Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbracciarlo

Numero di risultati: 8 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

L'angelo in famiglia

182404
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Promettimi, giurami, fanciulla carissima, anzi promettilo e giuralo al Cuore Santissimo dell'Uomo Dio, di non leggere mai libri nè fogli proibiti dalla Santa Chiesa, e neppur quelli che essendo permessi, non sono atti a perfezionare e a rafforzare la fede ed a migliorare i costumi, e n'avrai in premio una rettitudine di coscienza che ti farà vedere il bene e ti darà la forza di abbracciarlo. Quando Gesù Cristo scacciò il demonio da un uomo che ne era posseduto, il maligno fu forzato a confessarlo Figliuol di Dio; così da una penna venduta all'errore usciva quella vera sentenza, che tu ricorderai sempre quando sarai tentata di stendere la mano ad una lettura cattiva e pericolosa:Donna casta non legge mai romanzi. 11

Pagina 151

La gente per bene

191636
Marchesa Colombi 1 occorrenze
  • 2007
  • Interlinea
  • Novara
  • paraletteratura-galateo
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Se lui arriva in campagna o ai bagni dopo un certo tempo di separazione, e lei si trova ad accoglierlo alla presenza di altre persone, non eviterà per questo di corrergli incontro e di abbracciarlo; se non lo facesse mostrerebbe di vergognarsi di dargli una dimostrazione d'affetto. Ma dopo quella prima accoglienza dovrà subito ricordarsi dei doveri di cortesia e d'ospitalità, e presentare il marito alle persone che non conosce ancora, se ce ne sono o ad ogni modo lasciare che faccia i saluti e complimenti che crede, e non accaparrarlo tutto per se, e non domandargli particolari di famiglia di cui gli altri non sono informati o non si curano, e serbare le espansioni ed i discorsi intimi per più tardi, quando sarà sola con lui o in famiglia. Se il marito le offre un divertimento qualunque, una serata, un viaggio, l'accoglierlo con freddezza, il mostrarvisi indifferente per far pompa di gusti casalinghi, è una mancanza di tatto, che tende a diminuire il pregio dell'offerta ed umilia chi la fa. Qualche volta il marito approfitta del Natale, del capo d' anno, dell' onomastico, d'una festa di famiglia, per offrire in dono alla sposa un oggetto che avrebbe dovuto provvederle. Il farne l'osservazione sarebbe addirittura villano, come pure il calcolare sul prezzo della cosa offerta, e considerare quella spesa nel bilancio di famiglia. Un dono si accetta sempre come un dono, con elogi, ringraziamenti, e si mostra alle persone intime, e si ripete, che è una gentilezza del marito, precisamente come fosse d'un'altra persona. Al marito ed ai suoceri si deve il riguardo di aspettarli sempre prima di mettersi a tavola, e non si deve spiegare il tovagliolo che quando sono seduti. La moglie, alla tavola di famiglia, tiene sempre la destra del marito; ma se c'è una suocera, le cede il diritto di servirsi per la prima, e le risparmia tutte le brighe del servizio, il tagliare, il mescere, ecc. Gli stessi riguardi deve pure accennare di usarli anche al suocero, per deferenza alla sua età, ma non insistere se, come uomo, rifiuta d'accettarli. Infine una signora educata non deve ammettere altra differenza tra il contegno che usa in società, e quello che tiene in casa fuorchè un grado maggiore di espansione.

