Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abborracciatura

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Le buone maniere

202869
Caterina Pigorini-Beri 1 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
  • paraletteratura-galateo
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Poichè la fotografia è venuta ad arricchire il patrimonio delle cose gradevoli, e le incorniciature di metallo o di peluche, i ricami sulle tavolozze o intorno ai dischi lunari o solari sono così universalmente accettati; poichè i mobili anche lasciati greggi o appena tirati a pulimento fanno parte della eleganza; poichè i fiori hanno una sì gran parte nell'industria pubblica e anche nella cura casalinga, la casa d'una persona di spirito e che sappia vivere, potrà essere più attraente che una abborracciatura d'un tappezziere, il quale nel suo schema di operaio senza arte e senza buon gusto non saprà mai dare ad una camera l'impronta del vostro carattere personale. Vi sono mobili i quali non possono aver luogo che in un salotto; altri che in camera da pranzo, altri ancora che in una stanza da letto. Ciò pare così elementare da non doversi neppur toccare; eppure, come messer Brighella padre di siora Olivetta virtuosa di ballo metteva el bazil d'arzento e il comodino intarsiato di madreperla nella sala, per ricevere il conte Ottavio, accade talvolta di vedere un largo specchio col piede in sala e un sofà-letto in una camera da pranzo. Ciò desta un mucchio di curiose idee nelle persone di fine osservazione. Non si fa che quello che si può fare e quel che si fa bisogna farlo convenientemente: rien ou bien, come dicono i Francesi. L'educazione dell'occhio è indispensabile nei giovani. Le cose belle entrano per gli occhi e discendono nel cuore a fecondarvi il germe della gentilezza, e, quasi si direbbe, a porvi quella linea che in termini di artista indica quel che indicavano in Toscana nel nostro cinquecento le parole - avere tutte le parti - e in termini di blasone - avere tutti i quarti. Per questo Vittorino da Feltre non voleva che immagini liete e cose belle davanti agli occhi de' suoi discenti; per questo Aristide Gabelli voleva scritte intorno alle pareti della scuola delle massime di morale indistruttibile ed eterna, quasi che nel naufragio del suo spirito travagliato, eppur sì lieto e bonario, apparissero come faro quei precetti ricevuti nell'infanzia dal suo buon padre, per raddolcire i patimenti, dissipare i dubbi e insinuare quel grande imperativo categorico del filosofo tedesco: fare il bene per il bene, e quell'altro: fa il tuo dovere, accada che può. Da ogni cosa, ancorchè sembri insignificante, ma specialmente da tutto ciò che l'attornia nella intimità della vita, l'uomo può ricavare lezioni di sana morale e filosofia. Molti uomini che furono grandi ebbero le prime suggestioni della grandezza da un quadro, da un trofeo appeso alla parete, perfino da un giocattolo di fanciullo posato sul camino o da una lampada oscillante dalla vôlta. Nessuna cosa è perduta di quello che ne circonda, per l'impronta morale che stabilisce nel cervello e nel cuore. Una casa disordinata, una instabilità nel collocare i mobili, un continuo mutare di luogo agli oggetti non potrà mai educare nei giovani il sentimento dell' ordine e della disciplina, e renderà per tutta la vita privi di quel che si chiama colpo d'occhio e di quel buon gusto, che rende così bella e così linda la casa olandese, così comoda la casa inglese, così elegante la casa francese, che per molti titoli è tanto conforme alla nostra.

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