; ma quell' oscuro, quel morto colore, e colei  che  dalli stracci ebbe il natale, che ho inteso subito per la
morto colore, e colei che dalli stracci ebbe il natale,  che  ho inteso subito per la carta, mi hanno fissato in quell'
e ho buttato là a caso." "E ci ha azzeccato." "Ma ecco:  che  vuol dire fermo gli elementi?" "O le lettere dell' alfabeto
alfabeto non sono gli elementi delle parole? "Gua', è vero:  che  pazzerella che sono! O 'quel dire che alla mano è
gli elementi delle parole? "Gua', è vero: che pazzerella  che  sono! O 'quel dire che alla mano è conosciuto?" "Perchè il
"Gua', è vero: che pazzerella che sono! O 'quel dire  che  alla mano è conosciuto?" "Perchè il carattere si chiama
detti vogliono anche maggior prontezza, come quelli  che  non si fermano molto a descrivere la cosa che celano in sè,
come quelli che non si fermano molto a descrivere la cosa  che  celano in sè, per esempio: "Non si muove e sempre corre;
Dopo un poco di silenzio disse la Eglina: "l'orologio,  che  giusto stamani l' ho sentito chiamar dal babbo il
PIANTE Nino apprende ogni giorno tante cose. Egli sapeva  che  dalle piante si ricava il legno per la costruzione delle
costruzione delle case, delle navi, dei mobili. Sapeva pure  che  dalle piante si ottiene la cellulosa per la fabbricazione
per la fabbricazione della carta. Ora gli hanno detto  che  in paesi lontani crescono
- Quattordicesima lettera dell'alfabeto.  Che  novità! Un momento. Nota che è in generale maschile; più
lettera dell'alfabeto. Che novità! Un momento. Nota  che  è in generale maschile; più spesso maschile che femminile,
Nota che è in generale maschile; più spesso maschile  che  femminile, dicono altri. Ma sul genere delle lettere
di pronunzia del prossimo, ed è ridicolo, nell' atto stesso  che  si canzona un errore d'altri, sbagliare o mostrare
condoglianze si fanno quasi sempre per morti, non ti pare  che  quel p. c., usato da molti, sia un po',... villanamente
usato da molti, sia un po',... villanamente asciutto, salvo  che  si tratti della morte d' un cane? Chi, per condolersi con
un po'. Se tu dici a. un bambino, per ischerzo: - Bada  che  ti do una manata o uno scapaccione -, all'orecchio della
dirai una manatina o uno scapaccioncino, dirai una parola  che  non e d'uso corrente. Pacchina è la parola che fa al caso.
una parola che non e d'uso corrente. Pacchina è la parola  che  fa al caso. Inezie! Ma, nel parlare come nello scrivere, si
e della finezza. Hai ragione, invece, se mi dici  che  si può far di meno della parola PACCHÉO, che vien dopo, per
se mi dici che si può far di meno della parola PACCHÉO,  che  vien dopo, per dir baggeo, uomo stupido. È da notarsi che
che vien dopo, per dir baggeo, uomo stupido. È da notarsi  che  di queste parole che suonano scherno o disprezzo, come di
dir baggeo, uomo stupido. È da notarsi che di queste parole  che  suonano scherno o disprezzo, come di quelle che designano
parole che suonano scherno o disprezzo, come di quelle  che  designano percosse, il vocabolario è mirabilmente ricco: se
e di termini relativi all'arte di menar le mani; ciò  che  non è un segno consolante della gentilezza della natura
forse altra famiglia di modi più numerosa, se non è quella  che  si riferisce alla " noia di mangiare e bere - E a
e bere - E a proposito, ecco la parola PACCHIARE, mangiare,  che  molti lombardi stupirebbero di trovar nel vocabolario
andando innanzi, un gran numero di parole del tuo dialetto,  che  credi non siano della lingua. Rideresti, per esempio, se
