Spese di lite, abuso del ricorso alla giustizia del lavoro e prospettive di riforma del processo
Elusione (od abuso del diritto): la Corte di cassazione si allinea all'orientamento comunitario
La sentenza n. 8772 del 2008 fa seguito ad altre importanti pronunce emanate dalla Cassazione nel corso dell'anno 2007 in tema di abuso del diritto le quali hanno contribuito a fornire un "quadro" più preciso del non ancora risolto ed annoso problema della norma antielusiva. Comune denominatore delle sentenze è quello di aver affermato il pieno diritto dell'Amministrazione finanziaria - quale terzo interessato alla regolare applicazione delle imposte - a dedurre, prima in sede di accertamento e, successivamente, in sede contenziosa, la simulazione assoluta o relativa dei contratti stipulati dal soggetto passivo di imposta o la loro nullità per frode alla legge, ivi inclusa quella tributaria (art. 1344 c.c.) Tale indirizzo giurisprudenziale ha dato luogo a due separate ordinanze della sezione tributaria della Cassazione con le quali sono state poste alle sezioni unite della Suprema Corte le questioni dirette a conoscere se l'Amministrazione finanziaria sia legittimata a dedurre la simulazione assoluta o relativa dei contratti stipulati dal contribuente, o la loro nullità per "abuso del diritto" e se il Giudice tributario possa ritenere comprese nel thema decidendi e rilevare d'ufficio eventuali cause di nullità dei contratti la cui validità e opponibilità all'Amministrazione finanziaria abbia costituito oggetto dell'attività assertoria delle parti. La problematica dell'antielusione stimola l'interprete ad approfondire ulteriormente il tema in parola al fine di accertare se quella contenuta nell'art. 37-bis del d.p.r. n. 600 del 1973 debba o meno considerarsi norma generale e se l'elencazione ivi contenuta abbia carattere tassativo.
Clausola statutaria di non concorrenza e eccesso/abuso di maggioranza
Il pericolo di abuso di concordati a danno dei creditori non può essere arginato cercando di costruire una nozione oggettiva di stato di crisi; occorre invece sviluppare le regole di base del mercato delle imprese in crisi assicurando ai creditori adeguata informazione e subordinando la valenza del principio maggioritario alle ipotesi di omogeneità di interessi.
L'art. 53 Cost. come fonte della clausola generale antielusiva ed il ruolo delle "valide ragioni economiche" tra abuso del diritto, elusione fiscale ed antieconomicità delle scelte imprenditoriali
In tema di abuso del diritto, le Sezioni Unite della Cassazione affermano che esiste senza dubbio un "generale principio antielusivo", la cui fonte, per i tributi non armonizzati quali le imposte dirette, va rinvenuta all'interno dell'ordinamento giuridico italiano (e non in quello comunitario) ossia nell'art. 53, commi primo e secondo, Cost. Dall'art. 53 si ricava direttamente il principio secondo il quale il contribuente non può trarre indebiti vantaggi fiscali dall'utilizzo distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio fiscale, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l'operazione, diverse dalla mera aspettativa di quel risparmio fiscale. L'esistenza di questo principio insito nell'ordinamento non contrasta, né con tutte le norme specifiche antielusive sopravvenute che appaiono mero sintomo dell'esistenza di una regola generale, né con la riserva di legge prevista dall'art. 23 Cost., in quanto il riconoscimento di un generale divieto di abuso del diritto nell'ordinamento tributario non si traduce nella imposizione di ulteriori obblighi patrimoniali non derivanti dalla legge, bensì nel disconoscimento degli effetti abusivi di negozi posti in essere al solo scopo di eludere l'applicazione di norme fiscali.
L'accesso ad un sistema informatico operato mediante abuso del proprio titolo di legittimazione
Le opere edilizie realizzate in forza di concessione annullata a seguito di pronuncia giurisdizionale non costituiscono una tipologia autonoma di abuso sanabile ai sensi dell'art. 32 del decreto legge n. 269/2003, convertito nella legge 326/2003. Le stesse, di conseguenza, non sono suscettibili di sanatoria laddove il volume complessivamente edificato superi i limiti posti dall'art. 32 medesimo.
La decisione in commento si segnala per aver applicato l'art. 9 l. n. 192/1998, in materia di abuso di dipendenza economica nei contratti di subfornitura delle attività produttive, ad un contratto di utenza telefonica stipulato fra imprenditori. L'A. evidenzia l'incompatibilità degli argomenti addotti dal giudice triestino soprattutto con la nozione di autonomia contrattuale di cui all'art. 1322 c.c., e con la sua asserita tutela costituzionale. Un sintetico approfondimento viene riservato al ruolo ed alla incidenza della buona fede "integrativa" nel diritto dei contratti.
