Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondanza

Numero di risultati: 113 in 3 pagine

  • Pagina 1 di 3

Ricordi d'un viaggio in Sicilia

168940
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1908
  • Giannotta
  • Catania
  • Paraletteratura - Divulgazione
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Situata quasi nel punto di mezzo della costa orientale dell'isola, al Lembo della più vasta e più fertile delle pianure siciliane, alle falde del gran vulcano fecondatore, intorno a cui fioriscono le più svariate colture, essa accoglie in sé e manda fuori dal suo porto profondo in grande abbondanza ogni specie di prodotti agricoli e minerali, e alimenta fra le sue mura, oltre alle generali industrie cittadine, una quantità d'industrie speciali, che danno una straordinaria attività al suo commercio e attirano Greci, Inglesi, Tedeschi ad accrescerle senza posa con nuovi sfruttamenti e nuove imprese. Ma non è città industriale e commerciale soltanto: è ricca d'Istituti di beneficenza, possiede biblioteche cospicue, è sede d'una delle maggiori Università d'Italia, in cui sono laboratori rinomati di chimica e di fisica, d'anatomia e di zoologia, e rinomatissimi di geologia e di mineralogia; ed è fra i primi d'Europa, visitato da scienziati d'ogni paese, il suo Osservatorio Astronomico, in specie per riguardo alla fotografia stellare, a cui è propizia la maravigliosa limpidità atmosferica , e agli studi geodinamici, ai quali appartiene una collezione di fotogrammi sismici, forse la più preziosa del mondo.

La fatica

169128
Mosso, Angelo 1 occorrenze
  • 1892
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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Pagina 23

Come devo comportarmi?

172766
Anna Vertua Gentile 3 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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La padrona di casa deve pensare a ciò che la cena sia imbandita nel salotto da pranzo, con ricercatezza, abbondanza e ricchezza di vasellame, cristalli, argenteria, fiori. L'ora della cena di solito è il tocco. La cena deve sempre essere preceduta da gelati e bevande fredde. Alla tavola devono trovar posto tutti.

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Pagina 392

Il successo nella vita. Galateo moderno.

177431
Brelich dall'Asta, Mario 3 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Il pasto principale si faccia di sera, dopo terminate le occupazioni giornaliere, ed anche in quest'occasione possibilmente evitando, ma in ogni caso moderando il consumo di carne, mangiamo preferibilmente ed in maggiore abbondanza legumi e frutta. Come bibita è da preferirsi l'acqua pura oppure qualche acqua minerale. Chi si nutre in tal modo o in modo simile, conserverà a lungo un eccellente aspetto, un colorito fresco, occhi espressivi, abbondanti capelli, buoni denti, umore vivace e fresco. Una nutrizione sbagliata cagiona umore tetro, irritabilità, occhi stanchi, pelle floscia e denti cattivi.

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Poichè la causa immediata di questi, difetti della pelle è, come già fu detto, l'eccessiva abbondanza di grasso e il sudiciume, si può in primo luogo procedere contro il flusso sebaceo. Se la pelle non è sensibile, giovano da principio lavacri caldi con sapone. Sono molto efficaci anche i bagni a vapore del viso. A tale scopo si riempia la catinella con acqua di camomilla ancora bollente. Si tenga poi la faccia sopra la catinella, coprendosi il capo con un panno molto spesso, in modo che esso penda oltre agli orli della catinella e formi così uno spazio vuoto tra la catinella e il viso. Il vapore rammollisce la pelle a vi fa affluire più fortemente il sangue. A ciò segue un restringersi dei vasi sanguigni, che dura abbastanza a lungo, sicchè la secrezione di grasso diminuisce. Dopo ogni simile bagno a vapore si terga il viso ripassandovi su più volte un panno bagnato in acqua fresca. Giovano parimenti anche lavacri con acqua calda, seguiti da sciacquamenti freddi. Contro la formazione di grasso si può usare anche benzina od alcool (spirito di vino o acqua di Colonia), se la pelle non è troppo sensibile a tale trattamento. Danno ottimi risultati anche le irradiazioni con la lampada di quarzo. Per evitare la formazione di comedoni e pustole è molto importante una dieta regolare. Il vitto sia piuttosto vegetariano, il consumo di carne ridotto, si evitino le droghe piccanti e l'uso eccessivo del sale, nonchè tutti i cibi difficilmente digeribili. In connessione con tutto ciò, agisce favorevolmente un regime di vita sano, con sufficiente sonno, ginnastica e sport. Grave errore sarebbe coprire comedoni e pustole con cipria o belletto. La pelle ammalata verrebbe con ciò anche maggiormente guastata.

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Benelli, La cena delle beffe La gioventù è bollente per istinto, irrequieta per abbondanza di vita, costante nei propositi per vigore di sensazioni, sprezzatrice della morte per difetto di calcolo. G. Mazzini, Opere La gioventù è un male divino di cui si guarisce ogni giorno. B. Mussolini, al Senato dopo 6 mesi di governo.

Pagina 415

Le belle maniere

180222
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Riprovate, invece, in cuor vostro, chi tratta le bestie meglio che i cristiani, e a questi rifiuta villanamente ciò che a quelle dà in abbondanza. Ricordate?

Pagina 253

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180550
Barbara Ronchi della Rocca 3 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Signore e fanciulle si portino da casa in abbondanza kleenex e salviette struccanti per non lasciare tracce di fondotinta, fard e rossetto sugli asciugamani messi disposizione, o peggio su quelli d'uso comune. Se suona il telefono, non facciamo neppure il gesto di alzare la cornetta, a meno che un «rispondi tu, per favore» non ci autorizzi esplicitamente. Chi fuma in casa di un non fumatore, chieda sempre il permesso (ma cerchi di non farlo in camera da letto), arieggi spesso le stanze, vuoti sempre i portacenere dopo l'uso; se per caso non ne trova in giro, li chieda, invece di buttare la cenere per terra o nei vasi da fiori. E a fine soggiorno regali un bellissimo portacenere di design e delle candele mangiafumo. Una telefonata di ringraziamento, un regalo o un mazzo di fiori per dire grazie sono gesti doverosi.

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Che troppo spesso, però, si dimostra uno sgradevole attentato all'acconciatura della sposa e lascia il sagrato sporco e scivoloso; consiglio di sostituirlo con coriandoli bianchi, molto più scenografici e puliti, che sapranno ugualmente simboleggiare fecondità e abbondanza. Sarà cura degli sposi garbati chiedere agli amici di non esagerare con gli strombazzamenti mentre si raggiunge il luogo del rinfresco: fare rumore è sempre da maleducati, anche se è per allegria. Anche esagerare con gli scherzi allusivi, le grida «Bacio!» durante il rinfresco, le «decorazioni» dell'auto con carta igienica e schiuma da barba finisce con l'infastidire gli sposi, che vorrebbero, a ragione, godere di qualche momento di tranquillità in una giornata così impegnativa.