Pagina 126

L'uccellino azzurro

213577
Maeterlink, Maurice 1 occorrenze
  • 1926
  • Felice Le Monnier, Editore
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
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TYLTYL e MYTYL (correndogli gioiosamente incontro per abbracciarlo) Guarda, il babbo!... È il babbo?... Buongiorno, babbo !... Hai lavorato molto quest'anno?... È stata un'annata buona?... IL BABBO Ebbene, che cosa c'è?... Non hanno davvero l'aria di star poco bene; hanno bonissimo aspetto.... LA MAMMA (con gli occhi pieni di lacrime) Non c'è da fidarsi..... Succederà lo stesso a loro come agli altri.... Anche gli altri, fino all'ultimo, avevano buon aspetto; e poi Dio ce li ha presi.... Non so capire che cosa abbiano.... Li avevo messi a letto ieri sera, quieti quieti; e stamane si svegliano, e non mi raccapezzo più.... Non sanno quel che dicono; parlano di non so che viaggio.... Hanno veduto la Luce, il nonnino, la nonnina; dicono che sono morti ma che stanno bene.... TYLTYL Il nonnino però ha sempre la gamba di legno.... MYTYL E la nonnina, i reumi.... LA MAMMA Li senti?... Corri a chiamare il dottore!... IL BABBO Ma che, ma che!... Non sono mica morti, ancora.... Su, vediamo un po'.... (Bussano alla porta di casa). Avanti!... (Entra la Vicina, una vecchietta che assomiglia alla Fata del primo atto. Cammina appoggiandosi al bastone). LA VICINA Buongiorno, e buone feste a tutti!... TYLTYL La fata Beriluna! LA VICINA Vengo a chiedervi un po' di fuoco per la pentola.... Fa freschino, stamani.... Buongiorno, bambini, come va?... TYLTYL Signora Fata Beriluna, non l'ho mica trovato, sa, l'Uccellino Azzurro.... LA VICINA Che cosa dice?... LA MAMMA Oh, stia zitta, signora Berlingot!... Non sanno più quel che dicono.... Fanno così da quando si sono svegliati.... Devono aver mangiato qualcosa di cattivo.... LA VICINA Come, Tyltyl, non riconosci più la comare Berlingot, la tua vicina di casa?... TYLTYL Sì, signora.... Lei è la Fata Beriluna.... Non è mica in collera con noi, spero?... LA VICINA Beri.... come?... TYLTYL Beriluna.... LA VICINA Berlingot, vuoi dire, Berlingot.... TYLTYL Beriluna, Berlingot, come vuol lei, signora.... Ma Mytyl sa benissimo che.... LA MAMMA Questo è il male, che anche Mytyl.... IL BABBO Via, via!... Passerà. Ora ci penso io, con qualche buon scapaccione.... LA VICINA Lasciate andare, non vale la pena.... Me ne intendo, io: si tratta di un sognaccio.... Avranno dormito sotto un raggio di luna.... Anche la mia bambina, che è tanto malata, spesso è così ... LA MAMMA A proposito, come sta la vostra bambina?... LA VICINA Così così.... Non può alzarsi dal letto.... Il dottore dice che sonò i nervi.... Ma io lo so, che cosa la farebbe guarire.... Me Io chiedeva anche questa mattina, per regalo di Natale; è una sua idea fissa.... LA MAMMA Sì, lo so, vorrebbe l'uccellino di Tyltyl.... Ebbene, Tyltyl, non vuoi proprio deciderti a regalarlo a quella povera piccina?... TYLTYL Che cosa, mamma?... LA MAMMA Il tuo uccellino.... Per quello che te ne fai.... Non lo guardi nemmeno più.... E lei da tanto tempo si strugge dalla voglia di averlo!... TYLTYL Già, è vero, il mio uccellino.... Dov'è?... Ah, ecco la gabbia!... Vedi la gabbia, Mytyl?... È quella che teneva in mano il Pane.... Sì, sì, è proprio quella; ma dentro c'è un uccellino solo.... E l'altro?... Che l'abbia mangiato il Pane?... Guarda, guarda!... È azzurro!.... Ma è proprio la mia tortorella!... Oh, come mai è tanto più azzurra di quello che era prima che partissi?... Ma è l'Uccellino Azzurro, Mytyl! È l'Uccellino Azzurro che abbiamo tanto cercato!... Siamo andati tanto lontani, e invece era qui!... Che cosa strana!... Mytyl, lo vedi, MAURICE MAETERLINK. - L'Uccellino Azzurro. 16 l'uccellino? Chi sa che casa direbbe la Luce!... Voglio tirar giù la gabbia.... (Sale su di una sedia, e, staccata la gabbia dal chiodo, la porge alla Vicina). Ecco, prenda, signora, Berlingot.... Non è ancora proprio tutto azzurra; ma diventerà, vedrà.... Lo porti, lo porti subito alla sua bambina.