Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIOR

Risultati per: accade

Numero di risultati: 9 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il compito dei giovani

387912
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

E ora ci accade lungo il nostro esilioo, pur da questa Vienna che sta facendo si lunghi passi verso l’idealismo cristiano, osservare giorno per giorno venir smosse o magari cadere una dopo l’altra le pietre di quel tempio di cui gittò le basi S. Vigilio ed edificarono e custodirono i buoni per lunga serie di secoli. Amici, l’esperienza quotidiana e fatti recenti insegnano che è venuto il tempo anche per il Trentino, in cui il problema interiore s’impone a qualunque altro, che l’ora in cui il problema morale richiede una soluzione collettiva è suonata! La nostra borghesia liberale, impegnata in una lotta esterna, dalla quale a torto si crede dipendano principalmente le sorti di un popolo, dimenticò colpevolmente o volle ignorare che vale anzitutto l’unità interiore, l’unità morale e che un popolo è forte solo se inspirato ad un medesimo ideale, marcia ad una meta unanimemente voluta. E cosi si spezzò filo per filo tutta la mirabile tela intessuta dal cristianesimo. Ma d’altro canto forse anche da noi trovano applicazione le parole sfuggite recentemente all’Encken. «Non c’illudiamo: un forte sentimento di scontento con la civiltà attuale passa per l’umanità; noi sentiamo che la coltura moderna non penetra fino alla radice dell’essere, ch’essa non è capace di dare un senso ed un valore intrinseci alla vita e di riempire le anime con quel grande amore che rialza sopra ogni miseria ed angustia». Stretto fra contrasti sempre più risoluti pare che in gran parte della gente colta l’indifferenza se ne vada e che nello scontento generale si assista anche da noi alla rinascita dell’ideale positivo. Cattolici, aiutiamo questa tendenza, impadroniamocene! Se l’idealismo ritorna, se ritorna la tendenza a cose elevate, non si fermerà davvero alla conferenza del professore superuomo, ma passerà oltre all'antico cielo. Sarà un ritorno alle chiese, disse tempo fa un professore della Sorbona. Questo cambiamento però non avverrà senza il concorso di quella parte dei cattolici i quali si sono impossessati di quel corredo medio di cognizioni e di forme che passano sotto il nome di «coltura moderna». Le forme si sono mutate: e ora al pergamo si aggiunge la stampa quotidiana, la conferenza, l’opuscolo, la rivista scientifica. Questo è il campo, o amici, ove i cattolici colti devono gareggiare cogli avversari, stretto campo neutrale, ove è però possibile mantenere il contatto con loro. E questo è il campo ove noi giovani potremo far molto, se la preparazione sarà adeguata all’altezza del compito. Troppo spesso la buona causa ebbe cattivi avvocati, troppo spesso i cattolici inneggiarono all’avvento della vittoria invece di prepararla. Nessuno vuole che da noi escano altrettanti agitatori politici, ma questo aspetta la patria: che dispersi o raccolti, in qualunque posizione o carriera, fedeli agli ideali, sentiamo sempre ed ovunque il dovere di cooperare alla loro realizzazione. E se la borghesia mancasse al richiamo dei tempi e alle nostre speranze e dovesse cedere il passo all’altro che sale al potere, avanti, o giovani entusiasti, avanti, o democratici; nelle nostre vallate alpine stanno tesori d’energie! Vi dico solo una parola. Quella parola che tre anni fa pronunciavamo quasi furtivamente nei convegni nostri, che spargemmo poi entusiasti nelle valli, ove ora corre di bocca in bocca, intesa, sentita dal più umile popolano come parola di redenzione che ammirando applaudimmo dalle labbra del Pontefice: democrazia cristiana. Quella democrazia che non conobbero né Atene, né Roma, ma portò alla metropoli latina un pescatore di Galilea. Modeste forze ausiliari del clero, ci siamo consacrati alla causa con zelo di neofiti, con l’entusiasmo e l’impeto della gioventù, criticati spesso anche da quei nostri amici, che avrebbero voluto mettessimo in serbo il buon valore e l’opera per gli anni in cui forse la libertà se ne sarà andata. Ed ora che l’Unione ci dà nuovi fratelli, passiamo innanzi la nostra parola, poichè la battaglia è ingaggiata su tutta la linea e molti sono i posti scoperti. Io non vi dico: tenete conferenze, agitate per la stampa; vi dico: siate democratici cristiani convinti; e ovunque troverete un gruppo di gente che vuole istruirsi, che vuole salire, fate quello che sta nelle vostre forze e negli obblighi professionali; ma anche quello che vi detta il dovere inerente a un tale carattere. C’è della gente, lo so, che ride del nostro entusiasmo e ci guarda in aria di compatimento. Lasciateli ridere. Ma non sarà meno vero che la patria è chiamata a grandi cose, solo se nella gioventù arde la face sacra dell'ideale. Non è meno vero che un male lamentato anche da noi è che i giovani ritornano dalle università rotti e sfiduciati della vita, invecchiati nell'anima a vent’anni, ridotti ad una sola beatitudine, quella che dice Giorgio ad Ippolita in un romanzo d’annunziano: «Beati i morti, i quali non dubitano più»; e il cui curriculum vitae si scriverà colle parole di Gellert: Er lebte, nahm ein Weib, und starb. No, abbiamo occhi per la realtà del presente, ma anche fede inconcussa nell’avvenire. La causa nostra è quella di Cristo e della sua Chiesa; e davanti a Cristo mille anni sono un giorno, e noi dobbiamo lavorare innanzi pazientemente ignorando chi raccoglierà i frutti, ma certi che verranno. Alla fine della nostra giornata il nostro lavoro si aggiungerà al progresso di mille che marciarono tutti verso il trionfo del Bene e del Buono, fiduciosi in questo trionfo, checché ne dicessero i malvagi e gli indifferenti, col semplice motto serviendo consummar. E così rinnoviamo anche questa sera la nostra promessa di buoni cristiani e buoni trentini in seno a quest’alma Unione la quale custodisca e conservi acceso il fuoco sacro per tutta la vita. Soldati di fede e d’entusiasmo, non ci nascondiamo le difficoltà della lotta e soprattutto che gli [anni] nostri sono di preparazione e di studio, ma sappiamo anche momenti in cui vale la parola di Goethe: «In der jetzigen Zeit soll Niemand schweigen oder nachgeben!» Nel mondo degli inganni e delle illusioni accoppiamo ad una fede grande nell’ideale un carattere integro ed irremovibile, tanto che finito il compito nostro col nostro tempo, si possa dire di ognuno di noi: «Né mosse collo, né piegò sua costa!».