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I piatti che offriamo agli ospiti possono essere semplici, ma devono essere deliziosamente diversi dal solito, piacevoli, non acquistabili col solo denaro; anzi, non esageriamo nello spendere e nell'ostentare lusso e abbondanza, perché il troppo è sempre di cattivo gusto. Le regole auree di un menu ben combinato sono: PRANZO DELLE 13 -un antipasto freddo (affettati); -primo asciutto; -carne o pesce con due verdure cotte; -formaggi; -dolce al cucchiaio; -(frutta). CENA DELLE 20 CIRCA -primo leggero (risotto all'onda, zuppa, minestra in brodo); - entremet (sformato, un soufflé o una torta salata); -pesce o carne (oppure pesce e carne, nell'ordine) con due verdure cotte; -dolce al cucchiaio; -(frutta). Diciamo subito che sono norme sempre più disattese, anche perché ormai il pasto principale è quello serale, e non sono più molti gli estimatori delle minestre in brodo. Merita però di essere seguito il consiglio di non servire antipasti - un po' passati di moda - sostituendoli con invitanti stuzzichini che accompagnano I'aperitivo. Poi, una volta seduti a tavola, si inizia subito con il primo, anche una pasta asciutta, ma tenendo la mano leggera, cioè evitando sughi pesanti. La frutta non è mai obbligatoria, ma si può servire sotto forma di macedonia, fungendo così anche da dolce al cucchiaio. A pranzo è meglio limitarsi a un solo vino (tranne che in casi particolarissimi), alla sera si può offrire bianco e rosso, se il menu lo richiede. Piccola selvaggina, pollame, pesci serviti interi, ma anche la frutta fresca richiedono una certa abilità con le posate e quindi non sono molto graditi ai commensali pigri o insicuri: praticamente tutti! Non mettiamo in menu pietanze che richiedono una continua sorveglianza ai fornelli o cure particolari all'ultimo momento: il nostro continuo andirivieni tra cucina e sala da pranzo infastidisce e imbarazza gli ospiti, che non apprezzeranno certo una leccornia costata evidentemente tanta fatica e tanto trambusto. E ancora: -proponiamo solo ingredienti freschi e di qualità, «a chilometro zero»: le primizie sono insipide, costose e pacchiane; -le ricette vanno scelte con omogeneità di stile: rustico, raffinato, fusion ecc.; -evitiamo di servire più portate con lo stesso tipo di cottura e di presentazione, o con gli stessi ingredienti (con la sola eccezione di funghi, pesce e tartufi); ogni salsa deve accompagnare un solo piatto; -tranne che nei pasti «in piedi», è meglio limitarsi a un solo antipasto; -il pesce si serve sempre prima della carne; se ci sono due piatti di carne, la carne bianca precede il vitello, e questa la carne rossa; si serve per ultima la selvaggina (quella di piuma precede quella di pelo); -l'insalata va portata in tavola tagliata in piccoli pezzi «a misura di forchetta» e condita solo con poco olio e poco sale, poi ciascuno aggiungerà altro olio, aceto o succo di limone, sale e pepe secondo il proprio gusto; -il dolce si serve sempre prima della frutta; -ogni pasto (pranzo e cena) deve concludersi con un dolce al cucchiaio, una macedonia o un gelato; crostate e torte di pastafrolla sono più adatte ad accompagnare caffè, tè e bevande varie, e i pasticcini a rinfreschi, buffet e dopocena; -il caffè va versato nelle tazze davanti agli occhi degli ospiti, dalla caffettiera in cui è stato fatto, così da mantenerlo bollente. La tazzina va riempita per tre quarti e poi porta a ciascuno col manico verso destra, col suo piattino sottotazza su cui è appoggiato il cucchiaino.

Pagina 93

Il Galateo

180854
Brunella Gasperini 2 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
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.); se una volta, per un caso che non si ripeterà, siete costretti a farlo, restituite il tutto con abbondanza e rapidità. Rumori. Non fate correre l'acqua nel bagno dopo mezzanotte. Non tenete il televisore o il giradischi al massimo volume. Non camminate avanti e indietro, con gran batter di tacchi, sulla testa degli inquilini di sotto. Se una sera ricevete amici e prevedete un po' di baccano, chiedetene preventivamente scusa ai vicini; moderate comunque il chiasso dopo la mezzanotte. Se siete voi a essere disturbati da vicini chiassosi, non pestate nei muri. Non urlate: «Andate a dormire, incoscienti!» Men che meno presentatevi, magari in vestaglia e bigodini, a fare scene drammatiche che ai bigodini non si addicono. Le prime volte, portate pazienza. Indi pregate, con molte scuse, di limitare il chiasso, perché avete da lavorare, perché siete stanchi, perché soffrite di mal di testa, eccetera. Se non ottenete niente, fate una discussione più approfondita, ma sempre pacata, qualche giorno dopo. Se gli schiamazzi notturni continuano, non vi resta che avvertire il padrone di casa, o il consiglio dei condomini: senza ottenere niente lo stesso. E allora? E allora, si spera che non abbiate vicini così. Finestre e balconi. Potete affacciarvi alla finestra o sostare sui balconi per godervi il sole (non nudi), per innaffiare i fiori (senza sgocciolare di sotto), per battere i tappeti (solo nelle ore lecite); non per sbirciare nelle finestre dei vicini, per chiamare a squarciagola chi passa di sotto, per intrecciare altisonanti conversazioni con altre signore o cameriere del casamento. Scale. Non fermatevi a chiacchierare sui pianerottoli o per le scale. Ma salutate sempre tutti quelli che incontrate; rivolgete un cenno o un buongiorno anche a quelli che non conoscete. Ascensore. Se l'ascensore non arriva alla chiamata, non arrabbiatevi subito, pestando pugni e calci nella porta e urlando «Ascensore! Ascensore!», come gridereste al fuoco in caso di incendio. Non fate gare con l'inquilino di sotto o di sopra per arrivare primi a schiacciare il bottone e soffiargli la baracca. Se, entrando in ascensore, vedete qualcuno che arriva, aspettatelo civilmente. Non sbattete fragorosamente la porta: specialmente di notte. Non tenetela abusivamente aperta per comodo vostro o dei vostri familiari: nascerebbero rappresaglie scomode per tutti. Portinai. Ricordatevi di dar loro la mancia a Natale, Pasqua, Ferragosto: è fatale. Salutateli sempre per primi, fermatevi pure un momento a scambiare qualche parola; ma non parlate dei fatti vostri e assolutamente mai di quelli dei vicini. Bambini. Non lasciateli urlare, scorrazzare e saltare in casa per troppe ore filate, con scarso gaudio del vicino di sotto. Insegnate loro a non scendere le scale a rompicollo facendo rimbombare la casa, a non cantare, a non gridare, a non giocare per le scale. A non seminare cartacce e cicche americane usate. A salutare le persone che incontrano. A non usare l'ascensore per divertimento; a non decorarlo di scritte e disegnini. Cani. In quasi tutte le case cittadine il regolamento vieta di tenere cani, e in quasi tutte le case cittadine ci sono inquilini che hanno il cane. Se voi siete tra questi, fate in modo che il cane assolutamente non disturbi. Se un cane è maleducato, la colpa non è sua, è dei suoi padroni. Non entrate col cane in ascensore, se ci sono altre persone. Insegnategli a non abbaiare sconsideratamente, a non far festa saltando addosso alla gente, a non rompere le calze della vicina, a non addentare le caviglie ai postini, a non fare pazzi caroselli per le scale, e così via. Per insegnargli tutto questo non occorre picchiarlo (picchiare un cane è sempre stupido e ingiusto): basta sgridarlo con voce severa e dito alzato ogni volta, ma proprio ogni volta che fa una cosa sbagliata (sbagliata per voi, ovviamente, non per lui). La sgridata diventerà più efficace se lo minaccerete agitando un giornale: tutti i cani, in questo più saggi di noi, hanno paura della carta stampata.

