Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il discorso dell'on. Degasperi a Milano

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

L’oratore accenna in argomento alle note direttive del partito e ricorda come sotto il ministero Bonomi in una seduta della Camera l’insistenza colla quale i popolari richiedevano che, a proposito del progetto di riforma burocratica, il ministero elaborasse anche delle proposte per il decentramento istituzionale degli enti locali incontrasse il disinteresse o la diffidenza anche dei partiti di maggioranza. Non c’è bisogno di dire come le direttive di governo si siano svolte poi in un senso antitetico. La riforma amministrativa Acerbo reca un decentramento amministrativo entro gli organi dello Stato ma nega ogni maggiore autonomia alle provincie e non conosce le regioni. Avviene così nelle nuove provincie che, mentre col nuovo ordinamento si va approssimandosi all’organizzazione statale propria allo Stato austriaco (sotto—prefetture eguali a capitanati distrettuali), vi si demoliscono quelle autonomie locali che di tale organismo burocratico erano l’indispensabile contrappeso, fornito dalle forze elettive. L'oratore accenna ancora all’insuccesso ottenuto nella lotta per la rappresentanza proporzionale e finisce: «A giudicare dagli effetti immediati noi dovremmo concludere come quell’imperatore romano che, accorso dall’estremo lembo dell’Asia, per difendere l’ultima frontiera della Gran Bretagna, essendovi sorpreso dalla morte, diceva sconsolato al suo centurione: Omnia fuit; nihil expedit».

In un ambiente sereno

387816
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Accenna in questo nesso al socialismo agrario: ed alla tassazione del plusvalore del suolo. Altra causa: il rincaro delle abitazioni e l’aumento del valore delle aree di costruzione. C’è dell’ingiustizia in questo rincaro in quanto che le case nuove, fornite di tutti i comodi, d’aria e di luce, fanno base per il prezzo dei quartieri vecchi. Ma una delle cause che dobbiamo accettare tutti è quella che si riferisce agli aumentati bisogni. Il conferenziere la rende evidente con un esempio praticissimo: «Entrate in un’osteria di montagna buttata lì alla vecchia: con poco vi sazierete. Entrate invece in un hotel, e qui dovrete spendere il doppio per sfamarvi: ma qui però avrete tutto quel comfort che corrisponde all’igiene, al progresso. Il progresso dunque è per se stesso una causa del rincaro. Altra causa è nell’essenza del sistema capitalista liberale. Esso s’ispira alla teoria della libera concorrenza. La base è errata. Non meno errato è il sistema socialista. Questo combatte, è vero, il sistema liberale; ma in nome di principii materiali. Invece la base di tutto dovrebbe essere il principio morale. E qui si riaffaccia più imponente che mai la questione sociale. Nel sistema economico si dibattono le grandi questioni morali». L’oratore fa qui un appello ai giovani per lo studio della questione sociale e per la rinascita dei nostri studi. Il conferenziere passa quindi a parlare della questione del rincaro nei rapporti del parlamento, riassumendo il dibattito e spiegando l’ultima votazione.

I risultati del congresso

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

L’oratore accenna a questo punto alla fraterna e sapiente collaborazione data al congresso dagli amici di Verona, Milano, Torino. I trentini sanno in quali condizioni estremamente difficili si combatte laggiù e tanto più vivo quindi è l’augurio che riesca ai loro sforzi di rifare l’Italia tutta cristiana (applausi). Dicano laggiù i nostri amici, dicano laggiù nei comizi e nei congressi che noi trentini posti quassù fra le Alpi a difendere le grandi tradizioni della civiltà cristiana e latina ed a battagliare giornalmente per le nostre stesse condizioni d’esistenza, abbiamo compreso il grande dovere impostoci dalla Provvidenza e dalla Storia e facciamo ogni sforzo per adempierlo (grandi applausi). Ed altri amici che ritornano verso il Nord dicano pure anche lassù che chi vede in noi un pugno di sciovinisti imbevuti di fanatismo di razza, mal ci conosce. Dicano esser nostro vivo desiderio che fra i cattolici dell’una e dell’altra nazione sia tregue e che nessuno cerchi il predominio sull’altro, ma che la democrazia cristiana di tutte le nazioni marci verso quel giorno in cui — sovra tutti — regni ed imperi Cristo sovrano (uragano di applausi).

