Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abusate

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Per la solenne inaugurazione della cassa rurale di prestiti S. Giacomo

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1897
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 30-45.
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Ma, si replica; non accettando a soci che solo i cattolici praticanti, fomentate l'ipocrisia e il bigottismo; voi così mutate il credito in opera confessionale, usate e abusate della costrizione morale, per attirare a voi il povero che cerca pane e lavoro. Così ha blaterato più volte il giornalismo massonico, nella speranza di farci desistere. La costrizione morale! Signori, non vi è più cieco di chi non vuol vedere. E non è questa costrizione morale quella che governa il mondo in tutti gli ordini sociali, privati e pubblici? Il fanciullo che studia pel timor del castigo o per l'allettativa del premio, l'adulto che non si vendica dell'offesa per non dar nelle mani del giudice, l'onesto impiegato che va assiduo al suo banco, per la promozione che aspetta, sono tutti costretti moralmente al dovere. Il paradiso, a cui aneliamo, l'inferno che temiamo, sono vere costrizioni morali al ben vivere. Onde Davide diceva: inclinavi cor meum ad faciendas iustificationes tuas in aeternum propter retributionem (P. 118). Chi oserebbe accusar d'ingiustizia il premio, perché non si dà a tutti? Ovvero di violenza la promessa, perché in certo modo costringe a un fine? O secolo sciocco, che volendo togliere ogni timore e ogni speranza, ogni premio e ogni castigo, riduce l'uomo allo stato di bestia! Ma si cela il reo intento, declamando ai quattro venti, che bisogna fare il bene solo per sentimento del bene! E quando il cattivo esempio, gli empî discorsi, le oscene letture, dal Lucrezio Caro al Zola, hanno spento il sentimento del bene, che resta? Il suicidio e i peculati per puro sentimento di bene!

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La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

399972
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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La contemplazione estetica, il colloquio amoroso, l'espansione sentimentale, se usate nei modi debiti, sviluppano, ma il più spesso, abusate, nascondono quello che è il carattere fondamentale dei rapporti con Dio: uniformità di volere. Vivere come sappiamo essere nel volere e nel piano divino che noi viviamo, amare cercare conquistare e diffondere intorno a noi quello che Dio ama e vuole, avere insomma, a proposito delle cose e degli uomini, come norma del nostro volere, quello che noi supponiamo essere il volere divino, tale è il concetto fondamentale dell'amore di Dio, spogliato dalle spontanee ed ingegnose forme di antropomorfismo delle quali noi lo rivestiamo, opprimendolo spesso e quasi soffocandolo. La personificazione in forme sensibili del volere divino non ci dice nulla di più sulle direzioni e sugli scopi di questo volere: gli oggetti di esso noi dobbiamo cercare, nel pensiero stesso che abbiamo di Dio, o nell'esempio di coloro che ci è noto avere maggiormente conformato la volontà loro alla sua, per voler noi questi medesimi oggetti: e solo quando noi vorremo come Dio potremo dire di volere Dio e cioè di amarlo. Il che significa: quando il male ci ripugnerà, in noi ed intorno a noi, in tutte le sue forme, e coloro che ne sono vittime e schiavi ci muoveranno a pietà: quando vorremo o cercheremo effettualmente il bene per noi, per quelli che sono intorno a noi, per tutti, senza eccezione o limitazione; quando rinnegheremo, nella pratica della nostra vita, la cupidigia, l'egoismo, la violenza, per accogliere la povertà in ispirito, la mitezza, la fame e sete di giustizia che la predicazione evangelica ci ha insegnate, allora noi potremo dire di essere nella carità e, quindi, in Dio.

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