per esempio, se sentissi dire in italiano: PACCHIUCO,  che  è il piemontese paciocc; fango, mota e simili. Ed eccolo
simili. Ed eccolo qua, seguìto da Pacchiucone, pasticcione,  che  è il piemontese paccioccon. E c'è poco sotto Pacioccone,
più somigliante dell'altro al vocabolo dialettale, ma  che  in italiano ha significato diverso, cioè di persona grassa,
ha significato diverso, cioè di persona grassa, e par  che  dica la cosa anche col suono. Questo pacioccone anonimo ci
conduce nel regno della pace. Il pane è la pace della casa.  Che  profonda verità! A quante cose fa pensare questo semplice
in cui balenano tutte le tristezze e le tempeste domestiche  che  derivano dalla miseria! E nota l'esempio: - Viene avanti
d'un'antica edizione del Conte di Carmagnola del Manzoni,  che  ebbi tra mano da ragazzo, nella quale all'ultima scena,
nella quale all'ultima scena, dove il Conte dice di sperare  che  la propria morte riconcilierà il duca Visconti con la
è un gran piacer la morte; ed è quasi mezzo secolo  che  ogni volta ch'io trovo quella parola mi ricordo d' essermi
quella stramberia. PACIFICONE. Ecco una parola comunissima  che  in venti volumi che ho sulla coscienza sono ben sicuro di
PACIFICONE. Ecco una parola comunissima che in venti volumi  che  ho sulla coscienza sono ben sicuro di non aver usata mai,
- Sì, signore, e c'è il suo perchè; sono anzi due. Lo sai  che  si chiama occhio il foro che è nel manico dell'utensile
perchè; sono anzi due. Lo sai che si chiama occhio il foro  che  è nel manico dell'utensile benemerito, per attaccarlo al
dell'utensile benemerito, per attaccarlo al chiodo? sai  che  si chiama padella il piattello di latta, di cristallo o
padella il piattello di latta, di cristallo o d'altro  che  si mette sotto il lume o sul candeliere per riparar l'olio
(e già lo dissi) ci sono altre Migliaia di piccole cose,  che  nella vita avrai da nominar poche volte, se tu trascurerai
di volte impacciato. Ti capaciti? E nota il vantaggio  che  ti dà la lettura del Vocabolario, dove, essendo detti tutti
di seta con trine a tre palchi; palco morto , quello  che  si dice in piemontese sopanta. - Poi PALLINO. Pallino da
grassoccio. Più sotto, dietro PARACADUTE, una filza di cose  che  parano: PARACAMINO, PARAFOCO, PARAFUMO, PARAMOSCHE,
indietro. ECco una bella parola per dire una cosa  che  ci occorre di dire spessissimo: PADREGGIARE, d' un figliolo
spessissimo: PADREGGIARE, d' un figliolo o d' una figliola  che  somiglia al padre, o, come si dice famigliarmente, che tira
che somiglia al padre, o, come si dice famigliarmente,  che  tira dal padre. - Per solito le figliole padreggiano, i
i figlioli madreggiano. - Ecco la parola PAESANO,  che  noi dell'Italia settentrionale non adoperiamo quasi mai nel
Cose utili a sapersi. PALIOTTO, l'arnese di stoffa o altro  che  si mette davanti all'altare; PALLA, il quadretto di tela
di tela per coprire il calice, e il globo di vetro  che  si mette ai lumi; PALMENTO, la grande cassa dove casca la
ai lumi; PALMENTO, la grande cassa dove casca la farina  che  esce dalle macine (donde il modo: mangiare a due palmenti);
di tutte queste cose? No? Ebbene, ti dico nell'orecchio  che  parte gl' ignoravo anch'io, e parte li avevo dimenticati. E
dimenticati. E PALANDRA, per abito d'uomo a lunga falda?  Che  cosa dice il Sor, Palandra? Mi par di vederlo.
ora  che  tu mi domandi in qual modo dovrai proseguire , allargando
il campo dello studio, dopo aver fatto la preparazione  che  accennai riguardo ai vocaboli. Darò alla tua domanda cinque
(quattro per iscritto e una a voce) da cinque studiosi,  che  interrogai per conto tuo.
