Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il codice della cortesia italiana

184734
Giuseppe Bortone 3 occorrenze
  • 1947
  • Società Editrice Internazionale
  • Torino
  • verismo
  • UNICT
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Una signora dalla linea spiccatamente tonda e dalle curve abbondantemente pronunziate, che voglia vestire attillata; un'altra, da un bel viso di luna piena, che voglia portare il cappellino a guscio d'ovo; la sessantenne che si faccia acconciare sulla fronte una grigia frangetta a mo' di bimba - perché cosí prescrive la moda - non sono eleganti, ma goffe e ridicole. Ben se ne accorgerebbero se avessero gli occhi dietro la nuca e potessero notare gli sguardi strani e i sogghigni delle altre signore: non di rado, anche quelli dei signori uomini, pur essendo essi di manica larga, piú generosi, perché si fermano meno sui particolari. Per gli uomini, è ridicolo seguire la moda; essi, pur tenendone presenti le linee generali, debbono - nel vestire, come in tutto il resto - far prevalere il gusto personale, evitando ogni ricercatezza ed ogni effeminatezza, che sminuirebbero la loro dignità e la loro serietà. Se si sapesse come nasce la moda! Alcuni anni fa, un mio amico che vive a Parigi, un capo ameno quasi quanto me, ma fra i piú accreditati lanciatori di figurini, fece un viaggio al Madagascar e ne tomò ricco sfondato; perché, avendo caricato un piroscafo di pelli di scimmia, di cui, al Madagascar, c'era allora un'epidemia, appena a Parigi, lanciò la moda delle guarnizioni di pelle di scimmia. Poi, divertendosi un mondo, mise un allevamento di marmotte e, due anni dopo, lanciò la moda delle guarnizioni di pelle di marmotta! Ora - beato lui! - non lancia piú i figurini della moda, ma passa la sua vita fra due magnifiche ville: una al mare, al cui ingresso si vede uno scimmione imbalsamato che ride; e una in montagna, dove si è accolti da una imbalsamata marmotta in atto di canzonare. E oggi - non so se tutte le signore ne sieno a conoscenza - la pelliccia piú elegante è quella arca di Noè, fatta con ritagli di pelle d'ogni sorta; e tanto piú è elegante quanto piú è varia. Non si errerebbe affermando che la maggior parte delle donne sarebbero disperate, se le avesse fatte la natura come le concia la moda. Vero è che, nella scala zoologica, la femmina dell'uomo non è quella che ricorre al maggior numero di civetterie; ma è vero altresí che, nelle femmine degli altri animali, le civetterie sono - pare impossibile! - meno irragionevoli. La natura si corregge, ma non si altera, non si deforma: il trucco conseguirà il suo effetto soltanto a condizione che non si scopra. Vestirsi, specialmente per le signore, è un'arte, e l'arte suppone delle sfumature, una personalità: nel vestire, esse hanno una eccellente occasione di dar prova del loro gusto e di rivelare appunto la loro personalità: ed esse lo faranno soltanto a condizione che si sottraggono agli artifizi e alle esagerazioni. Quante donne non vediamo che, belle per se stesse, vestite di stoffa preziosa e di taglio perfetto, tuttavia non sono eleganti? Evidentemente, esse non sanno mettere in valore né la loro grazia, né l'eccellenza di ciò che indossano, né le cure spese per loro dall'artefice. Ciò vuol dire che l'eleganza non consiste in qualcuna di queste cose, o in tutte messe insieme: ciò vuol dire che i fattori essenziali dell'eleganza sono doti che, se si sono avute da natura, tanto meglio; diversamente, possono svilupparsi. Quando una signora indossa un vestito nuovo, un bel vestito, non