Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitua

Numero di risultati: 7 in 1 pagine

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Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

391843
Toniolo, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Allora avviene una conversione psicologica definitiva del suo giudizio, ossia della sua stima intorno al complesso di quei pani: «egli a lungo andare si abitua a stimare alla stregua del valore di quest'ultima unità anche le unità superiori, e quindi il valore totale della serie intera»; — la quale, perciò, risulta da quel valore di 2 moltiplicato per le 4 unità della serie medesima. E pertanto, nel nostro esempio, mentre la somma dei singoli valori unitari delle 4 porzioni di pane considerate distintamente sarebbe stato 20, il valore totale di quelle, considerate complessivamente, si trova ridotto ad 8.

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Da un canto nelle città (specialmente sotto gli Ottoni dal 1002) nelle quali non erano cessati uffici economici e di polizia (i curatores), — il vescovo, già stretto per il suo ministero religioso alla popolazione latina, trovandosi sempre più difficultato (per i divieti crescenti di canoni e concili agli ecclesiastici di occuparsi permanentemente di negozi temporali) nell'esercizio degli uffici politico-amministrativi di conte;si vale per questi, in luogo dei chierici, sempre più dei laici e li consulta nei Consigli cittadini di ogni classe, cui già spettava la elezione allora popolare del vescovo; e così abitua alla gestione degli interessi della città il popolo stesso, il quale alla morte del pastore ne continua, sede vacante, l'amministrazione civile e si prepara a più alte funzioni politiche (Balbo, Calisse); nel tempo stesso che eleva il prestigio del clero, quale patrono della democrazia civica (guelfismo) specialmente latina.

Pagina 2.153

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

395989
Toniolo, Giuseppe 4 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Più per ragioni civili;l'agricoltura abitua i popoli a vivere all'aperto dei campi e in lotta colle difficoltà della natura, educandoli a sensi di libertà, di sacrifizio, di affezione alla patria, nel tempo stesso che ne tempra la forza fisica. Per questo titolo già presso i romani era l'unica industria da essi durante i bei secoli della repubblica tenuta in onore. Infine per ragioni morali;la contemplazione quotidiana da parte dei cultori dei campi dei fenomeni meravigliosi e regolari della natura solleva le genti al pensiero di Dio e dell'ordine provvidenziale, adempiendo ad una funzione educativa etico-religiosa. Così nella bibbia l'agricoltura è considerata un esercizio quasi di pietà e particolarmente grato a Dio; e i vari culti dell'antichità consacrarono con feste e riti l'arte dei campi.

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Essa abitua a condividere coi nostri simili gli ardimenti, i sacrifizi, le aspettative, ed educa a sensi di mutua temperanza e benevolenza, piegando l'egoismo in favore del sentimento di solidarietà; così è scuola di carità sociale.

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Ma non è industria, bensì un lavoro negativo o distruttivo, che abitua talora i popoli, come i numidi antichi, gli sciti, i vandali, i calmucchi, i kirghisi, i cosacchi, alla aggressione e rapina; componendo drappelli predatori, che talvolta si agglomerano come le orde dei vandali sotto Alarico a devastare territori d'alta civiltà e Roma stessa; e che tal'altra, dopo la distruzione completa di razze animali, riescono al cannibalismo, come nella Nuova Zelanda (Roscher).

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Pagina 79

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

399922
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
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E negli uomini, via via che la coscienza umana supera le differenze individuali per elevarsi al comune concetto dell'uomo, egli si abitua gradualmente a trovare degli eguali suoi, l'azione dei quali, come la sua propria, egli reputa sottomessa poi ad una norma comune; e nell'osservanza di questa ripone il bene e la giustizia, facendosi solidale con gli altri nel punire le infrazioni. Ma questo progresso non è spontaneo e graduale. L'illusione individualistica non cede il posto se, dall'interno, una forza sempre più viva ed operosa non la domina e non la affina. E questa forza non è la ragione od, almeno, la sola ragione: poiché la ragione per sé non è una forza, ma è solo luce che rischiara la via alle forze operanti. Se l'egoismo prevale, essa foggia per i vantaggi di questo le ingegnose teorie utilitarie ed eudemonistiche che sono in voga oggi: se un principio di vita religiosa agisce nell'anima, questa assorge ad una più giusta ed oggettiva visione del posto e dell'ufficio di ogni singolo uomo nella vita; e l'uomo sente che per esser degno di vivere, per sostituire la consapevolezza all'istinto, la bontà all'egoismo, egli deve traversare un processo di negazione di sé, rompere spiritualmente la corteccia del proprio io individuale, sentirsi prima uno fra molti, soggetti tutti a una stessa legge dall'alto, e poi anche uno con molti, chiamato a vivere con unità di intenti, di mezzi, di animi — più specialmente — con questi molti; e il bene finisce con l'apparirgli qualche cosa che è, sì, per lui, ma che non ha il suo esser bene dall'esser per lui, ma piuttosto, appunto perché è bene indipendentemente dal giudizio e dal senso particolare di lui, debba essere voluto e cercato; e del quale bene egli poi fermamente creda che possa essere raggiunto; poiché nulla ci farebbe accettare la necessità di cercare e volere ciò che sappiamo esser fuori del nostro sforzo.

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