— LA VICINA Come?... Davvero?... Me lo, dài, così a un tratto, e per nulla?... Dio, come sarà felice la mia bambina!... (Baciando Tyltyl). Ecco un bacio.... Scappo!... Scappo subito dalla mia bambina!... TYLTYL Sì, si, vada, presto; non vorrei che nel frattempo mutasse di colore.... LA VICINA Tornerò a raccontarti quel che avrà detto.... (Esce). TYLTYL (dopo essersi guardato lungamente intorno) Babbo, mamma; ma che cosa avete fatto, alla casa?... È la stessa di prima, sì; ma è tanto più bella.... IL BABBO Come, più bella?... TYLTYL Sì.... Avete ridato il colore da per tutto, rimesso tutto a nuovo; non vedete come tutto è pulito, ora, e lucido?... Non era mica così, l'anno passato.... IL BABBO L'anno passato?... TYLTYL (affacciandosi alla finestra) E la forestal... Com'è grande, com'è bella!... Non sembra più la stessa.... Ah, come si sta bene, qui!... (Aprendo la madia). Dov'è il Pane?... Curiosa! come se ne sta quieto quieto, ora, il Pane.... Ah, ecco Tylô!... Buongiorno, Tylô!... Bravo, ti sei battuto bene!... Ti ricordi, Tylô, nella foresta?... MYTYL E Tylette?... Guarda: mi riconosce, vedi? Ma non parla più.... TYLTYL Senta, signor Pane.... (Toccandosi la fronte). Oh bella, e il Diamante?... Non l'ho più... Chi mi ha preso il mio cappellino verde?... Poco male; non ne ho più bisogno.... Ah, ecco il Fuoco!... È buono, il Fuoco!... Crepita e ride per far arrabbiare l'Acqua.... (Correndo verso la fontanella). E l'Acqua?... Buongiorno, Acqua!... Che cosa dice?... Parla ancora, come prima, ma non mi riesce più di capire che cosa dice.... MYTYL E lo Zucchero? Non c'è più.... TYLTYL Dio, Come sono felice, felice, felice!... MYTYL Anch'io! Anch'io.... LA MAMMA Ma perchè vanno intorno a questo modo come due trottole?... IL BABBO Lascia stare, non preoccupartene. Giuocano a essere felici.... TYLTYL Io volevo bene alla Luce più che a tutti.... Dov'è la sua lampada?... Posso accenderla?... (Guardandosi ancora intorno). Dio, come è bella ogni cosa qua dentro, e come sono contento! (Bussano alla porta). IL BABBO Avanti! (Entra la Vicina, tenendo per la mano una bambina maravigliosamente bionda e bella, che stringe fra le braccia la tortorella di Tyltyl). LA VICINA Guardate che miracolo!... LA MAMMA Ma come!... Cammina?... LA VICINA Sì, cammina!... Anzi corre, balla, vola!... Appena ha veduto l'uccello è corsa in un balzo alla finestra per assicurarsi, alla luce, se fosse veramente la tortorella di Tyltyl.... E poi giù come un razzo, nella strada?... Volava che pareva un angelo.... Potevo appena tenerle dietro.... TYLTYL (avvicinandosi, meravigliato) Oh, come somiglia alla Luce!... MYTYL È molto più piccola, però.... TYLTYL È vero!... Ma crescerà.... LA VICINA Che cosa dicono?... Non stanno ancora bene, a quanto pare?... LA MAMMA Stanno meglio, ora passerà.... Quando avranno mangiato, saranno belle guariti.... LA VICINA (spingendo la piccina fra le braccia di Tyltyl) Va', dunque, piccina mia, va' a dire grazie a Tyltyl.... (Tyltyl, improvvisamente intimidito, si ritrae). LA MAMMA Perchè, Tyltyl? Che hai?... Hai paura della bambina?... Via, dalle un bacio.... Un bacio grosso grosso.... Non così.... Sei tanto ardito per solito!.. Ancora un altro, via.... Ma che hai?... Sei lì li per piangere.... (Tyltyl, dopo aver baciato goffamente la piccina, rimane un momento ritto dinanzi a lei, e i due bambini si guardano senza dirsi nulla. Poi Tyltyl, accarezzando l'uccellino): TYLTYL Ti pare che sia abbastanza azzurro?... LA BAMBINA Si, sì, sono tanto contenta.... TYLTYL Io però ne ho veduti di quelli molto più azzurri.... Ma quelli che sono proprio azzurri, sai, per quanto si faccia, non si riesce a prenderli.... LA BAMBINA Non importa; questo qui è molto bello.... TYLTYL Gli hai dato da mangiare?... LA BAMBINA Non ancora.... Che cosa mangia?... TYLTYL Mangiai di tutto: grano, pane, orzo, cicale.... LA BAMBINA E come fa, dimmi, a mangiare?... TYLTYL Mangia col becco. Guarda, ora ti faccio vedere.... (sta per prendere l'uccello dalle mani della bambina; questa si oppone, istintivamente, e la tortorella, approfittando di quel momento, si libera dalla stretta e vola via). LA BAMBINA (gettando un grido disperato) Mamma ! Mamma! È fuggito via!... (Scoppia in singhiozzi). TYLTYL Non è niente.... Non piangere.... Lo riacchiapperò.... (Andando verso la ribalta e indirizzandosi al pubblico). Se qualcuno trovasse per caso l' Uccellino Azzurro, vorrebbe far il piacere di rendercelo?... Ne avremo bisogno un giorno per poter essere felici.... CALA LA TELA. FINE.