I comizi di Fiemme per la ferrovia. L'adunanza di Carano

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Circa la posizione dello stato accenna alle trattative fatte dal dicembre 1911 per una graduale attuazione del compromesso di Bolzano, alle insistenze per l’avisiana o almeno per la Lavis-Grumes, fino alle recise dichiarazioni ministeriali per l’attuale proposta Egna-Predazzo (Moena) e Lavis-Cembra. Enumera in fine le trattative dietali e l’ultima proposta Pinalli per la Lavis-Cembra, concludendo che da questi tre fattori nessuno sforzo valse a ricavare una proposta che s’avvicinasse di più della presente all’ideale ch’era il compromesso del 1909. Accennò poi rapidamente agli improvvisi voltafaccia, sopravvenuti nell’ultima fase ed al radicalismo che dopo le fallite trattative per la Lavis-Grumes riprese vigore sfogandosi in attacchi violenti, in accuse di tradimento ed in ingiurie contro i deputati popolari. L’oratore rileva qui che, quantunque avesse potuto come tanti altri lavarsi le mani della vertenza, approfittando della confusione creata ad arte in Fiemme e salvarsi così da tutte le ire sollevatesi contro di lui, ha preferito attenersi logicamente e serenamente alla voce della sua coscienza, all’imperioso dovere di rappresentare gli interessi che gli elettori gli avevano affidato. La tattica stessa del resto dei dissenzienti e degli avversari che, malgrado le proclamazioni, si addimostrò semplicemente negativa, conferma la bontà della sua condotta. L’osservazione sempre più attenta della vita di Fiemme gli conferma sempre più che la ferrovia di Egna non porta al carattere nazionale della valle alcun pericolo, ch’essa rappresenterà anzi un progresso sulle condizioni presenti, convinzione questa condivisa anche da molti liberali nazionali della valle e fuori. Riguardo alla parte finanziaria ricorda ch’egli già nella seduta del consesso nel luglio 1912 ha dichiarato di non essere compito dei rappresentanti politici di assumere responsabilità di sorta. Il preventivo venne fatto e riveduto dai rappresentanti del ministero e ad essi spetta ogni responsabilità. Certo ch’esso sarà più attendibile di quello delle altre ferrovie trentine costruite, poiché dell’esperienze fatte in queste si è approfittato nel calcolare il costo della ferrovia di Fiemme e di Cembra. Quello che va assolutamente escluso è che la Comunità sia tenuta a contribuire al pagamento di eventuali sorpassi. Anche riguardo al contributo della Comunità ed al conguaglio dei singoli comuni per questo contributo, il deputato si è tenuto estraneo, favorendo solamente, com’era suo dovere, il piano di venire a trattative che tendevano ad un accordo fra i comuni, le quali però vennero condotte senza la sua collaborazione. Termina il suo discorso, ascoltato con grande attenzione, dichiarando che fino a tanto che i suoi elettori gli continueranno il mandato, lo eserciterà, seguendo i criteri che lo hanno inspirato fino ad oggi. A questo punto l’avv. Rizzoli domanda se, quantunque di Cavalese, possa avere la parola. L’on. Degasperi gliela concede, pregandolo però d’essere breve, perché alle 4.30 ha indetto un comizio a Moena e sono già le 3.15. L’avv. Rizzoli si rivolge ai presenti dicendo che l’oratore ha svolto i suoi criteri politico-nazionali, ma che è sorvolato su quello che più importa a noi fiemmazzi, cioè alla questione finanziaria. Il contributo domandato alla valle di Fiemme è troppo forte. Perché nella valle di Cembra i comuni pagano solo 120.000 corone su 4 milioni di spesa preventivata, mentre Fiemme deve pagare quasi 2 milioni su 9 milioni e 300.000? Vedano i deputati di far usare una misura più equa di giustizia. Riguardo ai sorpassi, il deputato se ne è lavato le mani, ma intanto la Comunità una volta ingaggiatasi con un dato percento nell’impresa ferroviaria, dovrà pagare anche i sorpassi eventuali in concorrenza e così forse il contributo dei fiemmazzi potrà arrivare a 4 o 5 milioni. Come si farà a caricarsi di tali debiti, quando il bilancio della Comunità non è punto florido? E tutti questi sacrifici si dovranno fare per alcuni osti e per il comodo dei turisti che passano attraverso la valle per recarsi agli alberghi di montagna! Calcola che cosa dovrà venire a pagare il comune di Carano, dice che Cavalese, se la cosa andrà come vuole la maggioranza dei comuni, verrà a pagare circa 330.000 cor. In quanto al conguaglio degli altri comuni è vero che Predazzo promette delle rifusioni a destra e a sinistra, ma Predazzo, che è