Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIMI

Risultati per: accaduto

Numero di risultati: 11 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

La Stampa

372398
AA. VV. 11 occorrenze

Il responsabile della Cisl «All’estero già accaduto»

È la seconda volta, nel triennio trascorso con il viareggino in panchina, che i bianconeri attraversano un momento del genere: era già accaduto nel campionato scorso quando avevano pareggiato a Cagliari e con il Napoli e ceduto al Milan al Meazza. Proprio grazie a quella frenata dei torinesi il Milan prese il largo e s'incamminò verso il titolo numero 15. Rispetto al 1994-'95 dello scudetto la Juventus denuncia un ritardo di 6 punti.

È accaduto ieri sera alle 19,30 sulla linea 46 che da Torino porta a Venaria. Sul pullman c'erano quindici ragazzi di ritorno dal cinema: due di loro, entrambi sedicenni, Stefano Capobianco di Leinì e Francesco Cirillo di Volpiano, sono rimasti feriti, il primo al volto, il secondo (meno grave) a una mano. L'episodio è accaduto mentre l'autobus stava percorrendo corso Vercelli, all'altezza di via Germagnano: «Eravamo tutti molto allegri, avevamo appena visto l'ultimo film di Verdone, "Sono pazzo di Iris Blond". All'improvviso abbiamo sentito un boato, come un'esplosione fortissima - racconta, ancora sotto choc, uno dei passeggeri; a quel punto qualcuno ha urlato all'autista di non fermarsi, di proseguire, non capendo che cos'era davvero accaduto». Di lì a poco la scoperta: non si era trattato di un incidente. Qualcuno aveva voluto trasformare quel pullman in un bersaglio. Tra i vetri mandati in frantumi, infatti, sono state ritrovate due grosse pietre. La prima del diametro di almeno 20-25 centimetri, una specie di piccolo masso; la seconda leggermente più piccola, ma comunque molto pesante e acuminata. Qualcuno le aveva lanciate contro l'autobus in corsa con l'intento di scatenare la tragedia. «Era buio, e per di più lì vicino è aperta campagna, c'è pure un campo di nomadi, è impossibile capire chi ci ha preso a bersaglio. Con tutto questo spazio, sicuramente, hanno potuto darsela a gambe indisturbati», ha commentato Mauro Lucadamo anche lui 16 anni, di Leinì. Qualcuno però su quell'autobus ha notato qualcosa in più: «Subito dopo l'esplosione dei vetri, mi è sembrato di intravedere, a fianco del pullman, la sagoma di un ragazzo alto circa un metro e sessanta: aveva i capelli corti, era giovane e portava una felpa. Altri elementi purtroppo non ne ho, si è dileguato in un attimo». Nel giro di dieci minuti dall'agguato, l'autobus era circondato dai carabinieri della Falchera e della compagnia Oltredora. Le due grosse pietre sono state poste sotto sequestro. Francesco Cirillo e Stefano Capobianco sono stati accompagnati al Giovanni Bosco. Ma anche gli altri ragazzi, tutti in preda al panico, sono stati a lungo interrogati dagli inquirenti. La zona è stata passata al setaccio nella notte, ma le vere indagini potranno partire soltanto stamattina appena farà giorno: quando i carabinieri potranno cercare di capire da dove vengono quei piccoli massi che ieri sera, se i ragazzi fossero stati seduti in un altro modo, sul pullman, avrebbero potuto uccidere. Al di là della macabra moda del momento (non c'è giornata in cui non si registri un episodio di violenza legata al lancio di sassi) la stessa zona, due anni fa, fu teatro di un episodio analogo: accanto alla tangenziale che da Torino porta a Caselle alcuni giovani furono fermati con l'accusa di aver scagliato delle pietre dalla massicciata sulla ferrovia. Non c'erano stati feriti, ma il fatto aveva comunque suscitato molto clamore. Un precedente caso di agguato contro un autobus, invece, si era verificato nell'agosto 1994, a Borgaro. In quel caso però non c'erano stati feriti. Ma erano stati trovati i responsabili: tre ragazzini nomadi erano stati fermati e accompagnati in questura. Una vicenda che i giornali seguirono con un certo clamore, anche perché era quello il periodo della scoperta della prima «moda» dei sassi. E clamore fra i passanti ha pure scatenato il fatto accaduto ieri sera ai danni del pullman numero 46. La gente, già impaurita per il dilagante fenomeno dei massi scagliati dai cavalcavia e ormai anche sui treni in corsa, si domandava, di questo passo, dove si finirà: «Anche contro i mezzi pubblici e in piena città - commentava allarmata una ragazza -, che vigliacchi ».

Che cosa potrebbe essere accaduto, allora? «È difficile dirlo ora - spiega Surrenti -. Sembrerebbe più probabile un difetto di funzionamento». Ma subito precisa che un quadro più preciso si potrà avere solo dall'esito dell'indagine annunciata dal governo: «Ora non si può escludere neppure un fatto del tutto accidentale, come la presenza di un ostacolo improvviso». «L'incidente di ieri è il primo in Italia - aggiunge -, ma non all'estero. In Francia se ne sono verificati alcuni».

Il dolore per gli otto morti, la gratitudine - espressa con uno scuotimento del capo per averla scampata, lo stupore soprattutto per quanto era accaduto. Non c'erano stati segni premonitori. Forse sì, scavando nel ricordo troppo breve, si era sentita una oscillazione irregolare mentre il Pendolino affrontava quietamente la sua curva della morte. A trecento metri dalla stazione di Piacenza, dalla normalità del scendere e del salire, dei saluti e degli auguri, del balzo verso Roma.