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Fate i preparativi con un sensato margine d'anticipo, con abbondanza di annotazioni e se occorre di tranquillanti. Non fatevi prendere dall'ansia e dalla confusione, che ancora oggi trasformano spesso i giorni precedenti le nozze in una specie di assurda corvée, corse, contrattempi, battibecchi, malintesi, sposa bisbetica e con le occhiaie, sposo immusonito e assalito da tentazioni di fuga, padri inviperiti e vociferanti, madri querule e confusionarie, tutti sull'orlo del collasso nervoso («Non hai controllato le partecipazioni? Non hai ritirato i documenti? Ma se doveva pensarci lei... Lei chi? Io? Ma voi volete farmi diventar matta... O Dio Dio mi va insieme la testa»). Le belle vigilie! È anche per queste cose che tanti sposi d'oggi, coi quali siamo energicamente solidali, preferiscono eliminare del tutto i «vani orpelli»: niente partecipazioni, niente bomboniere, niente abito bianco, niente inviti, niente ricevimento, niente chiesa: un salto in municipio con due testimoni, un'allegra bicchierata con pochi intimi, al massimo qualche manciata di riso in testa e via, senza orpelli di sorta, verso una vita matrimoniale che non potrà essere sempre allegra come quel giorno, ma che ci si augura altrettanto libera e schietta. Documenti. Questo argomento mi annoia profondamente, Quindi me la cavo così: per le nozze civili, in comune vi dicono tutto; per le nozze religiose, in chiesa vi dicono tutto. Non vi resta che eseguire. Divisione delle spese. Questo argomento non solo mi annoia, ma mi disturba. Oggi, più che in base a regole superate, la divisione delle spese si fa secondo il buonsenso. Metti: se la famiglia della sposa non ha una lira e la famiglia dello sposo ne ha una barca, o viceversa, sarà la famiglia danarosa a sobbarcarsi la maggior parte delle spese, Senza farlo pesare, ma come fosse una cosa ovvia: e infatti lo è. Nessuno deve sentirsi mortificato, o ferito nel suo orgoglio: questi orgogli oggi non hanno senso. Non è un merito essere ricchi. Non è una vergogna essere poveri. Bisogna essere realisti. E invece, in queste occasioni, molti tirano fuori le «questioni di principio». Ma quali principi? Non bariamo. Non sono i principi che sono in ballo, qui: sono i quattrini. Prima tutto andava bene, l'atmosfera tra le due famiglie era idilliaca: ma appena si comincia a parlare di spese, ecco che l'atmosfera si raffredda, si fa puntigliosa, diffidente, ironica, ostile, e si arriva alle nozze in un fatale crescendo di «tocca a noi tocca a voi». Per piacere, non fatelo. Siate civili. A prezzo di qualsiasi sacrificio pecuniario o psicologico, evitate queste odiose discussioni di carattere economico, che potrebbero lasciare nella memoria degli sposi tracce nefaste. Ogni famiglia faccia quello che può e che vuole, e non pretenda che gli altri facciano quello che non possono e non vogliono fare. In caso contrario, si consiglia agli sposi di tagliare la corda e vivere a modo loro: conosciamo più d'una coppia che l'ha fatto, e più d'una che lo farà.

Pagina 23

Galateo ad uso dei giovietti

183824
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Acqua fresca in abbondanza, sapone semplice e nostrale, buoni pettini e buone spazzole, ecco il corredo della toeletta giovanile. Lavatevi più volte al giorno il viso e le mani, risciacquatevi l a bocca a ogni pasto; particolarmente nella state bagnatevi tutto il corpo colla maggior possibile frequenza, e, oltre al vantaggio della nettezza, proverete un benessere generale nella vostra persona. Se andate alla scuola del nuoto o siete già esperti in questo ramo indispensabile della ginnastica, voi conseguite anche lo scopo di rendere agile e vigoroso il corpo. E non farò appunto neppure a voi, amabili fanciulle, se, col permesso dei vostri parenti e colle debite cautele, vincerete il primo ribrezzo dell'acqua, e, a dispetto delle beghine e dei Tartufi che vedono peccato in ogni cosa fuorchè nel pensare e dir male del prossimo, farete coraggiosamente le vostre prove in un esercizio utile per tanti riguardi e che nelle

Pagina 31

Il codice della cortesia italiana

184405
Giuseppe Bortone 3 occorrenze
  • 1947
  • Società Editrice Internazionale
  • Torino
  • verismo
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E non basteranno piú i vassoi in giro, ma ci vorrà, in una stanza accanto, una tavola apparecchiata, su cui sieno disposti in bell'ordine piatti con panini ripieni, tramezzini, fette di galantina, pasticcetti di carne; e posate, e molti bicchieri e bicchierini; con bottiglie di vini e liquori; e abbondanza di tovagliolini, anche se di elegante velina. Ma allora, dicono le prudenti madri di famiglia, è molto meglio andar a ballare al circolo!

Pagina 151

Pagina 300

Se non si è in grado di contraccambiare l'invito, o di poterlo fare con la medesima abbondanza e finezza, è meglio non accettare; salvo che non si tratti di parenti, o di persone ben conosciute che si accontentino anche del poco a tavola, ma del molto nel cuore. Uno scapolo può accettare benissimo; sia perché non gli manca il modo di dimostrare il suo gradimento alla padrona di casa; sia anche perché può senza scrupoli invitare alla sua tavola, o in un ristorante, una signora col marito. Negl'inviti a pranzo è sempre indicata l'ora in cui si va a tavola. L'invitato risponde al piú presto - per iscritto, se l'invito è stato fatto in questo modo - sia che accetti, sia che rifiuti. È bene evitare il rifiuto, specialmente agl'inviti che si sanno sinceri e cordiali; però, se circostanze eccezionali quasi lo impongano, farlo con la massima delicatezza, senza ricorrere a pretesti sciocchi e dimostrando vivo rincrescimento. È opportuno, trattandosi d'inviti a pranzo, premunirsi contro le quasi immancabili delusioni. Se, come ospiti, offrirete un desinare abbondante ed ottimo, si parlerà di « ostentazione »; se offrirete un desinare modesto, di famiglia, si parlerà di « tirchieria ». E se, come invitati, mangerete di gusto, si dirà che siete venuti per levarvi la fame; se mangerete poco, si dirà che fate gli schizzinosi, quasi che la tavola vostra offrisse di meglio. Io, francamente, non me ne do gran pensiero, e godo nell'invitare e nell'essere invitato. Tanto peggio per chi, col giudicare malevolmente, guasta la propria digestione. Gl'inviti per vere e proprie feste da ballo s'inviano almeno quindici giorni avanti, perché - le invitate specialmente - possano opportunamente e comodamente prepararvisi. Se si desidera che le signorine invitate conducano con loro degli amici occorre indicare il numero. Si risponde quanto prima è possibile, accettando o rifiutando: nel primo caso, si dà anche il nome degli amici. Questi faranno recapitare la loro carta di visita alle signore presso cui si recheranno, e tanto prima quanto dopo il ballo. Se sul biglietto d'invito è indicata l'ora, tanto meglio: diversamente, si va sempre dopo le ventidue. Per i balli di giorno - quelli che si chiamavano « mattinate » o... altro « danzanti » - si è meno rigorosi nella forma dell'invito; e meno ancora per i « quattro salti in famiglia »: beninteso che la « semplicità » non deve degenerare in « trascuratezza » e tanto per chi invita quanto per chi è invitato.