deve aver l'aria, direi quasi, di essergli straniera; non deve dare l'impressione di pensare ad esso; i suoi atteggiamenti non debbono perdere la spontaneità; non deve farsi assalire da preoccupazioni e da timori che, per quanto non espressi, si notano ugualmente e contribuiscono a distruggere la bella armonia fra la persona e il suo abbigliamento, che è la nota essenziale, il fondamento della eleganza. Dicasi lo stesso per ogni altro particolare dell'acconciatura: preoccuparsi troppo della tinta delle labbra, della cipria, della espressione degli occhi, del sorriso, significa rimanere col pensiero fisso a queste cose, estranei alla conversazione, con lo spirito lontano: ogni naturalezza, ogni spontaneità è perduta! Se ciò dipende da timidezza, perchè non fare in casa l'abitudine d'indossare quel vestito, di acconciarsi in quel dato modo? In famiglia, la naturalezza e la spontaneità non sono sacrificate; le esagerazioni e le preoccupazioni sono bandite: una volta, poi, fatta l'abitudine, la spontaneità si conserva sempre e dovunque. In altre parole, bisogna, in ogni caso e sopra tutto, « essere se stessi ». Ecco ciò che, a questo proposito, è scritto nel nostro Dizionario della moda: « Personalità. - Le signore parlano spesso di personalità: le signore e anche i signori. Oggi è molto diffuso, né sempre è riprovevole, l'orgoglio per cui ciascuno mantiene vivo e palese il complesso delle sue particolari qualità, inclinazioni, preferenze; e tutte insieme costituiscono appunto la personalità. Nel campo della moda, poi, essa è la forza che presiede ad una funzione tra le piú delicate e rappresentative, vale a dire alla scelta degli abiti, essendo sempre desiderio delle signore trovare abiti che rivelino al mondo la loro personalità. Ma in che modo compiono gli abiti tale funzione? La compiono valendosi di quello che essi stessi dicono, perché ogni veste e ogni stoffa, come pure ogni cappello e ogni scarpa, dicono sempre qualche cosa, e assai chiaro è il loro discorso. Dicono quello che le signore vorrebbero che poi dicessero al mondo, quando, nel mondo, docilmente vestendole, le accompagnassero ». Si son vedute recentemente, nelle varie metropoli dei continenti, le piú straordinarie aberrazioni della moda: sulle calze femminili, uccelli, serpenti, fiori dipinti con colori «elettrici »; sui toraci maschili, lembi di caprone saldamente incollati e arricciolati « permanentemente »; agli orecchi, pesanti cerchi e catenelle con amuleti; ai polsi, massicci bracciali d'ogni materia e d'ogni foggia; sulle braccia, femminili e maschili, indelebili ghirigori mostruosi. Altro che « bizzarrie della moda »! In verità le nostre donne - sia detto a loro onore! - non soltanto non le hanno mai incoraggiate, ma cordialmente le deridono nelle rare apparizioni sui palcoscenici dei caffèconcerto . In conclusione, mettere un po' piú di buon senso nel seguire la moda non è male. Qui, come dovunque, « il troppo stroppia ». Pur volendo concedere alle nostre brave donne che uno degli scopi della loro vita - non l'unico, né il principale beninteso! - sia quello di piacere, bisogna si persuadano che il seguire servilmente la moda non è la via piú indicata per raggiungerlo. Le « novità » troppo frequenti, la ricercatezza, le eccentricità non rendono le donne eleganti, ma pretenziose o goffe; le rendono pericolose per le, forse, non pingui tasche degli eventuali futuri mariti - quindi, sa-pien-te-men-te, non ricercate, né elette - le rendono, in fine, antipatiche e insopportabili all'ingenuo già accalappiato...

