Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

464430
Carlo Darwin 43 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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Le balene e i delfini (Cetacea), i dugunghi (Sirenia) e l’ippopotamo sono nudi; e ciò può essere loro utile per guizzare nell’acqua; nè potrebbero per questo soffrire per la perdita del calore, perchè le specie che abitano le regioni più fredde sono protette da un fitto strato di adipe, che serve allo stesso uso come il pelo delle foche e delle lontre. Gli elefanti ed i rinoceronti sono quasi senza pelo; e siccome certe specie estinte che vivevano anticamente in un clima artico erano coperte di lunga lana o pelo, sembrerebbe quasi che le specie dei due generi che esistono oggi abbiano perduto la loro pelle villosa per essere esposte al caldo. Questo sembra tanto più probabile dacchè gli elefanti dell’India che vivono nei paesi freschi ed elevati sono più pelosiOwen, Anatomy of Vertebrates, vol. III, p. 619. che non quelli che vivono nelle pianure. Dobbiamo noi dedurre da ciò che l’uomo siasi spogliato dei peli per avere dimorato in origine in qualche terra tropicale? Il fatto che il sesso mascolino ha conservato principalmente sul petto e sul volto il pelo, ed ambo i sessi lo hanno conservato nel punto di giunzione dei quattro membri col tronco, appoggia questa deduzione, aggiungendosi che l’uomo perdette il suo pelo prima che avesse acquistato una posizione eretta; perchè le parti che conservano ora la maggior copia di pelo erano allora molto protette contro il calore del sole. Tuttavia la parte superiore del corpo offre una curiosa eccezione, perchè in ogni tempo deve essere stata una delle parti più esposte, e ciononostante è fittamente ricoperta di capelli. Per questo rispetto l’uomo somiglia alla maggior parte dei quadrupedi, che in generale hanno la loro superficie superiore ed esposta molto più ricoperta che non la inferiore. Nondimeno, il fatto che altri membri dell’ordine dei Primati, a cui l’uomo appartiene, quantunque abitino varie regioni calde, sono bene rivestiti di peli, in generale più fitti alla superficie superioreIsidoro Geoffroy Saint-Hilaire osserva (Hist. Nat. Générale, tom. II, 1859, p. 215-217) intorno a ciò che l’uomo ha il capo coperto di lunghi peli; parimente le superficie superiori delle scimmie e di altri mammiferi essendo coperte più fittamente che non le superficie inferiori. Questo fatto è stato pure osservato da vari autori. Il prof. P. Gervais (Hist. Nat. des Mammifères, tom. I, 1854, p. 28) tuttavia asserisce che nel Gorilla il pelo è più scarso sul dorso, dove è in parte tolto via, che non nelle superficie inferiori., si oppone fortemente alla supposizione che l’uomo sia divenuto nudo merce l’azione del sole. Sono inclinato a credere, come vedremo nella scelta sessuale, che l’uomo, o meglio la donna primitiva, sia divenuta priva di pelo per motivo di ornamento; e secondo questa credenza non è sorprendente che l’uomo differisca tanto in fatto di pelosità da tutti i suoi più bassi congiunti, perchè spesso i caratteri acquistati mercè la scelta sessuale differiscono in un grado straordinario in forme intimamente congiunte.

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Gli indigeni della Terra del Fuoco furono probabilmente obbligati da altre orde conquistatrici a porre dimora nel loro inospite paese, ed essi in conseguenza possono essersi andati in certo modo degradando; ma sarebbe molto difficile dimostrare che essi sono decaduti più basso dei Botocudos che abitano le più belle parti del Brasile.

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Giova notare che le forme di mammiferi che abitano parecchie provincie zoologiche non differiscono fra loro nello stesso grado; cosicchè si può appena considerare come una anomalia il fatto che il Nero differisca più, e l’Americano molto meno, dalle altre razze umane, che non i mammiferi degli stessi Continenti da quelli delle altre provincie. Si può tuttavia soggiungere che l’uomo non sembra avere in origine abitato nessuna isola oceanica; e per questo riguardo rassomiglia agli altri membri dello sua classe.

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Gli uomini che sogliono vivere nelle barche possono avere le gambe un po’ più corte; quelli che abitano regioni elevate hanno il petto più ampio, e quelli che adoperano costantemente certi organi dei sensi hanno la cavità in cui questi stanno di volume più grande, e quindi ne deriva una modificazione nelle loro fattezze. Nelle nazioni civili, lo scemare della mole delle mascelle pel minore esercizio, il movimento consueto di differenti muscoli che servono ad esprimere le varie emozioni, e l’aumento nel volume del cervello per la maggiore attività della mente, hanno tutti insieme prodotto un notevole effetto sull’aspetto generale di esse in confronto dei selvaggiVedi il prof. Schaaffhausen, tradotto nella Anthropological Review, 8bre 1868, p. 429.. È anche possibile che la statura corporea più grande, senza l’aumento corrispondente nel volume del cervello, possa aver dato ad alcune razze (giudicando dei casi menzionati precedentemente nei conigli) un cranio allungato del tipo dolicocefalo.

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Parimente i Botocudi, come gli altri abitanti dell’America tropicale, sono al tutto differenti dai Neri che abitano le sponde opposte dell’Atlantico, che sono esposti ad un clima a un dipresso simile al loro, e conducono quasi lo stesso genere di vita.

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Prendiamo una specie qualunque, per esempio un uccello, e dividiamo le femmine che abitano un distretto in due branchi uguali; uno composto degli individui più vigorosi e meglio nutriti, e l’altro dei meno robusti e meno sani. Gli individui del primo branco, senza dubbio, saranno pronti per la riproduzione prima degli altri; e questa è l’opinione del signor Jenner Weir, il quale ha per molti anni tenuto dietro accuratamente ai costumi degli uccelli. Non vi può essere neppure gran dubbio che le femmine più vigorose, più sane e meglio nutrite sarebbero per riescire a calcolo fatto meglio nell’allevare il maggior numero di figli. I maschi, come abbiamo veduto, sono generalmente pronti per la riproduzione prima delle femmine; i maschi più forti ed in alcune specie i meglio armati discacciano i maschi più deboli, e i primi si accoppieranno poi colle femmine più robuste e meglio nutrite, siccome queste sono le prime ad esser pronte per la riproduzione. Queste coppie vigorose alleveranno certo un numero maggiore di figli che non le femmine più ritardatarie, che saranno obbligate, supponendo i sessi numericamente uguali, ad accoppiarsi coi maschi vinti e meno robusti; e questo è tutto ciò che ci vuole per accrescere, nel corso di successive generazioni, la mole, la forza ed il coraggio dei maschi, o per migliorarne le armi.