Pagina 73

Come devo comportarmi. Le buone usanze

185174
Lydia (Diana di Santafiora) 3 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 194

Se la famiglia della sposa assume sopra di sè la spesa della biancheria da letto e da tavola, allora sì che sarà il caso di far le cose con abbondanza! Oh, i bei cassoni delle nostre nonne, pieni zeppi di lenzuoli, di federe, d'asciugamani, di tovaglie, di tovagliuoli, disposti in bell'ordine fra mazzi di spigo e mele cotogne! Le buone vecchine andavano fiere dei loro tesori di lino e di canapa, più che dei loro gioielli d'oro massiccio e pesante; e quando, toltosi dalla cintura il mazzo di chiavi, si dirigevano alla cassa o all'armadio, parevano accingersi a compiere un rito solenne e misterioso. La più parte delle famiglie moderne ha dimenticato ormai queste belle e buone abitudini. Generalmente, la futura sposa pensa più alle proprie camicie e sottane, che alle tovaglie e ai lenzuoli, contentandosi di acquistare di quest'ultimi solo quel tanto che è strettamente necessario. Ma una madre pratica e intelligente, che sa per esperienza quanto sia utile in una famiglia l'abbondanza dei lini e della canapa, saprà consigliare la fanciulla ancora inesperta e, se i mezzi lo permettono, la provvederà ad usura anche di questa parte di corredo. Raccomandiamo invece l'economia in fatto di vestiti. Molti capi di vestiario finiscono col diventare inutili; e più d'una giovane sposa, poco dopo il matrimonio, si trova costretta a rimettere in mano della sarta, dopo averlo indossato una volta o due, un vestito che s'era fatta fare con tanto amore qualche mese prima: scherzi di quella tiranna della moda. Fra i vestiti, occupa il posto d'onore l'abito da sposa. Sarà l'abito bianco tradizionale, col velo e i fiori d'arancio? Sarà un abito da mattina, chiaro e senza pretese? Questione grave, che talvolta lascia in dubbio per mesi e mesi la sposa, lo sposo e le loro famiglie. Quanto a noi, non sapremmo dare davvero un parere definitivo. Tutto dipende dalle abitudini della famiglia, dal suo grado sociale, dai mezzi disponibili, dall'età della sposa, dal desiderio dello sposo, e da tante altre cose. Come si vede, gli elementi da considerare sono molti, e ciascuno ha il proprio peso. Tuttavia, se un parere dobbiamo dare, diremo che, quando nulla di grave si opponga, l'abito bianco tradizionale è preferibile a tutti: esso ricorda un uso antichissimo, pieno di gentilezza e di grazia, e dà alla sposa, nel giorno solenne, quella vaporosa eleganza che tanto si confà al suo viso dolcemente pensoso. Quando si sappia fare le cose con economia, la spesa non è grave, e nemmeno inutile; un giorno la bianca stoffa di lana o di seta e il lungo velo serviranno a preparare l'abito per la Prima Comunione delle proprie bambine. Se la sposa sceglie l'abito bianco, lo sposo adotta generalmente il frac; ma può anche, senza urtare le convenienze, limitarsi al soprabito o allo smoking. I testimoni fanno generalmente quel che fa lo sposo: gli altri invitati, anche se lo sposo è in frac, possono essere in soprabito. Tutto questo, s'intende, vale per le cerimonie di carattere normale, quali si usano nelle famiglie borghesi; nei matrimoni di gran lusso, lo sposo e tutti gli uomini sono in frac, le signore adottano generalmente fresche toilettes da mattina, in colori chiari.

Pagina 216

Rassegnamoci dunque ad avere, in un angolo della nostra camera, un piccolo lavabo di marmo o un semplice lavamano di ferro, purchè provvisto d'acqua in abbondanza, nel quale si possano fare con comodo le nostre abluzioni giornaliere. Tutti quegli oggetti, così cari alle signore, come spazzole, spazzolini, pettini, lime, ecc., dovranno esser disposti in buon ordine sulla vera e propria toelette, davanti allo specchio mobile. Un armadio a specchio, un cassettone, una poltrona, qualche seggiola, completeranno l'arredamento della camera, la quale dovrà esser semplice nella sua eleganza, senza fronzoli, senza mobili inutili.

Pagina 60

Il saper vivere

186434
Donna Letizia 1 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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Nell'armadio, grucce in abbondanza. Sullo scrittoio, carta da lettere, cartoncini, buste, penna e calamaio. Nella stanza da bagno, due asciugamani, uno di lino e uno di spugna, un accappatoio o un lenzuolo da bagno. Sul lavabo un sapone intatto; non mancheranno, se si vuol fare le cose proprio a modo, il talco e l'acqua di Colonia.

Pagina 132

Il galateo del campagnuolo

187471
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 1873
  • Collegio degli artigianelli
  • Torino
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Pagina 43