ma il sangue incomincia a scorrere sul volto del Reuccio,  che  tutto irato corre alla terrazza, chiama il porco, lo
lo vede, si mette le mani nei capelli e si figura chi sa  che  cosa, la Regina cade svenuta, i medici lo esaminano e non
la Regina cade svenuta, i medici lo esaminano e non sanno  che  dire, e in un momento tutta la capitale è informata che il
che dire, e in un momento tutta la capitale è informata  che  il Reuccio è moribondo. Ne è informato anche il Duca zio,
il Reuccio è moribondo. Ne è informato anche il Duca zio,  che  corre subito, si sbraccia, propone rimedi e pare caschi
medici della capitale, e tutti, vedendo il viso del Reuccio  che  mandava sangue da mille ferite, si stringevano nelle spalle
da mille ferite, si stringevano nelle spalle e dicevano  che  era una malattia strana e nuova e non sapevano che cosa
dicevano che era una malattia strana e nuova e non sapevano  che  cosa consigliare. Intanto il paziente, che piangeva per una
e non sapevano che cosa consigliare. Intanto il paziente,  che  piangeva per una pipita alzata intorno all'unghia del dito
alzata intorno all'unghia del dito mignolo, figuriamoci  che  cosa facesse ora che soffriva per davvero! Pareva un cane
del dito mignolo, figuriamoci che cosa facesse ora  che  soffriva per davvero! Pareva un cane arrabbiato e lo
la folla accorreva sgomenta e lo commiserava. - Qui non c'è  che  da fare un bando! - suggerì il Duca zio che già aveva
- Qui non c'è che da fare un bando! - suggerì il Duca zio  che  già aveva suggerite tante cose. E il Re, che non aveva più
il Duca zio che già aveva suggerite tante cose. E il Re,  che  non aveva più testa, e si faceva guidare in tutto e per
a tavola e andò per mangiare una triglia, nell'aprirla vide  che  gettava sangue. Ella chiama il cuoco e lo rimprovera perchè
il cuoco. Allora la bella ragazza chiama la sua cameriera  che  era una Fata, e le domanda che cosa voleva dire quel
chiama la sua cameriera che era una Fata, e le domanda  che  cosa voleva dire quel sangue. - Che qualcuno che pensa a
una Fata, e le domanda che cosa voleva dire quel sangue. -  Che  qualcuno che pensa a Vossignoria sta per morire svenato. -
le domanda che cosa voleva dire quel sangue. - Che qualcuno  che  pensa a Vossignoria sta per morire svenato. - È dunque il
a Vossignoria sta per morire svenato. - È dunque il Reuccio  che  muore per le ferite dei pezzetti di cristallo! - esclamò la
preparato dalla cameriera, parte per la capitale,  che  era molto distante. Per tutto incontrava messi reali che
che era molto distante. Per tutto incontrava messi reali  che  facevano il bando. «Chi guarirà il Reuccio avrà una gran
gran ricompensa!» E per tutto vedeva capannelli di gente  che  parlava della malattia del Reuccio. Giunta che fu a
di gente che parlava della malattia del Reuccio. Giunta  che  fu a Palermo, andò subito sotto il Palazzo Reale e chiese
salirono dal Re e gli fecero l'ambasciata. Il povero Re, da  che  il figlio era in quello stato, non dormiva e non mangiava
stato, non dormiva e non mangiava più, e sempre aspettava  che  il bando fatto gli portasse chi aveva il rimedio per
il rimedio per guarire il Reuccio. Non appena gli dissero  che  c'era un medico così e così, ordinò che lo facessero salir
appena gli dissero che c'era un medico così e così, ordinò  che  lo facessero salir subito. Quando comparve la ragazza
avrebbe guarito il figlio. Il Re uscì, i medici di Corte  che  assistevano il ferito uscirono, e il finto medico rimase
cominciò a dire: Tuff! Tuff!Tuff!, per far sapere  che  era pronta, e la Principessa fece un inchino e disse: —
Caterí stava seduta sulla casa di legno della gallina  che  era morta, e Bellissima le asciugava gli occhi con le sue
— Hai lasciato la tua trombetta d'argento! — ma vide  che  sopra c'era scritto: Questa è per Caterina. Intanto
si mise per l'occasione il nastrino celeste con una perla  che  Bellissima aveva scelto nella valigia del Mercante, e che
che Bellissima aveva scelto nella valigia del Mercante, e  che  aveva sempre tenuto in serbo per donarlo a lei. Tit venne,
Cantano sulla chitarretta delle canzoni meravigliose,  che  parlano di palazzi rossi e di bandiere, di tigri, di
di tigri, di cingallegre e di giacinti. Cantano di banditi  che  dormono sulle montagne e di principesse dai bei capelli che
che dormono sulle montagne e di principesse dai bei capelli  che  passeggiano per i giardini tenendo in mano una margherita.
