Il processo storico che ha portato alla nascita degli Stati è assai vario nei luoghi: nel Mezzogiorno e in Sicilia è stato particolarmente travagliato, tant'è che la feudalità viene abolita - ma solo formalmente - nel 1812. Il fenomeno della mafia va letto in questa chiave. L'organizzazione mafiosa costituisce un ordinamento giuridico in senso romaniano. Può essere paragonato a uno di quei tanti corpi sociali in posizione di relativa indipendenza che nell'esperienza medioevale convivevano con le diverse realtà istituzionali presenti nel territorio con atteggiamenti alterni e ambigui di competizione, di incontro, talvolta anche di scontro. Negli ultimi anni l'anzidetto rapporto pattizio con lo Stato (basato su una plurisecolare cultura di convivenza) è venuto meno, essendo la mafia entrata in aperto conflitto con lo Stato e con la società. Gli effetti di questo allontanamento dalle radici si sono fatti sentire sia all'interno dell'organizzazione (con l'affievolirsi dei vincoli di fedeltà); sia all'esterno di essa (con lo sfilacciamento delle connivenze e degli scambi elettorali). La globalizzazione dei mercati e la conseguente crisi della "sovranità" stanno tuttavia riproponendo oggi un nuovo medioevo istituzionale. Da ciò nasce l'esigenza di nuovi congegni organizzativi per il governo di fenomeni economici e di criminalità estremamente complessi che trascendono i singoli Stati.