Nel mio discorso di Firenze del 18 gennaio di quest'anno affermavo che « nel decadimento del pensiero liberale democratico, questo stato atomistico, centralizzatore, burocratico, portato oggi alla esasperazione, viene assalito da tre forze: il socialismo, che, fatto forte dai dolori della guerra, assunse una ideologia mitica, apocalittica, internazionale: la dittatura economica e politica del proletariato, e predicò e predisse la rivoluzione; le sue predizioni e la sua predicazione sono cadute, ma la forza negativa è ancora salda nella fiducia delle masse organizzate; il popolarismo, che sorse e si affermò come partito di centro e di massa, saldo e vigoroso; negò la rivoluzione, ammise la costituzionalità dello stato, ma ne volle la riforma organica, dal centro alla periferia, dal sindacato al senato; il fascismo, che negò lo stato liberale e la sua autorità, creò l'organizzazione e l'azione della forza anche con le armi, più per sostituirsi allo stato borghese contro comunisti e socialisti, che come costruttore di un pensiero, che fino ad oggi sembra essere orientato da forze liberali e conservatrici pur nella fase anarcoide; comunque tenda a svolgersi ed a consolidarsi questa forza giovane, è anch'essa contro lo stato democratico, parlamentarista, accentratore. E tutte e tre queste forze, nelle contese e nei contatti, maturano nuovi atteggiamenti che accelerano i fenomeni della crisi dell'oggi, tendono a variare le basi dell'ordinamento statale, nella sua costruzione economica, giuridica e organica, nello sviluppo di nuove forze e di nuove idealità, nel fermento di una gioventù che si rinnova » (*) (*) Cfr. in questo volume, pag. 245..
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Dall'armistizio ad oggi, nel decadimento del pensiero liberale democratico, questo stato atomistico, centralizzatore, burocratico, portato oggi alla esasperazione, viene assalito da tre forze: — il socialismo, che, fatto forte dai dolori della guerra, assunse una ideologia mitica, apocalittica, internazionale: la dittatura economica e politica del proletariato; e predicò e predisse la rivoluzione: le sue predizioni e la sua predicazione sono cadute, ma la forza negativa è ancora salda nella fiducia delle masse organizzate; — il popolarismo, che sorse e si affermò come partito di centro e di massa, saldo e vigoroso; negò la rivoluzione, ammise la costituzionalità dello stato, ma ne volle la riforma organica dal centro alla periferia, dal sindacato al senato; — il fascismo, che negò lo stato liberale e la sua autorità, creò l'organizzazione e l'azione della forza anche con le armi, più per sostituirsi allo stato borghese contro comunisti e socialisti, che come costruttore di un pensiero che fino ad oggi sembra essere orientato da forze liberali e conservatrici pur nella fase anarcoide; comunque tenda a svolgersi e a consolidarsi questa forza giovane, è anch'essa contro lo stato democratico, parlamentarista, accentratore. E tutte e tre queste forze, nelle contese e nei contatti, maturano nuovi atteggiamenti che accelerano i fenomeni della crisi dell'oggi, tendono a variare le basi dell'ordinamento statale, nella sua costruzione economica, giuridica e organica, nello sviluppo di nuove forze e di nuove idealità, nel fermento di una gioventù che si rinnova.
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