Il congresso dell'Associazione universitaria cattolica trentina - Relazione del presidente

387916
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Eppure in questo proposito si é fatto molto, e s’io volessi oggi riferire tutto quanto accade anche solo nei due ultimi semestri nelle Unioni locali di Vienna e di Innsbruck per l’educazione dei soci, non mi basterebbero i pochi minuti assegnatimi. Si racconta che i bambini negri, al passaggio delle cavallette, siedono sul deserto per pigliarle nell’aria a bocca aperta ed ingoiarle come fossero leccornie. Simile avviene nel deserto anticattolico che li circonda, e se considerate che accade spesso anche a persone vecchie ed assennate di prendere qualche locusta liberale per una leccornia cattolica, comprenderete la difficoltà di tenerci nel campo delle idee sulla via maestra. Tuttavia noi, fiduciosi in Dio e nella virtù della nostra stirpe, andiamo formandoci da noi stessi in mezzo, ma contro lo spirito anticristiano di oggidì, né ci lasciamo come il piombo inerte fondere in qualunque forma da una mano qualunque. Di questi sforzi che noi facciamo contro corrente poco appare all’esterno, ma la relazione fatta dai giornali delle nostre feste, vi dà anche la risultante di tutte le nostre fatiche, coronate dal radicarsi in noi delle convinzioni e dell’entusiasmo crescente, dimostrato in queste occasioni solenni. L’istruzione che venne data nelle adunanze settimanali, versò specialmente sulle relazioni fra la fede e la scienza o sulla molteplice questione sociale. Noi, o signori, non pretendiamo che i nostri soci diventino tutti propagandisti, ma pretendiamo che ognuno si occupi nelle ore libere in modo specialissimo delle questioni che si agitano ora, perché è qui che trovate anche le nostre ragioni d’essere, i nostri diritti di diventare sempre più. È inutile che i nostri colleghi avversari cerchino differenze e contrasti nel campo nazionale. No, no, signori miei, voi evitate la questione prima, in cui vi sentite troppo malsicuri per accettare la prova. Cristiani o non cristiani e socialmente cristiani, ecco la questione. Nel campo religioso e sociale anzitutto erigiamo le nostre colonne, le quali staranno secolari come le colonne dei nostri templi, malgrado le folle che vi si accalcarono d’intorno.

