Questo argomento, infatti, viene enunciato, dalla Corte, avendo riguardo a tutti "i promotori di un referendum costituzionalmente previsto" e quindi anche con riferimento ai promotori di un referendum abrogativo. Sicché l'ordinanza di cui si discute può essere inserita, sotto questo profilo, all'interno di un filone giurisprudenziale ormai corposo e tutto teso a circoscrivere la portata di quanto deciso con l'ord. n. 17 del 1978, con la quale la Corte, riconobbe, come noto - per la prima volta - la legittimazione a sollevare conflitto tra poteri anche a soggetti esterni allo Stato-apparato. Ecco quindi che l'odierna pronuncia conferma, secondo l'A., la validità di una linea di pensiero già emersa all'indomani dell'adozione dell'ord. n. 17. Secondo cui la scelta effettuata, in quel frangente, dall'organo di giustizia costituzionale non era il frutto di convinzioni teoriche insuperabili oppure di immutabili postulati di natura dogmatica, quanto piuttosto, più verosimilmente, di più pragmatiche considerazioni di ordine politico-istituzionale.
Accademia della crusca
