Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'adunanza delle associazioni cattoliche in onore di Sua Altezza Rev.ma Principe Vescovo

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Tali, o signori, furono gli impulsi, i presidi e gli indirizzi che promossero o accompagnarono l’opera del Trentino cattolico. Era naturale che gli uomini più colti ed illuminati del clero vi facessero parte, sapendo che «per un ecclesiastico, come scriveva il p. Weiss a Decurtins, il dovere più alto, la missione più savia è oggi quella di ricordare al mondo gli antichi principi della giustizia». Signori! Fra questi uomini che non esitarono sulla via da intraprendere e che vi camminarono sopra senza dubitare fu Mons. Celestino Endrici. Tutti ricordano l’opera sua ed era ben doveroso che tra le manifestazioni di gioia che accompagnarono la sua elevazione all’episcopato non mancasse quella delle nostre istituzioni. Esse ebbero il contributo delle sue cognizioni profonde, della sua mente vasta, e ciascuna volle esser qui rappresentata a prestare la sua parte in omaggio, ad esprimere la propria riconoscenza e il proprio attaccamento. E riconoscenza esprimono specialmente i giovani, i quali, se alle singole fasi dell’azione non poterono partecipare ne trassero però ammaestramenti ed entusiasmo di propositi forti. S’unisce qui dunque l’omaggio di due generazioni, e la generazione giovane che sorge ora, guarda con speciale fiducia al nuovo Vescovo che vi spese attorno tante cure. Ed io, o signori, se dovessi parlare in nome di questa generazione novella, di questo Trentino nuovo al quale vanno congiunte tante visioni e tante speranze, direi, che i giovani, venuti su quando il movimento cattolico era già iniziato, altro proposito non hanno che di accelerarlo, sulla scorta dei maggiori e sulle orme già impresse. Direi che essi oramai si sono fatti ragione dell’ora che corre, delle lotte fra scienza e fede, fra democrazia e democrazia, fra civiltà e civiltà e si sono chiesto se non occorresse sacrificare parte delle proprie energie individuali al grande ideale comune, alla riconquista di questo caro paese stretto fra le alpi, alla civiltà cristiano-latina. Eppure essi non si propongono lotte infeconde né divisioni evitabili, ma null’altro desiderano che l’azione cattolica, cresciuta ad albero maestoso, distenda i suoi molteplici rami sul paese tutto, affinché tutti gli uomini di buona volontà trovino conforto e ristoro alla sua ombra. Il programma dei cattolici è conservativo ad un tempo e progressista. Si trattava infatti se il trentino che i nostri avi hanno lasciato adorno di tanti monumenti di cristiana pietà, avesse a mantenere il suo carattere predominantemente cattolico, se a questa catena che ci ricongiunge con tante glorie del Trentino di ieri, dovesse aggiungersi l’anello dell’indomani, o per l’ignavia del nostro tempo dovesse venire interrotta. Ma si trattava anche di servire a questa gran causa antica con tutte le armi nuove, e i cattolici trentini lo fecero mettendosi al loro posto nella corrente dei tempi, seguendo l’esempio dei più avanzati fra i paesi cattolici. Ed era ed è ancora la loro parola d’ordine «il Trentino deve divenire ogni giorno migliore». Migliore anzi tutto in loro stessi, si ché le pietre che devono formare la gran fabbrica siano prima tagliate e compiute, affinché la Chiesa trentina, come il tempio di Salomone, s’innalzi maestosa, «senza che s’oda il rumore del martello». Amici! «l‘arco de’ gran guerrieri non si è ancora spezzato né i deboli si sono cinti in robustezza!» L’appello, del Vogelsang agli stati che abbracciassero una buona volta il Cristianesimo in tutta la sua portata storica, è rimasto senza eco, e l’opera della rivoluzione va compiendosi nei paesi latini. I confronti sono oltre modo istruttivi. Là ove i cattolici furono perla scuola neutrale di un Lodovico de Besse e per le idee dei giureconsulti cattolici senza una demarcazione netta, infierisce ora il leone che ha trovato la greggia dispersa e senza difesa, ma in Germania ove i cattolici lavorarono per il popolo sta il Centro come torre che non crolla, e lo spirito sociale del cristianesimo ricomincia a manifestarsi «negli statuti e nei regolamenti della città, nelle ordinanze e nelle leggi dei pubblici poteri». Ma in riva al Danubio il popolo organizzato in nome di Cristo fiaccò l’audacia del movimento Los von Rom! E riarmò il cristianesimo, apportatore di giustizia e di carità, e non prestò fede ai suoi nemici. Tali gli ammaestramenti dell’ora che passa, tali i confronti alla luce dei quali i posteri giudicheranno anche noi. E si domanderà se noi, invece di camminare nella luce, ci aggiraran nelle tenebre e se, invece di sorgere di buon mattino al lavoro, pieni di quella carità di Cristo, che cerca anzitutto la giustizia e ne prepara l’avvento, giacemmo inerti nella tiepidezza. Trentini! Ad ognuno di voi il quale cammina lungi dalle nostre vie, noi non rivolgiamo altra esortazione che questa: che sosti un momento ed osservi. Veda il male morale invadere le nostre città, le nostre borgate, le nostre valli; osservi come la miseria sociale spinga i figli di questa patria a rinnegare la madre antica. Osservi e pensi. Pensi alle glorie passate, quanto dolce risuonava l’unione di due nomi: Religione e patria! E volga lo sguardo all’avvenire, a quell’avvenire che egli desidererebbe grande ai nipoti. E poi non prosegua, non faccia un passo, senza avere prima preso una decisione. Sia questa degna del passato, meritevole dell’avvenire, sia una promessa auspicante la vita nuova del Trentino che verrà.

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