Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

389716
Toniolo, Giuseppe 21 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Né tale scuola si insinua fra le altre due quasi furtivamente senza una adeguata giustificazione, bensì reclama il proprio diritto di cittadinanza accanto ad esse. Invero, riconoscendo essa (anco per semplice osservazione di fatto), e professando esplicitamente, che le leggi economiche utilitarie presuppongono la osservanza delle norme di morale e del diritto in connessione colle corrispondenti premesse speculative, e che anzi, in virtù soltanto di quelle nella società umana si armonizza l'utile individuale con quello sociale,essa medesima viene ad attestare che tale subordinazione, tutt'altro che accidentale, è una condizione necessaria allo sviluppo normale dei rapporti economici. In tal maniera questa scuola etico-giuridica nell'economia (che fu anche denominata della solidarietà)risulta alla sua volta fondamentale,altrettanto e più delle altre due, riuscendo a completare la trilogia dei sistemi economici. Essa ne è infatti la naturale integrazione.

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Accanto all'indirizzo metodico naturalistico-razionale, quasi «determinismo intellettuale sconfinato» si colloca lungo il secolo XIX, quello evoluzionistico.Questo, sebbene proceda dall'idealismo più trascendente di F. G. Hegel (1770-1831); rimane pur sempre positivo; perocché nel sistema filosofico di lui (Fenomenologia dello spirito, 1807; e Scienza della logica, 1812) il pensiero si identifica col fatto. Per esso l'idea che si svolge indefinitamente dentro di noi, crea, plasma, travolge tutta la realtà fuori di noi (evoluzione);

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La dura esperienza ammaestrava che il rimedio consisteva nel restaurare il metodo integrale nella sua obbiettività, nelle premesse metafisiche, nei processi logici, nella dimostrazione di certezza del vero; sicché si rivendicasse il necessario accanto al contingente nei fatti e l'assoluto accanto al relativo nella scienza.

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E così, accanto alla teologia ed alle scienze sacre (spesso sotto veste poetica e artistica), trovansi la filosofia, l'etica, il giure privato e pubblico; mentre nemmeno si sospetta che gli interessi materiali possano divenire oggetto di indagine e discussione scientifica.

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La proprietà è ammessa e guarentita; ma della terra promessa (assegnata alla nazione) rimane padrone Jehova, e l'uomo l'ha in precario od usufrutto nell'interesse proprio e comune; e perciò è ripartita in tante circoscrizioni quante sono le tribù (meno quella di Levi) esse in cantoni,e questi in tanti patrimoni familiari.Ma accanto a questa proprietà domestico-nazionale per eccellenza sopra il territorio sacro (quasi l'ager publicus dei romani), la quale non poteva cedersi a terzi che temporaneamente, sono ammessi e incoraggiati altri acquisti individuali, frutto di attività personale. Il lavoro, la preveggenza, il risparmio, sono benedetti e consacrati: il lavoratore di nazione ebrea è libero e rimunerato; se si alloga come mercenario («sakir») presso un padrone, moralmente è rispettato e il vincolo deve essere temporaneo (non più di sei anni). Il vero schiavo perpetuo («êbed»), bensì trattato umanamente, non può essere che straniero.

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Per questa via metodica esso venne a rivendicare nel dominio economico, accanto alle leggi positive, i principi edonistici di ragione universale, fondati nella natura dello spirito umano; — reagendo così al relativismo sistematico della scuola sociologica, e riannodandosi alle tradizioni di Adamo Smith e dell'economia classico-liberale.

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E così il diritto statutario,accanto al diritto comune (intreccio del giure romano e del canonico sulle basi di consuetudini latine e germaniche) svolgendosi in tutte le applicazioni di diritto civile, commerciale e pubblico, poté divenire uno dei fattori della nuova svariatissima ed esuberante attività economica dei Comuni medioevali, specialmente italiani (Pertile, Bruder, Ashley), presentando il duplice aspetto integrante di diritto permanente e di diritto progressivo.

