Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La fatica

169156
Mosso, Angelo 1 occorrenze
  • 1892
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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Perciò la sostanza o facoltà che i nervi trasmettono, presa di per sé, non è capace a produrre una contrazione: ma è necessario che vi si aggiunga qualche cosa d'altro che si trova nei muscoli stessi, o che loro viene somministrato abbondantemente, dalle quali sostanze insorge qualcosa che è simile alla fermentazione od all'ebollizione e la quale produce il subitaneo rigonfiamento dei muscoli." Il concetto che dovremo farci della fatica dei nervi, dipende in grande parte dalla natura dei processi che hanno luogo dentro il nervo stesso. Questo è perciò uno dei punti capitali. Borelli emise fino dal principio due ipotesi, ed i fisiologi si trovano ancora nell'alternativa di scegliere fra l'una o l'altra di quelle, senza saper decidere con sicurezza quale delle due sia la vera. La trasmissione dell' eccitamento nervoso ai muscoli, ossia l'ordine che va, per esempio, dal cervello nei muscoli della mano, può essere un cambiamento chimico, che ogni molecola trasmette alle molecole vicine nella sostanza del nervo. Per servirci di un paragone grossolano, si potrebbe dire che i nervi sono come una miccia, o come una fila di granelli di polvere, messi l' uno accanto all' altro dal cervello fino al muscolo. L'atto della volontà consisterebbe nell'accendere il primo granello nei centri nervosi, e quando brucia l'ultimo granello, questo fa cambiare stato al muscolo e si produce la contrazione. Questo concetto nello stato attuale della scienza è quello che ha le maggiori probabilità di essere vero. Ma disgraziatamente non conosciamo ancora quali siano i cambiamenti chimici che succedono nel nervo che funziona; ed alcuni fisiologi avendo osservato che i nervi non si affaticano, o che almeno si affaticano molto meno del cervello e dei muscoli, sostengono che la trasmissione dell'agente nervoso lungo i nervi, non succeda per una trasformazione chimica paragonabile a quanto si vede nella miccia. Secondo questi fisiologi l'agente nervoso sarebbe di natura meccanica, cioè una specie di vibrazione delle molecole, che si trasmette lungo il nervo senza alterare la sua composizione chimica. Quest'eccitamento meccanico che possiamo paragonare alla trasmissione del suono a traverso le molecole di un corpo solido, arrivando dal centro nervoso al muscolo, produce una decomposizione esplosiva, cioè il cambiamento chimico della contrazione. La prima idea di questo meccanismo appartiene pure ad Alfonso Borelli e citerò le sue paroleProp. XXIII, p. 57. Vol. II.: "Ora ci rimane a cercare cosa passi per i nervi, quale sia questa forza, in che modo sia spinta nei nervi, e per quali canali. È chiaro che il nervo, quantunque piccolo come un capello sottilissimo, è composto di molti fili fibrosi, legate insieme da un involucro membranoso; ciascuna fibra è cava internamente come le canne, benchè alla nostra vista troppo debole, appaiano solide e ripiene. Non è impossibile che le fibre nervose siano dei tubetti cavi pieni di una sostanza come la midolla del sambuco." E strano che Borelli affermando una cosa che non aveva veduto, perchè gli mancavano i microscopi che abbiamo ora, siasi tanto avvicinato alla verità. Ranvier dimostrò pochi anni fa che la guaina che protegge ciascuna fibra, ha dei nodi e degli stringimenti che formano degli spazi come nelle canne o nel sambuco; e questi spazi sono pieni di una sostanza liquida o quasi liquida che chiamasi mielina. La mielina è come un inviluppo che serve a proteggere ed isolare il filamento centrale che chiamasi cilindro dell'asse. E gli strozzamenti che ha scoperto nei nervi il Ranvier, servono ad impedire che le sostanze liquide le quali entrano a comporre il nervo producano un' alterazione del nervo stesso col loro spostamentoRANVIER,Leçons sur l'histologie du sistème nerveux. Paris, 1878, pag. 131. Tom. I.. Da ciò vediamo che col paragonare il nervo ad un ramo di sambuco Borelli ha indovinato il vero. Poscia Borelli soggiunge Opera citata, p. 58.: "Dobbiamo imaginare che le cavità spongiose delle fibre dei nervi siano sempre piene fino alla turgescenza di un succo, o spirito che proviene dal cervello. E come vediamo in un intestino pieno di acqua e chiuso alle due estremità, che se una delle sue estremità viene compressa, o leggermente percossa, subito