il comune più in miseria della valle, in realtà se ne rifà aumentando le addizionali che andranno a cadere sui censiti di tutta Fiemme. L’avv. Rizzoli dichiara quindi di non poter approvare il contegno del deputato e d’invitarlo invece a studiare un’altra proposta, che sia meno gravosa per Fiemme. L’on. Degasperi risponde assai felicemente, interrotto spesso da applausi. Altamente si meraviglia che l’avv. Rizzoli chiami in confronto il piccolo contributo richiesto ai poveri comuni di Cembra. Se lo facesse un censito di Moena e pretendesse che i danari destinati alla Lavis-Cembra venissero invece dedicati alla Predazzo-Moena, nessuna meraviglia! Ma che faccia tali confronti un antesignano del partito liberale nazionale, un parteggiante per la ferrovia di Cembra, muovendo quasi un rimprovero ai deputati di avere strappato al governo 4 milioni per un tronco dell’avisiana, questo gli sembra inconcepibile. È dunque vero che certi avversari per combatterci ricorrono ad argomenti contraddittori secondo gli uditori che li ascoltano: che a Trento gli amici dell’avv. Rizzoli ci chiamino traditori perché non abbiamo saputo ottenere l’avisiana fino a Grumes, cioè un tronco dell’avisiana per 6 milioni, che in Fiemme invece ci accusano d’aver favorito Cembra con 4 milioni, a spalle dei fiammazzi. Che dire poi del concetto che mostra oggi avere l’avv. Rizzoli d’una congiunzione ferroviaria? È strano che un rappresentante della coltura e del progresso dipinga ai contadini una ferrovia, come se si trattasse precipuamente di quattro osti e dei turisti. I forestieri passano anche oggi in automobile, ma la ferrovia deve servire anzitutto ai fiammazzi, alla loro importazione ed alla loro esportazione. Ma non fu proprio il D.r Rizzoli che parlò sempre del necessario progresso d’una ferrovia, e che eccitò la comunità a votare un milione e mezzo in azioni di fondazione per la ferrovia del compromesso? Forse che allora si poteva sperare in una rendibilità! In quanto ai possibili sorpassi, non è vero che la Comunità sarà chiamata a pagarli in concorrenza. La Comunità dà alla ferrovia non un percento della spesa, ma l’importo fisso di un milione in azioni di fondazione e 800.000 di priorità. Ma com’è del resto che tutto codesto pessimismo pervadeva l’avv. Rizzoli proprio in questo caso negli archivi della Comunità stanno parecchi progetti di finanziazione ma più pericolosi, o almeno altrettanto gravosi al suo patrimonio, incominciando dal conchiuso di finanziare e costruire da soli la Molina-Moena o la S. Lugano-Moena e terminando alle proposte del 1909. La proporzione dei pesi che vengono a gravare sui singoli quartieri e sui singoli comuni è cosa che riguarda i rappresentanti amministrativi e comunali di Fiemme, non il deputato politico della valle. Se Cavalese dovrà, come dice il D.r Rizzoli pagare troppo e non in proporzione, saranno responsabili quei rappresentanti di Cavalese che non hanno voluto sapercene di trattare con gli altri comuni, e nessun altro. Come poteva il deputato al Parlamento sapere che in Fiemme sorgerebbe a proposito del contributo ferroviario la questione della ripartizione di esso fra i comuni che sono rappresentati nel consesso. Nessuno, ch’egli sappia, ne parlò mai quando si trattò di altre finanziazioni ferroviarie, né quando si votò il milione e mezzo per il compromesso e nessuno gliene scrisse fino alla votazione dell’anno scorso. La questione scoppiò dopo, come altra volta scoppiò la questione vicinale, come sempre perché si ricorra a complicare col problema della comunità la questione tramviaria. Ma è ora una volta che anche in Fiemme le questioni pubbliche si trattino con maggiore sincerità e le si affrontino a visiera alzata ed alla luce del sole. L’oratore termina fra grandi applausi, scusandosi di dover chiudere, per recarsi a Moena. Il maestro dirigente Ciresa propone alla votazione un ordine del giorno nel quale Si proclama il volere di Fiemme di avere... prima attuata la ferrovia, si plaude ai rappresentanti del consesso… comuni che hanno votato in favore, si fa appello alla deputazione, perché promuova la definizione della vertenza, si fa un caldo ringraziamento all’on. Degasperi ed ai deputati della valle e fuori che lavorarono per la ferrovia di Fiemme e si riconferma loro la più ampia fiducia. La risoluzione è votata fra segni di approvazione e la gente esce commentando vivamente. L’impressione nel paese, non avvezzo ai contraddittori, è grande e del tutto favorevole al nostro deputato.