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Dove il ricco è uno solo in mezzo a un volgo di miserabili, come nei paesi orientali, grandeggia il dispotismo; dove unica ricchezza è il possesso fondiario prevale il feudalismo; lo svolgersi accanto ad esso della ricca borghesia genera la monarchia mista, ove sono rappresentati i due stati, della proprietà immobiliare e della mobiliare; il prorompere e fiorire dei nostri Comuni medioevali della democrazia mezzana (borghesia grassa) è il risultato del trionfo della ricchezza mobile che riesce ad elidere l'importanza della ricchezza immobiliare. Un regime di ordinata libertà, che a tutte le classi conceda equa parte nel pubblico governo, suppone una relativa diffusione di benessere economico; e così oggi l'allargamento progressivo del suffragio non apporta dappertutto lo spirito democratico nella pubblica cosa, se a quello non corrisponda una graduale elevazione dello stato materiale delle moltitudini, come realmente oggi accade nell'Inghilterra.

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Oggi stesso le dottrine socialiste non sono sempre il riflesso necessario di popoli sofferenti; spesso accanto al socialismo di stomaco vi ha quello di cervello, più tenace ed ardito fra popolazioni benestanti; e la storia dimostra che le commozioni socialistiche sono invece preparate prossimamente dall'ambiente economico viziato, ma remotamente dalle dottrine di solitari filosofi utopisti o sovvertitori.

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La popolazione, cioè la presenza accanto all'uomo di altri suoi simili, con cui si trova legato in ordine al fatto della vita (fisiologica), ferma e svolge intorno a lui i primi anelli, per cui egli viene a partecipare di una nuova esistenza collettiva integrando, elevando, ampliando così il suo valore personale non solo nei riguardi fisiologici ma psicologici ancora. Quanto debole e caduco l'uomo senza la prosecuzione e il soccorso della prole! Quanto poco è ciò che l'uomo impara da sé e quanto maggiori le cognizioni che si acquistano mercé degli altri! Quali occasioni e stimoli di nobili affetti e di forti virtù nella convivenza! Per mezzo della popolazione, che è una continuazione dell'opera creatrice di Dio, l'uomo riesce ad attribuire alla propria esistenza una certa perennità e universalità; a conseguire sussidi che accrescono all'indefinito la sua potenza operativa; a scorgere fini che trascendono l'egoismo del presente e si allargano all'altruismo in un remoto avvenire; donde la prima mossa verso quel bene, sempre più alto, ampio, che inizia il progresso morale-civile (Schäffle, Kidd). Or bene di queste virtù di progresso la radice si cela nell'organismo vitale demografico; sicché ogni deviazione da esso, come ogni prosecuzione del suo normale assetto, si ripercuote, attraverso vie indirette, sul cammino della civiltà, e quindi sull'economia.

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Altrove plasma nuovi cicli di civiltà: chi sa dire quali tipi civili usciranno dalle colonie australiane, ove nel parlamento seggono accanto bianchi, negri e meticci? O quale civiltà si prepara a Giava e nella Sonda, ove alle primitive genti e agli europei si sovrappongono le correnti cinesi?

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La prima (amministrazione economico-sociale) è la parte pratica, accanto a quella teoretica, della economia sociale: come due aspetti dell'attività economica dei popoli; e giova pertanto studiarle parallelamente, sicché ad ogni legge teoretica (p. e. del credito) segua il meccanismo di attuazione (p. e. la banca, ecc.).

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La quale risulta pur sempre avanzatissima, sebbene (ciò è caratteristico) ristretta quasi esclusivamente: — alla tecnica edilizia in que' popoli fondatori di città magnificenti con case a più piani e monumenti insuperati; — alla tecnica bellica,favorita dalla grande industria del ferro (di origine turanica, Cina, Egitto, mar Nero) e di quella del bronzo (semitico-fenicio); — e alla tecnica,invero trionfatrice che potrebbe dirsi civile a servizio pubblico, comprendente l'arte degli acquedotti, canali irrigui, fontane, strade, porti, compresa l'arte navale (presso i fenici, navi che facevano 20-30 miglia al giorno con 50 rematori); e accanto a queste, la meravigliosa tecnica suntuaria di tessuti, di ornamenti, di arti estetiche. Tutto ciò in relazione al tipo di quegli ordinamenti politici accentrati, militari, sacerdotali, burocratici, eretti su classi doviziose e privilegiate.