la commossione e la percossa, si manifestano all' estremo opposto dell' intestino, in quanto che le parti fluide che stanno contigue disposte in lungo ordine l'una accanto all'altra, dando un impulso e percuotendosi l'una coll'altra, diffondono il moto fino alla parte estrema; così qualunque leggera compressione o colpo od irritazione fatta nel principio dei canalicoli delle fibre nervose che esistono nel cervello si diffonde sino ai muscoli." Per dimostrare come nell' azione del nervo sul muscolo, non vi sia un impiego grande di forza e che basta una causa minima per produrre la contrazione, egli dice che dobbiamo rammentarci che il contatto leggerissimo di una piuma nelle narici, o nell' orecchio o nella gola, può produrre delle contrazioni e delle convulsioni molto forti nei muscoli dell' organismo. Ciò che Borelli tentava di indovinare, o forse aveva veduto confusamente, ora possiamo osservare facilmente e con maggior evidenza nei muscoli degli insetti, che mettiamo viventi sotto il microscopio. Facendoli contrarre si vede partire dal punto dove il nervo tocca il muscolo un ingrossamento che percorre la fibra muscolare a guisa di un'onda, la quale si propaga verso le parti del muscolo che sono più lontane dal nervo. Sono passati due secoli, e dobbiamo confessare che in questa parte della fisiologia si è fatto poco progresso, perchè non sappiamo ancora dire con sicurezza quale sia l'intima natura del processo nervoso. Parlando del meccanismo col quale noi eseguiamo dei movimenti volontari, Borelli diceProposizione XXIV, pag. 59.: "Nella quiete profonda e nel sopore degli spiriti animali noi non possiamo comprendere l' esistenza di un atto volontario, né la passione della facoltà sensitiva, ma è necessario che nel cervello si agitino questi spiriti per una qualche mozione locale, come lo esige l'indole della loro virtù a muoversi. Noi possiamo quindi comprendere come i succhi del cervello agitati dagli spiriti, o per mezzo di una trasmissione di movimento, o per un acredine pungitiva irritino e solletichino le origini dei nervi." Se questo modo di esprimersi del Borelli per spiegare i movimenti volontarii, può sembrare oscuro, nessun fisiologo oserebbe fargliene rimprovero, perchè anche oggi non sappiamo dire nulla di più intelligibile. L'origine dei movimenti volontari è sempre stato lo scoglio maggiore della fisiologia, e disgraziatamente è un problema così importante che devono occuparsene tutti e specialmente i filosofi. Darwin parlando dei movimenti involontari, diceCH. DARWIN, The expression of the emotions, pag. 39: "è probabile che alcune azioni le quali si eseguirono prima colla coscienza, siansi per mezzo dell'abitudine e dell'associazione trasformate in movimenti riflessi e che ora siano fissati e divenuti ereditarii nel sistema nervoso. Sarebbero dunque i movimenti automatici dei movimenti che prima erano prodotti dalla volontà e dopo cessarono di esserlo". Tale è il concetto che sostiene anche Spencer, nei suoi Principii di psicologia H. SPENCER, Principes de Psychologie. Tome II, pag. 608.: ma Borelli aveva già formulato questo arduo problema quasi colle stesse parole che adoperano i filosofi moderni. "Non è impossibile, dice Borelli, che sia stata un'azione volontaria quella che ora si fa per abitudine, e noi che non avvertiamo più di averla voluta, crediamo di non volerla. Così è dei movimenti del cuore che nulla osta si compiano senza l'assenso della volontà, e malgrado che non li vogliamo. Noi vediamo del resto che molti altri movimenti delle estremità che senza dubbio cominciarono ad esegnirsi sotto l' impero della volontà, ora si fanno senza che ce ne accorgiamo, e qualche volta anche senza che lo vogliamo " Opera citata. Prop. LXXX. Tomo II, pag. 158. Di questa proposizione del Borelli dovettero occuparsi i filosofi spiritualisti e combatterla, perchè Borelli alterava il concetto ortodosso della volontà, e ne attribuiva una parte anche ai movimenti del cuore, dicendo: "il movimento del cuore si fa dunque per una facoltà, senziente ed appetente non per una ignota necessità, organica". Come si vede, si tocca qui ad uno dei più gravi problemi della filosofia. L'abate Antonio Rosmini rimproverando al Borelli di aver confuso il principio sensitivo coll' anima razionaleA. ROSMINI Psicologia. Libri dieci, pag. 192., disse che in questa, dottrina del Borelli "si può vedere l' origine del moderno sensismo".

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