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Ora in sette specie, che appartengono a distinte divisioni della famiglia ed abitano regioni differenti, e nelle quali i maschi soli portano corna, ho trovato che le corna del capriolo cominciano a mostrarsi in periodi varianti dai nove mesi dopo la nascita nel capriolo, e a dieci o dodici mesi o anche più nei cervi maschi delle altre sei maggiori specieSono molto riconoscente al signor Cupples per aver fatto ricerche per me intorno al Capriolo ed al Cervo di Scozia presso il signor Robertson, l’esperto capo forestale del marchese di Breadalbane. Rispetto al Daino vado debitore al signor Eyton e ad altri di queste informazioni. Pel Cervus alces dell’America settentrionale, vedi Land and Water, 1868, p. 221 e 254; e pel C. Virginianus e Strongyloceros dello stesso continente, vedi J. D. Caton, nella Ottawa Acad. of Nat. Sc., 1868, p. 13. Pel Cervus Eldi del Pegu, vedi il luogotenente Beavan, Proc Zoolog. Soc., 1867, p. 762.. Ma nella renna il caso è molto diverso, perchè ho inteso dal professore Nilsson, che ebbe la bontà di fare per me studi speciali in Lapponia, che le corna appaiono nei giovani animali dopo quattro o cinque settimane di età, e si sviluppano nello stesso tempo nei due sessi. Quindi, noi abbiamo qui una struttura sviluppata in un periodo di età insolitamente giovanile in una specie della famiglia, e comune ai due sessi in questa unica specie.

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., parlando delle specie, dice che in non meno di cento specie, che abitano l’Amazzone superiore, i maschi sono molto più numerosi che non le femmine, anche in proporzione di cento ad uno. Nell’America settentrionale, Edwards, persona in ciò molto esperta, stima che nel genere papilio i maschi stanno alle femmine come quattro ad uno; ed il sig. Walsh, che mi riferì questo fatto, dice che nel P. turnus la cosa è certamente in questo modo. Nell’Africa meridionale, il sig. R. Trimen trovò che i maschi in 19 specie erano in eccessoQuattro di questi casi sono riferiti dal sig. Trimem nella sua Rhopolacera Africæ Australis.; e in una di queste che vive nei luoghi aperti, egli calcola il numero dei maschi come cinquanta per ogni femmina. In un’altra specie, di cui i maschi erano numerosi in certe località, in sette anni non raccolse che cinque femmine. Nell’isola di Bourbon, il sig. Maillard asserisce che i maschi di una specie di papilio sono venti volte più numerosi che non le femmineCitato da Trimem, Transact. Ent. Soc., vol. v, parte iv, 1866, p. 330.. Il sig. Trimen mi ha detto che da tutto quello che ha potuto vedere, o che gli è stato riferito da altri, egli crede che di rado le femmine di qualunque farfalla diurna superino in numero i maschi; ma forse questo segue nelle tre specie dell’Africa meridionale. Il sig. Wallace affermaTransact. Linn. Soc., vol. xxv, p. 37. che le femmine dell’Ornithoptera craesus, nell’arcipelago Malese, sono molto più comuni e si prendono molto più facilmente dei maschi; ma questa è una farfalla rara. Posso qui aggiungere che nella Hyperythra, genere delle farfalle notturne, Guenée dice che per ogni quattro o cinque femmine che si vedono nelle collezioni spedite dall’Indie vi è un maschio.

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Il dottor Power cercò di distinguere i sessi della specie che abitano le isole Maurizie dal loro colore, ma sbagliò sempre, tranne in una specie di squilla, probabilmente la S. stilifera, il maschio della quale è descritto come colorito di «un bell’azzurro verdiccio», con alcune appendici rosso-ciliegia, mentre la femmina è ombreggiata di bruno e di grigio «colla tinta rossa che l’adorna molto meno vivace che non nel maschio»Il sig. C. Fraser, nei Proc. Zoolog. Soc., 1869, p. 3. Vado debitore al sig. Bate pel ragguaglio preso dal dottor Power.. In questo caso possiamo sospettare l’opera della scelta sessuale. Nella Saphirina (genere oceanico di Entomostracei, e quindi basso nella scala) i maschi sono forniti di minuti scudetti o corpi celliformi, che mostrano bellissimi colori cangianti; mentre questi mancano nelle femmine, e nel caso di una specie nei due sessiClaus, Die freilebenden Copepoden, 1863, s. 35.. Sarebbe tuttavia una ben grande temerità conchiudere che questi curiosi organi servano puramente come mezzo per attirare le femmine. Nella femmina della specie brasiliana di Gelasimus, tutto il corpo, siccome ho imparato da Federico Müller, è di un grigio-bruno quasi uniforme. Nel maschio la parte posteriore del cefalotorace è di un bianco puro, colla parte anteriore di un bel verde, che sfuma in bruno-scuro; ed è notevole che questi colori vanno soggetti a mutare nel corso di pochi minuti, il bianco diviene un grigio sucido o anche nero, il verde «perde molto del suo splendore». Apparentemente i maschi sono molto più numerosi che non le femmine. Merita singolare notizia il fatto che essi non acquistano i loro bei colori se non quando hanno raggiunto lo stato adulto. Differiscono pure dalle femmine nella mole più grande delle loro chele. In alcune specie del genere, forse in tutti, i sessi vivono in coppie o dimorano nello stesso buco. Sono pure, siccome abbiamo veduto, animali intelligentissimi. Da queste varie considerazioni sembra molto probabile che il maschio in queste specie abbia acquistato i suoi begli ornamenti allo scopo di attrarre o eccitare la femmina.