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Noi assistiamo per lunghi secoli nella storia di ogni paese, in specie indo-europeo (in oriente ciò è meno palese e più discusso), accanto a saggi elementari di proprietà individuale, al fatto di una prevalenza continuata di forme di proprietà collettiva,nella marca germanica, negli «Allmenden» svizzeri, nel «folkland» inglese, nel «mir» russo, nel «kamarskipt» svedese, oltre all'ager publicus latino ed altre forme analoghe, perfino nelle isole della Sonda e nel Giappone, come ordinamento remotissimo della proprietà (Laveleye). Il tipo fra gli arii occidentali è offerto più nettamente dai germani; tipo già descritto a certo grado di sviluppo da Cesare e da Tacito, illustrato con prove rigorose e comparate presso molti popoli (Schupfer, Tamassia, Brunner). — Appena nei popoli migranti cominciarono le prime stazioni, la terra trovasi di fatto distinta in tre zone all'intorno d'ogni villaggio («Gau» ted., pagus lat., «by» sved.) per entro al più grande giro della marca, appartenente alla tribù: — un gruppo di piccole parcelle di terreno («Hufe»), attiguo ad ogni villaggio, dove ogni singola famiglia ha la sua casa con annesso orto ricinto («Hof») di proprietà privata; — più in là una zona più ampia di terreno («Gevanne» ted.) in proprietà collettiva della associazione di tutte le famiglie del villaggio, i cui rappresentanti ne assegnano il possesso temporaneo a sorte («kamarskipt» sved.) per coltivazione (per uno, tre, nove anni) alle singole famiglie; sorteggio che ripetono periodicamente con successive assegnazioni (arva per annos mutant); — più largamente ancora (et superest ager) una zona esuberante non attribuita a nessuno (né al singolo, né al gruppo di villaggio per turno), ma appartenente alla tribù complessivamente; proprietà collettiva codesta non dissodata (Weide), ma a prato naturale, a bosco, a stagno;nella quale tutti sono liberi di fruire in comune del diritto di pascolo, di legnatico, di pesca, tenendone la custodia le assemblee della marca, più tardi il re, per l'uso di tutti;forma incipiente di proprietà fiscale. Di qui la coesistenza rudimentale di proprietà individuale e collettiva.

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Bonifacio, m. 755), iniziando nelle deserte campagne i primi circoli di coltura agricola, e in breve collocandovi accanto officine d'arti ausiliari e murarie (fabbri, falegnami, muratori) insieme a quelle architettoniche ed artistiche (musaici, miniature) e talora certe industrie tessili (gli umiliati) e farmaceutiche (i carmelitani e certosini), — insinuarono nuove pratiche tecniche nell'agricoltura, nell'industrie, nelle arti estetiche, massimamente nelle costruzioni edilizie di conventi e cattedrali. — Dietro questi esempi Carlo Magno, restauratore dell'impero romano (800), nella sua residenza di Aquisgrana, nei resti delle colonie latine, negli immensi demani, raccoglie coltivatori, artigiani, e dà norme al lavoro nei capitolari; e lo imitano successori e più tardi principi feudali nelle ville e nel borgo sottoposti al castello. — Risorti specialmente dopo il 1000 i Comuni italici, sotto l'impulso potente di Gregorio VII, e poi quelli di tutta Europa, ivi le popolazioni manufattrici, strette nelle Corporazioni dell'Arti, raccolgono e maturano nei giornalieri sperimenti e negli statuti i segreti di una tecnica industriale viva e progrediente la quale si assimila via via le tradizioni tecniche dell'Asia, nei contatti cogli arabi-saraceni sul Mediterraneo, accrescendole indefinitamente colla frequenza degli scali levantini, coi viaggi di missionari e mercanti fin all'estremo oriente, colle colonie e fattorie in tutta Europa medioevale. Era veramente risorta una tecnica indefinitamente novatrice sulle reliquie ammortite dell'antico paganesimo; la quale, prendendo le mosse dal secolo VI, raggiunge il suo apogeo in Italia nel XIII-XIVe nei paesi d'oltr'Alpi (Francia, Fiandra, Inghilterra, Germania) nel XV.

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Valga quale prototipo: — la filatura meccanica del cotone, che dal 1730 coi graduali perfezionamenti dovuti ad Highs, Hargreaves, Arkwright, Crompton, Roberts, arrivò al filatoio automatico nel 1825, mettendo in moto oggi circa 90 milioni di fusi; — nonché la tessitura meccanica che inventata da Cartwright nel 1786, oggi sorregge nella sola Gran Bretagna 700 mila telai, per il cotone soltanto, sicché i tessuti di cotone divennero (accanto al lino, alla canapa, a prodotti misti) l'indumento universale (Schmoller).

