Ciò era accaduto per un evidente errore di calcolo. Invero, l'amministratore, in occasione dell'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2003, aveva proposto la copertura della perdita mediante l'utilizzo di versamenti dei soci in conto capitale che ammontavano a una somma ben superiore della perdita medesima. A seguito della copertura di quest'ultima, l'assemblea dei soci proponeva ed approvava nel mese di giugno un rimborso ai soci di versamenti infruttiferi in conto capitale per una somma superiore a quella residuata dalla copertura delle perdite relative al bilancio del 31 dicembre 2003. Resisi conto di avere così intaccato l'integrità del capitale sociale, due dei soci provvedevano tempestivamente all'integrazione delle risorse, la qual cosa accadeva comunque prima dell'approvazione del bilancio al 31 dicembre 2004, avvenuta il 30 marzo 2005. La Guardia di Finanza accertava altresì che nel bilancio erano stati iscritti a titolo di "altre riserve" valori corrispondenti a versamenti in conto capitale, in relazione ai quali però dalle scritture contabili non risultava la rinuncia dei soci alla loro restituzione. Da qui la contestata falsità del bilancio, con la precisazione che essa superava solo la soglia dell'1 per cento del patrimonio netto, non anche quella del 5 per cento del risultato economico di esercizio al lordo delle imposte. Ci si chiede se i fatti narrati abbiano rilevanza penale e siano suscettibili di dover essere denunciati all'autorità giudiziaria.
La responsabilità della banca viene affermata evitando assolutamente di ricorrere all'istituto della nullità (come, invece, è accaduto in altri precedenti giurisprudenziali) e facendo, invece, corretto riferimento alle norme in tema di responsabilità precontrattuale.
Di fronte alla sempre maggior complessità e instabilità dei mercati, con una regolamentazione che spesso non riesce a tenere efficacemente il passo con la rapidità dei cambiamenti ed a garantire la necessaria tutela dei risparmiatori, le assicurazioni contro eventuali condanne degli operatori finanziari a seguito di azioni di responsabilità diventano uno strumento essenziale non solo per gli intermediari stessi ma anche per i clienti attori i quali, così protetti, non rischiano - come accaduto più di una volta - di ritrovarsi in ultima analisi i risparmi di una vita bruciati in una fumata nera dei mercati.
Alterare l'ordine dei giudizi sfalsa il risultato finale e fa correre il rischio di imputare al gestore di un'oasi naturale (come è accaduto nel caso di specie) eventi occasionati dall'intervento di fattori da lui né prevedibili né evitabili (morte di un visitatore a seguito della reazione allergica scatenata dalla puntura di un calabrone) pur se occasionati da condotte (quale l'omessa rimozione del nido), negligenti ma non illecite.