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Da quanto ho inteso dal signor Waterhouse il giovane, i coleotteri ciechi, che naturalmente non possono vedere la loro reciproca bellezza, non presentano mai colori brillanti, sebbene abbiano sovente un invoglio liscio; ma la spiegazione del loro colore oscuro può ottenersi dal fatto che quegli insetti ciechi abitano le caverne od altri luoghi bui.

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I due sessi del Lethrus cephalotes (uno dei lamellicorni) abitano lo stesso buco; ed il maschio ha mandibole più grandi che non la femmina. Se durante la stagione degli amori un maschio straniero tenta di entrare nel buco egli è aggredito; la femmina non rimane passiva, ma chiude l’ingresso del buco ed anima il suo compagno spingendolo continuamente di dietro. L’azione non cessa finchè l’intruso non sia ucciso o fuggitoCitato da Fischer nel Dict. Class. d’Hist. Nat., tom. X, p. 324.. I due sessi di un altro coleottero lamellicorne, l’Atheuchus cicatricosus vivono appaiati e sembrano avere molto affetto l’uno per l’altro; il maschio eccita la femmina a far pallottole di letame nelle quali si depositano le uova; e se essa viene tolta via, egli diviene molto inquieto. Se si toglie il maschio, la femmina cessa ogni lavoro, ed il signor BrulerieAnn. Soc. Entomolog. France, 1866, come è citato nel Journal of Travel, da A. Murray, 1868, p. 135. crede che rimane sul luogo finchè muore.

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Siccome tante belle farfalle abitano i tropici, è stato creduto che esse debbano i loro colori al gran calore ed alla umidità di queste zone; ma il sig. BatesThe naturalist on the Amasons, vol. I, 1863, p. 19. ha dimostrato, comparando i vari gruppi d’insetti strettamente affini delle regioni temperate e tropicali, che questo modo di vedere non può essere considerato come vero; e l’evidenza diviene concludente quando si veggono i maschi coperti di brillanti colori e le femmine con colori smorti delle stesse specie che abitano il medesimo distretto, vivono dello stesso cibo, e conducono esattamente il medesimo genere di vita. Anche quando i sessi si rassomigliano, noi non possiamo quasi credere che i loro splendidi e così ben disposti colori siano l’effetto senza scopo della natura dei loro tessuti e dell’azione delle circostanti condizioni.

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In alcuni altri casi notevoli la bellezza può venire acquistata per scopo di protezione mercè l’imitazione delle altre belle specie che abitano le stesse regioni e vanno immuni dalle aggressioni essendo in certo modo offensive ai loro nemici.

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., vol. xxv, 1865, p. 10. abitano in molti casi in luoghi differenti, i primi comunemente stanno scaldandosi al sole, e le ultime vanno in giro nelle cupe foreste. È quindi possibile che le varie condizioni di vita possano avere esercitato un’azione diretta sopra i due sessi; ma questo non è probabileIntorno a tutto questo argomento vedi The Variation of Animals and Plants under Domestication, vol. II, 1868, cap. xxiii., perchè allo stato adulto sono esposti per un brevissimo tempo a condizioni differenti; e le larve dei due sessi vivono nelle medesime condizioni. Il sig. Wallace crede che i colori meno appariscenti della femmina siano stati specialmente acquistati in tutti o in quasi tutti i casi per servir di protezione. Invece a me pare più probabile che i maschi soli, nel più gran numero dei casi, abbiano acquistato i loro vivaci colori mercè la scelta sessuale, e le femmine siano rimaste senza grandi modificazioni. In conseguenza le femmine di specie distinte ma affini debbono rassomigliarsi molto più intimamente che non i maschi delle stesse specie; e questa è la regola generale. In tal modo le femmine ci fanno conoscere approssimativamente il primitivo coloramento delle specie originarie del gruppo cui appartengono. Tuttavia esse sono state quasi sempre modificate fino a un certo punto da qualche successivo stadio di variazione, e mercè l’accumulamento e la trasmissione di essa i maschi sono divenuti più belli. I maschi e le femmine di specie affini ma distinte saranno stati generalmente esposti durante il loro lungo stato di larva a condizioni differenti, e possono quindi aver sopportato qualche indiretta alterazione; sebbene nei maschi ogni più lieve mutamento di colore cagionato in tal modo sarà stato compiutamente velato dalle tinte brillanti ottenute per opera della scelta sessuale. Quando parleremo degli uccelli avrò da ragionare intorno a tutta la questione se le differenze nel colore fra i maschi e le femmine siano state in parte specialmente ottenute da queste ultime per servire a proteggerle; cosicchè qui non darò che alcuni inevitabili particolari.

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Al contrario, siccome essa rassomiglia ai due sessi delle varie specie dello stesso genere che abitano le diverse parti del mondo, è più probabile che essa abbia semplicemente conservato molto i suoi colori primitivi.

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Wallace, alcune specie protette che abitano la medesima regione. La femmina del Diadema anomala è di un bel colore bruno-porpora ed ha quasi tutta la superficie ricoperta di turchino lucido, ed imita intimamente la Euploœa midamus, «una delle farfalle comunissime dell’Oriente»; mentre il maschio è color bronzo o bruno-olivastro, con una sola lieve tinta azzurra sulle parti esterne delle aliWallace, Notes on Eastern Butterflies, Transact. Ent. Soc., 1869, p. 287.. I due sessi di questo diadema e del D. bolina hanno lo stesso modo di vivere, cosicchè le differenze nel colore dei due sessi non possono venire attribuite al fatto di essere esposte a condizioni differentiWallace nella Westminster Review, luglio 1867, p. 37; e nel Journal of Travel and Nat. Hist., vol. I, 1868, p. 88., anche se questa spiegazione fosse ammissibile in altri casi Vedi le osservazioni dei signori Bates e Wallace, nei Proc. Ent. Soc., nov. 19, 1866,pag. XXXIX..