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Così i poveri,abbandonati all'universale vitupero e alla persecuzione anche nella civiltà ellenica per consenso e testimonianza di Platone, Demostene, Orazio, Giovenale; i quali invece divennero oggetto di venerazione, dacché nel povero fu insegnato a scorgere Cristo stesso e nella povertà accanto alla ricchezza, con sapiente ed ardito concetto, in virtù del ricambio di servici si additarono le due basi dell'ordine provvidenziale civile e dei suoi progressi. Donde per i poveri e per tutti i pazienti e sventurati, — e conviti caritatevoli (agapi) — e aiuti collettivi, dalle prime elemosine organizzate fra i fedeli nella Chiesa d'Asia, alle diaconie di là trasferite in Roma (nel sec. III); — e ricoveri, e spedali, e ospizi (nosocomi, ptocotrofeia) in occidente (fin dal sec. IV); — e difese legali severissime, e gratuito patrocinio, e provvedimenti suntuari: — anzi tutta una fioritura rigogliosa di spontanee istituzioni e opere pie (beneficenza privata), e un nuovo ramo di amministrazione civile (beneficenza pubblica) insieme ad una speciale e ricca letteratura economico-giuridica, riguardante la prevenzione, il sollievo, il rimedio della povertà; letteratura che si protrasse crescendo fino ai dì nostri (Ratzinger, Benigni).

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. ‒ Finalmente, accanto agli altri due fattori spirituali dell'ordine sociale, a quali risultati conduce nel campo della ricchezza il fattore psicologico della coscienza collettiva?Rispondiamo tosto: attraverso alcuni fenomeni psichici intermedi, essa riesce al grande fatto comprensivo e finale della solidarietà economica.La genesi di tale concetto, sentimento e del corrispondente prodotto storico apparisce lunga e contrastata ma sicura.

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Ecco, finalmente, che dietro queste osservazioni ed esperienze storiche si elabora un nuovo fatto psicologico: vale a dire che accanto alla coscienza della individualità coi suoi interessi speciali ed alla coscienza della socialità coi suoi interessi generali — sorge, si educa, e si rafferma la coscienza della solidarietà,cioè «la consapevolezza che il più diffuso e completo bene particolare degli individui si ottiene mediante il bene generale della società e subordinando pertanto il bene proprio al bene altrui, in omaggio ad una legge morale superiore, in cui ambedue rinvengono la ragione ultima e la loro sanzione».

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Mercé questi fattori di cultura, di religione e di storia civile, accanto alla coscienza della personaindivdua si educa e cresce la coscienza della personalità sociale.Spetta alla sociologia illustrare l'efficacia di queste cause spirituali,che al di sopra di quelle cosmiche e biologiche ispirano e signoreggiano l'ordine e la vita della civiltà. A noi conviene soltanto accennare come esse si traducano in talune risultanze concrete che interessano le leggi dell'economia.

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Così la famiglia novella accanto all'autorità collocò un principio espansivo di libertà e di autonomia;si dispogliò lentamente di funzioni estranee alla diretta consanguineità ed ai fini privati e, pur mantenendo vincoli morali colla lontana parentela, preparò per mezzo di questa il distacco progressivo di organi sociali, civili, da essa procedenti ma di finalità differenti. Il medio evo assistette invero alla grande elaborazione di organi autonomi gentilizi, di classi, di stirpi intorno alla famiglia; la quale ne rimase rinfrancata ma non più assorbita (Périn).

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Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

396697
Toniolo, Giuseppe 18 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Ancor più: l'effetto benefico sull'impiego di braccia operaie viene accresciuto dalla necessità di erigere accanto alle industrie a sistema meccanico una seconda serie di industrie di fabbricazione delle macchine a loro servizio. Decisivo anzi questo momento. Le ferrovie importarono la fondazione di immense officine di costruzione delle locomotive e del materiale mobile; le industrie tessili la preparazione di indefinite varietà di meccanismi esecutivi; la stessa agricoltura l'apertura di laboratori di meccanica agraria, ecc. Che cosa di più minuscolo al paragone, della macchina da cucire?Eppure la sua costruzione occupa essa sola non meno di 180.000 operai, per lo più nella Gran Bretagna e Stati Uniti. E oggi i bicicli e le automobili quanti ne impiegano essi pure? Tutto ciò senza dire dell'espansione che l'applicazione delle macchine ha dato alle industrie metallurgiche e a quelle minerarie, specialmente del ferro e del carbon fossile, che sostentano milioni di operai nel mondo.

