quell'ora, nel salone di sotto, si giocava agli scacchi e al domino; i passeggieri che dormivano in coperta ricevevan gli amici nei camerini illuminati
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veliere svedese che veniva probabilmente dal Capo di Buona Speranza, il primo che incontravamo dopo Gibilterra. Per pochi minuti mi biancheggiò agli
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agli ultimi accorsi, e fece accorrer altri da ogni banda; tanto che in breve fu tutto un rimescolìo e un ridere dalle cucine al castello di prua. Ma un
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ad altro che agli affetti o agli interessi che avevan lasciati in Europa o da cui erano attesi in America, là, su quelle quattro tavole sospeso copra
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passeggiava fra il toscano imbronciato e il tenore radiante, tutta vezzi e sorrisi, ma con l'occhio attento agli altri due: stupita, si capiva, e
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sotto il castello di prua, uno strillar di donne, un saltar disperato a traverso ai rigagnoli agli schizzi, alle ondate, e un ruzzolare precipitoso per
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e faceva voltare il viso inquieto agli ufficiali: ed era per un cappello caduto in mare, o perchè un di loro s'era tinto il naso di nero, cadendo
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sincera commiserazione; e che ci dovevano considerare, noi europei, come una specie d'uomini nati vecchi, strascicantisi in mezzo agli avanzi tristi d'un
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sera imbaldanziva i circospetti e toglieva ogni freno agli impronti, se ne intravvedevano e se ne sentivano di quelle da far arrossire dei corazzieri a
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per fargli festa, uno stormo d'uccelli acquatici del Brasile venne a far tre giri intorno agli alberetti delle gabbie, e poi sparve. Non m'era mai
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, dove s'intersecassero canali smisurati, colmi fino agli orli; e si aveva l'illusione strana d'essere entrati in un continente metà terra e metà acqua
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La mattina dopo tutti si salutarono sul cassero con le stesse parole allegre: - Ancora tre giorni! - Siamo agli sgoccioli! - Dopodomani, dunque! - E
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roteavano intorno agli alberi. Quello veramente era un cattivo segno. Ma ciò che fece senso più che altro fu di vedere all'orizzonte, come sorto
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violentemente lo stato d'animo che dissimulano agli altri e a sè stessi. E allora fu una fuga disordinata e precipitosa a traverso al polvischio degli
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, spiccai un salto e m'afferrai agli spigoli dell'uscio, per guardar fuori, e vidi due o tre corpi umani moversi, tenendosi di qua e di là, a passi e
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uni sopra e a traverso agli altri, con le schiene sui petti, coi piedi contro i visi, e le sottane all'aria; viluppi di gambe, di braccia, di teste
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notare fra coloro che intendevan di valersi delle offerte del Governo argentino, il quale pagava le spese dello sbarco agli immigranti che lo
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in ogni parte fosse vissuto molti anni, e avesse esercitato tutti i mestieri. Diceva dei tiri scellerati che si facevano agli emigranti che avevan
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continuarono a mangiar senza sale. E anche I'idea che, arrivato in America, non avrei più avuto davanti agli occhi quello spettacolo miserando, mi
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acque minerali, di polveri e di pasticche, per riparare la mattina agli sconcerti gastrici prodotti dalle bevute del giorno. Ma oramai diceva che non
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agli splendori del firmamento. Eppure quasi nessuno guardava. Ciascuno di quei mille e settecento atomi viventi aveva dentro di sè una speranza, o un
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altri, - sciocchi, - che parevano smaniosi di ritornare alle fatiche e agli affanni d'ogni giorno, come se quelle tre settimane di navigazione non
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mirabilmente un fazzoletto da collo, che portava incrociato sul petto, tutto purpureo di rose e di garofani, che parean veri e fiammeggiavano agli occhi. E
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ripetè che amava l'Italia, perchè gli uomini come lui erano superiori agli odi dei governi, e che avrebbe fatto il possibile per conciliar gli animi degli