Il grandioso convegno di Ala

387897
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

L’oratore accenna infine all’aspra campagna personale che si fa contro tutti i capi del movimento nel «Contadino». È un continuo tentativo d’intimidazione e di demolizione. Ma quando abbiamo preteso, chiamandovi cattolici nella vita pubblica di presentare le nostre persone come modelli da imitare? In chiesa recentemente abbiamo cantato il Miserere. Vengano i signori leghisti, e noi siamo pronti a rimetterci in ginocchio assieme a dire Miserere di noi o signore, secondo la tua grande misericordia. Ma quando si rialzeranno chi darà loro il diritto di coprirci di contumelie e di accuse? Chi siete voi che volete coprirci di pietre? Discutiamo di principi non di persone. L’oratore termina con un caldo inno alla democrazia cristiana e al rinnovato sforzo che tutti compiamo per la sua vittoria. Un uragano d’applausi scoppia nella grande assemblea.

Il popolo trentino, plaudente alla redenzione, reclama il diritto di decidere sui proprio ordinamenti interni

387925
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

L’oratore accenna qui alle conseguenze previste dal Tolomei per gl’istituti provinciali (bilinguità) ecc. per concludere che la questione è troppo grave, troppo decisiva, perché possa venir abbandonata alla decisione di un decreto reale o di pochi consultatori. Il popolo ha assolutamente diritto di dire la sua parola. Non possiamo quindi accettare il provvedimento escogitato dal governo e contro di esso protestiamo. E allora, come si potrebbe risolvere la questione di provvedere in forma legale e non con disposizioni eccezionali al definitivo assetto del nostro paese? Secondo l’oratore ci sarebbero due mezzi: O aspettare un po’, fin che, approvata la riforma elettorale e fatte, con la partecipazione delle terre redente, le elezioni politiche, il nuovo parlamento risolva la questione in via legislativa, alla presenza dei deputati della regione (è ciò che fu promesso all’Alsazia-Lorena). Questa soluzione ha con sé lo svantaggio di un forte ritardo. O indire sollecitamente le elezioni del consiglio provinciale in base al suffragio universale uguale, diretto e proporzionale e dar modo al nuovo ente di decidere, in veste diciamo così di costituente, sul riassetto della provincia. Si potrebbe obbiettare che, per indire le elezioni provinciali a sistema proporzionale, occorrerebbe un decreto reale o del comando supremo, cioè uno di quei mezzi eccezionali che noi deploriamo e deprechiamo. È vero; ma di fronte a una situazione così complessa e delicata, è preferibile far uso per una volta sola di un rimedio di eccezione che tronchi definitivamente la lunga teoria dei decreti e delle ordinanze, anziché perpetuare tutta una struttura assurda politicamente e amministrativamente, dove un’accolta di burocrati dovrebbe assumersi in realtà non