Riformiamo noi stessi

387929
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Accade questo anche a molti cristiani nella vita pubblica, benché essi accentuino magari contemporaneamente la base morale del problema sociale, cioè appunto la sua interiorità. È naturale che i giovani credano più facilmente a tali soluzioni esteriori ed è sintomatico che il motto di Dante «libertà va cercando ch’è si cara» trovi anche nella pratica degli studenti nostri tutte le interpretazioni fuori di quella che gli diede l’autore della mirabile visione. L’Unione non ha da farsi questo rimprovero, è bene ricordarlo! Noi abbiamo detto fin da principio che lo scopo precipuo della società è formare l’individuo. Mente chiara, cuore ardente, ecco quello che cerchiamo. La vita universitaria è un macchinismo complicato che elabora l’individuo come fa del legno il tornio. Solo che non lascia posare mai l’occhio dell’anima sua, secondo l’ammonimento della Scrittura, costruisce con le sue mani il tempio delle proprie idee; ai più viene imposto come una cappa di piombo. Per i più la vita universitaria significa l’estinzione volontaria della ragione e della facoltà volitiva. Costoro formeranno poi «l’illustre, il dotto ed il censito volgo»; e il popolo aspetti la riforma da che non seppe formare sé stesso! Amici! Fino che dura la vostra vigilia e non è ancora sorto il giorno dell'opera, cercate la chiarezza, la precisione della vostre idee sulle questioni che la vita vi muove incontro, perché il cristiano, dice il nostro Rosmini, non deve giammai camminar nelle tenebre, ma sempre nella luce. Questa luce infine non è che la chiara comprensione del compito della nostra vita, di tutto il nostro programma integrale. Quando noi ricordiamo il nostro motto «cattolici, italiani, democratici» non facciamo che adattare la nostra lingua ad un difetto, ad una mancanza che hanno portato i tempi nella pienezza di significato della parola «cattolici». E noi aspiriamo a questa riforma, a ridarle colla pratica della vita tutto il significato integrale. Ma prima dobbiamo farlo nel campo delle idee, sì che il nostro tempio non abbia che una sola base e un sol disegno, in cui tutte le parti armonizzino coll’intero. E dopo questo, lasciamo pure che il cuore s’accenda ai propositi più generosi, che ci trascini l’entusiasmo dei grandi ideali, e nessuno potrà accusarci di sogni immaginari, di effervescenza del pensiero. Dio disse: «Son venuto a portare il fuoco in terra e voglio che si accenda!». Commilitoni, non credete ai nuovi sofismi della viltà, alla decadenza della razza, all’azione di forze impersonali. Dio arma ogni cristiano alla battaglia e ognuno deve guadagnarsi il suo posto. Intanto, mentre nel ricambio delle idee e nella risonanza delle anime prepariamo il nostro domani, guardiamo alla patria e preghiamo:

L'evoluzione della cultura e la stampa quotidiana

388069
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

O vogliamo noi meritarci il rimprovero di Gesù ai Farisei: «Quando scorgete alzarsi la nube da ponente, dite subito: la pioggia è vicina e così accade. E quando vedete soffiare il vento di mezzodì, voi dite: farà caldo e così avviene. Dissimulatori, voi sapete distinguere l’aspetto del cielo e della terra: come dunque non conoscete i tempi in cui ci troviamo?» Ed ecco, o signore e signori, quello che volevo dirvi oggi, quello stigma di sana modernità che vorrei le mie parole quasi un ferro rovente avessero impresso nella nostra mente, prima di accennare alla funzione del giornale nella vita quotidiana, come suona il tema mio. Dico, accenno soltanto perché non voglio ripetermi, che un anno fa avevo l’onore di parlare diffusamente e con molta ampiezza della stampa e dei suoi compiti alla quale conferenza giacché io mi sento anzitutto propagandista mi rimetto oggi per tutto quello che non abbia oggi valore di effetto immediato.