in mano una margherita. Cantano di avventure straordinarie  che  tutti i bambini conoscono, quando alla sera partono per il
quando alla sera partono per il Palazzo del Sogno, e  che  è inutile io vi dica, perché anche voi le conoscete. Al
- fece Bellissima. Caterí andò ad aprire, ma era il vento  che  aveva voluto fare uno scherzo. - Sei una sciocca,
questa volta Bellissima chinò la testa senza rispondere.  Che  colpa ne aveva lei, se era stupida? E stette ad ascoltare,
stupida? E stette ad ascoltare, con gli occhi in su, quello  che  le diceva Caterinuccia. - Sei stupida e anche brutta, -
bambola vera. Tu sei come uno straccio. Non sai dire altro  che  « sí, sí », ed anche per questo bisogna darti una spinta.
cosa. Bellissima fece segno di sí con la testa. - Sí?  Che  cosa mi dici? Che Rosetta verrà presto? - Sí. - E se non
fece segno di sí con la testa. - Sí? Che cosa mi dici?  Che  Rosetta verrà presto? - Sí. - E se non venisse? - Sí.
fu essa a deciderne le sorti. Perchè bisogna, ragazzi miei,  che  vi mettiate bene in testa per sempre, e che se lo mettano
ragazzi miei, che vi mettiate bene in testa per sempre, e  che  se lo mettano bene in testa tutte le future generazioni che
che se lo mettano bene in testa tutte le future generazioni  che  è stata proprio l'Italia a vincere la guerra con la
signor Goffredo visibilmente commosso - Vi dirò senz'altro  che  l'esercito italiano fu uno dei più eroici del mondo: tanto
armamento e di sussistenza. Io non vi faccio nomi: quelli  che  combatterono e morirono, quelli che furono feriti e ancora
vi faccio nomi: quelli che combatterono e morirono, quelli  che  furono feriti e ancora portano i segni gloriosi, quelli che
che furono feriti e ancora portano i segni gloriosi, quelli  che  patirono con la mente e il cuore, oggi, se voi li
dirà il maestro: io mi limito, ragazzi miei, a dirvene uno  che  vale per tutti: Il milite ignoto, cioè un soldato - e ve ne
milite ignoto, cioè un soldato - e ve ne furono migliaia, -  che  morì combattendo e del quale non si conosce il nome.
dell'uomo Il Libro sacro - la Bibbia - ci presenta Dio  che  fa, a una a una, tutte le belle cose che riempiono il
- ci presenta Dio che fa, a una a una, tutte le belle cose  che  riempiono il creato: e tutte le belle cose rispondono a Lui
riempiono il creato: e tutte le belle cose rispondono a Lui  che  le chiama e crea. Da ultimo disse il Signore: - Adesso
L'uomo sia il padrone della terra e di tutti gli animali  che  si muovono sopra di essa, e con la preghiera dia lode al
creature. Esso è un inno di lode e di grazie per i benefici  che  ci vengono dal sole, dalla luna, dagli animali, dalle
dai fiori, dall'acqua, dall'aria, da tutte le creature, e  che  sono tutti benefici dell'amore di Dio. I cieli raccontano
Creatore e Signore del cielo e della terra. -  Che  significa Creatore? Creatore significa che Dio ha fatto dal
e della terra. - Che significa Creatore? Creatore significa  che  Dio ha fatto dal nulla tutte le cose. - Dio può far tutto?
tutte le cose. - Dio può far tutto? Dio può far tutto ciò  che  vuole: Egli è l'Onnipotente.