caratteri molto primitivi.
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uccello, il famoso Archaeopteryx (fig. 10) ha caratteri rettiliani che coesistono accanto a tipici caratteri di uccello: ha una lunga coda, è provvisto
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(inizio della Mesozoica). Nei Mammiferi si ha l’evoluzione di alcuni caratteri anatomici e fisiologici, quali la riduzione del numero dei denti e il
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vedere una prova di una tendenza interna che spinge l’evoluzione in certe direzioni predeterminate, fino a fare acquistare caratteri che non hanno più
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La non ereditarietà dei caratteri acquisiti.
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saggiare sperimentalmente il presupposto del lamarckismo, cioè l’ipotesi dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Come abbiamo già detto in
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prima concepita essenzialmente come conservazione dei caratteri, come somiglianza dei figli ai genitori. Ma, per spiegare l’evoluzione, occorre invece
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, che dimostra all’evidenza la fallacia del principio lamarckiano. Vero è che sempre si ripresentano nuovi sostenitori dell’ereditarietà dei caratteri
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ereditarie: i caratteri acquisiti per azione dell’ambiente non vengono trasmessi ai discendenti.
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per gli animali, e per l’uomo. Ne daremo qualche esempio. La figura 22 dimostra l’eredità di una coppia di caratteri nelle chiocciole. Possiamo
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I caratteri «grigio» e «albino» sono determinati da particelle, i geni, trasmesse dalle cellule sessuali, o gameti. Se si indica con A il gene del
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Se s’incrociano piante, o animali, che differiscono per due coppie di caratteri allelomorfi (diibridismo) si vede (fig. 24) che queste si ricombinano
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Con tre (triibridismo) quattro (tetraibridismo) ecc. coppie di caratteri, si hanno relazioni un po’ più complicate ma facilmente ricavabili con un
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i due caratteri dominanti (giallo e liscio); alla F2 quattro categorie di individui che rappresentano le quattro combinazioni possibili, cioè le due
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modi possibili, nonché la capacità di dare origine ai caratteri di cui sono i rappresentanti.
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caratteri dell’individuo, secondo i principi della dominanza e recessività fra gli alleli di una stessa coppia, della interazione e cooperazione fra geni di
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Si deve però anche tener presente che, quelli che noi consideriamo come unità, i «caratteri» per lo più non sono determinati da un singolo gene, ma
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che tutti cooperano in varia misura alla espressione del carattere. Relativamente pochi sono i caratteri controllati da una sola coppia genica, come
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poteva ormai dirsi quasi completa. I caratteri ereditari sono rappresentati dai geni, questi risiedono, in un ordinamento lineare preciso, nei
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Il quale poteva ormai essere posto in termini, non già di caratteri più o meno vagamente definibili, e di cui non si conosceva il modo di
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L’origine di nuove specie può raffigurarsi in due modi: 1) una specie si trasforma completamente in un’altra, assumendo caratteri in parte diversi da
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razze sarebbero scomparse, e si avrebbe una popolazione più o meno uniforme, con caratteri intermedi fra quelli delle razze originarie e con una
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Vero è che, nelle condizioni abituali in cui vive una specie, quasi tutte le mutazioni che compaiono sono sfavorevoli rispetto ai caratteri
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siano sempre caratteri sfavorevoli è infondata. L’essere un carattere vantaggioso o sfavorevole non è un che di assoluto, ma di relativo all’ambiente
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. Ogni altro meccanismo evolutivo è, in ultima analisi, sottoposto al vaglio della selezione. Anche nell’uomo, caratteri come i gruppi sanguigni, in
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riferisce solitamente ai «caratteri» (per es. colore dell’occhio, forma e distribuzione delle setole sul corpo degli insetti; colore dei petali, forme delle
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, e presiedere alla formazione di caratteri nuovi.
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Il primo è il lamarckismo, che nella sua formulazione originaria postulava non soltanto l’ereditarietà dei caratteri acquisiti dal corpo, o soma
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L’ultimo colpo alla teoria dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti è stato dato dagli esperimenti di S. Luria e M. Delbrück (1943) e di J
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delle quali è di per sé di piccola entità e tutte insieme cooperano alla estrinsecazione di uno o più caratteri.
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Fra le obiezioni che furono rivolte alla teoria della selezione, fin da quando Darwin la formulò è quella che non si vede come alcuni caratteri allo
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Quanto più intimamente si studia la funzione dei caratteri, tanto più anche quelli che sembrano privi di valore selettivo rivelano la loro importanza
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neri. In questa e in alcune altre sue opere espone interessanti osservazioni e qualche sperimento sull’ereditarietà di alcuni caratteri, ed accenna
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i testi di paleoantropologia come un problema di difficile soluzione: la calotta cranica ha i caratteri dell’uomo recente, la mandibola invece
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In quegli anni altri scheletri di un essere con caratteri intermedi fra scimmia e uomo venivano scoperti presso Pechino, a Choukutien. Furono
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Il primo ha struttura più massiccia e caratteri più scimmieschi. A. africanus presenta una mescolanza di caratteri antropoidi, con alcuni spiccati
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«ereditarietà dei caratteri acquisiti».
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gli animali erano classificati in base a caratteri piuttosto esteriori, superficiali. Le grandi suddivisioni adottate da Linneo non erano affatto
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cave di gesso v’erano altri terreni, con fossili differenti. Si trovò dunque la traccia di una successione regolare di giacimenti aventi caratteri
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edizione fu fatta nel 1825, il cui titolo esatto è Ricerche sulle ossa fossili, in cui si stabiliscono i caratteri di numerosi animali, le cui specie sono
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’uovo di Colombo. Mi riferisco alla tendenza degli organismi discendenti da uno stesso ceppo a divergere nei loro caratteri, quando si modificano.
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sopravvivere, di riprodursi e di trasmettere ai discendenti quei caratteri che li rendono più idonei; per i secondi vale la condizione opposta. Così la
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differenze individuali trasmissibili ai discendenti. È chiaro che se gl’individui di una specie fossero tutti identici, o se i caratteri per cui
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edizioni dell’Origine non aveva dato valore al principio lamarckiano della ereditarietà dei caratteri acquisiti, nella edizione definitiva ammette che
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caratteri. È evidente che questo è un problema fondamentale per l’evoluzione. Ma l’oscurità, ai tempi di Darwin, era completa. Nel suo libro sulle
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dimostravo come in senso puro anatomico spariscono ad uno ad uno tutti i caratteri differenziali fra l’uomo e le scimmie, dicevano: bravo De Filippi
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cioè vengono trasmesse ai discendenti, e, perdurando le condizioni che determinano l’intensificazione di quei caratteri che sono stati acquisiti, l
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alcuna importanza alla ereditarietà dei caratteri acquisiti in senso lamarckiano. Istituiti alcuni esperimenti per saggiarne la validità, ne trasse
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individui che ne differivano sensibilmente per alcuni caratteri, per esempio la statura (nana o gigantesca), la forma delle foglie, la colorazione delle
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Il mutazionismo può rispondere a molte delle critiche rivolte al darwinismo, e in particolare a quella che i caratteri non hanno valore selettivo se
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