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Ma talora è la femmina sola che è stata brillantemente colorita tanto da imitare altre specie protette che abitano lo stesso distretto. Quando i sessi si rassomigliano ed entrambi hanno colori oscuri, non v’ha dubbio che siano stati in moltissimi casi coloriti per scopo di protezione. Ciò segue in alcuni casi quando entrambi hanno colori appariscenti, per cui rassomigliano agli oggetti circostanti, come i fiori, o ad altre specie protette, o indirettamente indicando ai loro nemici che sono immangiabili. In molti altri casi in cui i sessi si rassomigliano ed hanno colori splendidi, specialmente quando i colori sono disposti per essere messi in mostra, noi possiamo conchiudere che sono stati acquistati dal sesso mascolino per attirare le femmine, e sono stati trasmessi ai due sessi. Noi trarremo più facilmente questa conclusione ogniqualvolta lo stesso tipo di coloramento prevale in tutto il gruppo, e troviamo che i maschi di alcune specie differiscono molto nel colore dalle femmine, mentre i due sessi delle altre specie sono al tutto simili, con graduazioni intermedie che rannodano questi stati estremi.

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I maschi di certi altri pesci che abitano l’America meridionale e Ceylan, e che appartengono a due ordini distinti, hanno lo straordinario costume di far schiudere le uova deposte dalle femmine nella loro bocca o nelle cavità branchiali Il prof. Wyman, nei Proc. Boston Soc. of Nat. Hist., 15 settembre 1857. Parimente W. Furnel, nel Journal of Anatomy and Phys., 1 novembre 1866, p. 78. Il dott. Günther ha pure descritto altri casi. . Nelle specie delle Amazzoni che hanno lo stesso abito, i maschi, siccome mi ha informato cortesemente il prof. Agassiz, «non solo sono in generale più vistosamente coloriti delle femmine, ma la differenza è maggiore durante la stagione degli amori che non in qualunque altro tempo». Le specie di Geophagus operano nello stesso modo; e in questo genere si sviluppa una vistosa protuberanza sulla fronte dei maschi nella stagione degli amori. Nelle varie specie di Cromidi, come mi ha pure informato il prof. Agassiz, si possono vedere differenze sessuali di colore «se depongono le uova nell’acqua fra le piante acquatiche, o le depongono nei buchi, lasciandole venire senza ulteriori cure, o fabbricano nidi a mo’ di quelli delle rondini nel fango del fiume, sopra i quali si allogano come fanno i nostri Promotis. Giova anche osservare che questi covatori sono fra le specie più brillanti delle loro rispettive famiglie; per esempio l’Hygrogonus è verde brillante, con grandi ocelli neri cerchiati di un rosso brillantissimo». Non si sa se in tutte le specie di Cromidi sia il maschio solo che si alloghi sulle uova. È tuttavia evidente che, siano state o no le uova protette, ciò non ha avuto azione sulle differenze di colori fra i sessi. È anche più chiaro in tutti i casi in cui i maschi prendono cura esclusiva dei nidi e dei piccoli, che la distruzione dei maschi più vistosamente coloriti avrà una azione molto più potente sul carattere della razza che non la distruzione delle femmine meglio colorite; perchè la morte del maschio durante il periodo dell’incubazione o dell’allevamento avrebbe prodotto la morte dei piccoli, per cui questi non avrebbero potuto ereditare le sue speciali facoltà; tuttavia in molti di questi medesimi casi i maschi sono più vistosamente coloriti che non le femmine.

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Le specie che appartengono a questi generi distinti abitano gli stessi distretti, e sono tanto somiglianti tra loro, che nessuno, «tranne un naturalista, potrebbe distinguere i velenosi dagli innocui». Quindi, siccome crede il signor Wallace, i generi innocui hanno probabilmente acquistato i loro colori come una protezione, secondo il principio dell’imitazione, perchè essi sarebbero stati creduti pericolosi dai loro nemici. Tuttavia la causa dei colori brillanti dell’Elaps velenoso rimane da spiegarsi, e questa può forse essere la scelta sessuale.

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Vi è anche ragione per supporre, per quanto ciò a prima vista sembri improbabile, che alcuni maschi e alcune femmine della stessa specie, che abitano la medesima regione, non sempre si piacciono a vicenda, ed in conseguenza non si accoppino. Sono state pubblicate molte relazioni intorno al fatto di un maschio o di una femmina stati uccisi, e che sono subito stati rimpiazzati da altri. Ciò si è osservato più spesso nella gazzera che non in nessun altro uccello, e ciò si deve forse all’aspetto vistoso del loro nido. L’illustre Jenner asserisce che in Wiltshire uno degli individui del paio veniva ucciso almeno sette volte successivamente «ma senza effetto, perchè la gazzera che rimaneva trovava subito un altro compagno»; e l’ultimo paio allevò i piccoli. Generalmente il giorno dopo si trova un nuovo compagno; ma il signor Thompson cita il caso di uno che fu sostituito la sera del medesimo giorno. Anche dopo che le uova sono schiuse, se uno degli uccelli vecchi viene ucciso, se ne trova in breve un altro; questo ebbe luogo dopo un intervallo di due giorni, in un caso recentemente osservato da uno dei guardacaccia di sir J. LubbockIntorno alle gazzere, Jenner, nelle Phil. Transact., 1824, p. 21. Macgillivray, Hist. of British Birds, vol. I, p. 570. Thompson, negli Annals and Mag. of Nat. Hist., vol. VIII, 1842, p. 494..

