Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accettazione

Numero di risultati: 20 in 1 pagine

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Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

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Toniolo, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Di qui la condanna fin d'ora di qualunque dettame angusto ed unilaterale, che vorrebbe limitare ad un esclusivo presidio o mezzo metodico la ricerca e dimostrazione della verità scientifica; mentre è nelle esigenze dello spirito umano di valersi di ogni argomento e riprova (ora diretta, ora indiretta) per rendere compiuta la conquista del vero, e più luminosa e facile la sua universale accettazione. Tutte le scienze, compatibilmente alla loro natura specifica, nella loro maturità dimostrano la cura, pari all'attitudine, di convalidare le loro indagini con ogni argomento di ragione, di osservazione, di sperimento, di analogia, di finalità (teleologica), di autorità scientifiche e di universale consenso (Augusto Conti).

Pagina 1.101

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

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Toniolo, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Così, escluso ogni contratto esplicito, il salario rimase determinato dalla unilatere assegnazione di esso da parte dell'imprenditore e dalla tacita accettazione di singoli operai che entrano in fabbrica, all'infuori di ogni mutua discussione di offerta e domanda preventiva, salvo di far valere poi terribilmente in nome della proclamata libertà di coalizione le pretese reciproche col mezzo meccanico, spesso violento, della serrata («lock-out») e degli scioperi («turn-out»). La storia dirà che il problema della giusta mercede del lavoratore, cui sono comminate divine sanzioni nella bibbia e nel vangelo, e che preoccupava dottori e filosofi nell'evo medio, nel secolo dell'operaio per eccellenza e in tanto rifiorire di leggi rimase fino ad oggi pressoché abbandonato all'anarchia e alla prepotenza. — Da ultimo si prepararono alcuni elementi di soluzione. In taluni paesi e Stati il regolamento di fabbrica si estende alle condizioni per la cessazione del lavoro,cioè a comprendere i preavvisi da ambo le parti. Il Belgio (1887) e la Francia (1900) introdussero in ogni stabilimento i «conseils d'usine ou d'atelier», eletti dagli operai con facoltà consultiva presso il padrone nelle questioni inerenti al regolamento. Oggi nuove e vive discussioni fra dottrinari e legislatori intorno all'obbligo di adire commissioni di conciliazione (dei «prudhommes»; probiviri) o anche di arbitrato,all'occasione di conditti per il salario, commissioni in forma libera già adottate in Gran Bretagna e Francia. E molto si parla e scrive oggi sul contratto collettivo di salario e sui modi di comporlo e guarentirne l'osservanza. Ma mentre i fatti precipitano in proposito, ancora timide e lente procedono le leggi. — Le quali piuttosto si volsero ad imporre altre provvidenze di Stato, che riguardano la organizzazione, la tutela, e la elevazione delle classi operaie, p. e. le unioni professionali, gli infortuni, gli istituti di previdenza, («le relèvement de l'ouvrier»), giovando al futuro contratto di lavoro,che frattanto rimane poco più che un voto. Ma della legislazione sociale, la quale si riferisce a tutti i rami della produzione e che si svolge parallela al crescere della crisi sociale-civile, non si può formare adeguato giudizio che nei temi finali dell'economia.

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La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400230
Murri, Romolo 8 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
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Pagina 114