Nuove forme di abuso del processo: il procedimento cautelare
., nel commentare una decisione che ha ritenuto forma di abuso processuale un'istanza di attuazione di un provvedimento cautelare dichiarativo della cessazione della materia del contendere, ripercorre le questioni più importanti in tema di abuso del processo, anche cautelare, evidenziando l'inadeguatezza delle attuali soluzioni normative.
In entrambi i casi, vengono avanzate delle riserve in merito a quella deriva interpretativa che, nella costruzione della corruzione passiva, propende per una fungibilità tra specifica attività contraria ai doveri di ufficio ed abuso della funzione, finendo per vanificare i margini di tipicità della fattispecie.
Ed è proprio con riferimento a tutti gli aspetti etici e giuridici riconducibili all'uso, abuso e divieti in materia di sostanze alcoliche, che si cercherà di fare chiarezza sulla situazione normativa vigente oggi in Italia.
La frazionabilità della tutela giudiziale del credito: buona fede esecutiva e abuso del processo
Il comportamento del ricorrente integra infatti un "abuso del processo" preclusivo dell'esame della domanda nel merito. La pronuncia in commento, seguendo l'insegnamento delle Sezioni Unite, apre la strada a riflessioni sulle sanzioni applicabili ai comportamenti processuali scorretti delle parti e sul potere valutativo del giudice in ordine al rispetto dell'equilibrio tra prestazioni contrattuali.
Uso illecito del computer in ufficio per connettersi ad Internet: peculato od abuso d'ufficio?
Il principio di imparzialità nella condotta della Pubblica Amministrazione dettato dall'art. 97, comma 1, Cost. può avere efficacia precettiva ai fini del reato di abuso d'ufficio
., costituisce dunque violazione di norma di legge rilevante ai fini della commissione del reato di abuso d'ufficio. L'A. ripercorre, anche nella loro evoluzione storica, le questioni connesse all'individuazione di un accettabile livello di tassatività della norma di cui all'art. 323 c.p. e le controversie relative alla possibilità che la norma di cui all'art. 97, comma 1, Cost. sia suscettibile di integrare il precetto del reato di abuso d'ufficio. Si conclude condividendo l'assunto della sentenza in esame, che riesce a trovare un adeguato punto di equilibrio tra le varie istanze da un lato di tassatività della fattispecie dall'altro di capacità della norma di sanzionare in modo adeguato le condotte illecite dei pubblici amministratori.
Prosegue la riflessione sugli orientamenti della giurisprudenza in materia di abuso del processo. Dopo il lavoro introduttivo di delimitazione del tema e l'analisi dell'incidenza che possono esercitare in proposito i principi di preclusione e di ne bis in idem, la ricerca attinge altri due nodi del processo ove il fenomeno assume peculiare consistenza. Da una parte la disciplina delle sanzioni processuali, cui la giurisprudenza tende a riferire un connotato di offensività della violazione che riduce, all'evidenza, i casi di regressione processuale in assenza di lesione. In secondo luogo, l'ampia materia dei riti speciali, ove la base negoziale del procedimento è valorizzata, sempre più marcatamente, in una prospettiva di ridotta incidenza delle sanzioni processuali e degli strumenti di gravame. La rassegna si chiude considerando, a titolo esemplificativo, alcune situazioni processuali ove il possibile abuso, nel quadro attuale, non trova adeguati strumenti di contrasto.
., tutti quegli atti idonei a ledere la libertà di autodeterminazione dell'individuo, invadendone la sfera sessuale con modalità di costrizione (violenza, minaccia o abuso di autorità), sostituzione ingannevole di persona, ovvero abuso di condizioni di inferiorità fisica o psichica, attraverso un sia pur superficiale rapporto corpore corpori, non limitato agli organi genitali, ma altresì concernente le zone cd. erogene che eccitano la concupiscenza. Per valutare la sussistenza dell'elemento oggettivo del delitto di violenza sessuale si richiede peraltro un approccio interpretativo sintetico, che tenga conto dell'intero contesto in cui il contatto corporeo si realizza e della dinamica intersoggettiva che si sviluppa.
Il provvedimento giudiziario privo di motivazione non costituisce per ciò solo abuso d'ufficio
L'A. esamina la possibilità che anche i magistrati possano commettere il reato di abuso d'ufficio, soffermandosi in particolare sulla prova del dolo.
Abuso del diritto generalmente applicabile nell'IVA e nell'imposizione diretta
Non applicabilità delle sezioni amministrative per la violazione del divieto di abuso del diritto
Abuso del diritto o abuso del potere?