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Le specie e sotto-specie del Polyplectron abitano paesi adiacenti alla patria del pavone; e rassomigliano tanto a questo uccello, che sono stati detti talora fagiani pavoni. Il signor Bartlett mi ha pure detto che rassomigliano al pavone nella voce, ed in qualcheduno dei loro costumi. In primavera i maschi, siccome abbiamo detto prima, passeggiano vanitosamente innanzi alle femmine di colori comparativamente smorti, piegando e rialzando la coda e le penne delle ali che sono adorne di numerosi ocelli. Domando al lettore che voglia tornare indietro a guardare il disegno (fig. 51, p. 365) di un Polyplectron. Nel P. Napoleonis gli ocelli si limitano alla coda, e il dorso è di un bell’azzurro metallico, e per questo rispetto questa specie si accosta al pavone di Giava. Il P.Hardwickii possiede un ciuffo particolare, in certo modo simile a quello di questa stessa specie di pavone. Gli ocelli sulle ali e sulla coda di queste varie specie di Polyplectron sono o circolari od ovali, e consistono di un bel disco iridescente, di colore verdiccio turchino o verdiccio porpora, con un margine nero. Questo margine nel P. chinquis sfuma nel bruno che è marginato di color crema, siccome gli ocelli sono qui circondati da zone concentriche differentemente, sebbene non brillantemente, sfumate. L’insolita lunghezza delle copritrici della coda è un altro notevolissimo carattere del Polyplectron; perchè in alcune delle specie sono lunghe quanto la metà, e in altre due terzi della lunghezza delle vere penne della coda. Le copritrici della coda sono ocellate come nel pavone. Così le varie specie di Polyplectron si accostano evidentemente in modo graduato al pavone nella lunghezza delle loro copritrici della coda, nella zonatura degli ocelli, ed in alcuni altri caratteri.

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In questo caso la scelta sessuale, che dipende da un elemento eminentemente soggetto a mutare – cioè il gusto o l’ammirazione della femmina – avrà nuove sfumature di colore o altre differenze da fare operare ed accumulare; e siccome la scelta sessuale è sempre in attività, sarebbe (giudicando da quello che conosciamo dei risultamenti ottenuti dalla scelta inconsapevole dell’uomo sugli animali domestici), un fatto sorprendente se gli animali che abitano in regioni separate, e non si possono incrociare e così mescolare i nuovi caratteri nuovamente acquistati, non fossero, dopo uno spazio di tempo sufficiente, modificati in modi differenti. Queste operazioni si applicano parimente al piumaggio nuziale od estivo, tanto se venga limitato ai maschi o sia comune ai due sessi.

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Due uccelli mosca che appartengono al genere Eustephanus, entrambi benissimo coloriti, abitano l’isoletta di Juan Fernandez, e sono sempre stati considerati come specificamente distinti. Ma è stato ultimamente riconosciuto che uno dei due, che è color castagno-bruno-brillante col capo rosso-dorato, è il maschio, mentre l’altro, il quale è elegantemente varieggiato di verde e bianco col capo verde metallico, è la femmina. Ora i giovani rassomigliano dapprima fino ad un certo punto agli adulti del sesso corrispondente, e la rassomiglianza va facendosi man mano più compiuta.

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Il signor Salvin afferma, come abbiamo veduto nel capitolo ottavo, che in certi uccelli mosca i maschi eccedono sommariamente in numero le femmine, mentre nelle altre specie che abitano la stessa regione le femmine superano di gran lunga i maschi. Se dunque possiamo riconoscere che durante un qualche primiero e lungo periodo i maschi della specie di Juan Fernandez abbiano ecceduto sommamente il numero delle femmine, e che durante un altro lungo periodo le femmine siano state in molto maggior numero dei maschi, noi potremo comprendere come i maschi in un dato tempo e le femmine in un altro possano essere divenuti belli mercè la scelta degli individui più vivacemente coloriti di ogni sesso; mentre i due sessi trasmettevano i loro caratteri ai giovani in un periodo di età piuttosto più precoce del solito. Io non pretendo dire che questa sia la vera spiegazione; ma il caso è troppo notevole per passare inosservato.

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Gli animali che abitano nei deserti offrono gli esempi più notevoli, perchè la superficie nuda non presenta nascondigli, e tutti i quadrupedi, i rettili e gli uccelli più piccoli van debitori della loro salvezza ai loro colori. Come ha osservato il sig. TristramIbis, 1859, vol. I, p. 429 e seg., rispetto agli abitanti del Sahara, tutti sono protetti pel loro colore «isabella o color di sabbia». Richiamando alla mia mente gli uccelli del deserto che aveva veduto nell’America meridionale, come pure la maggior parte degli uccelli terragnoli dell’Inghilterra, mi sembrava che i due sessi in quel caso fossero generalmente coloriti quasi ad un modo. In conseguenza mi rivolsi al sig. Tristram per ciò che riguarda gli uccelli del Sahara, ed egli mi diede cortesemente i seguenti ragguagli. Sonovi ventisei specie che appartengono a quindici generi, che evidentemente hanno avuto il loro piumaggio colorito per scopo di protezione; e questo coloramento è tanto più notevole, in quanto che nella maggior parte di questi uccelli è differente da quello dei loro congeneri. I due sessi di tredici di queste ventisei specie sono coloriti nello stesso modo, ma queste appartengono a generi in cui prevale comunemente questa regola, cosicchè esse non ci dicono nulla intorno ai colori protettori che sono gli stessi nei due sessi degli uccelli del deserto. Delle altre tredici specie, tre appartengono a generi in cui i sessi sogliono differire fra loro, tuttavia hanno i sessi simili. Nelle rimanenti dieci specie il maschio differisce dalla femmina; ma la differenza è limitata principalmente alla superficie inferiore del piumaggio, che è nascosta quando l’uccello si accovaccia sul terreno; il capo ed il dorso hanno nei due sessi la stessa tinta color di sabbia. Cosicchè in queste dieci specie le superfici superiori dei due sessi hanno sopportata un’azione e sono divenute simili, mercè la scelta naturale, per scopo di protezione; mentre le superficie inferiori dei maschi soli sono state mutate dalla scelta sessuale per scopo di ornamento. Qui, siccome i due sessi sono nello stesso modo bene protetti, noi vediamo con evidenza che le femmine non sono state impedite dalla scelta naturale di ereditare i colori dei loro genitori maschi; noi dobbiamo tener conto della legge di trasmissione sessualmente limitata, come abbiamo spiegato prima.

