La Suprema Corte con la sentenza in rassegna, fornendo una nozione unitaria di sistema telematico, fissa i criteri per determinare la competenza territoriale per gli accessi abusivi commessi nelle reti "client-server", stabilendo che il reato di cui all'art. 615-ter c.p. si consuma non nel luogo in cui si trova il "server" all'interno del quale sono archiviate le informazioni, ma in quello diverso in cui si trova l'utente che dalla postazione remota digita le credenziali di autenticazione e le invia al sistema centrale.
L'analisi è completata dall'esame della giurisprudenza, che pronunciandosi soprattutto nell'ambito della questione - diversa, anche se di confine - dell'ammissibilità a sanatoria, ai sensi dell'art. 167, comma 4, del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di interventi "abusivi", posti in essere senza la preventiva autorizzazione paesaggistica, appare oscillante, tra posizioni più rigide e rigoriste e posizioni più elastiche di buon senso.