L'"abuso del diritto" secondo le SS.UU. e la Sezione tributaria della Corte di cassazione
Ne è uscito un nuovo indirizzo che induce a ritenere che il principio di abuso del diritto sia applicabile a tutti i tributi, sia sui redditi che sui consumi o sui trasferimenti, siano essi "armonizzati" o di pertinenza "nazionale" e nei confronti di tutti i soggetti; e che può riguardare, in linea di principio, tutti gli atti giuridici, indipendentemente dalle (specifiche) disposizioni introdotte dal Legislatore in funzione antielusiva. Tale indirizzo potrebbe offrire ai contribuenti margini di difesa più ampi rispetto a quelli consentiti in presenza del principio antiabuso elaborato dalla Sezione tributaria, perché richiede sia la sussistenza di un "utilizzo distorto" di strumenti giuridici, sia la mancanza di "ragioni economicamente apprezzabili" diverse dal mero risparmio d'imposta. Ma le ultime sentenze della Sezione tributaria fanno ritenere non ancora definitivo l'orientamento delle Sezioni Unite, nonostante la sua pretesa funzione nomofilattica.
Nella sentenza n. 8481 del 2009 la Suprema Corte ha affermato che il contratto di leasing di beni ammortizzabili stipulato tra due società del medesimo gruppo realizza un abuso del diritto. Il principio di diritto non appare condivisibile in quanto non si comprende, dal punto di vista dell'imposizione reddituale, quali fossero i vantaggi tributari di un'operazione come quella descritta; inoltre, non si capisce in che cosa l'operazione violasse (o rispettasse) i soliti criteri di continuità/discontinuità intersoggettiva e intertemporale che governano la tassazione analitico-aziendale.
Donazione immobiliare tra lecito risparmio d'imposta, evasione e abuso del diritto
La Commissione tributaria di I grado di Trento, nella sentenza n. 8 del 2009, conclude, in modo condivisibile, per l'inapplicabilità alla donazione immobiliare al coniuge con ulteriore "sollecita" vendita del bene ad un terzo del concetto di abuso del diritto. L'utilizzo della categoria giuridica dell'abuso del diritto appare inappropriato, in quanto gli ordinari schemi applicativi delle imposte sui redditi sono esaustivi al fine di contrastare ogni ipotesi di evasione, oltretutto in presenza dello specifico ausilio all'agire dell'Amministrazione finanziaria, che consente di superare i tentativi di imputare ad altri soggetti i redditi effettivamente riconducibili al "possessore", magari dimostrando la percezione del prezzo in capo al preteso donante.
Inapplicabile il divieto di abuso su questioni fiscali meramente interne
Leasing infragruppo e abuso del diritto
L'interposizione come abuso del diritto per aggirare i contingentamenti doganali
La sentenza si dilunga poi sull'abuso del diritto inteso come abuso del diritto di proprietà, cioè divieto di atti emulativi, e lo mette in relazione con le sentenze delle Sezioni Unite della Suprema Corte sul "dividend washing", che invece non hanno nulla a che vedere con gli atti emulativi, ma utilizzano l'espressione "abuso del diritto" nel senso di frode alla legge.
In realtà, abuso del diritto ed elusione in senso tecnico, nel senso cioè fatto proprio dall'art. 37-bis del D.P.R. n. 600/1973, hanno poco in comune con il fenomeno del "transfer price".
L'obiettivo del presente articolo consiste nel verificare se, alla luce dei più recenti interventi giurisprudenziali della Corte di Cassazione che considerano esistente anche nel settore delle imposte dirette un principio generale di abuso del diritto di derivazione comunitaria e, secondo le Sezioni Unite, basato sull'art. 53 Cost., sia possibile il riconoscimento di una clausola generale antielusiva nel nostro ordinamento tributario e se ciò determina un ampliamento tale da compromettere la certezza del diritto ed ostacolare il legittimo risparmio di imposta.
Falso e abuso edilizio
Revoca di incarico dirigenziale e abuso d'ufficio: puntualizzazioni al crinale tra qualifiche soggettive e violazioni di legge
Il rapporto tra abuso d'ufficio e privatizzazione del pubblico impiego delineato nella sentenza dei giudici siciliani, richiede delle puntualizzazioni al crinale tra qualifiche soggettive e violazione di legge. L'esame degli artt. 323 e 357 c.p. conduce alla valorizzazione dei noti caratteri tipologici della funzione pubblica per discernere tra penalmente punibile e non punibile. L'atto di revoca di incarico dirigenziale, incidendo sull'ordinamento dei pubblici uffici ex art. 97 Cost. è un atto provvedimentale autoritativo che consente di qualificare pubblico ufficiale il Sindaco che lo dispone.
L'A. offre al lettore un inquadramento dottrinale e giurisprudenziale delle conseguenze civilistiche dell'elusione fiscale, soffermandosi criticamente su recenti pronunce di legittimità che, in assenza di una norma antielusiva generale, sono ricorse alla sanzione della nullità, per violazione del divieto di abuso del diritto.
Risparmio fiscale in violazione del divieto costituzionale di abuso del diritto