Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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«Topolino» 2138 (16 Novembre 1996)

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VI AVVERTO CHE SE PERSEVERETE NEL NOSTRO MALSANO INTENTO, SARÒ COSTRETTO A MULTARVI DI CENTO DOLLARI PER OGNI MINUTO DI TRASMISSIONE ABUSIVA, DOPO LA PRESENTE DIFFIDA!

La Stampa

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Per una di quelle contraddizioni sempre più abituali nei grandi eventi, le Olimpiadi fissano un'apertura ufficiale venerdì con la cerimonia nello stadio di Atene e una, più abusiva, mercoledì quando inizieranno i tornei maschile e femminile di calcio che per paradosso è lo sport più antiolimpico di tutti. Suona come una beffa che su 373 italiani iscritti ai Giochi, i primi a cominciare siano i 18 calciatori di Gentile (giovedì contro il Ghana): c'è gente che si allena quattro anni per ottenere qualche riga di popolarità e al momento giusto gliela soffiano quelli che ogni giorno possono soffocare di righe sui giornali. Nessuno ci toghe dalla testa che, oltre all'esigenza di recuperare qualche giorno per un torneo molto lungo, questa pre-apertura sia un omaggio a Blatter e all'unico potere che contrasta quello del Cio. Comunque si comincia. Atene è pronta, lo ha dichiarato ieri Gianna Angelopoulos, la donna che presiede il comitato organizzatore, e soprattutto lo tocchiamo noi con mano. Sembra un miracolo questa città che a giugno era ancora un cantiere e adesso è splendida, lustra e tirata come uscita dalle mani di un chirurgo plastico. Atene era orribilmente sporca. Inguaribilmente trasandata. Francamente brutta. Oggi respira i profumi di una grande capitale europea sulla schiena dell'Asia levantina. «Prima o poi ci accorgeremo che stanno girando un film e tutto quello che vediamo sono scenari di cartapesta», ci diciamo tra noi ancora increduli. Può darsi. Il weekend ha portato fuori città un ateniese su due, le strade sono rimaste deserte e il traffico sarà tra le variabili più importanti per il successo delle Olimpiadi: ci sono impianti lontani 15, 20, persino 30 chilometri tra loro, se i percorsi saranno intasati dalle auto diventerà un calvario spostarsi qua e là. Ma si rimane incantati dalle cose che sono state fatte e in poco tempo, il risultato è così piacevole da farci dimenticare per un momento i morti, i feriti e gli scandali pagati alla necessità di chiudere i cantieri. A qualunque costo. Anche se i taxisti, i più arrabbiati perché le corsie olimpiche hanno ristretto le strade su cui viaggiare, maledicono le Olimpiadi e l'opinione pubblica si aspetta più tasse per pagare i conti (il budget è stato sforato, i ricavi non pareggeranno le spese), l'eredità dei Giochi sarà qualcosa di cui gli ateniesi godranno per molto tempo. Nei palazzi. Negli impianti sportivi. Nelle nuove e funzionali linee di metrò. Una volta ci si veniva per il Partenone, in futuro anche la copertura dello stadio olimpico rientrerà nei tour guidati: lo spagnolo Calatrava ci ha messo tanta arte per quanto lo hanno pagato. Tantissimo. L'Italia si cala in questa realtà con l'ambizione della grande potenza dello sport e con la paura di non esserlo più. Se il termometro della salute sono le medaglie, probabilmente scopriremo qualche febbriciattola rispetto a Sydney: 34 medaglie (13 d'oro) non sono un obiettivo credibile. Gli americani di Sport Illustrated ce ne assegnano sei o sette in meno, il Coni si tiene su quella linea. Siamo la nazione che ha qualificato il maggior numero di squadre, dopo la Grecia, ovviamente, e l'Australia, i cui gironi di qualificazione sono ridicoli. È un bel fatto, bisogna capire se alla partecipazione corrisponde un'altissima qualità. Nell'atletica stiamo raschiando il fondo del barile, nel nuoto si spera ma il confronto è più difficile di quattro anni fa. Nuoto, scherma, tiro e canottaggio promettono messi. Sono gli sport da seguire nella prima settimana. Il resto chissà. Da quando il Totocalcio non produce la ricchezza di cui si nutriva il Coni, la sopravvivenza di certe discipline, soprattutto tra i giovani, ci pare un miracolo. Come la nuova Atene.

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