leggera fra i cespugli. Ritornata al muro non sa come risalire. Si rivolge ai due uomini e le rispondono che non hanno scale. Allora, contenendo la paura
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, non ai suoni suscitati dalle dita, ma al suono, inudibile, da cui scaturiscono quei suoni.
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dito rivolto ai sordi che per lui a quel punto eravamo prese a disegnare nell'aria figure ovali quadrate circolari soavemente unite tra loro da una
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La sera esce fumo dalla finestra della cella. Il soldato s'è dato fuoco ai vestiti. L'unifonne di lana non arde e intossica l'infelice.
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Eccoli di nuovo sulla porta di casa, ecco il ritorno dal viaggio della vita di un giorno. Tutte le ore canoniche: dalla Compieta ai Vespri trascorse
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Un rettangolo di cemento, con un Cristo sanguinante sull'altare di marmo screziato. I santi patroni ai due lati, su cattedre minuscole, bassi da
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Questo confondersi, che dovrebbe insegnarci quanto puerilmente siamo attaccati ai nostri nomi, mi ha ricordato di colpo il grande vetro - quasi un
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Adesso io starei qualche secondo in silenzio, pensando ai sassi.
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, calpesta anemoni e ortensie. Quindi ritorna ai suoi difficili sonni.
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membra, la vita è fredda e piena di sgomento, triste isolato debole mi sento vo' ritornare. Vo' ritornare ai banchi della scuola alla diuturna noia, alle
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aspettando ai camposanti, non ti mandan sorrisi innebrianti ?
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che l'Adamo indura; e l'altro silfide educata ai pudor della natura. Son mille secoli che i due chèrubi insiem corron la terra, fra rose e triboli, in
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goccie ai bruchi erranti? Alle bucce che dice il vento fioco? Oh nelle tombe scheletri grondanti, oh beltà, robustezze, a poco a poco scioglientisi
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, ma non amo la musica di chiesa. Ah per l'uom sventurato appeso ai chiodi, quel rimbombo di lodi al barbaro che in ciel tranquillamente dalla sua gente
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Albo signando lapillo. Egli aperse quel dì le sue finestre, guardò nel cielo e ringraziò l'azzurro; sorrise ai fiori e ringraziò i profumi, e disse
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, tu ti fai strano... oh dove, dove sono i dì volati, i dì che insieme viaggiavam lontano? Era in riva del mar, nel paesetto, in mezzo ai boschi...mi
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. E in mezzo ai santi, candido di fedi e di speranze il giglio fui; foglia a foglia mi han l'anima spartita... Ma una perla trovâr fra le mie spoglie
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Come è bella la sera in mezzo ai monti! Te ne ricordi?... ti ricordi quando si vagheggiava i rapidi tramonti, e tornavamo a braccio, e sussurrando
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, - di squallidi amor. L'astronomo, insetto dell'atomo errante, giungeva anelante - sull'ermo manier; e i bracchi annebbiavano, davanti ai camini, gli
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Quella notte davanti agli specchi della casa un fantasma passò; e ai ritratti dei poveri vecchi alzò il pugno, e gemendo parlò: - Siete teschi
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giovinetti, arche di lunghe lagrime, nidi di brevi affetti; cantate ai buoni spiriti qualche preghiera nuova che il vecchio giogo smova e che redima il vol
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steli, e piani e vertici, e rivi e cieli. Là, coll'orgoglio di due poeti, diremo ai Mèntori, diremo ai preti: andate al diavolo, non vi cerchiamo; siam
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abitò venti secoli il Calvario, e invan l'esausta vergine s'abbranca ai lembi del Sudario... Casto poeta che l'Italia adora, vegliardo in sante visioni
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Vorrei, fanciulla, esser nel tuo corsetto, e, come un serpe ai dì di luglio, in giri voluttuosi errarti intorno al petto: errarti intorno al petto, o
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ci basti il suo cor! Ai fischi del pubblico, del volgo al sorriso ci asconda quel piccolo suo vergine viso: se un ramo di lauro ci aspetta nel mondo
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appar nel piano interminato; solo un tempio romano, ove facella più di vestal da secoli non splende, e ai sacrifici l'augure non scende, innalza
