Signori, io confesso che ho provato sempre qualche ripugnanza a che i beni degli enti religiosi soppressi fossero deferiti alla Santa Sede: mi è parso che noi avremmo compito con questo sistema un'opera di accentramento verso il Pontificato, opera che esso nel corso dei secoli ha più volte tentata, ma invano. Mi è parso che noi avremmo, senza utilità, distrutto degli enti piccoli che sono pur sempre sotto la potestà della legge comune, per riuscire ad accrescere la potenza di un ente già fin troppo grande. Mi pareva poi che noi avremmo fatto un'opera non seria, regolando in maniera l'esplicarsi delle nostre leggi, che l'esecuzione ne avesse a dipendere dalla volontà e dal concorso di altri, i quali potessero, a voglia loro, renderle frustranee ed inutili.
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