Di conseguenza, la maggiore analiticità dell'accordo, in ordine alla determinazione dell'oggetto, appare necessaria per la sua stessa validità e per limitare le ipotesi di abuso del diritto alla revisione del prezzo e alle varianti in corso d'opera nelle quali spesso incorre l'impresa appaltatrice in danno del committente.
Con la sentenza del Consiglio di Stato, in commento, giunge al secondo grado di giudizio il "caso Telecom", apertosi con la sanzione per abuso di posizione dominante comminata dall'Agcm all'incumbent italiano delle comunicazioni elettroniche. Questa pronuncia ribalta il giudizio di primo grado ove era stata accolta la tesi difensiva per cui i costi regolatori non potevano essere parametro della replicabilità delle offerte di Telecom Italia nei mercati dell'utenza affari. Il Consiglio di Stato, su questo, dà ragione all'Agcm, ammettendo implicitamente che tra regolazione e concorrenza vi possa essere un'interazione che, come nel caso in questione, è in grado di colmare, per quanto parzialmente ed ex post, alcuni errori del Regolatore. Va, tuttavia, sottolineato che l'intervento surrogatorio dell'Autorità antitrust non può emendare ogni conseguenza negativa di una regolazione asimmetrica inadeguata.
Abuso di norme retroattive sulla nozione di aree edificabili e (mancate) reazioni interpretative
La Cassazione si pronuncia sul problema della successione di norme penali in tema di abuso di informazioni privilegiate, la cui disciplina è stata recentemente modificata ad opera della legislazione in tema di market abuse (l. n. 62/2005). Orbene, la pronuncia, oltre a propendere per la continuità normativa fra vecchia e nuova fattispecie incriminatrice, offre lo spunto per un'analisi storica dell'illecito in questione. La disamina, oltre ad illustrare l'istituto, delinea i principali problemi che si pongono nell'applicazione pratica del reato di insider trading.
Il magistrato che interferisce in procedimenti penali e disciplinari pendenti nei suoi confronti commette abuso di ufficio?
., attraverso una disamina della questione della possibilità in generale che un magistrato commetta abuso d'ufficio e dei profili attinenti alle norme di legge che devono essere violate in simili ipotesi, nonché della plurioffensività del reato di cui all'art. 323 c.p. e della natura patrimoniale del vantaggio ingiusto conseguito, perviene ad una soluzione interpretativa che si discosta dall'impostazione della sentenza esaminata, secondo la quale si deve esaminare la fattispecie nei termini di un abuso d'ufficio "in danno" (così arrivando ad escludere la sussistenza del reato), e ritiene invece che la fattispecie vada qualificata come abuso a vantaggio proprio dell'agente, dovendosi affrontare poi in concreto i problemi della sussistenza di tale vantaggio e del nesso di causalità fra condotta ed evento.
L'A. esamina la fattispecie del trasferimento di un dipendente pubblico provocato dalla sua attività sindacale e la riconducibilità della stessa al reato di abuso d'ufficio. Attraverso la disamina delle questioni più delicate che attengono al caso in esame, ovvero l'individuazione della norma di legge o di regolamento che vieta tale tipo di trasferimento e la verifica della sussistenza di un danno ingiusto causato dal trasferimento, si giunge ad affermare che il trasferimento discriminatorio per ragioni di natura sindacale integra gli estremi del reato di cui all'art. 323 c.p.
Gli AA. affrontano alcune problematiche criminologiche connesse al Gioco d'Azzardo Patologico. lo spunto é offerto da un recente Decreto Ministeriale che in sostanza sembra assimilare il GAP alle condizioni di abuso e dipendenza da sostanze. Dopo avere descritto gli aspetti comportamentali, epidemiologici e socio-culturali tipici del pathological gambling, gli AA. richiamano quelli più prettamente criminologici e psichiatrico-forensi.
Il divieto di abuso di dipendenza economica - applicabile anche a contratti diversi dalla subfornitura e in particolare al franchising - costituisce applicazione del principio di buona fede e, al contempo, richiede sempre, per la valutazione della sua sussistenza, un riferimento al mercato, per poter valutare la possibilità o meno per la parte che subisca l'abuso di reperire alternative soddisfacenti.
Il divieto di abuso di dipendenza economica nel franchising, fra principio di buona fede e tutela del mercato
Le leggi regionale determinano ora, tra le tipologie di abuso edilizio previste dal condono (D.L. n. 296/2003), le modalità e gli effetti della sanatoria amministrativa e la volumetria sanabile, anche entro limiti inferiore rispetto a quelli indicati dalla "cornice" statale. L'autonomia della sanatoria amministrativa rimarca la competenza regionale nel contribuire a definirla, mentre la puntualizzazione sull'estinzione del reato afferma con chiarezza che quest'ultima, ai sensi dell'art. 25 comma 2 Cost., può essere modulata esclusivamente dalla legge statale. L'ultimo condono edilizio ha pertanto due diversi ambiti applicativi ma la soluzione, pur se necessaria per ridare alla disciplina la necessaria coerenza con la Costituzione, avrebbe potuto dare vita, con maggiore sforzo di creatività del legislatore, ad un complessivo sistema che utilizzasse meglio l'effetto penale come incentivo alla sanatoria. sarebbe stato sufficiente prevedere, quale condizione della causa estintiva del reato, e in aggiunta ai limiti tipologici e volumetrici della legge statale, l'aver posto in essere le condizioni legittimanti la sanatoria amministrativa, opportunamente certificate. Il rilievo (Corte cost. n. 196/2004) che il giudice penale, per dichiarare estinto il reato, non ha competenza istituzionale a compiere l'accertamento di conformità delle opere agli strumenti urbanistici, comporta comunque la necessità di una attestazione comunale che accerti le caratteristiche dell'abuso, limitatamente però ai limiti previsti dal condono come causa estintiva penale, dando conto della corrispondenza tra la situazione effettiva e quanto dichiarato dall'interessato.
