Intendesi per essa «quell'ordinamento della produzione per cui i collaboratori non attendono in modo abituale che ad alcuni uffici produttivi soltanto». Ha la sua ragione di essere nella varietà del mondo umano e del cosmo, che poi coordinandosi e integrandosi nell'unità,conferisce ai fini armonici dell'universo, cosicché questi non si conseguono senza rispettare e secondare quella varietà medesima.
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Viceversa l'assenza abituale dei proprietari (con triste parola inglese «absenteism») sempre fu cagione di decadenza fondiaria, come accadde delle antiche province romane in mano di politicanti e «manieurs d'argent» dell'Urbe, dell'Irlanda quasi mai visitata dai «lords» anglicani, ed oggi ancora dei feudi di Sicilia abbandonati dai signori per la vita delle capitali e dei viaggi; e ciò per la duplice trascuranza del suolo e di chi lo lavora.
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Donde a lungo andare l'alto concetto del lavoro nella pubblica opinione, il sorgere di rispettate classi di industriali e di artigiani e infine la energia produttiva divenuta abituale, potentissima, progressiva nella età medioevale; la quale, perdurando ed estendendosi indefinitamente (attraverso parziali soste e regressi) nella età moderna, forma il tratto che distingue la civiltà cristiana occidentale, attiva per eccellenza, da quella passiva delle genti orientali.
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Il mestiere, alla sua volta, il quale sopra una produzione affine a quella della grande impresa trova da questa disviata la propria abituale clientela, è costretto a rinunziare sempre più ai mezzi necessari per trasformarsi e reggere alla concorrenza. Ed esso si estingue per languore.
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