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A questi caratteri propri del mondo inferiore corrisponde nel mondo degli esseri umani (fisico-psichici) una serie indefinita di varietà accidentali (accanto alla comune natura essenziale) nella costituzione corporea e nella tempra spirituale di essi, da cui deriva per ciascheduno speciali attitudini e voca azioni;le quali nell'insieme sono un aspetto più elevato della legge di specificazione,la quale nelle applicazioni economiche della produzione piglia nome di divisione del lavoro.

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Più tardi, coll'ampliarsi del mercato nazionale o internazionale, entra nel calcolo dell'insediamento la spesa di trasporto,e così le industrie metallurgiche, ove il materiale è pesante, sorgono accanto alle miniere; — e se le materie prime sono ingombranti o vengono da paesi trasmarini, le industrie si collocano dappresso ai porti di mare, come Manchester, ganglio dell'industria cotoniera presso a Liverpool, emporio di scarico del cotone americano, o le distillerie nei bacini granari, o l'industria del lino, della canapa nelle estensioni campagnole. — Ma poi la trasformazione e l'economia delle comunicazioni quasi resero indifferente per la sede delle industrie moderne la scelta fra città e campagna; — e allora prese il sopravvento il duplice calcolo dei salari e del capitale di impianto, ambedue ingenti nelle fabbriche moderne. Si moltiplicano così le industrie nelle campagne a fruire delle basse mercedi e dello spazio a buon mercato per gli immensi stabilimenti, magazzini, case operaie, e delle forze motrici idrauliche, generando nuovi distretti manifatturieri e più tardi in mezzo ad essi novelle città industriali. Fu un primo stadio delle moderne industrie capitalistiche. Il secondo è contrassegnato dal continuo crescere accanto a quelli in forma pletorica delle industrie nei centri cittadini e nei nuovi loro sobborghi (p. e. Brooklyn e Nuova York), che sono insieme organi ipertrofici di consumo e di produzione, aggravando il fenomeno patologico dell'urbanismo. Sicché oggi dei più alti salari e delle più forti spese arearie edilizie gli imprenditori trovano compenso, oltre che nell'assorbente e costante consumo locale, nel maggior concentramento dell'offerta di braccia, nella cernita di operai più intelligenti, nella più diretta partecipazione alle speculazioni di borsa e soprattutto al prossimo e largo ricorso ai potenti istituti di credito.A questa distribuzione industriale quali spostamenti arrecherà ora l'energia elettrica, trasferibile a gran distanza?

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XVIII, sospinti dalle dottrine fisiocratiche e dalle popolazioni crescenti in numero e in agiatezza; i quali dovunque allargarono il margine dei terreni coltivati,anche a scapito del bosco fin sui fianchi montani; — la impulsione vigorosa data da Napoleone alla costruzione di strade nazionali e internazionali, ponti e passaggi di ogni guisa, tradottisi poi in denso sistema di vie ordinarie e locali, ove copioso fu l'impiego del legname; — e accanto al crescente consumo domestico (fuoco, mobilio, ecc.), l'uso ingente edilizio di esso per l'ingrossare dei centri cittadini moderni; — ma soprattutto le ferrovie in tutto il mondo, le quali decisero sulle sorti delle foreste in due modi poderosi: assorbendo una quantità enorme di materiale legnoso, sicché le sole traversine (stradali) e le carrozze importano annualmente l'atterramento di vaste boscaglie; e annodando le difficili strade di accesso montano coi grandi empori terrestri e marittimi del traffico, sinché il materiale ingombrante e localizzato dei tronchi annosi delle foreste rientrò nel commercio generale. Oggi Stati Uniti, Austria Ungheria, Svezia, Canadà, Russia europea e Finlandia sono diventati paesi esportatori di legname complessivamente per oltre 1200 milioni di franchi annui.