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Le specie che abitano le regioni nevose naturalmente appartengono a un ordine differente. Il piumaggio bianco di alcuni dei sopra menzionati uccelli appare nei due sessi solo quando sono adulti. Questo è pure il caso in certe sule, in uccelli dei tropici, ecc., e nell’oca delle nevi (Anser hyperboreus). Siccome quest’ultima cova sul «terreno nudo», quando non è coperto di neve, e siccome emigra verso il sud durante l’inverno, non vi è ragione per supporre che il suo piumaggio bianco niveo le serva di protezione. Nel caso dell’Anastomus oscitans, di cui abbiamo parlato precedentemente, abbiamo una prova anche migliore che il piumaggio bianco è un carattere nuziale, perchè si sviluppa solo durante l’estate; mentre i giovani in tale loro stato, e gli adulti nel loro abito invernale, sono grigi o neri. In molte specie di gabbiani (Larus ) il capo ed il collo divengono bianco puro in estate, essendo grigi o macchiettati durante l’inverno e nello stato giovanile. D’altra parte nei gabbiani più piccoli (Gavia), ed in alcune rondini di mare (Sterna), segue esattamente il contrario; perchè la testa degli uccelli giovani durante il primo anno, e quella degli adulti durante l’inverno, sono bianco puro, e sono più pallidamente colorite che non durante la stagione delle nozze. Questi ultimi casi offrono un altro esempio del modo capriccioso in cui la scelta sessuale sembra avere operatoIntorno al Larus, Gavia e Sterna, vedi Macgillivray, Hist. Brit. Birds, vol. V, p. 515, 584, 626. Intorno all’Anser hyperboreus, Audubon,Ornith. Biography, vol. IV, p. 562. Intorno all’Anastomus, il sig. Blyth, nell’Ibis, 1867, p. 173..

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I suoi discendenti, avendo un vantaggio simile, hanno propagato quella particolarità in un grado costantemente maggiore, finchè essi vanno ora facendosi più numerosi e ricacciano fuori dalla regione che abitano i cervi dalle corna ramose».

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Nessuno ha mai messo in dubbio che i quadrupedi che abitano le regioni coperte di neve siano divenuti bianchi per essere protetti contro i loro nemici, o per favorire il loro avvicinarsi alla preda. Nelle regioni ove la neve non ricopre a lungo il terreno una pelliccia bianca sarebbe dannosa; in conseguenza le specie così colorite sono sommamente rare nelle parti più calde del mondo. Merita d’esser notato che molti quadrupedi che abitano regioni moderatamente fredde, quantunque non assumano un abito invernale bianco, diventano più pallidi durante questa stagione; e questo è da quanto pare l’effetto diretto delle condizioni cui essi sono stati lungamente esposti. PallasNovae species Quadrupedum e Glirium ordine, 1778, p. 7. Quello che ho chiamato roe è il Capreolus Sibiricus subecaudatus di Pallas. asserisce che in Siberia un mutamento di questa natura segue nel lupo, in due specie di mustele, nel cavallo domestico, nell’Equus hemionus, nella vacca domestica, in due specie di antilopi, nel mosco, nel roe, nell’alce e nella renna. Per esempio il roe ha un abito estivo rosso ed uno invernale grigio-bianco; e l’ultimo può forse servire come una protezione all’animale mentre va in giro nei boschetti senza foglie, spruzzati di neve e di ghiaccio. Se gli animali sopra menzionati andassero graduatamente estendendo la loro area di dimora in regioni perpetuamente coperte di neve, il loro pallido abito invernale diverrebbe, probabilmente mercè la scelta naturale, sempre man mano più bianco finchè diverrebbe bianco come la neve.

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Può essere stato un gran vantaggio pel leone e pel puma che abitano comunemente località aperte aver perduto le loro striscie ed essere divenuti così meno vistosi alla loro preda; e se le successive variazioni, mercè le quali si otteneva questo intento, seguivano piuttosto tardi nella vita, i giovani avrebbero conservato le loro striscie, come sappiamo essere il caso. Rispetto al cervo, ai maiali ed ai tapiri, Federico Müller mi ha fatto notare che questi animali perdendo per opera della scelta sessuale le loro macchie e le loro striscie sarebbero divenuti meno appariscenti pei loro nemici; ed avrebbero avuto specialmente bisogno di questa protezione, perchè i carnivori crescevano in mole ed in numero durante i periodi terziari. Questa può essere la vera spiegazione, ma è piuttosto strano che i giovani non abbian goduto della stessa protezione, ed è ancora più strano che in alcune specie gli adulti abbiano conservato le loro macchie, sia parzialmente o compiutamente durante una parte dell’anno. Quantunque non ci sia dato spiegare la causa, sappiamo che quando l’asino domestico varia e diviene rossiccio-bruno, grigio o nero, le striscie sulle spalle ed anche sulla spina spesso scompaiono. Pochissimi cavalli, tranne le specie di colori oscuri, presentano striscie sopra ogni parte del corpo; tuttavia abbiamo buona ragione per credere che il cavallo originario fosse striato sulle zampe e sulla spina, e probabilmente sulle spalleThe Variation of Animals and Plants under Domestication, 1868, vol. I, p. 61-64.. Quindi la scomparsa delle macchie e delle striscie nel nostro cervo attuale adulto, nei maiali e nei tapiri, può essere dovuta ad un mutamento nel colore generale dei loro abiti; ma non è possibile decidere se questo mutamento venisse effettuato mercè la scelta sessuale o la naturale, o sia stato l’effetto dell’azione diretta delle condizioni della vita, o di qualche altra causa ignota. Una osservazione fatta dal signor Sclater dimostra bene la nostra ignoranza delle leggi che regolano la comparsa e la scomparsa delle striscie; le specie dell’Asino che abitano il continente asiatico mancano di striscie, non avendo neppure la striscia in croce sulle spalle, mentre quelle che abitano l’Africa hanno striscie vistose, tranne l’eccezione parziale dell’A. toeniopus che ha soltanto la striscia a croce sulle spalle e generalmente qualche fascia sbiadita sulle zampe; e questa specie abita la regione quasi intermedia del superiore Egitto e dell’AbissiniaProc. Zool. Soc., 1862, p. 164. V. pure il dott. Hartmann, Ann. d. Landow, Bd. XLIII, s. 222..