solo l’amministrazione statale, ma anche quella provinciale e comunale. Infatti come e quando arriverete voi altrimenti a reintegrare le autonomie locali? L’oratore dice di non voler addossare colpe specifiche e particolari su nessuno; è anzi disposto ad ammettere che al governatorato, al ministero e persino al segretariato generale per gli affari civili si sia animati della più grande buona volontà a nostro riguardo. Ma non si può non convenire che con siffatti metodi e sistemi, che assolutamente non vanno, si ingenera una grande sfiducia nella popolazione e si agevola la diffusione delle tendenze ultra radicali, che si manifestano col sovietismo - la cosiddetta «infezione asiatica» - il quale è possibile, oggi, principalmente perché si mantengono le masse sempre lontane dalla cosa pubblica.

Il nuovo governo civile e le nostre autonomie

387942
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

A questo punto l’oratore accenna che parallelamente alle trattative fatte dal partito popolare italiano, anch’egli rendendosi interprete dei suoi amici politici ha cercato di ottenere delle spiegazioni e delle informazioni precise sulle direttive, che dovranno seguire i nuovi governatori. La Libertà ha scritto che s’era recato a Roma a intimare il vade retro Satana, all’on. Credaro. No - esclama l’oratore - non dissi vade retro, ma non dissi nemmeno, se m’è lecito mantenermi sul terreno delle citazioni bibliche: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum (ilarità). Ma francamente e lealmente abbiamo chiesto al capo del governo quali erano le sue intenzioni e le sue direttive, esponendo lo stato d’animo delle nostre popolazioni, che aveva provocato preoccupazioni e proteste. E quando l’on. Nitti, dichiarando che l’on. Credaro non è massone, ha tenuto a correggere l’opinione che si ha in Italia di lui, gli abbiamo risposto che noi ultimi venuti in Italia troviamo situazioni ormai compromesse e fame fatte indipendentemente dal nostro contributo, e che è su questi elementi che noi e il popolo nostro dobbiamo fondare il nostro giudizio; che ad ogni modo le intenzioni direttive e di imparzialità che il governo assicura voler attuare dai nuovi governatori, se rese pubbliche, potrebbero attenuare almeno l’impressione che la nomina doveva fare. L’oratore si è incontrato anche con l’on. Credaro, il quale ha ripetuto le dichiarazioni di Nitti nel senso di voler venire nel nostro paese semplicemente come rappresentante dell’Italia e non come uomo di parte. Speriamo - aggiunge a questo punto l’oratore - che la sana aria trentina, quando l’on. Credaro avrà abbandonato il nostro paese, avrà guarito o la fama dell’uomo, se i suoi amici hanno torto, o l’uomo stesso, se i suoi avversari hanno ragione. Ma l’accusa che ci si fa di perdere di mira gli interessi generali del paese, per il nostro punto di vista particolare è affatto infondata.