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Come industria occupatoria essa ha il suo posto autonomo accanto alle altre due, la mineraria e la forestale, quella occupando il sottosuolo coi suoi tesori geognostici, questa il soprasuolo colla sua massa arborea, la industria fondiaria occupando alla sua volta il suolo colle virtù produttrici della superficie: tre destinazioni della crosta terrestre manifestamente fondate nella natura fisica del globo.

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Il sistema delle case sparse,ciascuna sul podere (la casa colonica isolata, l'«Hofsystem»), è figlio della proprietà privata del suolo, la quale diviene sede individuale di chi la generò col lavoro e ne segue le vicende, dalle primissime origini accanto ai beni collettivi (curtis, «Hof») fino al suo trionfo moderno.

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. – La formazione delle città accanto alle estensioni campagnole, e in quelle l'accumularsi della ricchezza mobile di fronte e spesso in opposizione a quella terriera, ebbe sempre immensa influenza nell'incivilimento e nell'economia (vedi «Introduzione») e segna un momento critico anche per l'industria fondiaria. Le classi civiche industriali o mercantesche bisognevoli di prodotti copiosi alimentari, e invece esuberanti di profitti e di capitali che difettano ai campagnoli, presto o tardi, ricercando sicuri impieghi, riversano la ricchezza mobile nella terra circostante, suddividono il latifondo e lo fecondano colle migliorie permanenti. — È un momento solenne: — l'industria fondiaria diventa a vario grado capitalistica,cioè le trasformazioni del suolo già in essa effettuate per sovrapposizione di lavoro, si compiono ora per accumulazione di capitale; — quindi (distinzione decisiva) i dissodamenti e miglioramenti, già prima determinati dai bisogni immediati della vita,ora sono regolati e spinti dai profitti del capitale impiegato; — l'economia monetaria, isuoi calcoli, le sue speculazioni, la sua mobilità entra in qualche misura nell'arte e nella vita dei campi; — e ne ricevono molteplici impulsi e sussidi i progressi fondiari scientifici e novatori;ma insieme vi rinvengono nuovi limiti ed arresti, laddove i capitalisti non trovano più sufficienti compensi delle somme investite nelle terre.

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Vi si collocano accanto nell'età di mezzo le persone giuridiche,in specie le corporazioni religiose spesso dispositrici di immensi terreni incolti, le quali erano allora quasi esclusivamente adatte alle grandi opere fondiarie, lentissime, sistematiche, pazienti, in grazia della perpetuità ed inalienabilità dei loro possessi e della coscienza di una missione sociale educatrice del lavoro. Di qui le storiche benemerenze loro quali «défricheurs» di mezza Europa; ad esse si deve l'inizio fin dal 1171 dei canali di Lombardia, anzi della ricostruzione della pianura lombarda, che conta fra i massimi esempi storici di redenzione d'intere regioni a pro delle venture generazioni (Roscher, Jacini).

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Essi con incroci di razze animali scelte da ogni plaga e con adatta alimentazione, accanto al cavallo da corsa, dagli stinchi snelli e dal collo allungato, si formarono il cavallo per i campi e pel trasporto, dal petto quadro e dalle zampe poderose, emulo del bove nella trazione dell'aratro e dei carri; e dal bue da lavoro cogli stinchi alti e muscolosi distinsero il bove da macello, dalle carni adipose e succolente. Essi quasi da soli consumarono tutto il guano delle isole Cincha (Perù) sopra le loro terre e di continuo raccolgono e versano sopra di queste gli immensi residui delle fabbriche loro e del continente; e si calcola che nel decennio memorando, dal 1860-70, essi profondessero nell'agricoltura miglioratrice della patria britannica, un miliardo di franchi annualmente. — Ma non essi soltanto; gareggiano ormai con gli inglesi i belgi da lungo tempo, la Francia sotto il secondo impero e più sotto la terza repubblica, le province italiane settentrionali non mai decadute, ma negli ultimi anni più che mai novatrici.