Quartiere Corridoni

216609
Ballario Pina 1 occorrenze
  • 1941
  • La libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
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Ninetto gli si avvicina, vorrebbe abbracciarlo, ma non osa: ha gli occhi lucidi lucidi. Il primo dovere dell'uomo è quello di adorare e di servire Iddio: poi non solo di amare la Patria, ma di non vivere che per essa, di darle fino all'ultima goccia il proprio sangue. SCANDERBERG Eroe dell'Indipendenza Albanese

Pagina 75

C'era una volta...

218818
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1910
  • R. Bemporad e figli
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
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Il Re, contento anche perchè riacquistava tutti i suoi quattrini, voleva abbracciarlo come un figliuolo; ma quello corse prima dalla sua mamma e non sapeva staccarsela dal petto: — Bimbo mio, tu sarai Re! Ed era già Reuccio, poichè il Re lo adottava! — Qui entrò una guardia e disse: — Maestà, c'è di là un cenciaiuolo; rivuole il suo soldo bucato. — II Re non ne sapeva nulla; ma la povera donna rispose subito: — Eccolo qui. — — Sentita la storia di quel soldo, il Re pensò ch' era meglio tenerselo per sè. Andò di là, bucò un altro soldo e diede questo in cambio di quello al cenciaiuolo. Ma gliene incolse male. La prima volta che disse: — Soldino mio, vo' mille lire! — Invece di mille lire furono mille nerbate, che lo conciarono per le feste, tanto che ne morì.

Pagina 246

Il ponte della felicità

219013
Neppi Fanello 1 occorrenze
  • 1950
  • Salani Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
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. - La fanciulla avrebbe voluto saltargli al collo e abbracciarlo in segno di riconoscenza; ma lì per lì un certo pudore la trattenne. Messer Antonio indovinò il gesto non compiuto e un'ombra di tristezza gli velò lo sguardo. D'impeto, Loredana lo abbracciò e impresse due grossi baci sulle sue guance rugose. Poi, senza aggiungere una parola, si allontanò, seguita da Alvise. Messer Antonio l'accompagnò con lo sguardo finchè scomparve alla svolta della calle, quindi rientrò nel suo fondaco. Due tremule lacrime scesero dalle sue orbite incavate fino alla candida barba, dove luccicarono come rugiada al sole.

Pagina 69

Un letto di rose

238791
Adami, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1924
  • Arnoldo Mondadori editore
  • Milano
  • teatro - commedia
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È tanto incredibile, che sono venuto qui per abbracciarlo!... Vuoi che ti dica?... Mi pare persino di volergli più bene, adesso!... Anche prima di battermi... anche là, sul terreno, quando ho sentito il: «signori, a voi!...» invece di sparargli contro... lo avrei volentieri abbracciato... E quando s'è trattato di puntare, di sparare... Sai contro chi ho mirato?... Contro un albero... E ho sbagliato anche quello, tanto il mio istinto detesta spargimento di sangue!... Ma dimmi tu, che sei un uomo giusto, se noi due si doveva mettere a repentaglio la nostra vita per opera inconsapevole di una sgualdrinetta ubriaca!