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Preferire la maglia alla camicia se si traspira abbondantemente. Per tutti, una grossa maglia pesante da indossare a gioco finito. Si va al gioco vestiti da passeggio, per mettersi in tenuta nell'apposita cabina. Quando ciò non sia possibile, le donne ci vanno con un mantello, e cambiano sul posto soltanto le scarpe. Le racchette non si portano nel fodero. Altro gioco di moda è quello che si fa sulla neve, con grossi e lunghi pattini, detti, con termine danese, schi. In verità lo schiare - o sciare - ha avuto una meritata fortuna; ed è veramente salutare che i nostri giovani si sieno sottratti all'atmosfera grassa e sfibrante delle sale da ballo per recarsi in montagna a respirare l'aria pura delle vette, a sollevare e rafforzare il corpo e lo spirito. Aggiungerò, a proposito di questo gioco, che, ogni anno, all'apparire della prima neve sulle alture, in molte famiglie, succedono grandi polemiche. C'è la vecchia generazione, che non comprende come si possano affrontare ore ed ore di treno, disagio delle terze classi affollate ed ingombre, qualche notte insonne, per appena qualche ora di libertà e di corsa sulle candide alture. Effettivamente, non hanno torto, sopra tutto quando si tratti di escursioni di fine settimana; sia perché non v'è proporzione tra le pesanti fatiche del viaggio e la breve permanenza ricreativa in montagna, sia perché si assoggetta l'organismo a possibili traumi pericolosi, facendolo passare d'un tratto dalla vita sedentaria delle città a questo moto violento, con brusco cambiamento di clima, di altitudine, di vita. Però, nel maggior numero di casi, tutto ciò giova, e giova, perché è fatto con gioia, con ardore, con entusiasmo ; e la miglior risposta che i giovani possano dare ai « sorpassati » sono i vivi e bei colori, la leggerezza e lo slancio fiero nella persona quando ritornano. Quanto all'equipaggiamento, prendere il meno possibile, ma bene scelto, sí che si abbia a portata di mano quanto può occorrere per le gare, per l'igiene, per i piccoli infortuni d'ogni genere. Le donne indossano la medesima tenuta degli uomini, aggiungendo qualcosina che sia come il segno di una sana e gioiosa femminilità. Se non si va in gita, ma per fermarsi qualche tempo in montagna, l'equipaggiamento è piú complicato, perché, negli alberghi di montagna, d'inverno come d'estate, la vita elegante ha molte esigenze. Altre importanti manifestazioni sportive sono il gioco del pallone, della pallacanestro, della palla a calcio, della lotta, del croquet, del golf, del polo, ecc., qual piú qual meno di uso o di moda nei vari Paesi; e ci sono, poi, il ciclismo, l'equitazione, la caccia, la scherma...: basta qui averle ricordate, e, sopra tutto, aver raccomandato che né la passione o la foga del gioco, né la brama di vincere possono autorizzare o giustificare la benché minima infrazione alle leggi della cortesia. Che anzi, nessuna occasione piú delicata di questa, per dimostrare - o col vestiario appropriato, o con la squisitezza delle forme, o col modo di trattare gli avversari - la propria perfetta educazione, la propria signorilità.

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La quale, del resto, ha, come tutte le altre epoche della vita, le sue gioie peculiari, che non sono certamente quelle effimere e sciocche che possano derivarci dalle chiome, per quanto abilmente tinte, o dalla epidermide, per quanto vigorosamente stiracchiata e abbondantemente ricoperta di creme. Chi riuscí simpatico e caro nella giovinezza e nella maturità lo riesce anche, ed anche piú, durante la vecchiezza. Del resto, la natura, provvida sempre e sempre madre benevola, s uggerisce quali sono le soddisfazioni che bisogna chiedere all'età; ed essa stessa ne è larga dispensatrice: chi vuol sottrarsi alle sue leggi ne è punito nella maniera piú atroce: col ridicolo! Non si pensa, invece, quanto è piú difficile essere giovani; è tanto difficile, che si comprende l'incanto della giovinezza soltanto allorché essa è per abbandonarci! E gli anni giovanili, se trascorsi senza la consapevolezza profonda dei tesori che essi contengono, sono anni non vissuti; come è salute non goduta quella di coloro che si accorgono della felicità di esser sani soltanto quando sono ammalati. Né le donne belle sono sempre simpatiche e care, perché ostentano la loro bellezza quasi fosse un merito personale; perché, come si suol dire, la fanno pesare. E i ricchi non son sempre benevolmente guardati e giudicati, appunto perché ignorano il precetto fondamentale dell'« arte d'esser ricchi », ossia non agiscono in maniera da farsi perdonare la ricchezza di cui godono.

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