Nuovo galateo. Tomo II

194228
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Pagina 41

Galateo morale

197745
Giacinto Gallenga 4 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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E ciò io credo provenire in massima parte dal rifiuto dei direttori di inserire, per abbondanza di materie, le loro odi ed i loro sonetti. Vorremmo sapere finalmente il giudizio che ne portava il filosofo, politico, scrittore e giornalista Gioberti. Può essere che riunendo egli in sé tante e sì diverse qualità, la sua opinione si accosti di più alla media di quella di tutti gli uomini de' suoi tempi, dai quali ebbe risveglio, si può dire, il giornalismo nel nostro paese. Ciò che si scriveva dei giornali d'allora può con leggere modificazioni applicarsi anche ai giornali d'oggidì. Prendo adunque il Rinnnovamento e leggo: «La moltitudine dei giornali è la letteratura e la tirannide degli ignoranti, poiché chi sa meno ci scrive più, chi avrebbe mestieri d'imparare vi fa con tanto più di prerogativa quello di giudice e di maestro; che l'immodestia e la sfacciataggine vanno per l'ordinario a ritroso del merito; laonde i fogliettisti quanto più sono digiuni di sapere, tanto più si mostrano arditi nel sentenziare sulle cose più ardue; chiamansi interpreti o, come dicono aggraziatamente, organi della nazione; ma invece di studiarne ed esprimerne i sensi, vogliono governarla a loro talento. E guai a chi osa loro resistere; così tosto ne levano i pezzi, piovendogli addosso le ingiurie, le invettive e le calunnie. Non rispettano i nomi più chiari né le riputazioni più illibate; cosicché il valentuomo che da un lato non vuole inchinarsi e dall'altro non ama di essere lacerato, è costretto a tacersi». E via di questo metro. Neanche il Gioberti adunque, a quel che pare, andava pazzo per questo genere di letteratura. Ma può essere che avendo egli avuta occasione, come ministro, di penetrare certi misteri del giornalismo che a noi profani non è lecito di indagare, riversasse su tutta la casta i difetti e le colpe di qualche membro guasto e viziato. E in ciò mi conferma la distinzione che egli va facendo un po' più innanzi del libro fra buoni e cattivi giornali, come ad attenuare l'accusa dapprima spiccata in termini un po' troppo generali. «I buoni giornali, esso dice, sono la manna d'una nazione, destano e nutrono i generosi sensi, educano il senno pubblico, eccitano l'emulazione, formano ed accrescono la opinione e porgono a chi studia amminicoli utilissimi. Ma molti giornali cattivi e mediocri sono la peste di un popolo e un sintomo infallibile della sua intellettuale e morale declinazione». Il difficile sta appunto nel definire ciò che il Gioberti intendesse di esprimere con le parole: pochi e molti; quand'è che un popolo, un paese si può dire che abbia troppi giornali? quand'e che ne ha troppo pochi? In Italia abbiamo molti o pochi giornali? e fra questi predominano i buoni o i cattivi? La questione è di difficile scioglimento, troppe essendo le passioni, troppi gli interessi che si collegano all'esistenza di un giornale, di qualunque colore esso sia; e, prima di dare il nostro voto converrà studiare il giornalismo negli esempi che abbiamo sotto gli occhi.

Pagina 335

Non sentono, per un lungo abuso di corruzione, lo scrupolo di tradire la propria opinione, il rimorso di tradire i proprii fratelli; e incapaci di sentire la propria abbiezione di null'altro si addolorano, fuorché del basso prezzo a cui per soverchia abbondanza di offerte si mette dai compratori la penna di colui che si vende.

Pagina 348

Quale differenza, esclamerò colle belle parole del Macé, «fra queste guerre e il lavoro, questa guerra dell'uomo contro la natura, guerra clemente e feconda, nella quale le vittorie non si contano, come le altre, dal numero dei morti; e che spande invece la vita in abbondanza sul suo passaggio!».

Pagina 376

Si è di non invitare cento persone là dove non ne possono capire che cinquanta; e di dar aria sufficiente alle camere, particolarmente se avvi abbondanza di luce. E la ragione di questo ve la dà quel Macé che l'ha così amara, appunto per questo motivo, coi balli e con i teatri. «Quella brillante illuminazione, egli dice, di cui la società sembra tanto lieta e superba, è un pericolo di più. Ciascuna di quelle candele prodigate a centinaia è un comitato famelico che morde a due palmenti nella scarsa razione di ossigeno messa a disposizione degli astanti. Da ciascuna di quelle allegre fiamme, astri della festa, schizza uno spruzzo impetuoso di acido carbonico, che va ad ingrossar le correnti già formidabili di gas avvelenato che esalano gli anelanti danzatori. Ho veduto io stesso più d'una volta le fiammelle stesse delle candele impallidire ad un tratto ed essere lì per ispegnersi nel bel mezzo di quelle serate micidiali, quasi per avvertire gli imprudenti che era ben tempo di aprire le finestre». D'altronde avvi poco gusto nel sentirsi pigiare e ravvoltolare in mezzo ad una folla di persone che si son recate alla festa per danzare, per udire la musica, per divertirsi insomma e non mica, credo, per rimanere schiacciate e per isciupare d'avvantaggio, in una sola sera, il vestito.

Pagina 460

Signorilità

198003
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 2 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Essa deve essere fatta tenendo conto specialmente delle stagioni, sia per abbondanza o meno delle materie che danno calore, sia perchè il nostro corpo ha bisogno di maggiore o meno calore, sia per la disponibilità di alimenti vegetali ed animali propri ad ogni epoca dell'anno. Quanti sono i dialetti in Italia, altrettante sono le cucine iialiane; vi è, però, una «radice» comune a tutte, ed essa è data dal prodotto tipicamente italiano, che la nostra Patria esporta dappertutto, e che va rapidamente generalizzandosi in tutta Italia, cioè dai «maccheroni», due porzioni de' quali bastano da sole a portare nel nostro organismo quanto occorre per farci vivere, crescere, pensare e lavorare. Ricordiamo che tutto quanto mangiamo deve essere cucinato in casa; la pigrizia di certe massaie scomparirebbe di colpo, se vedessero come sono manipolate, confezionate e conservate quelle pietanze che esse mandano fiduciosamente a prendere in trattoria o in rosticceria!... Ricordiamo che intelligente abilità di una padrona pratica e brava, che abbia imparato a fondo la cucina, il pregio di ogni vivanda, il rendimento nutritivo di essa, l'arte di presentarla, coadiuvata da un'attenta domestica, può fare miracoli.

Pagina 33

Pagina 396

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200582
Simonetta Malaspina 2 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Bisogna calcolare cibi e bevande con una certa abbondanza, per evitare che il buffet resti sguarnito troppo presto. È sempre consigliabile avere in cucina dei piatti e delle bottiglie di riserva. Anche la tavola, che di solito e rettangolare e avvicinata alla parete, può essere preparata il giorno prima, almeno in parte. Sarà apparecchiata con una tovaglia bianca e abbastanza grande da poter toccare terra. Coprire le gambe del tavolo serve anche a fornire un nascondiglio per bottiglie vuote e altri oggetti ingombranti, senza costringere chi serve a continui spostamenti. Sulla tavola, fin dal giorno prima, si possono già preparare le posate, i bicchieri, i piatti (i cibi saranno portati dal fornitore poche ore prima dell'arrivo degli ospiti). Alla decorazione floreale si penserà il giorno del ricevimento, evitando composizioni troppo alte che darebbero fastidio a chi serve. Gli invitati di solito si servono da soli. I camerieri (o l'unica cameriera, o la sola padrona di casa) si preoccuperanno soltanto di servire le bevande. Se la padrona di casa, però, vede che qualche ospite troppo timido non prende niente, interverrà con garbo per aiutarlo a servirsi. Se gli invitati sono numerosi, per evitare assembramenti davanti al buffet, si possono far circolare i vassoi. Quando il buffet consiste in una vera e propria cena in piedi, non preparate cibi che esigano l'uso del coltello; consigliabili, invece, quelli che si possono agevolmente mangiare con la sola forchetta. Per questa ragione, anche quando si serve un piatto caldo, sarà opportuno ricorrere al tradizionale ma sempre graditissimo risotto. Minestre in brodo e pasta asciutta sono da scartare categoricamente. Gli ospiti devono fare onore al buffet e servirsi senza sciocche e inopportune timidezze, ma non devono neppure dare il penoso spettacolo di chi piomba su un buffet come una cavalletta affamata. La padrona di casa farà sempre buon viso a cattivo gioco e non si scandalizzerà visibilmente: ma è autorizzata, al prossimo invito, a scegliere diversamente i suoi ospiti. Un'ultima raccomandazione per le padrone di casa: non adoperate piatti e posate di carta se non siete in rapporti di stretta amicizia con gli invitati.

