A questo proposito, parlando della crisi nel Darfur, la regione del Sudan che confina con la Libia, obietta a chi propone l'invio di una forza di interposizione militare occidentale: «Se questo accadesse, quella regione si trasformerebbe in un nuovo Afghanistan».
Una guerra fredda condotta con estrema disinvoltura ha ceduto il posto a una politica di distensione che voleva essere governata solo dalle superpotenze: com'era giusto che accadesse, l'Internazionale socialista ha fatto cadere le pregiudiziali nei confronti del comunismo e spazi di manovra si sono aperti nei campi accidentati delle sinistre. Al partito comunista italiano è ricorso Brandt per avviare la sua Ostpolitik, un tentativo di dare anche all'Europa un diritto ed una parte nel processo di distensione. L'incerto destino della Jugoslavia, sempre minacciata, ha dato al comunismo che prendeva le distanze da Mosca una funzione internazionale decisiva. La distensione comportava un prezzo, ch'era giusto pagare; la distensione concepita come condominio dei supergrandi doveva portare a qualcosa di più.
Scese tranquillo e domandò che accadesse. Gli risposero in dieci, in cento: Vogliamo lavoro, dateci lavoro, abbiamo diritto di lavorare. Poi lo presero in mezzo; il signore sembrava affabilmente interessarsi dei casi dei dimostranti, mostrava una aristocratica condiscendenza per i bisogni della povera gente. E subito si sparse tra i più vicini la notizia: «Abbiamo preso Sforza, abbiamo preso un ministro».