del Seicento con il dualismo Caravaggio-Annibale e poco dopo, con accresciuta asprezza, con il dissidio tra il Bernini e il Borromini; e poiché il
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Il motivo del dissidio tra il Bernini e il Borromini è dunque la tecnica, e non soltanto nella documentata cronaca dei fatti. Il Bernini concepisce
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’impossibile. Come il Caravaggio, il Borromini è lombardo; come il Caravaggio, non ama Roma e ne diffida: è troppo facile, di fronte al dilemma di scelte
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Malgrado le insinuazioni del Bernini, il Borromini è tutto altro che un eretico: semplicemente non crede che la salvezza sia lì, a portata di mano
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È, quello del Borromini, uno spazio fatto «artificialmente» per quel tormento-delizia dello spirito che è nel Seicento la pratica ascetica: con una
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La tecnica del Bernini è guidata dall’immaginazione del possibile, quella del Borromini dalla fantasia dell’assurdo: il Bernini può chiamarla
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Volendo meglio precisare la divergenza tra i due maestri, si può dire che lo spazio del Bernini dimensione, quello del Borromini situazione. La
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, chi le consideri, di assumere un’attitudine dialettica e non di distaccato giudizio. I posteri non hanno dovuto scegliere tra il Bernini e il Borromini
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Così si spiega perché l’antitesi e la continua tensione tra la tecnica estensiva del Bernini e la tecnica restrittiva del Borromini siano anche
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Quando, nel 1646, Innocenzo X incarico Francesco Borromini di restaurare, per l’ormai vicino Giubileo del 1650, la chiesa-madre di San Giovanni in
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, ne affidò l’incarico ad un architetto che, come Borromini, studiava bensì criticamente l’antico, ma ignorava il culto del monumento e la cui
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È noto che la differenza sostanziale tra le due imprese consiste nel fatto che Borromini conserva, come dato storico ineliminabile, il perimetro e lo
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Virgilio Spada, elemosiniere segreto di Innocenzo e grande amico e consigliere di Borromini. D’altra parte, basta osservare come le pareti della navata
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Innocenzo X, il progetto di rinnovamento fu praticamente abbandonato e a Borromini non rimase che dedicarsi, con puntigliosa finezza, alla ricomposizione
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», l’operazione fallisca: e, con lo scacco di Borromini in San Giovanni, abbia principio il fallimento dell’aspirazione tipicamente cattolica e barocca
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dalla struttura: la forma nasce da un atto intellettivo, l’ornato da un atto di devozione. Borromini sta alla lettera del dettato papale: conserva lo
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figura rettorica, Borromini raffigura nell’ornato della chiesa la festa inaugurale della chiesa stessa, immagina che ad abbellire la «primitiva forma
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monumentalità berniniana. Borromini non imita i modelli classici, in cui pure la decorazione naturalistica era il particolare integrativo e quasi la
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Il terzo tema è quello che Borromini ha deciso per ultimo: le dodici edicole di marmi colorati in cui sono riutilizzare e quasi ostentate le colonne
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verticali scanalate delle paraste, altrettanti regolatori di frequenza della vibrazione luminosa. Il luminismo che Borromini voleva ottenere era
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Non soltanto a causa del fallimento dell’effetto idealo Borromini cerca di distogliere l’attenzione dalla navata centrale e portarla sulle minori: se
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luce, il Borromini ha concepito l’insieme del nuovo San Giovanni; e proprio l’elasticità del sistema (documentata dalle variazioni di ritmo nei vari
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L’itinerario di questi piccoli capolavori, ricostruito con perfetta analisi da Portoghesi, dimostra come Borromini, angustiato per l’incolpevole
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Caravaggio sosteneva che non v’è maggior difficoltà e merito nel dipingere figure che frutta o fiori; Borromini sembra voler dimostrare che l
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Pietro da Cortona era pittore ed architetto, il Bernini architetto e scultore, il Borromini soltanto architetto. Tra questi tre maestri si dibatte
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«contenzioso» o tormentato del Borromini, fosse quella del professionista studioso è confermato anche dalla carica, che ricoprì a partire dal '34, di principe
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urbanistica dell’architettura del Cortona, nettamente diversa da quella del Bernini e del Borromini. Il Bernini tende a sovrapporre in modo
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soltanto pochi anni prima, restaurando l’antica basilica di San Giovanni, il Borromini le aveva dato appunto un carattere di chiesa parata a festa dagli
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non d’immediata evidenza. Cinque anni prima il Borromini aveva concluso la costruzione di Sant’Ivo alla Sapienza, integrando la nuova chiesa ad un
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concezione della natura, il Borromini in una tecnica che rifletta una concezione religiosa della vita. Ma l’uno e l’altro, in fondo, mirano ancora ad una
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perfino la continuità dei frontoni e del cornicione. Quale relazione intercorra tra la facciata di Campitelli e quella del Borromini per S. Carlino
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natura, a uno spazio d’immagine o di visione, il Rainaldi non sente affatto il bisogno di trasformare, come il Borromini, la tipologia, il tradizionale
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diverso da quello del Bernini e del Borromini. Il Bernini procede per successive invenzioni formali, ciascuna delle quali implica quasi sempre le
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rispetto ad un momento teorico, dell’invenzione formale. La relazione di teoria e prassi era già stata superata dal Borromini con la riduzione del primo
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. Se poi si pensa alla diversa ma ugualmente impegnativa relazione dell’architettura del Bernini e del Borromini con lo spazio storico della città di
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tipologie: quelle, cioè, su cui si fondava la progettazione classica, fino al Bernini e allo stesso Borromini.
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(come quelli del Borromini) il tormento della ricerca formale, di un'idea inventiva che vuole realizzarsi sulla carta prima che nell’opera muraria. Sono
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impiegato i campanili laterali come elementi d’equilibrio e d’inquadramento visivo rispetto al volume della Cupola, e il Borromini, in Santa Agnese a
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