Pagina 171

La sorte

247993
Federico De Roberto 1 occorrenze
  • 1887
  • Niccolò Giannotta editore
  • Catania
  • Verismo
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Salvatore avrebbe voluto abbracciarlo. - La principessa mi onora ogni volta che mi comanda. E ci sarete anche voi? - Mi tocca questa seccatura. Per lui fu una festa. Il suo mandolino non aveva mai cantato così dolce. Glie lo dissero, perchè egli non se n'era accorto; non s'era accorto di nulla, tranne di Fanny che andava e veniva dall'appartamento al giardino, come voleva il capriccio della principessina. Se non era il rispetto, egli avrebbe mangiata a baci la bambina quando aveva voluto pizzicare il suo strumento. - Abbia pazienza! Bisogna contentarla in tutto; altrimenti pover'a noi! Salvatore non sapeva che rispondere, tutto sconvolto. - Ma che, per carità... E abbandonava il suo strumento in mano di quel diavolino che se lo trascinava dietro come un giocattolo. - Ora gli sciupa ogni cosa! - esclamò la Fanny raggiungendo la bambina. - Ma la lasci stare!.. non importa!.. - insisteva Salvatore, avvicinandosi, sfiorando le mani di lei nella breve contesa. La principessina, sdraiata sopra un sedile di ferro, col mandolino quasi più grande di lei fra le gambe, strappava le corde una dopo l'altra, come se volesse spezzarle. - Mio Dio, che stridori! - diceva la Fanny, portando le mani alle tempie e raggiustando lievemente con le dita le bande dei suoi capelli d'oro. - Che differenza con poco fa! - aggiungeva, rivolgendosi a Salvatore. Egli tentava scusarsi: - Bontà sua!.. io non merito... - No, no; le assicuro che lei suona divinamente. Così potessi avere ancora questa consolazione! - Conosce la musica? - Ora? Più nulla! A casa mia, strimpellavo bene o male sul pianoforte. Ma cosa vuole - aggiungeva, sospirando - quando non s'è più padroni!.. Salvatore non si stancava di contemplarla, pieno di commiserazione. - E si trova da molto tempo con la principessa? - Da quasi due anni, dopo che è morto il babbo! - Il suo paese, se è lecito? - Sono veneziana. Mio padre era capitano nell'armata... La principessina chiamava da lontano: - Fanny!.. - Sul punto di morte mi raccomandò a una famiglia di signori suoi conoscenti, che per tutta protezione mi proposero di prendermi come governante... - Fanny! Fanny! - strillava la bambina. - Dica lei cosa potevo fare, senza un aiuto, sola? Rassegnarmi! - Fanny! - urlava la bambina, disperatamente. Dal salotto la principessa chiamava anche lei, con voce breve: - Fanny! - Ecco quello che mi tocca! - mormorò lei. - Mi permetta, signore... Salvatore restava ancora lì, senza saper dove fosse, con una grande confusione nella testa. Era proprio lei, la Fanny, che gli aveva fatte quelle confidenze? Ed erano dirette. proprio a lui, Salvatore? Tutto questo non era un romanzo?.. Si guardava attorno: il giardino era oramai deserto e silenzioso. I lampioncini rossi pendenti dagli alberi, come tanti poponi, si andavano spegnendo. La rotonda era vuota; dietro le finestre del salone, vivamente illuminate, si vedevano passare delle ombre, al suono affievolito del pianoforte. - Un romanzo! un vero romanzo! - pensava egli continuamente. A un tratto si sentì chiamare. - Salvatore, ohè? - Era il cocchiere - Volete restare all'aria aperta fino a domani? - Vengo subito - rispose, cercando il suo strumento, da un sedile all'altro. - Che avete fatto di bello? - Nulla; si è chiacchierato con la governante della principessa. - La governante? Quale governante? - Ma... la Fanny... la figlia del capitano... Il cocchiere si mise a ridere. - Ci siete cascato anche voi? Che capitano e che governante! La cameriera, volete dire. - Ecco com'erano! - pensava Salvatore - Ecco in mezzo a quale gente era costretta a vivere quella povera creatura! Che sorte le toccava! Egli si sentiva intenerire profondamente, ogni volta che ripensava a tutto quello che aveva dovuto soffrire, lei così buona, lei così degna di miglior sorte. - Ah, se!... Ma poi, rivedendosi nella sua botteguccia, disperava all'idea della distanza che lo separava da lei. - Che!.. Che!.. - Cos'ha mai Salvatore? - si chiedevano Santoro, Lisani e gli altri amici, nel vederlo sempre rabbuiato. - Guai grossi ci sono, dunque? - domandavano ad Agostino, che passava per il suo confidente. - Infine - gli disse questi, dopo che i suoi discorsi avevano avuto tempo di fare effetto - perchè sospirate tutt'il giorno come un mantice? Pensate sempre a Fanny?.. E spiegatevi chiaro, in nome di Dio! Perchè dunque non la sposate? - E lei mi vorrà? Agostino partì a ridere, vedendo la faccia lunga dell'amico. - Dovete sapere che Pulcinella, quand'era innamorato di qualcuna, diceva che mezzo matrimonio era fatto! - E dunque? - Dunque, all'altro mezzo penserò io. Così egli fece portare l'ambasciata, da sua sorella, che era amica di Fanny, e un bel giorno tornò con la risposta. - Insegnatemi il mandolino - cominciò a dire, con una serietà studiata. - Che vi salta in testa, adesso? - Insegnatemi il mandolino, v'ho detto! - Va bene, ve l'insegnerò; ma almeno spiegatemi... - Vi spiego che le avete fatto girar la testa, col vostro pizzicato. - E che ha detto? - Dice di sì, birbante!

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