Il contraddittorio D.r Degasperi-Todeschini a Merano

388028
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Entrando poi in argomento, l’oratore dimostra la necessità dell’organizzazione professionale in seguito all’esistenza in tutti gli stati del «contratto libero», che in realtà è libero solo per i padroni, porta l’esempio dei cartelli e dei sindacati dei padroni e accenna infine alle Trade Unions in Inghilterra che hanno dimostrato quanto valga l’organizzazione professionale, se non influenzata da tendenze politiche. Perché allora l’oratore vuole parlare di unioni cristiane? Per spiegare questo deve ricorrere alla storia delle organizzazioni professionali in Austria e in Germania.

La scopa di Francia

388049
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il «grande conflitto» a cui accenna l’Alto Adige non è che il conflitto fra Chiesa e Stato o meglio fra cosiddetta coscienza moderna e gli storici principi del Cristianesimo. Ma un altro giornale liberale il Messaggero di Rovereto parlò ancora più chiaro e rivolgendosi ai liberali dell’Alto Adige scrisse ai 17 nov.: «Uniamoci tutti invece con ferma fede ed attività di lavoro per opporci a questo oltracotante clericalismo che ha già sfruttato il Trentino. Non è ancora maturo il popolo italiano per adoperare la scopa di Francia! Ma educhiamolo almeno che, quando sarà fatto conscio di sé saprà dire la sua sovrana parola». Queste parole, contenute in un articolo tutto intiero dello stesso spirito sono un programma, sono un programma, come si suol dire, di anticlericalismo o come più esatto, di lotta nelle questioni ecclesiastico-religiose. Si vuole il bloc anticlericale per educare il popolo, affinché sia degno della scopa di Francia. Sapete che roba è questa scopa di Francia? La scopa di Francia è quella che ha spazzato via il nunzio della S. Sede da Parigi sicché il Vicario di Cristo venne proclamato in Francia uno «straniero», la scopa di Francia ha spazzato via frati e monache dai loro conventi, ha cacciato l’insegnamento religioso dalle scuola ed ora spazzerà fuori dalle Chiese tutti i sacerdoti che rimarranno fedeli al papa. Ecco la scopa di Francia che si augura al Trentino, ecco il fine a cui tendono educando intanto il popolo a tali gloriosi destini. Donde si vede che anche i nostri radicali prendono parte al movimento anticattolico generale e che se non combattono più energicamente «la rude campagna» è solo perché il popolo è ancora credente, non maturo. Qual è il' dovere dei cattolici di fronte a tale situazione? 1) Tener fermo all’educazione cristiana del popolo ed educarlo cristianamente anche nella vita pubblica. Propagate quindi anzitutto la stampa quotidiana. 2) Partecipare attivamente alla vita pubblica, occupandosi di politica, elezioni e organizzazione. Fatevi quindi soci attivi della Unione politica popolare trentina, ossia divenire membri coscienti del Partito popolare trentino il quale si propone anche la difesa della libertà della Chiesa e degli interessi religiosi. L’oratore, dopo aver accennato alla nuova situazione elettorale, conclude la sua applaudita conferenza con un appello a tutti i consenzienti. Per vincere sono necessarie tre cose 1) coraggio e coscienza d’essere la maggioranza del paese 2) contatto col popolo e agitazione incessante delle nostre idee 3) ferrea disciplina che lascia da parte tutte le questioni secondarie, per raggiungere lo scopo comune. Nelle prossime elezioni generali noi ci presentiamo con un programma apertamente nazionale e sinceramente democratico, ma vi poniamo a capo la questione detta falsamente «anticlericale» ed esattamente religiosa. Si tratterà della scopa di Francia. Attenti dunque al manego della scopa di Francia!