I motivi di preoccupazione si concentrano in particolare sulla effettiva capacità della giurisprudenza di limitare un eventuale abuso del requisito della gravità straordinaria che accompagna i casi di attivazione autonoma del procedimento di precettazione da parte dell'autorità di Governo.
Il concorso dell'extraneus nel delitto di abuso di informazioni privilegiate
L'A. sostiene che la suprema Corte abbia correttamente ravvisato una continuità normativa tra la previgente e l'attuale fattispecie del delitto di abuso di informazioni privilegiate, rispettivamente previste negli artt. 180 e 184 del d.lg. n. 58/1998, uniformandosi all'orientamento che ritiene che la problematica di diritto intertemporale, originata dal sopravvenire di una norma speciale rispetto alla norma generale abrogata, debba trovare soluzione alla stregua del criterio strutturale, integrato da una valutazione dell'incidenza della novella legislativa sull'interesse giuridico tutelato. L'A. non condivide, invece, quanto sostenuto dai giudici di legittimità in merito al potere del giudice penale di mantenere il sequestro dei beni anche se l'imputato è stato prosciolto e non è stata adottata la misura della confisca, sulla base della ritenuta applicazione analogica dell'art. 1, comma 3, della l. n. 455 del 21 ottobre 1998.
La condotta del pubblico ufficiale che installi abusivamente un impianto di intercettazione su autovettura di servizio fra tentativo di abuso di ufficio e peculato d'uso
Esaminando il caso di un pubblico ufficiale il quale installi abusivamente su una autovettura d'ufficio un apparato di intercettazione ambientale, al fine di spiare dei colleghi, l'A. ritiene condivisibili le statuizioni contenute in sentenza secondo le quali la condotta di installazione illecita dell'apparato di intercettazione integra gli estremi del tentativo di abuso d'ufficio e la condotta consistente nel portare l'autovettura di servizio da un tecnico che provvede materialmente all'installazione dell'apparato di intercettazione integra gli estremi del peculato d'uso, mentre critica l'ulteriore statuizione secondo la quale il mantenimento dell'apparato di intercettazione sul mezzo pubblico, mentre lo stesso è usato da altri pubblici ufficiali per l'espletamento delle loro pubbliche funzioni, integra gli estremi del peculato d'uso, ravvisando in tale situazione una mera distrazione del bene pubblico dal suo fine istituzionale, distrazione che non comporta peculato.
Il delitto di abuso d'ufficio e la violazione di norme contenute in decreti del Presidente del Consiglio dei ministri
Il bossing fra inadempimento dell'obbligo di sicurezza, divieti di discriminazione e abuso del diritto
Nell'intento di risolvere questa delicata questione, l'A. propone una dettagliata disamina dei concetti di discriminazione, molestia e abuso del diritto.
"Uso" ed "abuso" delle presunzioni semplici
Uso e abuso della clausola antielusiva
In tale ottica, poi, occorre esaminare anche l'interpretazione dei controversi concetti di violenza e - soprattutto - abuso di autorità, quali condotte costrittive tipizzate. L'abuso di autorità, infatti, si rivela bisognoso di un nuovo approccio interpretativo.
A fronte dell'orientamento giurisprudenziale inaugurato da una recente decisione delle Sezioni Unite, l'annotata sentenza riproduce il principio di diritto in quella sede affermato, concernente la riducibilità d'ufficio della penale eccessiva: a tal riguardo, questo lavoro vuole, in critica a tale orientamento che va consolidandosi, proporre argomentazioni contrarie innanzitutto di natura sostanziale concernenti la funzione della clausola penale, poi di ordine processuale, relativamente al ruolo che il principio della domanda ha nel vigente processo di cognizione e, infine, di tenore sistematico, dimostrando come l'ordinamento giuridico consideri riducibile d'ufficio la penale solo quando è uno strumento di abuso del contraente più forte verso quello più debole.
Abuso di dipendenza economica ed "estorsione" post-contrattuale
Le seguenti riflessioni mirano a porre in risalto i contenuti della sentenza in epigrafe, che si segnala in quanto, nell'applicare il divieto di abuso di dipendenza economica di cui all'art. 9 della L. n. 192/1998, affronta questioni di particolare importanza concernenti l'ambito applicativo del divieto e i criteri da seguire per l'accertamento della sussistenza dello stato di dipendenza economica, soffermandosi, altresì, sui profili rimediali contro i comportamenti abusivi.