MA NON VOGLIO CHE A TE ACCADA QUALCOSA DI GRAVE!
QUALUNQUE COSA ACCADA, STATE CALMI!
E insomma, per capirci: è alquanto improbabile che uri domani, almeno durante la gestione Formigoni, accada di vedere «benedetta» a Milano o in Lombardia un'unione tipo quella tra Peter Mandelson, professione consigliere di Tony Blair, e Reinaldo da Silva, professione ex ballerino, che si stanno per sposare a Londra, officiante il sindaco Ken Livingstone il rosso. Le nozze di Westminster aspettano solo che la legge sulle coppie di fatto venga varata in via definitiva dal Parlamento, qualcosa di simile sotto il Duomo pare inimmaginabile. Eppure. Eppure Formigoni ha poi parole severamente critiche per il resto del ricorso di Palazzo Chigi. «Sugli statuti delle altre regioni rimango rigorosamente neutrale, mentre sulla decisione del governo di impugnare quello della Toscana ho molto da dire. Tolto il ricorso sulla norma che tutela le coppie di fatto, quello sugli altri dieci elementi contenuti nel testo toscano è immotivato e infondato. Mi si vuole forse dire che non sono materie di competenza regionale la tutela del patrimonio storico e architettonico, la difesa dell'ambiente, la promozione dello sviluppo economico?». Sono stranezze post-politiche: come mai il gabinetto liberista e federalista, l'esecutivo un tempo lambito dal vento del Nord e segnato dall'intesa Berlusconi-Bossi-Tremonti, finisce ad attaccare uno statuto che realizza per via amministrativa un federalismo possibile? Per Formigoni è semplice: «Esiste un rigurgito centralista davanti al quale il governo si è fatto condizionare, sbagliando. Mi risulta tra l'altro che sulla decisione di impugnare lo statuto toscano ci sia stata un'accesa discussione in Consiglio dei ministri...». Ha prevalso, dice il governatore, quella «tentazione bipartisan antifederalista» che a suo dire coinvolge Confindustria, quotidiani progressisti, centrosinistra e spicchi di maggioranza. «Dopo dieci anni in cui tutti si dicevano federalisti, si delinea l'ubriacatura ideologica opposta: il federalismo non serve, anzi, è il male da combattere». O peggio: il federalismo anziché far risparmiare può far spendere ancora più soldi, in un paese come l'Italia abituato ai fasti del deficit spending e della Pomicinomics. «È errato ritenere che la devolution sia costosa», obietta Formigoni. «Nessuno sostiene un federalismo spendaccione, la Lombardia dimostra anzi l'opposto, l'esistenza di un federalismo virtuoso: abbiamo ridotto le spese per il funzionamento della regione all'I 1,1 per cento del bilancio, mentre quelle statali sono al 24, abbiamo tagliato 798 leggi inutili, ridotto le tasse, tolto la tassa sul metano, eliminato l'Irap per le aziende di giovarne donne...». Tutto ciò può accadere solo usando la leva fiscale. Dunque: dovrebbe essere questo, sostiene Formigoni, il point d'honneur dello statuto della Lombardia atteso per ottobre: «Il Consiglio regionale sta lavorando a un testo rispetto al quale non interferisco. È chiaro però che un presidente e una giunta vogliono poter incidere sulla promozione e lo sviluppo economico, e per farlo devono disporre della leva fiscale». Ogni regione la utilizzerà come crede, chi nel turismo, chi nell'industria. Sperando che poi un governo federalista non ricorra contro uno statuto federalista.
Ed è più tranquilla se va in onda un programma che la informa immediatamente su qualsiasi novità accada».
Il gran finale prevede una ulteriore scazzottatura in famiglia (non c'è nessun motivo perché accada, salvo il divertimento di sfasciarsi addosso dei mobili), e la ragazza del fratello maggiore, arrivata fresca fresca tra questi scatenati, guarda la scena perplessa e un po' preoccupata del suo avvenire sicuramente movimentato.
Accademia della crusca