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., che abitano isole più settentrionali dell’arcipelago Giapponese, sono gli uomini più pelosi del mondo. Nei neri la barba è scarsa o mancante, e non hanno fedine; nei due sessi il corpo è in generale quasi mancante di caluggineIntorno alla barba dei neri, Vogt, Lectures, ecc., ibid., p. 127. Waitz, Introduct. to Anthropology, trad. ingl., 1863, vol. I, p. 96. È degno di nota che agli Stati Uniti (Investigations in Military and Anthropological Statistics of American Soldiers, 1869, p. 569) i neri puri e la loro prole incrociata sembrano avere il corpo quasi tanto peloso quanto quello degli Europei.. D’altra parte i Papuani dell’Arcipelago malese, che sono quasi tanto neri quanto i neri, posseggono barba bene sviluppataWallace, The Malay Arch., vol. II, 1869, p. 178.. Nell’Oceano Pacifico gli abitanti dell’arcipelago Fiji hanno grandi barbe ispide, mentre quelli degli arcipelaghi non molto distanti di Tonga e di Samoa sono senza barba; ma questi uomini appartengono a razze distinte. Nel gruppo delle Ellici tutti gli abitanti appartengono alla medesima razza; tuttavia in una sola isola, cioè a Nunemaga «gli uomini hanno bellissime barbe»; mentre nelle altre isole «hanno di regola una dozzina di rari peli per barba»Il dott. J. Barnard Davis, intorno alle Razze Oceaniche, nella Anthropolog. Review, aprile 1870, p. 185, 191..

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Nel Sud America, gli Yuracaras, che abitano i pendii boscheggianti ed umidi delle Cordigliere orientali, hanno un colore sommamente pallido, come esprime il loro nome nella loro lingua; nondimeno considerano le donne europee come molto inferiori alle loro propriePei Giapponesi ed i Cocincinesi, vedi Waitz, Introduction to Anthropology, trad. ingl., vol. I, p. 305. Intorno agli Yura-caras, A. D’Orbigny, come è citato in Prichard, Phis. Hist. of Mankind, vol. V, 3a ediz., p. 476..

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Anche quando questo ha luogo, le famiglie che abitano lo stesso distretto sono probabilmente fino a un certo punto sociali, per esempio il chimpanzè, s’incontra alle volte in grandi branchi. Parimente, altre specie sono poligame, ma vari maschi, ognuno colle proprie femmine, vivono associati in massa, come in parecchie specie di babbuiniBrehm (Vita degli animali, trad. ital.,vol. I, p, 112) dice che il Cynocephalus hamadryas vive in grandi branchi che contengono due volte tante femmine adulte quanti maschi adulti. Vedi Rennger intorno alle specie poligame Americane, ed Owen (Anat. of Vertebrates, volume III, p. 746) intorno alle specie monogame Americane. Si potrebbero riferire altre prove.. Noi possiamo infine conchiudere da tutto ciò che vediamo della gelosia di tutti i quadrupedi maschi, armati, come sono molti, con armi speciali per battere i loro rivali, che il commercio promiscuo in uno stato di natura è sommamente improbabile. L’unione non può durare per tutta la vita, ma solo per ogni nascita; tuttavia se i maschi che sono i più forti o i meglio acconci per difendere o altrimenti assistere le loro femmine e i loro piccoli, fossero per scegliere le femmine più attraenti, questo basterebbe per l’opera della scelta sessuale.

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., e possibilmente per gli Ainos che abitano le isole settentrionali dell’arcipelago del Giappone. Ma le leggi di eredità sono così complesse che raramente ne possiamo comprendere l’azione. Se la maggiore pelosità di certe razze fosse l’effetto del regresso, non arrestato da nessuna forma di scelta, la somma variabilità di questo carattere, anche nei limiti della medesima razza, cessa, di essere notevole.

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Sahara, uccelli del; animali che abitano quel deserto.

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Bianchezza, ornamento sessuale di alcuni uccelli; dei mammiferi che abitano paesi nevosi.

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., località poco sane dell’Africa del Nord; costumi del fringuello in Palestina; uccelli del Sahara; animali che abitano il Sahara.

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Farfalle, proporzione fra i sessi; zampe anteriori atrofizzate in qualche maschio; differenza sessuale nella nervatura delle ali di esse; indole battagliera del maschio; somiglianze che servono di protezione delle superficie inferiori; mostra delle ali; bianche, che si posano sui pezzetti di carta; attirate da un esemplare morto della medesima specie; loro corteggiamento; maschio e femmina che abitano differenti luoghi.

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., intorno alla variazione nella forma del capo degli indigeni delle Amazzoni; intorno alla proporzione dei sessi fra le farfalle delle Amazzoni; intorno alle differenze sessuali nelle ali delle farfalle; intorno al grillo campestre; intorno al Pyrodes pulcherrimus; intorno alle corna dei coleotteri lamellicorni; intorno ai colori delle Epicaliae, ecc; intorno alla colorazione delle farfalle dei tropici; intorno alla variabilità del Papilio Sesostris e Childrenae; intorno alle farfalle maschi e femmine che abitano diverse regioni; intorno alla imitazione; intorno al bruco di una sfinge; intorno agli organi vocali dell’uccello ombrello; intorno ai tucani; intorno al Brachyurus calvus.

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., origine dell’uomo; facoltà d’imitazione nell’uomo; uso che fa l’urango di proiettili; vario apprezzamento della verità per parte delle differenti tribù; limiti della scelta naturale nell’uomo; presenza del rimorso fra i selvaggi; convergenza dei peli verso il gomito nell’urango; linea di separazione fra i Papuani ed i Malesi; sessi dell’Ornithoptera Craesus; somiglianze protettrici; relativa mole dei sessi negli insetti; intorno all’Elaphormyia; uccelli di Paradiso; indole battagliera dei maschi del Leptorhynchus angustatus; suoni prodotti, dell’Euchirus longimanus; colori del Diadema; coloramento protettore delle farfalle notturne; colore brillante delle farfalle come protezione; variabilità dei Papilionidae; farfalle maschi e femmine che abitano regioni distinte; natura protettrice del colore smorto delle farfalle femmine; imitazione nelle farfalle; imitare le foglie per parte delle Fasmide; colori brillanti dei bruchi; pesci brillantemente coloriti che frequentano gli scogli; intorno ai serpenti corallo; intorno alla Paradisea apoda; mostra del piumaggio nei maschi degli uccelli di paradiso; assemblee degli uccelli di paradiso; instabilità delle macchie ocellate dell’Hypparchia Janira; eredità sessualmente ereditata; coloramento sessuale degli uccelli; rapporto fra il colore e la nidificazione degli uccelli; colori delle Cotingidae; femmine della Paradisea apoda e papuana; incubazione del Casoaro; colore degli uccelli, come protezione; capelli dei Papuani; intorno al Babirussa; macchie della tigre; barba nei Papuani; distribuzione del pelo sul corpo dell’uomo.