Per la difesa nazionale a S. Sebastiano e Carbonare

388055
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Accenna a quelle persone di S. Sebastiano e di Carbonare che fecero inauditi sacrifici per sostenere la lotta giorno e notte. Vi fu un’epoca in cui noi davamo quasi perduta la causa nazionale, tanto era stato l’impeto, sì molteplici le insidie degli avversari. Pareva quasi una fiumana che invadesse, allagasse tutte le nostre valli. In quell'epoca ci apparve come diga invincibile questo paesello di cui prima quasi s’ignorava l’esistenza, Carbonare. E chi riscosse e mantenne la resistenza fu lo studente Carbonari. Fu egli forte, audace protagonista quando ormai sembrava esser giunta l’ultima ora ed è merito certo suo, se anche gli altri ripresero coraggio. Evviva Luigi Carbonari! (applausi). Signori di Trento di Rovereto, quando passa uno di questi nobili valligiani per le vostre vie, levatevi il cappello! Fate omaggio al carattere e all’integra coscienza (applausi). Serva questo comizio a riaffermare tutti nel buon proposito a continuare tutti sulla buona via. Il difendere e mantenere la nostra lingua e diritto di natura, impresso dalla Divinità creatrice nel nostro petto. È anche diritto che ci perviene per la costituzione austriaca, poiché quando all’Austria si diede il nuovo statuto, non vi si scrisse che una nazione è superiore ad un’altra, che i tedeschi potessero opprimere gli slavi, i polacchi i ruteni e così via, ma sta scritto che tutti i popoli, tutte le nazioni sotto lo scettro degli Asburgo debbano avere eguali diritti. Noi non siamo dei ribelli, dei rivoluzionari, non facciamo dell’irredentismo politico, ma vogliamo l’attuazione di quanto sta scritto nella legge. L’Imperatore, inaugurando col discorso del Trono la sessione parlamentare, disse di voler morire colla coscienza d’aver lasciato intatto ad ogni popolo il proprio possesso nazionale. Ed anche noi non vogliamo altro! Chi sono gli avversari che dobbiamo combattere? Forse i tedeschi, tutti i tedeschi? No, la maggior parte di loro vuol vivere in pace con noi. Noi combattiamo una data specie di tedeschi, e sono i prepotenti, i germanizzatori (applausi). Sono dappertutto così: in Polonia quando maltrattano i bambini nelle scuole, in Moravia quando graffiano le lapidi dei cimiteri, perché non sono scritte in tedesco. Il loro ideale è d’imporre a tutti la loro lingua, e d’intedescare i più che è possibile l’Austria per rimandarla in malora e costituire un grande Stato germanico. Per questo li chiamiamo pantedeschi o pangermanisti. Quando arrivarono al castello di Pergine, hanno issato forse la bandiera austriaca? No, sicuro, ma la tricolore germanica (abbasso!). Uno dei loro capi ad Innsbruck, il d.r Frank, ha forse chiuso il suo discorso col grido: viva l’Austria? No, ma tutti hanno gridato: viva la Pangermania! (abbasso!). Lo so, non tutti i soci del Tiroler Volksbund sono d’accordo con questo indirizzo, ma per noi basta e avanza che siano d’accordo questi mestatori e quegli emissari che vengono qui a parlare nel nome del Volksbuud! Non lasciamoci abbagliare da false promesse di vantaggi economici. È vero, dobbiamo cercare lavoro al Nord, ma sapete perché vi prendono? Non per amore, ma perché siete bravi lavoratori. Quanto vi danno non è regalato. Ed infine, perché non abbiamo lavoro in casa nostra? Chi è causa in gran parte della nostra miseria? Sempre i prepotenti, i quali per loro ottengono ferrovie, agli italiani invece della provincia lasciano l’onore di costruirgliele. Considerate un caso recente. Il capo del governo al Parlamento ha promesso ai nostri deputati di voler finalmente ricordarsi anche di noi, e di riparare all’abbandono in cui ci hanno lasciato tanti anni. Ebbene sapere chi è insorto subito contro il governo? Il partito dei prepotenti. Il loro giornale «Tiroler Tagblatt» dei 25 luglio, scrive che i tedeschi radicali staranno sull’attenti ed impediranno che si sazi la nostra fame coi denari tedeschi. Capite, ci vogliono sempre affamati perché ci trasciniamo sulle ginocchia a chiedere soccorsi dal loro Tiroler Volksbund. Qui o donne, vi mandano i vestitini, le camicette come regali a Natale, ma poi costringono i vostri uomini ad emigrare (applausi). Ora vogliono separarci, portare via tra noi la lotta per batterci. Siamo uniti, cerchiamo di formare una sola fratellanza trentina (applausi vivissimi). Chiediamo al governo quanto ci perviene per il nostro risorgimento economico, ma stiamo uniti e gridiamo: viva il Trentino nella sua fede cristiana e nella sua italianità (applausi generali).