Quanto alla luce elettrica ce ne sia in abbondanza in tutte le stanze, ma sempre in modo che sia possibile, volendo, creare nello stesso ambiente zone di ombra e di penombra. Il lampadario centrale insomma non è sempre una soluzione eccellente, e oggi si tende a eliminarlo. In certi locali (studio, biblioteca) è meglio fare uso di lampade a stelo o da tavola, o di "appliques" a muro, che pur dando lurninosità a tutta la stanza non impediscono di regolarla a piacere. Importanti sono anche i quadri e i soprammobili. Qualche anno fa i quadri andavano appesi alti sulle pareti, oggi la moda consiglia di spostarli verso il basso in modo che possano essere visti meglio. Una parete inoltre dev'essere "ornata" dai quadri e non malamente riempita di dipinti alla rinfusa, senza ordine e criterio. Vale a dire che nel disporre i quadri bisogna tener conto di come appariranno nel complesso, tutti insieme. È bene preoccuparsi anche che ci sia un'armonia tra il genere di quadro e il tipo di cornice. Non mettete fotografie insieme con quadri a olio. Niente cattive stampe, riproduzioni scadenti, quadri famosi riprodotti per uso domestico. Prima di appendere un quadro, riflettete in quale stanza potrà meglio figurare. In linea di massima le stampe vanno nell'ingresso e nel corridoio, i quadri a olio in salotto, gli acquarelli in sala da pranzo e nelle camere da letto. Sulla distribuzione influisce anche lo stile dei mobili, l'epoca del quadro, il soggetto, e tante altre cose ancora che una persona di buon gusto saprà sicuramente riconoscere e valutare nel modo giusto. Anche nella stanza da bagno potrete, volendo, mettere una serie di stampe; ma l'ararredamento dovrà, allora, avere un certo tono. Per i soprammobili occorre avere molto senso critico. Eliminiamo la vecchia bomboniera mandataci da una lontana cugina, piuttosto che allinearla su un ripiano o promuoverla al rango di portacenere per il quale non è stata fatta; come pure statue e vasi di mediocre fattura. Un soprammobile, per ornare ed essere ammirato, dev'essere davvero bello: non è indispensabile che sia costoso, perché il gusto non virtù valutabile in moneta. Un soprammobile di gran valore risalterà meglio se esposto da solo in un angolo bene scelto. Non si mettano sullo stesso ripiano troppi soprammobili: per queste "sfilate" bisogna essere certi della propria competenza. Solo se siete collezionisti (per esempio di fermacarte) sarà graziosa una vetrinetta con tutti i vostri tesori.

Pagina 24

Eva Regina

204474
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 5 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Le feste di famiglia vi si rispecchiano nell' abbondanza maggiore delle provviste, nell' indicazione di un regalo: nascite e morti vi lasciano la loro traccia: così un matrimonio, un viaggio, il crescere in età dei fanciulli, il declinare dei vecchi. Passioni e virtù vi si riverberano nel loro carattere assoluto, nelle loro conseguenze dirette, senza attenuanti o senza ingrandimenti. La vanità della signora, la ghiottoneria del signore, i capricci della signorina, la cattiva educazione dei bambini, sono scolpiti là dall' efficacia d'un' indicazione e d'una cifra, come in una concisa epigrafe di qualche lapide imperitura. Un esame coscienzioso del libro delle spese, equivale ad un esame di coscienza, può dare intime soddisfazioni e salutari vergogne: indica il peccato in cui si ricade di più e in pari tempo fa nascere il desiderio di emendarsi. Qualche raffronto coi libretti degli anni antecedenti è pure utilissimo per mantenere l'equilibrio o rimetterlo a tempo nell'amministrazione domestica. Amiamo dunque l' umile libro dimesso, come un confidente e un consigliere: rispettiamolo come il termometro della nostra prosperità: sorridiamogli come al raccoglitore fedele di tradizioni, di abitudini della nostra famiglia, a lui che qualche volta nella sua prosa laconica ci conserva la traccia viva di qualche frammento di vita che ebbe per noi grande importanza, e che ci è doloroso e dolce ricordare.

Pagina 286

E poi gli altri indumenti di prima necessità che la mammina moderna sceglie secondo le ultime regole dell' igiene e prepara in grande abbondanza ; il ricco abito battesimale, a trine, a ricami, ma tutto bianco : la culla, infine, la beata navicella dalla candida vela vaporosa alla cui ombra essa si assiderà. Dolci ore di tranquilla opera nell' attesa sacra ! Stanno forse tra le più belle della vita. I disturbi dei primi mesi sono passati : il piccolo essere incognito dà già segni della sua esistenza nel grembo materno con sussulti lievi` a cui ella risponde con altrettanti sorrisi. Egli pare dire : « Son io, mi senti ? io, informe ancora, che tu nutrisci e completi col tuo sangue e col tuo respiro : io, che morrei se tu morissi, e che ho bisogno di te ! » Ed ella risponde : « Sei tu ? tu, misteriosa anima, accesa in me da misteriose origini: sei tu che non conosco ancora, figlio o figlia ? Sei tu, che assorbi ora tutta la mia vita, tu che non vedo ma che già così profondamente amo ? » La giovane mamma cuce il corredino, intanto, e le giornate scorrono in una monotonia piena di dolcezza : ogni scossa le vien risparmiata, ell' è l' oggetto di tutte le cure ognuno ha sul labbro per lei un augurio, una benedizione, una parola gentile, e tutti i suoi pensieri, tutti i suoi disegni, tutte le sue opere sembrano avvolti in un profumo mistico, circonfusi da un' aureola d'oro.

Pagina 142

Le finestre siano fornite di un telaio a rete fittissima per impedire il passaggio alle mosche ; abbia un buon lume a gaz o a petrolio, e un orologio a muro per esigere l'esattezza dalla cuoca : sia provvista in abbondanza di strofinacci e di asciugamani, e si sostituiscano di frequente. Utile può essere in cucina un termometro, un calendario e una piccola lavagna per annotazioni.