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E in prima la proprietà coltivatrice,nella quale «il proprietario è anche coltivatore della sua terra», donde le espressioni di coltivazione diretta, a mano, per economia.Essa è prima anche storicamente, essendo assodato che, accanto all'uso collettivo delle terre, vi avea fin dalle origini per ogni libero presso alla casa privata («Hof», curtis)la parcella di terreno da lui posseduta e coltivata in proprio. Essa si perpetua accanto alle imprese sopraggiunte di altri coltivatori (non proprietari), quasi tipo fondamentale. Essa appare destinata a diffondersi in tempi normali di progresso, a restringersi o pervertirsi in quelli critici e decadenti, seguendo (notisi bene) più direttamente le vicende storiche della proprietà fondiaria. Essa medesima (per legge di specificazione) viene adistinguersi in piccola, media, grande proprietà coltivatrice,rispetto a cui anticipiamo questa nozione generale: come la varia grandezza delle imprese coltivatrici (giusta quanto dicemmo più sopra) dispiega una diversa efficacia produttiva nell'agricoltura, cosi l'aggiungersi in esse in taluni casi alla qualità di impresario coltivatore quella pur di proprietario rafferma e sviluppa profondamente la funzione economica rispettiva. Veggasi per cenni partitamente.

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. — Poi nuovo e privilegiato accentramento dei beni, dalla riforma alla rivoluzione, disastroso e violento nella Gran Bretagna, meno in Francia (accanto ai grandi patrimoni signorili), ma pur generale. — Infine ricostituzione artificiale dei piccoli proprietari in gran parte coltivatori, dal 1793 in Francia e nel sec. XIX in tutta Europa, colla vendita di beni nobiliari; ecclesiastici e laici (Flour de Saint Genis).

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Ne divennero contrassegni il triplice obbligo dell'enfiteuta: di risiedere sul terreno, di migliorarlo e di persolvere il canone; e viceversa il riconoscimento nel coltivatore (per merito delle migliorie) della qualità di proprietario utile,accanto al proprietario diretto;mentre il canone rimase tenue,quasi semplice omaggio di sovranità e inalterabile in perpetuo (Calisse). Tale forma adattatissima ai dissodamenti e progressi rurali del medio evo, con varie modalità e nomi di livello, «mainferme», «freehold», «Bauernhofen», si diffuse a tutta Europa, protraendosi fino ad oggi (Brants). — Enfiteusi moderna.Ma nell'età moderna, sotto la riforma e l'«ancien régime» rallentate le migliorie terriere, aggravati di prestazioni forzate i coltivatori, e dalla fine del sec. XVIII a noi proclamata la libera circolazione delle terre, — que' canoni enfiteutici frazionati e dispersi in mano di sempre nuovi padroni, senza alcun nesso cogli originari dissalatori dei terreni, rimasero un onere fondiario che inceppa e menoma la pienezza della proprietà, perduta così la storica funzione economica dell'enfiteusi. Pietro Leopoldo di Toscana e poi le leggi liberali coll'autorizzare i coltivatori ad affrancarsi da quegli oneri reali (pagando 100 capitale ogni 5 di canone) ne mutarono anche la natura giuridica; ed oggi tale enfiteusi precipita verso la disperazione (Poggi, Simoncelli, Gabba).

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Ma il mestiere anche fuori di questo glorioso periodo, accanto ai pregi morali e sociali, mantiene in certi limiti nella produzione industriale un posto e un ufficio duraturo.E ciò di preferenza — nelle arti che servono alle più diverse esigenze o gusti personali, p. e. quella del calzolaio o del sarto dietro misura (del piede e del dosso del cliente) e delle confezioni di capriccio e mode (crestaie); — o di vario adattamento locale, p. e. del tappezziere e dell'addobbatore di case e del pittore da stanze; — o di semplice riparazione di stromenti o di oggetti d'uso personale e domestico; — o di variabile genio estetico del committente e dell'esecutore (industrie artistiche), p. e. di ebanisteria, di metalli suntuari, di oggetti ornamentali da tavolo; — e dovunque il prodotto di singolare e squisita fattura ricerca l'impronta della individualità nel raccoglimento domestico, e d'altro canto una clientela eletta e doviziosa (chincaglierie, incisioni, lavori d'argenterie, ecc.). Si comprende come il mestiere dell'artigiano (espressione più nobile di quella di operaio) anche in età progredite si presta ad una produzione finale di adattamento al consumo, completiva di raffinamento e abbellimento, privilegiata a scopo artistico suntuario.