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

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Toniolo, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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L'economia pertanto è scienza in tutta la sua ampiezza, e la denominazione di teoretica (pura) e pratica (applicata) non accenna che ai due uffici di essa. È sempre la dottrina dell'utile riferita dapprima immediatamente all'attività umano-sociale, e dappoi mediatamente alle istituzioni erette dall'uomo, perché concorrano alla più compiuta esplicazione di quella. Con tali spiegazioni più conformi al linguaggio ed ai concetti dottrinali moderni, forse perdono importanza le polemiche ormai antiquate intorno ai concetti di scienza, arte e alle subordinate denominazioni scientifiche, in relazione all'economia (Cossa, Wagner, Schönberg).

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Qualunque sia il valore molto discusso di questo conato ingente e perdurante, che sotto il titolo di sociologia accenna ad una «dottrina generale sintetica della società e dell'incivilimento» — tuttavia per questo stesso punto di vista alto e comprensivo, rimane ribadita la convinzione (invano contrastata dal materialismo storico economico), che l'ordine sociale èun sistema di elementi e di energie di gran lunga più ampio nel suo organismo e più elevato nelle sue leggi e finalità, che non sia l'ordine strettamente economico che intende alla ricchezza; il quale ultimo pertanto entro a quello si aggira, e fra il mutuo ricambio di influenze ne subisce definitivamente il predominio. Donde la necessità di premettere alle indagini propriamente economiche, un cenno intorno agli organi ed istituti fondamentali dell'ordine sociale,sia nella loro concreta struttura, sia nel loro storico svolgimento; sopra dei quali si innestano e poi si dispiegano successivamente le leggi positive (non positivistiche) dell'economia, in relazione a quelle dell'incivilimento.

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Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

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Toniolo, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Il processo evolutivo, multiforme e stridente è ancora in corso; le statistiche industriali in proposito sono poco comparabili; ma vi hanno dati che fanno presentire questa soluzione: se per legge normale è destinata ad insediarsi rapidamente la grande industria (fabbrica accentrata), essa tende anche a ridestare e avviare le piccole industrie (mestiere e manifattura), sicché la proporzione definitiva non accenna ad alterarsi notevolmente. Particolarmente istruttiva la inchiesta speciale governativa di Allemagna del 1895, integrata dalla grande inchiesta privata (della «Verein für Sozialpolitik») di Bücher, ambedue illustrate da Schmoller, Scheel, Hitze (1897, 1900-1), riferite dal Branca.

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Cresce il vertice e il volume della piramide industriale, ma essa non accenna definitivamente a restringere in modo sensibile la sua base di antiche e rinnovellate imprese di manifatture e mestieri.

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La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400234
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Se il progresso umano ascende a spirale, noi possiamo pensare che la storia ci ha ricondotto, ma più alto, al punto al quale il pensiero indagatore dell'uomo era giunto alla vigilia del dialogo socratico e che, come oggi si accenna a trascorrere dal criticismo all'idealismo, domani torneremo da questo al realismo, per poi travalicarlo ancora.

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