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Pagina 135

Tutti coloro i quali seguono, con accettazione sincera e con umile e semplice rinunzia al proprio senso individuale, la parola divina che, una nelle varie coscienze, parla sia dal profondo di queste sia per la bocca degli uomini di Dio, debbono essere condotti a vivere questa loro esperienza religiosa nell'unità dei voleri e degli sforzi; possiamo anzi dire che i caratteri esterni e visibili di questa unità divengono, nel difetto di prove interiori sicure e di facile applicazione, la norma certa e necessaria della verità dello Spirito il quale anima i credenti: tutto ciò che o non apparisce nell'unità o non procede da questa o, anche fra dissidii apparenti e passeggeri, non conduce ad essa, a rinnovarla dove langue ed a renderla più intensa, non procede da Dio; poiché l'azione strettamente individuale è, appunto, individuale, e quindi cosa d'uomo e non di Dio. Molteplice nelle creature alle quali si indirizza, una nelle fonti, nello spirito, nella sostanza, la verità religiosa stringe le anime in una fede e in una società di credenti; noi non possiamo presentarci a questo Dio, che è il padre comune degli uomini, con una fede che fosse e volesse essere nostra propria, ad esclusione della fede comune e sociale, senza rinnegare l'azione divina nella storia e nella vita religiosa; la quale azione, indirizzata a noi come agli altri, ci si presenta pel tramite della tradizione e dell'organizzazione ecclesiastica; ne è possibile uscir da questa senza esporci al rischio di adorare e di seguire un Dio il quale sia fattura della nostra coscienza individuale. Questa unità della fede doveva quindi essere un carattere certo ed evidente della rivelazione evangelica; e la Chiesa deve avere le sue origini nella parola stessa del Cristo. Alcuni, preoccupati del carattere escatologico della predicazione di Gesù e dell'aspettazione d'un ritorno imminente di lui che essa aveva, senza dubbio, alimentato nell'anima dei primi credenti, dubitano che Egli vivente abbia, con espressa parola, organizzato i suoi fedeli in forma di chiesa. Ma la questione, pel compito {{180}}nostro presente, diviene quasi superflua, quando questi medesimi ammettono e sostengono che la società religiosa nacque come fatto spontaneo agli inizii stessi della verificazione storica della buona novella e che questa, creandosi negli animi le condizioni del suo sviluppo storico, li organizzò sin dal principio così vigorosamente in società di credenti. Altrove abbiamo anche esaminato un'altra prova della necessità di vivere collettivamente una dottrina ed una morale religiosa le quali siano credute provenire veramente dalla divinità, dall'assoluto. Tutte le manifestazioni esteriori e le documentazioni storiche di questa dottrina e di questa morale sono, nella loro fenomenologia, la quale fa parte in varia maniera di tutto il più vasto processo storico, soggette a critica ed a revisione; ma d'altra parte questa critica non può essere abbandonata ai singoli e deve avere un controllo, essere criticata a sua volta da un principio autorevole. Ora questo non può essere altro, nella realtà, che una comunione di credenti, alla quale i credenti singoli rimettano con deferenza il deliberare sulla fede comune; in altre parole, una Chiesa. V., in Cattolicismo e il pensiero moderno, il capitolo il cattolicismo e la critica.

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Facciamo ora un secondo passo nell'esame della nostra esperienza religiosa nel cristianesimo: e vediamo che cosa importi innanzi tutto per la nostra coscienza e per la vita morale che procede da essa questa accettazione del nostro essere da un potere divino e centrale, dal quale esso, come tutto ciò che cade sotto la nostra conoscenza, ha origine; e non è dubbio che questa prima e più importante posizione della religiosità in atto nella nostra coscienza debba essere, se coglieremo nel vero, il primo e più universale e più evidente insegnamento del Vangelo, l'essenza stessa di questo.

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Quel che nella morte passa, se l'anima vi ha rinunciato e vi rinunzia, sono le colpe della giovinezza, gli eccessi del senso, gli errori varii dell'animo agitato e condotto dalle passioni: ciò che rimane è la fede, la pia fiaccola che rischiarò la vita e che sta per spegnersi, non nelle tenebre, ma nella pienezza della luce, è la speranza, argomento dei beni che oramai appariranno, è l'amore: e l'amore è adorazione, accettazione volente del supremo sacrificio, offerta pia, invocazione ansiosa, dolore, gioia, per l'attesa dello sposo che viene. La Chiesa rievoca al morente la vita trascorsa perché egli rinneghi ancora quello che fu male in essa, consacri il bene voluto e fatto, in un'ultima accettazione; essa raccoglie intorno a lui le preghiere della società dei credenti, di coloro che giunsero, di coloro che attendono, ma di là, di coloro che attendono, di qua: essa fa scorrere nelle membra di lui l'olio soave che monda e deterge e invigorisce.

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Noi tuttavia non percorreremo né l'una via né l'altra, appunto perché l'una e l'altra sono le vie degli apologisti; e prenderemo della fede non l'elemento intellettualistico e rappresentativo, ma l'elemento morale; quell'assentire cioè ad essa, quella accettazione di certe dottrine e di certi fatti creduti come di norme della vita, quell'abbandono per cui appunto la fede è “sostanza di cose sperate”, ossia principio di speranza e di volere religioso.

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Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Pagina 184

Gesù contemporaneo

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 179-211.
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Pagina 183