Il capotreno ha informato il personale di terra di quanto era accaduto e sono stati effettuati i primi accertamenti. Otto minuti dopo l'Etr è ripartito, terminando poi regolarmente la sua corsa a Porta Nuova. Sull'episodio stanno indagando i carabinieri della compagnia di Rivoli. Gli investigatori sospettano che si tratti di un attentato intimidatorio di frange ambientaliste estremiste. In via Salvo D'Acquisto, ad Avigliana, poco distante dai binari dove è stato collocato il masso, su un cartello stradale è stato scritto «No all'Alta Velocità».

Il titolo - così come era accaduto per quelli degli altri romanzi della Sagan, Bonjour tristesse, Un certo sorriso e Tra un mese, tra un anno - era diventato subito un tormentone, con l'aggravante che, essendo sotto forma di domanda, esigeva una risposta. E non una qualunque, ma quella che - in un campo di conoscenze dai più fino a quel momento inesplorato - avrebbe discriminato in maniera irrevocabile i veri intenditori dalla massa degli orecchianti. Per azzeccarla, la via maestra dell'ascolto musicale imponeva capacità e tempi assolutamente proibitivi. Meglio affidarsi a quella che il romanzo - che con la consueta grazia saganesca conferiva fugace dignità di dramma alle più trite ovvietà sentimentali - non avrebbe mancato di dare. Nel libro la domanda restava però senza risposta. Era una domanda-simbolo, o almeno tale appariva alla quarantenne Paule, che, abituata ormai a questioni più prosaiche («Con chi vai a letto? Ti piace il fagiano? Quando vai in montagna?»), la accostava a quelle gravi e insolubili («Credi in Dio?») che ci si pongono a diciassette anni e poi la vita ci aiuta colpevolmente a accantonare. Dalla lettura (e poi, due anni dopo, dalla visione del film di Litvak) si usciva comunque rasserenati; alla domanda non si doveva dare risposta, solo un accenno di sorriso imbarazzato e connivente. E si potevano continuare bellamente a ignorare sinfonie, concerti, sonate e Lieder. Per ogni opportuna circostanza, da quel momento in poi sarebbe bastato ripetere con ammiccante civetteria: «Le piace Brahms?».

Impossibile descriverne le azioni fondamentali: la nebbia è fittissima, la visibilità pressoché nulla e ci vogliono i diretti protagonisti per spiegare, a gara conclusa, quel che è accaduto. Taibi (il migliore dei suoi) dice che l'Udinese si è rivelata assai pericolosa colpendo un palo con Cappioli al 24' e sostiene di avere fatto gli straordinari. Per Zaccheroni, l'allenatore dell'Udinese, con il pareggio di Piacenza si allontana lo spettro di un esonero anticipato. Il tecnico friulano afferma di avere finalmente visto i suoi praticare un buon calcio, anche se aggiunge che occorre continuità. Per Bortolo Mutti le cose si complicano. Minimizza l'allenatore del Piacenza. Ma i biancorossi in 4 gare hanno rimediato solo 2 punti.

L'incidente è accaduto sulla statale 25 poco prima del cavalcavia ferroviario della linea di Susa. «All'improvviso mi ha attraversato la strada un cane ed ho perso il controllo dell'auto», ha poi raccontato ai carabinieri Mauro Cicchelli. Dopo un testa coda l'auto è scivolata sulla strada ghiacciata finendo contro una Ford Escort che proveniva in senso opposto, guidata da Massimo Russo, 23 anni, residente a Bruzolo in via Susa 17. Nel tremendo impatto la Renault 19 con i tre ragazzi a bordo è finita nella profonda scarpata a fianco della strada ribaltandosi. Un altro automobilsta ha dato l'allarme. I vigili del fuoco di Susa e due ambulanze della Croce Bianca hanno poi trasportato all'ospedale i quattro giovani. Carlotta Reverdito è giunta cadavere al pronto soccorso, mentre Mirko Schiari ha riportato numerose fratture e nella notte è stato trasferito al Cto: è in prognosi riservata. Massimo Russo e Mauro Cicchelli hanno invece riportato ferite giudicate guaribili in trenta giorni. L'altro incidente mortale, ieri alle 19,30, sulla provinciale 81 Caravino-Albiano, in regione Buzzo, appena fuori dal centro abitato di Caravino. Cristian Gianotto, 24 anni, residente a Cossano in via Palestra 15, è deceduto in seguito all'uscita di strada della sua Renautl «Clio» 16 valvole. Il giovane era alla guida dell'autovettura, diretto a Ivrea con due amici, Anderson Oliveira Santos e Daniele Putzu, 18 anni, di Albiano, (rimasti feriti in maniera non grave). All'uscita di una curva vicino alla chiesa della Madonna delle Grazie, l'auto di Gianotto ha urtato un'altra Renault «Clio», guidata da Christian Bordet, 19 anni, residente a Caravino in via Cavour 45, che stava facendo ritorno a casa. La «Clio» di Bordet è rimasta sul bordo della carreggiata e il conducente ha riportato ferite lievi. Gianotto, invece, ha avuto la peggio: la sua auto è uscita di strada e ha centrato in pieno un palo della luce, abbattendolo.

Cerca

Modifica ricerca