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formicolìo d'una folla affacciata agli spalti d'una fortezza solitaria in mezzo a una pianura senza fine. E riandando rapidamente quel viaggio di
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soggetto psichiatrico, da dar a studiare agli alienisti. Nel viaggio dell'anno prima, sul Fulmine, c'era uno degli ufficiali di bordo, suo amico, un
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d'acqua, con Ia bocca piena di sale. Per quest'accidente non potei fare che la mattina del nono giorno la mia prima visita agli emigranti. Ruy Blas
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serbassero ancora intatte le scaglie del dì della partenza. Ma trattenni dentro, osservandoli, ogni parola di rimprovero, poichè pensai agli emigranti tedeschi
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, dove avevan vissuto per settimane inzuppati d'acqua e patito un freddo di morte; e agli altri moltissimi che avevan rischiato di crepar di fame e di
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agli allettamenti onde l'arte ci attira, avrei mirato ad un’abbondante e circospetta analisi delle opere, e nella dicitura stessa sarei stato più severo
dinanzi ad un capolavoro, come necessario contributo agli studi, la critica odierna trapassa al 300 e al 400, ma non prolunga le sue investigazioni se non
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comune di Genova sollevarono un tal grido di meraviglia, che noi appena potremmo farcene un’idea languida, pensando, non agli entusiasmi nostri (chè di
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Guido nella sua giovinezza ebbe un periodo in cui si lasciò alquanto andare agli adescamenti della nuova maniera praticata da Michelangelo da
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testa. „ Se l’aneddoto è vero, Guido diede in quel giorno uno dei più salutari insegnamenti agli artisti, che spesso dimenticano la necessità di
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Milanesi, che se n’è valso in vari passi dei suoi commenti al Vasari. Ma che non può il rispetto cieco agli scrittori antichi? Ciascun di noi trovando in
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I seguaci di Raffaello, rispetto agli altri, videro nel loro campo quella maggior ampiezza e varietà che nel dar vita a soggetti differenti era stata
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pittorico, per alcuni accidenti stessi della vita, in ciò gli fu molto dissimile: non ebbe Raffaello. Agli auguri radiosi non risposero gli avvenimenti
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Togliete le coste agli spinaci, lavateli nell'acqua fresca, e dopo averli un poco sgocciolati, metteteli al fuoco in una pentola, che lascerete
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296. Agli spinacci.
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tutto per ridurlo come una pasta. Unite questo battuto agli altri ingredienti suddetti, aggiungetevi 10 grammi di pistacchi già scottati e pelati in
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, e cominciò a operare colla terribile inesorabilità del chirurgo che taglia fin che c'è male, senza badare agli strilli dell'ammalato. Beatrice
Cesarino Pianelli nei primi giorni di carnevale, per offrire agli impiegati di diverse amministrazioni e alle loro egregie famiglie il mezzo di
gli occhi sul quadrante dell'orologio e ve li tenne fissi come se facesse dei conti sulle ore. Vestita dell'abitino nero che aveva indosso agli esami
, ne scoppiava una o una e mezzo quasi ogni settimana, e non ci volle che la testarderia del chirurgo per resistere agli strilli, alle lagrime, all'odio
bella una scopa." "Ah brava!" gridò Paolino ridendo "tu paragoni una moglie a una scopa." "No, faccio per dire che non bisogna guardare agli accessori
grosso fuoco rossiccio, che andava languendo a poco a poco nelle linee lunghe dei tetti. Incontro agli ultimi bagliori del crepuscolo uscivano, si
pagliericcio agli orfanelli, quella stupida donna, quella maledetta donna, continuava a congiurare sotto mano contro di lui, non capiva bene in che modo
ai cani." Dopo la gran predica del cavalier Balzalotti si era persuaso anche di piú che a lavar la testa agli asini si butta via ranno e sapone. In
col Martini facessero una nuvola davanti agli occhi. Pensava a quel che egli avrebbe potuto dire, senza riuscir mai a mettere insieme due mezze
, sentiva il frastuono del carnevale e in mezzo agli strilli il dolore acuto, spaventevole, dei conti da rendere. "Ha detto che oggi non può ricevere