Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Andrea Chénier

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Illica, Luigi 19 occorrenze

(Maddalena accenna a sua madre che andrà ad abbigliarsi. – La Contessa l’accarezza e va ad esaminare se nulla manca anche nelle sale superiori.)

(Il presidente Dumas prende una nota e legge ad alta voce chiamando verso gli accusati: ad ogni nome l’accusato si alza spontaneamente, o è fatto alzare da un gendarme o da una carmagnola.)

(E salgono intanto tutti i condannati ad uno ad uno tutti, rassegnati, impassibili, calmi, quasi desiosi – Solo la Legray accasciata, le mani agli orecchi nel terrore di udire il suo nome, si impicciolisce e raggomitolata dietro la gradinata vi si nasconde.)

Gérard costringe suo padre ad allontanarsi con lui.)

(Il Maestro di Casa annuncia ad alta voce.)

(L’Abatino consegna ad un donzello la sua tazza.)

Andrea Chénier siede tutto solo ad un tavolino in disparte.

(Ma, ad un tratto, una voce debole frammezzo alla folla grida. È una vecchia.)

(Dalla porta, a un tratto violentemente aperta, escono, discendendo dalle scale, otto gendarmi, poi, in mezzo a soldati e carmagnole, ad uno ad uno seguono gli accusati. Ultimo è Chénier. Dopo, altri gendarmi: sono tutti armati di fucili e di pesanti sciabole. Gli accusati sono fatti sedere. Chénier rimane, in quella folla, solo, col pensiero lontano, come se tutto quell’apparato di tribunale, di giustizia, di soldati, di pubblico non lo riguardasse.)

(Ad un tratto, una donna scarmigliata appare correndo dalla via opposta a quella per la quale si è allora appena allontanato l’Incredibile. È Maddalena.)

Schmidt ritorna in fretta e va ad aprire. – È Gérard, e con lui è Maddalena. Gérard presenta le carte di permesso.)

Ogni slitta ha ad un lato un nobilissimo ed elegantissimo signore che poi premuroso ajuta a discenderne, porgendole il braccio, la dama che vi è dentro tutta avvolta in pelliccie, e della quale egli è il cavaliere.

Gérard vorrebbe stringergli la mano, scambiare un’ultima parola, ma le forze lo abbandonano e appoggiandosi ad una parete, si copre il volto colle mani e singhiozza.)

(Già è il dì – rulla il tamburo – la luce si espande – i soldati si radunano – prendono le armi e si schierano – Schmidt va ad aprire le celle. – A gruppi, impauriti, i prigionieri riempiono nell’aspettativa della carretta lo stanzone.

. – L’Abatino sta muto, gli occhi al cielo… ad invocarvi l’inspirazione.)

Tutto il torrente dell’Opinione pubblica è là ad aspettare l’idolo dell’opinione pubblica, la bussola del patriotismo: Massimiliano Robespierre.

(All’entrare di Fouquier Tinville la folla si restringe e lascia un gran passo libero allo «sterminatore pubblico» che entra con un gran fascio di carte senza guardare alcuno, in mezzo ad un profondo silenzio, e va a sedere al suo posto senza saluti, e, appena seduto, si sprofonda nella esamina delle sue carte, gli atti di accusa, prendendo rapidamente alcune note.)

La serra offre ora – sul finire di una giornata d’inverno del 1789 – un curioso aspetto; sembra un giardino colle sue statue di Bacco, di Flora, coll’altare di Minerva, ed è sala, talmente ovunque vi sono sparsi mobili – e, perfino fra vasi di piante esotiche, un clavicembalo Silbermann – ed è campagna, anche, verso l’estremo lato sinistro dove, per una mite e microscopica collinetta, aprentesi ai piedi in grotte da ninfe, su sale a una casetta rustica da latteria e pastorelle addossata ad un infantile mulino.

Corre questi e va ad offrire un mazzo di fiori, e Robespierre lo solleva e lo bacia. Le donne gli inviano sorrisi e carezze.

La Bohème

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7 occorrenze

(ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad un’idea che gli è balenata)

(siedono a tavola, fingendo d’essere ad un lauto pranzo)

Seduti avanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Doganieri. Dal Cabaré, ad intervalli, grida, cozzi di bicchieri, risate. Un Doganiere esce dal Cabaré con vino. La cancellata della barriera è chiusa.

(guidato dalla voce di Mimì, Rodolfo finge di cercare mentre si avvicina ad essa: Mimì si china a terra e cerca a tastoni; Rodolfo colla sua mano incontra quella di Mimì, e l’afferra)

Colline presso alla botte di una rappezzatrice, Schaunard ad una bottega di ferravecchi sta comperando una pipa e un corno, è Marcello spinto qua e là dal capriccio della gente.

Il Caffè è affollatissimo così che alcuni Borghesi sono costretti a sedere ad una tavola fuori all’aperto.

Intanto Alcindoro, con un paio di scarpe bene incartocciate ritorna verso il Caffè Momus, cerca inutilmente Musetta e s’avvicina alla tavola: il cameriere che è lì presso, prende i conti lasciati da Musetta e cerimoniosamente li presenta ad Alcindoro, il quale vedendo la somma, non trovando più alcuno, cade su di una sedia, stupefatto, allibito).

La Bohème

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5 occorrenze

(Ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad un’idea che gli è balenata.)

(Siedono a tavola, fingendo d’essere ad un lauto pranzo.)

Seduti avanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Doganieri. Dal Cabaret, ad intervalli, grida, cozzi di bicchieri, risate. Un Doganiere esce dal Cabaret con vino. La cancellata della barriera è chiusa.

(Guidato dalla voce di Mimì, Rodolfo finge di cercare mentre si avvicina ad essa: Mimì si china a terra e cerca a tastoni; Rodolfo colla sua mano incontra quella di Mimì, e l’afferra.)

Alcindoro, con un paio di scarpe bene incartocciate, ritorna verso il Caffè Momus, cerca inutilmente Musetta e s’avvicina alla tavola: il cameriere che è lì presso, prende i conti lasciati da Musetta e cerimoniosamente li presenta ad Alcindoro, il quale, vedendo la somma, non trovando più alcuno, cade su di una sedia, stupefatto, allibito.)

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