Signori, dei fatti estremamente disaggradevoli ed estremamente deplorevoli sono accaduti sul finire del passato mese di marzo nella città di Ancona. La cagione prima di questi sventurati avvenimenti fu lo stato finanziario di quel comune posto in cattive condizioni. Come tutti i comuni d'Italia, la città d'Ancona concepì delle estese speranze di lieto avvenire, speranze che sfortunatamente non furono poi in verun luogo verificate, e che più particolarmente non si verificarono in quella città…
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Il prefetto, avvertito troppo tardi dei tristi avvenimenti del 22 marzo, si affrettò a recarsi alla sua residenza, ed appena giunto, cedendo ai nobili sentimenti che animano questo degno funzionario, diresse al sindaco una lettera, che fu poi pubblicata, in cui diceva deplorare e condannare altamente gli avvenimenti accaduti in questa città, ed avere appreso con dolore la rinuncia emessa dal medesimo e da parte della Giunta durante la sua assenza. Ed aggiungeva che, essendo questa l'effetto di atti violenti, non gli era dato di accettarla. Ripugnarne inoltre l'animo suo per la conoscenza che aveva degli importanti servizi dal sindaco e dalla Giunta resi al comune di Ancona, per lo zelo e l'operosità indefesse che li segnalarono. A nome pertanto del Governo da lui rappresentato, pregare il sindaco e la Giunta a volerla ritirare ed apprezzare la considerazione in cui giustamente furono sempre tenuti da lui e dai suoi predecessori, considerazione che lo muoveva appunto a indirizzargli una preghiera che sperava non rimarrebbe delusa.
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Un'ultima lagnanza ha fatto l'onorevole Briganti-Bellini, ed è che il magistrato incaricato di reggere temporariamente l'amministrazione del comune d'Ancona, nell'annunziare alla città che egli assumeva le sue nuove funzioni, non abbia parlato degli avvenimenti accaduti il 22 marzo, non abbia disapprovati questi fatti.
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Accademia della crusca