Pagina 287

L' importante è di dare acqua al nostro corpo, in abbondanza e con frequenza. Il bagno freddo è buono per rendere l'organismo resistente all' azione dell' atmosfera, ma non serve per la pulizia, mentre il bagno tiepido, saponoso, è eccellente sotto tutti i riguardi per la conservazione della pelle, per l' igiene e per la nettezza. All'acqua si può associare della crusca, dell'amido, del borace, o della gelatina. Il bagno di gelatina, per cui occorrono 500 gr. di glicerina neutra per bagno, si consiglia alle pelli rugose, alle carnagioni che invecchiano, a quelle che sono la sede di pluriti o che hanno tendenza alla congestione. I bagni acidi, alcalini, solforosi, dissipano le efflorescenze cutanee, le desquamazioni superficiali, ma l'uso di questi bagni deve essere strettamente subordinato alle prescrizioni mediche. I bagni di piante aromatiche, di acqua di Colonia, di tintura di benzoino, di essenza di timo, di borato di soda, sono eccellenti per combattere igienicamente le secrezioni esagerate e nauseanti della pelle. Il bagno di tiglio, poi, ha fama di essere un calmante ideale. Viene consigliato in particolare alle persone nervose ed è uno dei più piacevoli. Si impiega circa un chilogramma di tiglio che si lascia in fusione per un'ora in dieci litri di acqua bollente. Le frizioni e il massaggio debbono sempre seguire il bagno tiepido per facilitare la reazione generale. Inoltre eccitano il buon funzionamento della pelle e la normale nutrizione del tessuto cellulare. I bagni caldi, i bagni russi, bagni di vapore, l'idroterapia, l'abuso dei bagni di mare, sono piuttosto sfavorevoli alla bellezza femminile. Anticamente le dame dell'impero romano e della Grecia usavano bagni d' olio, di vino e di latte. Madame Tallien faceva, bagni di fragole e di lamponi ; qualche altra bellezza celebre s' immergeva nello Champagne : ma questi pretesi segreti di forza e di seduzione sono affatto privi d' ogni importanza scientifica che ne giustifichi il valore.

Pagina 551

Ma specialmente delle prime si fece una tale abbondanza che persuase la giovinetta a scegliersi altre vie. Venne la volta allora degli impieghi governativi al telegrafo e al telefono, nei quali, ad ogni concorso, sboccano decine e decine di ragazze. Ma anche qui l'abbondanza formò presto un ristagno ; e la donna allora tentò le porte degli uffici privati e del commercio : divenne cassiera, computista, dattilografa : occupazioni che oltre rispondere alle sue naturali attitudini d' ordine, di precisione, di dettaglio, le procurano un guadagno discreto, la collocano in una posizione decorosa e in ambiente ove in generale è rispettata e sicura. Vi sono però altre professioni adatte alla donna e ancora non sfruttate come quelle che ho riferito. Per esempio la stenografia che si impara in breve ed è benissimo compensata : la pittura ornamentale e la miniatura, per quelle che hanno tendenze artistiche; il disegno per lo svariatissimo assortimento di ricami in bianco, oggi tanto in voga ; il rilegare libri, dalle semplici legature alle legature di lusso; provare i pianoforti per gli acquirenti nei magazzini di musica ; o suonare nei tea-room ; fare da guida nelle gallerie e nelle chiese agli stranieri invece dei volgari e ignoranti ciceroni, ed anche tenersi, nei grandi alberghi, a disposizione di quelle signore che desiderassero conoscer bene la città ove si trovano e i dintorni. Nel ramo delle scienze, la donna potrà dedicarsi con profitto allo studio della chimica e della farmaceutica, alla medicina, specializzandosi per i fanciulli. Anche la professione d' infermiera, esercitata con coscienza e sapienza, è affatto femminile poichè richiede una base d'abnegazione e di pietà. Non mancano quindi, ai giorni nostri, i modi di occuparsi proficuamente e decorosamente, qualunque sia il grado d' intelligenza e d'istruzione d'una donna che voglia davvero crearsi una posizione indipendente nel suo avvenire e vivere senza preoccupazione gli anni della maturità. E se nessuna delle occupazioni citate corrispondesse al suo temperamento o alle sue possibilità materiali, io consiglierei sempre una fanciulla a mettersi senza falso amor proprio a un mestiere manuale, a far la sarta, la modista, la pettinatrice, la cucitrice, la merlettaia, la commessa, piuttosto che intristire nell' inazione, vivere del piccolo e insufficente risparmio e della generosità altrui. Dice ancora Maria Pezzé Pascolato, consigliando l' operosità alle fanciulle ed esortandole a vincere dinnanzi alla bontà e alla dignità del lavoro ogni rispetto umano : « Se, purificata l' anima dalla vanità e dall' ambizione, credete vostro dovere di cercarvi un impiego o di abbracciare una professione : se avete bisogno di guadagnarvi la vita, o se, lavorando, potete alleggerire la vostra famiglia di un peso, amate il vostro lavoro e siatene fiere ».

Pagina 700

Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205567
Garelli, Felice 3 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Sulle colline apriche e soleggiate vedi la vite, e gli alberi da frutta, che vogliono abbondanza di calore, e di luce. Sui fianchi e sulle vette dei monti trovi quercie, faggi, pini, larici, betulle; piante di tempra robusta che sfidano i rigori delle stagioni. Da ciò comprendi che ogni pianta ha un clima suo proprio, nel quale essa dà i migliori prodotti: e che parimenti ogni clima ha le piante sue proprie. 3. Se tu volessi adattare qualunque pianta a qualsivoglia clima, o coltivare una pianta in un clima contrario ai suoi bisogni, saresti matto, come colui che volesse comandare al sole e alle stagioni. Dunque per conoscere quali piante ti possano dare un prodotto più utile, devi prima studiare il clima del luogo, ossia far attenzione al calore, alle pioggie, alle nevi, alle rugiade, alle brine, alle nebbie, ai venti, alla grandine. DOMANDE: 1. Se cambi paese trovi ancora le stesse colture? 2. Ogni pianta vien bene da per tutto? - Quali piante trovi in riva al mare? - Nelle pianure? - Nelle colline? - Sui monti? - Perchè questa distinzione di luogo nelle piante? 3. Faresti bene a coltivare una pianta in clima non conveniente ad essa? - Quale studio devi prima fare per conoscere quali piante ti convenga coltivare?

Pagina 25

- Perchè l'acqua si trova in abbondanza da per tutto?

Pagina 30

Il fianco che guarda al mezzodì, perchè riceve abbondanza di luce, e di calore, è sano, caldo, asciutto; e tu vedi prosperarvi la vite, e gli alberi a frutto. Il fianco opposto, che guarda alla mezzanotte, più freddo, e meno asciutto, in luogo di vigneti, presenta pascoli, e boschi. 5. Esamina ora il sottosuolo, ossia il fondo che serve come di letto allo strato arativo, in cui si spandono le radici delle piante. Il sottosuolo è argilloso, compatto, umidiccio? Giova alle terre sabbiose, perchè le conserva un po' fresche; fa danno alle terre forti, perchè le rende ancora più umide, e fredde. Torna qui acconcio il proverbio: «Duro con duro non fa buon muro». Il sottosuolo è sabbioso, ciottoloso? migliora le terre forti, perchè facilita la filtrazione dell'acqua; peggiora le terre sabbiose, o calcari, accrescendone l'aridità, e la secchezza. Da questi esempi tu vedi come la giacitura del terreno, e il sottosuolo possono guastare una terra, per se stessa buona, o migliorarne una cattiva. DOMANDE: 1. Per giudicare della bontà di un terreno, basta esaminarlo alla superficie? 2. Come lo spessore di un terreno influisce sulla vegetazione delle piante? 3. A quali terre giova, e a quali fa danno la giacitura in piano? - In pendìo? 4. L'esposizione del terreno influisce sulla coltivazione di esso? 5. Quali terre migliora, e quali peggiora un sottosuolo compatto? - Un sottosuolo ciottoloso?

