Coloro i quali non riconoscono Gesù Cristo Dio cadono per ciò stesso e necessariamente nel campo del più stretto relativismo religioso: poiché se egli fu solo uomo forse si ingannò, forse fu vittima di qualche sua illusione soggettiva; certo, se egli fu solo uomo, non poté uscire dal fenomenismo della coscienza religiosa svolgentesi secondo le condizioni dei tempi e dei luoghi, poté presentarci un aspetto e un momento della coscienza religiosa, come altri genii religiosi ce ne presentarono altri aspetti ed altri momenti, ma non interpretare l'assoluto e l'eterno della coscienza religiosa; la sua opera, quindi, opera puramente umana, per quanto favorita da eccezionalissime condizioni, è pur sempre soggetta alla revisione ed alla critica della scienza e della coscienza umana; ed ogni uomo ha il dritto e il dovere di accettarla, non quale essa è, ma nei limiti e nella misura che essa si adatta alle sue idee ed alla sua coscienza. E, in altre parole, ciò vuol anche dire che la coscienza religiosa dell'umanità, abbandonata a sé stessa, si avvolge nella cerchia insuperabile delle proprie concezioni soggettive, e che l'opera di Dio nella storia e nelle anime non ha in nessun uomo e in nessun caso il sigillo di ciò che è assoluto e divino ed eccede visibilmente i limiti dello spazio e del tempo. Se dunque Dio vive ed opera nell'umanità, e la via che conduce la coscienza umana a lui è la via buona e sicura, Gesù Cristo è Dio; negata la divinità di lui non solo il cristianesimo, ma ogni religione positiva, ogni certezza del divino si risolve nell'errore di anime vaganti per i campi delle loro creazioni.
Pagina 168
Pagina 184
Paterno é solo confortare chi soffre e dare alla sua sofferenza, fatta moralmente necessaria dalla malvagità degli uomini, dal processo storico del bene, un valore e un significato religioso, accettarla come strumento di redenzione, mutarla di necessità ineluttabile, per il buono che non vuoi cedere e farsi vincere dal male, in libertà, in affermazione vittoriosa di bene.
Pagina 198
Esso non ha per sé né il popolo, né l'ingegno, né la legge: quest'ultima può anche accettarla da un momento all'altro ⸺ e sembra ora disposto ad accettarla ⸺ ma quando 600 milioni di beni sono già irremissibilmente perduti e quando il rifiuto ha prodotto nell'opinione pubblica tutti i suoi effetti dannosi. E intanto, come abbiamo visto, ai danni ed ai pericoli della separazione e della resistenza alla legge si aggiungono, inosservati ora, ma tali che appariranno molto gravi fra poco, i danni ed i pericoli — in qualche senso anche maggiori, poiché intaccano i capitali di energie viventi ⸺ di una crisi intellettuale e discordia profonda di tendenze nel seno stesso del cattolicismo. Il pessimismo del quale io parlavo precedentemente sembra quindi, anche sotto questo aspetto, giustificato.
Pagina 229