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

388364
Toniolo, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Un regime di ordinata libertà, che a tutte le classi conceda equa parte nel pubblico governo, suppone una relativa diffusione di benessere economico; e così oggi l'allargamento progressivo del suffragio non apporta dappertutto lo spirito democratico nella pubblica cosa, se a quello non corrisponda una graduale elevazione dello stato materiale delle moltitudini, come realmente oggi accade nell'Inghilterra.

Pagina 1.34

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

395853
Toniolo, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

È ciò che accade a tutti per l'abitudine assidua di operazioni anco complicate, p. e. del leggere, dello scrivere, del suonare uno stromento musicale. Ma è meraviglioso il perfezionamento delle attitudini in alcune industrie, p. e. nella fabbrica di tappeti di Gobelins, i filati per la tessitura sono classificati giusta la scala cromica di Chevreul per qualità, graduazione e ombratura in ben 14.420 combinazioni di tinte; che tuttavia un esperto operaio riesce a distinguere di primo acchito (Messedaglia);

Pagina 202

Ma prima che si raggiunga questa proporzionata tutela dei rapporti agrari da parte del diritto, è il caso di ricordare quanti secoli trascorsero in cui sorressi spadroneggiò il privilegio, la forza o l'arbitrio dello Stato e dei ceti dominatori del suolo, a danno di quelli che lo bagnavano del loro sudore, e come la tendenza a ricadervi anche in periodi progrediti con flagranti violazioni del diritto sia incessante, come accade dalla riforma in qua, aggravando le odierne lotte sociali coi battaglioni pesanti dei campagnoli; mentre, attesa la importanza sociale della terra, le perturbazioni che all'economia agricola apportano le leggi stesse, sovente inique o insufficienti, tornano più che in altri domini pertinaci ed esiziali.

Pagina 414

Per la solenne inaugurazione della cassa rurale di prestiti S. Giacomo

398293
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1897
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 30-45.
  • Politica
  • UNIOR
  • ws
  • Scarica XML

E spesso accade che al termine dei lavori ei si trovi più misero di prima, aggravato di maggiori debiti e di quelli che chiamano i frutti del danaro, il venti, il trenta, il cento, il duecento per cento. Non è rara, ma comune, ma di tutti i giorni questa usura spaventevole in Italia; i liberali la vedono e non sanno o non vogliono rimediarvi; perché dopo che hanno fatto loro dio il danaro, dopo che han dilapidato le private e le pubbliche amministrazioni e le banche e i comuni e lo stato, lasciano le città ormai esauste, e corrono essi liberali anelanti alle campagne, che danneggiano coll'usura, per arrivare alle sognate ricchezze di Creso. Onde si veggono questi signori novelli, più o meno commendatori o deputati, surti dalla miseria, scorrere le vie delle più popolose città, come gli antichi Torlonia e Borghese.

Pagina 37

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400433
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
  • UNIOR
  • ws
  • Scarica XML

In tali casi, se al seguace di Cristo non accade di odiare la madre o le sorelle, accade pur sempre di odiare l'anima propria: rinnegare cioè ciò che egli ha e sente in sé del male dell'umanità precedente, del male dei proprii simili, del male suo passato: affrontare, o meglio rivelare apertamente a sé stesso e in esso prendere nettamente posizione per l'una parte contro l'altra, il conflitto fra il bene ed il male, fra il volere buono, imitazione del volere paterno divino, e il volere cattivo, sintesi vivente di tanto male passato e vicino, conflitto che si combatte nell'interno della coscienza.

Pagina 135