Il campo abbracciato era molto ristretto: circa 20’, meno del diametro apparente della Luna. Eppure i senatori della Serenissima convenuti sul campanile di San Marco rimasero a bocca aperta nel distinguere all’orizzonte non solo le navi in transito ma addirittura – pare – il profilo della Basilica di Padova, lontana 30 chilometri. Subito Galileo ci guadagnò la conferma a vita della cattedra padovana e il raddoppio dello stipendio: da 520 a 1000 corone l’anno. Cifra notevole, che tuttavia era la metà di quanto percepiva l’aristotelico Cesare Cremonini, secondo il quale le immagini telescopiche erano un inganno ottico. Peccato che nel nuovo contratto ci fosse un trucco: l’aumento di stipendio sarebbe arrivato solo alla scadenza del contratto in corso e una clausola impediva ogni futuro miglioramento economico. Quando se ne accorse, Galileo ne approfittò per negoziare vantaggiosamente il rientro a Firenze. La dedica a Cosimo de’ Medici delSidereus nuncius (Messaggio celeste), pubblicato nel marzo 1610, fu un altro espediente per trattare al rialzo. Ottenne ciò che voleva – il titolo di Matematico Primario a Pisa senza obbligo di insegnamento e mille fiorini l’anno – ma forse sbagliò, perché se fosse rimasto nella libera Repubblica di Venezia probabilmente non sarebbe incappato nel processo e nella condanna da parte del Vaticano.
Pagina 79
Accademia della crusca