Per l'autonomia politica dei cattolici. Democratici e Cristiani

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 56-72.
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Clericale non è l'uomo che abbia una fede o che regoli secondo essa la sua vita; perché in tal caso tutti saremmo clericali, regolando ognuno su principii accettati più o meno per autorità e incapaci di controllo e di rigorosa dimostrazione scientifica la propria vita morale: né è clericale colui che di questa sua fede, con la parola o con il render servigii di vario genere a quelli dei quali intenda guadagnarsi la simpatia e la fiducia, cerca indurre in altri il convinci¬mento sincero: ma clericali, a qualunque o scuola o partito o confessione appartengano, chiamiamo quelli che la fede, la quale è oggetto di accettazione libera e volontaria e quindi di pacifica persuazione, ed ispiratrice di quegli interni movimenti del volere dei quali l'uomo non deve render conto che a Dio, convertono in strumento di dominio, e vogliono insinuare od imporre con mezzi estranei ad essa e con coazione morale o fisica di vario genere, ricorrendo od aspirando, per imporre questa fede medesima, al potere politico ed all'alleanza con esso; mediante la quale alleanza, in cambio di certi servigi resi, si pretendono altri servigi, diretti appunto ad isolare od a coartare le coscienze, per uno scopo non di salute spirituale ma, comunque, di dominio. (Esigere dallo Stato il rispetto della libertà, e dell'attività religiosa, e patteggiare con esso per questo, è ufficio della Chiesa e diritto suo). Noi chiamiamo quindi clericale colui che dai suoi dipendenti in economia esige una condotta religiosa conforme ai suoi interessi o alle sueopinioni, colui che con mezzi violenti ed astuti perturba l'opinione altrui religiosa, o chi per imporre determinati sistemi e determinate credenze si serve, o vuol servirsi, dell'autorità dello Stato, facendo violenza alle coscienze, o chi limita. contraddicendo all'evangelo, il proprio interessamento a quei della sua stessa fede, considerando gli altri come nemici e trattandoli senza. amore; chiunque, in una parola, non avvertendo che la fede è volontaria accettazione interiore di certe verità religiose e morali, intende sostituirsi a questa spontaneità interiore, traendo altri, con mezzi violenti e coattivi, a quell'accettazione medesima, per scopi che non possono quindi essere spirituali ed ispirati dall'amore cristiano. Il quale proposito apparisce poi essere assurdo; sicché l'ovvio effetto del clericalismo non può essere se non quello di provocare una più vivace reazione dagli animi liberi e di condurre invece gli animi timidi e vili a mentire con l'atto esterno la fede del più forte ed a rinunziare ad ogni spontanea attività dello spirito, ponendosi passivamente nelle mani dell'interessato patrono di una fede, il quale muta così il ministero spirituale in un vero e proprio dominio.

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Appendice

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 246-263.
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. - Le adesioni individuali verranno inviate direttamente al Segretariato della Lega, il quale delibererà sulla loro accettazione. È ammesso 1'appello al Consiglio Direttivo.

Pagina 251

La nuova politica ecclesiastica

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Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 149-165.
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Pagina 151

Pagina 160

La religione cattolica apparisce bensì ad essi come società, e società necessaria, e quindi di doverosa accettazione; ma questa accettazione è, di per sé stessa, incompatibile con la coazione, appunto perché essa deve essere un atto di volontà, una rivoluzione e un rinnovamento interiore. Il concetto dello Stato laico è lungi dallo spaventarli, poiché esso non significa già che le azioni umane, in qualsiasi campo, non debbano sottostare a delle norme etiche liberamente accettate, e quindi anche essere informate, nell'interno della coscienza di chi le compie, da una visione e da un senso religioso della vita, ma significa solo che, l'attività dello Stato essendo inseparabile dagli interessi di coloro che sono giunti ad impossessarsi dei suoi meccanismi, e mirando a porre il diritto come pura norma formale, per sé, dell'opera esteriore dei cittadini, le più alte epiù universalmente umane esigenze delle coscienze, non solamente non devono esser poste sotto la sua tutela, ma devono anzi esser messe gelosamente in salvo dal prevalere delle maggioranze o dall'interessato controllo e patrocinio dei poteri politici.

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La Democrazia Cristiana in Italia

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 62-90.
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{{63}}Nel capitolo precedente, ho esaminato il modernismo come fatto ecclesiastico e momento della storia della Chiesa; ed ho mostrato come esso, che da principio fu accettazione docile e fiduciosa di questa, in quanto istituto e dottrina, e tentativo di modificazioni esteriori, verso la cultura e la democrazia, per restituire ad essa nella vita e nella società l'influenza che andava rapidamente perdendo, dovesse poi, deluso dolorosamente nelle sue aspettative e premuto dalla logica immanente delle idee, volgere la sua critica verso la Chiesa medesima e finire con l'essere uno sforzo di superamento delle Chiese e di risoluzione di esse nella storia, interna ed esterna, dello sviluppo religioso.

Che cosa fu il modernismo?

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
  • Politica
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Egli è passato per essa, portando nel suo animo il sogno e la speranza; non fu mai, non un momento solo, gesuita o cattolico per intiero, perché la ricerca non poté convertirsi mai in accettazione, anche se lottò a lungo e duramente contro una tenace volontà di accettazione.

Pagina 14

Da un Papa all'altro

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1905
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 30-55.
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Pagina 36

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