Pagina 53

La giovinetta campagnuola

207637
Garelli, Felice 3 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Pagina 104

Pagina 32

La sua casetta guarda al bel mezzodì; da varie finestre riceve abbondanza di luce; ha dinanzi l'aia col pozzo; l'orto di fianco, e il letamaio di dietro, a mezzanotte. La stalla è a vôlta; alta, ampia, in modo che le bestie vi stanno comode; i muri intonacati, e imbiancati; le finestre munite di imposte e invetriate. Negli angoli della vôlta vi sono sfiatatoi che, nell'inverno, si aprono per rinnovare l'aria, senza dover aprire porte, o finestre. Il pavimento è fatto con mattoni di costa, e un po' inclinato, per dare scolo alle urine, le quali, raccolte da un canaletto, inclinato anch'esso, vanno a versarsi in un pozzetto, fuori della stalla. Uguali attenzioni usò Carlambrogio perchè il porcile, e l'ovile fossero sani, ariosi, e bene esposti. Queste spese gli tornarono a benefizio grandissimo. Tutta la famiglia di Carlambrogio ha fior di salute, e gli animali, che dalla sua stalla si presentano al mercato, vi fanno la prima figura, e ne ottengono i prezzi più alti.

Pagina 50

Il libro della terza classe elementare

210128
Deledda, Grazia 1 occorrenze
  • 1930
  • La Libreria dello Stato
  • Roma
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La neve è caduta in abbondanza durante la notte. Silenziosa e calma, quasi per fare una gradita sorpresa ai bambini che l'aspettano, ha coperto con la sua candida pelliccia di ermellino i monti, i campi, le città. Sopratutto la città è bella, sotto la neve. I cornicioni dei palazzi sembrano di marmo, e gli alberi paiono coperti di piume bianche. Come sono diventati alti i davanzali! Nell'aprire le imposte, Sergio dà un grido di gioia, e, prima che la madre se ne accorga, assaggia un pizzico di neve, poi della stessa fa' una palla che vorrebbe lanciare contro qualcuno, come fanno i ragazzi della strada. Ma la madre è già nella cameretta d lui e gli impone di chiudere la finestra. Oggi non si va neppure a scuola, perchè la neve riprende a cadere fitta, minuta e gelida. Nelle strade si scivola; i vetri delle finestre sono velati da un ricamo. Il padre di Sergio ordina ai figliuoli di mettersi egualmente a studiare in casa, ed essi obbediscono, ma pensando con invidia ai ragazzi che possono uscire all'aperto e divertirsi a giocare sulla neve. Per consolarli, il padre, più tardi, fa loro osservare la neve al microscopio. Vista al microscopio la neve dà l'idea di una elegantissima miriade di fiori, come del resto anche la brina. Appaiono pure stelle perfette, molluschi, ornamenti di giardino, belle foglie di alberi. E sèguita a raccontare come benefico ai campi sia l'effetto della neve, che uccide i microbi e salva le radici dal gelo.

Pagina 56

Il giovinetto campagnuolo I - Morale e igiene

215315
Garelli, Felice 2 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
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Pagina 37

La sua casetta guarda al bel mezzodì; da varie finestre riceve abbondanza di luce; ha dinanzi l'aia col pozzo; l'orto di fianco, e il letamaio di dietro, a mezzanotte. La stalla è a vôlta; alta, ampia, in modo che le bestie vi stanno comode; i muri intonacati e imbiancati; le finestre munite di imposte e invetriate. Negli angoli della vôlta vi sono sfiatatoi che, nell'inverno, si aprono per rinnovare l'aria, senza dover aprire porte, o finestre. Il pavimento è fatto con mattoni di costa, e un po' inclinato, per dare scolo alle urine, le quali, raccolte da un canaletto, inclinato anch'esso, vanno a versarsi in un pozzetto, fuori della stalla. Uguali attenzioni usò Carlambrogio perchè il porcile e l'ovile fossero sani, ariosi, e bene esposti. Queste spese gli tornarono a benefizio grandissimo. Tutta la famiglia di Carlambrogio ha fior di salute; e gli animali, che dalla sua stalla si presentano al mercato, vi fanno la prima figura, e ne ottengono i prezzi più alti.

Pagina 72

le straordinarie avventure di Caterina

215696
Elsa Morante 1 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
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C'era abbondanza di polli arrosto, di pane caldo e di calze da rammendare riunite dentro un cesto presso una poltrona. Un canarino dentro una gabbia simile a un castello era addormentato; tutte le bestie di quel palazzo dormono durante il giorno. Tit non ha una casa, ma foreste e praterie con tigri e alberi del pane e uccelli del Paradiso dalle ricche piume. Palmizi lunghi e sottili sorgono a grandi distanze per il deserto, e da un lato si leva una montagna oscura in cui si nascondono i banditi fra un precipitare di torrenti. In un chiostro che odora d'aranci e di giacinti, presso fontane bianche, passeggiano molte principesse coi capelli chiusi in reti d'oro. Caterinuccia avrebbe desiderato di visitare tutto il Palazzo, ma dovette ritornare vicino a Tit che in fondo non rimpiangeva troppo di non potervi andare anche lui perché lo conosceva tutto da cima a fondo. Trascorsero delle bellissime ore perché Tit descrisse a Caterinuccia molte case del Palazzo, fra cui anche le vostre, e le descrisse anche il castello della Regina delle Fate, che si trova poco lontano.

Pagina 55

Quartiere Corridoni

217132
Ballario Pina 2 occorrenze
  • 1941
  • La libreria dello Stato
  • Roma
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Quand'era piccolo, a casa sua, per fortuna, ce n'era in abbondanza, i suoi coltivavano il grano ed erano padroni di mulino. Il pane, però, si cuoceva soltanto una volta la la settimana e, si capisce, alla fine della settimana, le pagnotte erano alquanto durette. Bisognava mangiarle ugualmente fino all'ultimo tozzo e la mamma sorvegliava. Il babbo rammenta che il parroco aveva detto una domenica al «Catechismo» che a chi spreca il pane è riserbato in Purgatorio una terribile pena. L'angelo gli mette dinanzi un paniere senza fondo e lo rimanda sulla terra a raccogliere tutte le briciole che ha lasciato cadere da vivo. - E se le hanno mangiate le galline, gli uccelli, le formiche ? - domanda Ninetta, e la voce le trema un poco. - Non importa, bisogna ritrovarle. Il pensiero di quel paniere senza fondo e di quella ricerca disperata sgomenta la bambina. Quando mangia il pane si affretta a raccogliere le briciole su un piatto. Il babbo ride sotto i baffi.

Pagina 204

Le sette vacche grasse e le sette spighe piene vogliono dire che in Egitto ci saranno presto sette anni di grande abbondanza; le sette vacche magre e le sette spighe vuote vogliono invece dire che verranno poi sette anni di grande carestia. Tu dunque, o Re, provvedi durante l'abbondanza a raccogliere molte riserve di grano per gli anni di carestia. Il Re ammirò la sapienza di Giuseppe e lo nominò vicerè, perchè provvedesse come egli aveva consigliato.

Pagina 253

Il Plutarco femminile

217690
Pietro Fanfano 1 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
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Pagina 131