Il Sametti aveva presentato titoli azionari per 300 mila lire abilmente falsificati in modo da risultare dell'ordine di 30 milioni. Depositandoli in garanzia, egli era così riuscito ad ottenere un acconto di 6 milioni sul fido di 18 milioni spettantegli. Lo stesso giorno però la contraffazione dei titoli era venuta alla luce; per cui quando il falso Lanza si ripresentava allo sportello per incassare gli altri 12 milioni si vedeva piombare addosso i carabinieri, prontamente chiamati dal direttore della banca.