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{{63}}Nel capitolo precedente, ho esaminato il modernismo come fatto ecclesiastico e momento della storia della Chiesa; ed ho mostrato come esso, che da principio fu accettazione docile e fiduciosa di questa, in quanto istituto e dottrina, e tentativo di modificazioni esteriori, verso la cultura e la democrazia, per restituire ad essa nella vita e nella società l'influenza che andava rapidamente perdendo, dovesse poi, deluso dolorosamente nelle sue aspettative e premuto dalla logica immanente delle idee, volgere la sua critica verso la Chiesa medesima e finire con l'essere uno sforzo di superamento delle Chiese e di risoluzione di esse nella storia, interna ed esterna, dello sviluppo religioso.
Egli è passato per essa, portando nel suo animo il sogno e la speranza; non fu mai, non un momento solo, gesuita o cattolico per intiero, perché la ricerca non poté convertirsi mai in accettazione, anche se lottò a lungo e duramente contro una tenace volontà di accettazione.
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