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Ma il sistema ha i suoi caratteri definitivi: èuna distinzione del ceto artigiano da quello mercantesco ed una subordinazione della funzione autonoma esecutiva dell'industria a quelle di iniziativa e di direzione del grande commercio per servire ad una più sistematica e robusta industria nazionale, nei più vasti e contrastati traffici interni ed esteriori; ciò che spiega (accanto agli statuti delle antiche corporazioni) il regolamentarismo stretto da parte dello Stato centrale sopra le nuove industrie e i privilegi in pro dei grandi mercanti ai tempi di Elisabetta, di Luigi XIV e di Federico II.

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E pertanto come un giorno le residenze civiche variopinte ed artistiche dei collegi dell'arti, sorgenti accanto alla torre del comune, raffiguravano l'industria artigiana del medioevo, così oggi la fabbrica corpulenta coi suoi eccelsi fumaioli, la quale si moltiplica e signoreggia in città, in campagna, in ogni paese e contiene, impersona e scolpisce l'organismo tipico per eccellenza della grande industria moderna, scientifica, capitalistica, cosmopolita.

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Ma come la fabbrica (lo dicemmo già più sopra) ha un dominio speciale in cui durevolmente si insedia e grandeggia, così anche il mestiere e la manifattura, nella stessa produzione moderna, hanno un campo lor proprio di applicazione da cui quella rimane in gran parte rimossa; né mancano oggi presidi per cui queste minori forme d'imprese possano reggere accanto alla fabbrica coi benefici dell'arte autonoma e domestica. Per la moltitudine operaia, dal corpo degli artigiani trapassati al servizio di fabbrica, senza dubbio è scomparso il secolare idillio del lavoro in famiglia e in modeste officine, colle loro tradizioni educative, e ciò è grave malanno della società moderna. Ma l'unità economica dell'odierna famiglia operaia non è sempre compromessa, la somma dei salari percepiti da genitori e figli oggi sparsi nelle fabbriche apportando spesso al bilancio comune redditi eguali o superiori a quelli di ieri. Bensì l'unità morale della famiglia operaia per la sua dispersione nelle fabbriche rimane profondamente scossa e bisogna sopperirvi con energie spirituali di più alta derivazione etico-religiosa e con indirette influenze educatrici sociali, ciò che è ben lungi ancora dall'avverarsi per il salariato moderno. Grave ed urgente dovere!

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. — Infine le nuove monarchie assolute e accentratrici, le quali aveano interesse di avvalorare ed estendere questo sistema, sia per deprimere o distruggere la classe operaia democratica, sia per legare al trono la nuova borghesia capitalistica e farla servire alla potenza nascente di una economia nazionale, nel periodo delle scoperte coloniali e delle guerre commerciali. Ciò invero non dappertutto, come p. e. a Firenze, ove, accanto alle arti maggiori essendo salite al potere nel 1343 le arti minori, si prolungò un relativo regime di libertà ed uguaglianza; ma a Venezia e altrove, specie in Germania e Francia, la mossa fu generale. Di qui la tendenza delle corporazioni artigiane, per assicurare la produzione, di moltiplicare limiti alla concorrenza dei produttori e dei consumatori; si inclina p. e. a rendere il mestiere ereditario da padre in figlio, a difficultare col lungo tirocinio, con esami tecnici (il capolavoro) e con tasse l'ascesa al posto di maestro, a riservare ad ogni località il diritto di spaccio su certi mercati, ecc. Prevalse così negli statuti quasi dovunque il sistema delle corporazioni chiuse e privilegiate («Zwangund Bannrecht»). Era la esclusione coercitiva del diritto comune di lavorare e vendere per conto proprio;donde la persecuzione in Germania del lavoro abusivo dei «Bönhase» e «Pfuscher», artigiani nascosti come lepri in soffitta. 2. Simultaneamente le grandi manifatture capitalistiche ottengono dai sovrani e dai parlamenti di emanciparsi dai limiti corporativi nel fondare nuove industrie, nel tempo stesso che strappano carte di monopolio per certe ditte («chartered companies») per la fabbricazione e spaccio in patria e nelle colonie.

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Caratteristico il costituirsi oggi presso amministrazioni centrali di consigli speciali delle industrie per lo studio di tutti i miglioramenti tecnico-economici di esse; — accanto a cui l'ufficio centrale del lavoro e un corpo di ispettori,che hanno compito: quello di preparare la legislazione sociale in genere, questo di vigilarne l'osservanza, sono divenuti organi di inchiesta permanente sulle classi operaie. Ciò meravigliosamente nella Gran Bretagna e Germania.

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