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Non è ragionevole dire che l’uomo selvaggio non è un animale sociale, perchè le tribù che abitano località adiacenti son quasi sempre in guerra fra loro; perchè gl’istinti sociali non si estendono mai a tutti gl’individui di una medesima specie. Giudicando dall’analogia che ci presentano il maggior numero dei quadrumani, è molto probabile che gli antichissimi antenati dell’uomo somiglianti alle scimmie fossero pur essi sociali; ma ciò non ha per noi grande importanza. Quantunque l’uomo come è al presente, abbia pochi istinti speciali, avendo perduto quelli che potevano avere i suoi primi progenitori, non è una ragione perchè non abbia potuto conservare da un periodo sommamente remoto un certo grado di amore istintivo e di simpatia pel suo simile. Invero siamo tutti ben consci di possedere cosiffatti sensi di simpatiaHume osserva (An Enquiry concerning the Principles of Morals, ediz. del 1751, p. 132) «doversi confessare che la felicità e la sventura degli altri non sono spettacolo al tutto indifferente per noi, ma che la vista della prima.... ci dà una segreta gioia; l’aspetto dell’altra.... stende un velo di malinconia sulla nostra immaginazione».; ma non siamo consapevoli se siano istintivi, ed abbiano avuto origine molto tempo addietro nel modo stesso in cui si sono originati negli animali a noi inferiori, o se ognuno di noi li ha acquistati durante i nostri primi anni. Siccome l’uomo è un animale sociale, è anche probabile che egli abbia ereditato la tendenza ad essere fedele a’ suoi compagni, perchè questa qualità è comune alla maggior parte degli animali sociali. In tal modo egli potrebbe avere una qualche facoltà di padroneggiarsi, e forse di obbedienza al capo della comunità. Mercè una tendenza ereditaria, egli sarebbe sempre volonteroso a difendere, unitamente agli altri, i suoi confratelli, e li aiuterebbe in ogni modo che non compromettesse troppo il proprio buon essere o i suoi più forti desiderii.

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Vi sono pure differenze notevoli nell’aspetto fra gli affinissimi Indi che abitano il Gange Superiore ed il Bengala vedi la History of India, vol. I, p. 324, di Elphinstone.

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Vi sono pure differenze notevoli nell’aspetto fra gli affinissimi Indi che abitano il Gange Superiore ed il Bengala vedi la History of India, vol. I, p. 324, di Elphinstone.; oppure anche le differenze fra gli abitatori della terra del Fuoco, delle spiaggie orientali ed occidentali dello stesso paese, ove i mezzi di sussistenza sono molto differenti, non si può non riconoscere che il migliore nutrimento ed i maggiori comodi hanno azione sulla statura. Ma i fatti fermati sopra dimostrano quanto sia difficile giungere ad un preciso risultamento. Il dottor Beddoe ha ultimamente dimostrato che per gli abitanti dell’Inghilterra, la residenza nelle città e certe occupazioni hanno un’azione deteriorante sulla statura; e ne deduce che quest’effetto è fino a un certo punto ereditato, come è pure nel caso degli Stati Uniti. Il dottor Beddoe crede inoltre che ogni luogo ove una «razza raggiunge il massimo del suo sviluppo fisico, aumenta di molto in energia e vigore morale»Memoirs Anthropolog. Soc., vol. III, 1867-69, p. 561, 565, 567..

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Gli indiani Quechua abitano gli altipiani elevati del Perù, e Alcide d’Orbigny asserisceCitato da Prichard, Researches into the Phys. Sist. of Mankind, vol. v, p. 463. che per cagione della necessità di respirare un’atmosfera rarefattissima essi hanno acquistato petto e polmoni di straordinarie dimensioni. Anche le cellule dei polmoni sono più larghe e più numerose che non negli europei. Si sono messe in dubbio queste osservazioni; ma il dottor D. Forbes ha accuratamente misurato molti Aymari, razza affine, che vive all’altezza di dieci a quindici mila piedi (da 3000 a 4500 metri) sul livello del mare; ed egli mi ha dettoÈ stato testè pubblicato un importante scritto del signor Forbes nel Journal of the Ethnological Soc. of London, nuova serie, vol. II, 1870, 193. che essi differiscono grandemente nella circonferenza e nella lunghezza del loro corpo dagli uomini di tutte le razze da lui vedute. Nella sua tavola delle misure la statura di ogni uomo è presa a 1000 e le altre misure sono ridotte a questo termine. Da essa si vede che le braccia distese degli Aymari sono più corte di quelle degli europei, e molto più corte di quelle dei neri. Anche le gambe sono più corte e presentano qualche notevole particolarità che in ogni Aymara misurato il femore è attualmente più corto della tibia. A calcolo fatto la lunghezza del femore sta alla tibia come 211 a 252; mentre in due europei misurati nello stesso tempo i femori stavano alle tibie come 244 a 230; e in tre neri come 258 a 241. Anche l’omero è relativamente più corto dell’antibraccio. Questo scorciarsi della parte dell’estremità che è più vicina al corpo mi sembra essere, secondo ciò che mi fu suggerito dal signor Forbes, un caso di compenso in relazione alla lunghezza tanto accresciuta del tronco. Gli Aymari presentano alcune altre particolari singolarità di struttura, per es., la piccolissima sporgenza del calcagno.

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