L'attuale fase di globalizzazione, più che la cooperazione, come vorrebbe la retorica accademica in materia di libero mercato, stimola la competizione tra Nazioni per la supremazia nello sviluppo tecnologico e della proprietà intellettuale e per il dominio dei mercati finanziari. A sua volta, l'instabilità politica internazionale agisce da detonatore di questi contrasti. È possibile tutelare il sistema capitalista da se stesso ovvero siamo su un aereo il cui pilota automatico - cioè i sistemi di regolamentazione privi di soggettività - non ammette cambiamenti rispetto a una rotta assai pericolosa?
L'A. ritiene che l'interesse meritevole di tutela della donna divorziata a continuare ad usare il cognome dell'ex marito ricorre solo allorché siffatto cognome sia stato espressivo dell'attività professionale, accademica o artistica della donna risultando, in tal caso, funzionale alla tutela dell'attività lavorativa della donna (art. 35 Cost). La riferibilità ai figli dell'interesse della donna divorziata a conservare il cognome dell'ex marito.
C'è poca letteratura accademica su questo tema e solo una manciata di articoli propongono reali alternative alla decisione a maggioranza nel contesto giudiziario. Come si giustifica quindi la fiducia che viene riposta dai giudici nella decisione a maggioranza? In contesti democratici, la decisione a maggioranza è solitamente difesa individuando tre ragioni: (i) come una procedura di decisione efficiente; (ii) come un modo per raggiungere una decisione che sia oggettivamente migliore; o (iii) come un modo di rispettare il principio di uguaglianza politica. Tuttavia è difficile vedere come uno di questi argomenti spieghi realmente o giustifichi la decisione a maggioranza nel caso di una decisione giudiziale. Per quanto riguarda (i), altre procedure efficienti sono disponibili: vogliamo sapere quindi perché questo tipo di efficienza possa essere privilegiato. Per quanto riguarda (ii), le argomentazioni epistemiche per la decisione a maggioranza non funzionano bene per il tipo di maggioranze che vediamo all'opera nell'attività decisionale della Corte Suprema. Infine, per quanto riguarda (iii), è difficile mettere in opera un argomento basato sull'uguaglianza politica o sulla correttezza politica che funzioni per i giudici non eletti al contrario dei comuni cittadini o dei loro rappresentanti eletti. Dopo aver riflettuto su queste possibilità, l'articolo giunge alla conclusione che i difensori dell'autorità giudiziaria dovrebbero essere per lo meno un po' più dubbiosi nella loro critica del maggioritarismo democratico.
C'è poca letteratura accademica su questo tema e solo una manciata di articoli propongono reali alternative alla decisione a maggioranza nel contesto giudiziario. Come si giustifica quindi la fiducia che viene riposta dai giudici nella decisione a maggioranza? In contesti democratici, la decisione a maggioranza è solitamente difesa individuando tre ragioni: (i) come una procedura di decisione efficiente; (ii) come un modo per raggiungere una decisione che sia oggettivamente migliore; o (iii) come un modo di rispettare il principio di uguaglianza politica. Tuttavia è difficile vedere come uno di questi argomenti spieghi realmente o giustifichi la decisione a maggioranza nel caso di una decisione giudiziale. Per quanto riguarda (i), altre procedure efficienti sono disponibili: vogliamo sapere quindi perché questo tipo di efficienza possa essere privilegiato. Per quanto riguarda (ii), le argomentazioni epistemiche per la decisione a maggioranza non funzionano bene per il tipo di maggioranze che vediamo all'opera nell'attività decisionale della Corte Suprema. Infine, per quanto riguarda (iii), è difficile mettere in opera un argomento basato sull'uguaglianza politica o sulla correttezza politica che funzioni per i giudici non eletti al contrario dei comuni cittadini o dei loro rappresentanti eletti. Dopo aver riflettuto su queste possibilità, l'articolo giunge alla conclusione che i difensori dell'autorità giudiziaria dovrebbero essere per lo meno un pò più dubbiosi nella loro critica del maggioritarismo democratico.