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che sul misero guanciale rassegnati riposino i morenti, assopiti aspettando il funerale corona alle sciagure, e ai patimenti. Lasciateli coll'angelo
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; son come i fior che la rugiada imperla ai dì d'aprile. Versate, amici, il nettare divino! Bruna è la notte, e la face scintilla: spumeggi in cor
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rivedi i cavalletti che abbellano la tua stanza romita, e come lieto ai muri prediletti appendi la tua preda, al mar rapita! Poi come è dolce raccontar
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Quando muoiono i fiori ai davanzali, e quando i vetri la nebbia accarezza, e le rondini in mar battono l'ali, e del negro fanciul di val Vegezza il
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- Per la deserta strada, o viaggiatore, dove t'affretti ai raggi della luna? una madre lasciasti, il genitore e sposa e bimbi, per cercar fortuna? La
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al ciel! Quando il vecchio oceàno i vecchi amori lento alterna alla spiaggia, e stanco par: quasi amante assopito ai primi albori, e a cui men bella
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lattai dalle cascine, che la sera amoreggiano le fulve contadine, mentre ai bifolchi narrano, raccolti nelle stalle, l'ardor delle cavalle che trottano
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sempre uguale della scuola, che fin gli toglie il ricrearsi ai rai del sole agli ultimi anni. Indi guardando con occhio d'amore la stanza piena di
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divini, e i merli ai fiori e ai pampini frammisti sogno dei paesisti; così della tua luce, o Musa, un raggio, rapito al paesaggio, scenda sul viso alle
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gaia parola, e ripetendola in ritornelli scuciti e belli. Era una canzonetta che parlava d'amore, chiesto e richiesto ai petali d'un fiore: e un fior
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chino sul mio destino! Tu ancor mi adduci, solitario e mesto, alla chiesetta, all'ermo del colle, alle fontane, ai boschi queti, sacri ai poeti. Mi
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rugiada in grembo ai fiori, al par dei nostri amori, dileguano piangendo; e ogni calice olezza al par di una carezza. Amo la calma ascensïon di luce sulla
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cantine ai tetti al nascere d'ogni anno è un coro uguale; cantan l'atre galèe, cantano i letti dell'ospedale; il mondo intier canta alla Dea loquace! E
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, come, con mossa or vorticosa or lene, quel cocchio, in mezzo ai propilei di Roma, e notte e dì vagante. Era mirra? era nardo?... Al suo passaggio, ai
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goccie ai bruchi erranti? Alle buccie che dice il vento fioco? Oh nelle tombe scheletri grondanti, oh beltà, robustezze, a poco a poco scioglientisi
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, fulgido come i cherubi felici, tutto il cielo eran le vergini, tutto il mondo eran gli amici! Corse ai monti e sull'Oceano, fantasie di pellegrino
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. Bimbi, dei frutti dell'autunno amato memori ancora, e dell'ultimo grappolo dorato, sapete? è adesso che ai campi curvato il contadino esplora la vite
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: e ripenso ai misteri e a Quasimodo, bel campanile! Che l'Angelus tu pianga o canti l'Ave, canti e piangi d'amore: e fai pensare ai poveri e al
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l'oblio), voli il mio verso, Arrigo, ai versi tuoi! S'amin tra loro almen, se più non m'ami; se m'ami ancor, parlino insiem di noi come tu meglio
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, che affanni e sudor? Quando accanto all'aratro, che geme lentamente nei solchi girando, scorrerà, quasi ai pigri insultando, l'uragano del nostro vapor
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A ENRICO JUNK Della città, madre di inganni e toschi, sei stanco, amico, e aneli ai verdi boschi e a un po'di acqua corrente; a un po' di acqua
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, poveri illusi, come in un tempio l'onde ammaliatrici dei profumi diffusi, le care istorie degli anni passati!... Ai piè dell'Alpi, oltre il mare, avventure
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di convalli misterïosi accenti! Parlateci, o loquaci aure azzurrine, zeffiri palpitanti! Date novella a chi spera, a chi lagrima, ai delusi, agli
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te". Andrai con essa ai lidi dove si fanno i nidi dal tramonto all'albor; dove compendian gli attimi un secolo d'amor. Vedrai colline e valli di perle
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