Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188989
Pitigrilli (Dino Segre) 2 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
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Di qualunque mole siano le scelleratezze di quello di ieri, fingi di non esserne informato o di credere che i giornali esagerino, e lascierai così al tuo contradittore un abbondante materiale per la sua eloquenza. Se hai il sangue freddo di tacere e di presentarti come acefalo, il tuo silenzio ti farà passare per lo straniero ideale, che non si interessa di ciò che non lo riguarda. Se vai a Napoli non dire a un napoletano che stavano meglio sotto i Borboni. Te lo dirà lui. A Trieste, non dire a un triestino che la città e il porto erano prosperi sotto gli Austriaci; te lo dimostrerà, col lapis alla mano, lui. Ad Atene non accennare allo splendore della Grecia antica; fai l'elogio della Grecia moderna, se non vuoi che l'ateniese che ti offre un gelato in Odòs Athinà ti convinca che i suoi contemporanei Proxenetakis e Semiparanoikopoulos sono più eccelsi di Pericle e di Solone. Se proprio non sai di che cosa compiacerti, proclama le virtù diuretiche ed emmenagoghe dei cocomeri di Kalamatas, che avrebbero fatto la felicità di Demostene e di Aspasia. L'ultima Regina di Spagna, che era inglese, si giocò la popolarità presso gli «aficionados» - che glielo dimostrarono lanciandole una bomba - per essersi coperta gli occhi davanti a un toro che sbudellava un cavallo. A uno spagnuolo non dire che le corride sono uno spasso crudele. Te lo dirà lui appena sarete in confidenza, salvo a mettere bene in chiaro che chi non è spagnuolo non può capire la corrida, ad ammettere che il sangue inferocisce gli uomini e le donne, e a dirti che ha due «entradas» per «los toros» di domenica, uno per lui e l'altra per te. In Inghilterra non domandare mai perchè una nazione così progredita possa mantenere la forca, condannare alla pena di morte non solo l'assassino ma anche il suo complice che fu estraneo al fatto, e mandare i poliziotti disarmati. Se ti sei imbattuto in un inglese di idee avanzate, le tuo osservazioni lo convertirebbero nel più incancrenito conservatore, e la stessa signora Robertson (o Richardson) Forse non è nemmeno Richardson, ma visto il risultato che ottiene... che a ogni impiccagione sbraita contro la pena di morte, ti risponderebbe con le parole di Alphonse Karr: «Sopprimere la morte, d'accordo! Ma che i signori assassini comincino». Attenzione a non invertire i termini: in Argentina non parlare di «fazenda» e di «fazendeiros»; nel Brasile non parlare di «estancia» e di «estancieros». Il termine «restaquères», usatissimo a Parigi per indicare i cafoni sudamericani arricchiti con mezzi equivoci e con pretese di eleganza chiassosa, in Sudamerica non è molto gradito. In Germania puoi dire che il processo di Norimberga fu una mostruosità giuridica, che l'inflazione del marco fu una fregatura universale, che la prima guerra l'ha voluta Guglielmo, che la seconda l'ha voluta Hitler, che la prossima è desiderata da tutti. In Germania puoi dire ciò che vuoi, perchè ti daranno ragione e ti domanderanno se al tuo paese c'è bisogno di binoccoli prismatici o di materiale plastico, e se hai l'indirizzo di qualche commerciante serio e solvibile al quale scrivere a nome tuo. A un Austriaco non dire «voi, tedeschi», e tanto meno «Hitler era mezzo austriaco». Se parli di musica di Strauss, attenzione a non confondere Richard («Salomé») con Johann («il Bel Danubio Blu»), né con Oscar (Straus con una sola S), che cullò la tua giovinezza nel «Sogno di un Valzer». Insistere esageratamente sui valzer viennesi ti tirerebbe addosso una conferenza su Mozart, Schumann, il festival di Salisburgo e le facilitazioni alberghiere e ferroviarie. Con i Russi: solo i Russi sanno preparare il té. Con i Napoletani: solo i Napoletani sanno far cuocere gli spaghetti. Non dire mai a Napoli che i maccheroni li importò Marco Polo dalla Cina. A Bologna: la cucina bolognese è la prima cucina al mondo. In Sardegna: il poeta Sebastiano Satta è più grande di Giosué Carducci. In Sicilia: Pirandello è più vivo che mai. (In qualunque altro paese puoi dire che Pirandello è superato e in piena decadenza). A Milano: «chissà perchè il panettone di Milano sanno farlo solamente a Milano?» La stessa domanda puoi formularla a Torino (basta cambiare la città). Se vuoi lasciare il vantaggio all'interlocutore locale, permettigli di spiegarti che «dipende dall'acqua». Ti racconterà che un confettiere milanese, con farina milanese, ova milanesi, uva passa milanese, operai milanesi e forno milanese è andato a fare i panettoni di Milano in America, e i panettoni non gli sono riusciti. Dipende dall'acqua. Ma non dirlo tu che «dipende dall'acqua»; il tuo contraddittore replicherebbe che dipende dall'aria, perchè il Milanese si era portato anche l'acqua di Milano. In Svizzera: il famoso lago della Svizzera Francese si chiama «Lago di Ginevra» a Ginevra e «Lago Lemano» a Losanna. Non fare dello spirito sugli ammiragli della marina svizzera. Nel Belgio: in nessun paese del mondo le sigarette sono a buon mercato come nel Belgio. A ogni cittadino di Bruxelles (si pronuncia Brussell) dirai che parla il francese come un parigino. Questo lo renderà felice, e vorrà essere fotografato al tuo braccio sotto la statua idraulica di Manneken-Pis, che dai tempi di Luigi XV fa ininterrottamente pipì in faccia agli uomini. Il che, dopo tutto, è ancora più serio che farsi fotografare sotto la statua della Libertà.

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Perciò, padrona di casa, non insistere perchè l'invitato si serva una porzione più abbondante. Non domandargli «così poco?» e non incoraggiarlo a prenderne una seconda volta. Un piatto può non piacergli, ma tu avrai già prevenuto questa evenienza per mezzo dei piatti successivi. Stonatissimo sarebbe domandargli se al posto preferisce due ova al burro o una fetta di salame. Non offenderti come per un affronto personale se mentre tutti gli altri mangiano, un commensale si accontenta di assistere davanti al piatto vuoto, e quando se ne andrà non dirgli: «ma lei non ha mangiato niente». Conclusione, quando inviti qualcuno alla tua tavola, non ricordare né prima né durante né dopo che è stato un invito «a mangiare». Basta che tu faccia un piccolo sforzo di memoria per ricordare il disagio in cui, in altre case, hanno messo te, quando speravi che la tua ripugnanza per gli «escargots de Bourgogne» passasse inosservata e una domanda dell'ospite d'allora ha richiamato l'attenzione di tutta la tavola sulla tua astensione dalle chiocciole di Borgogna. Articolo 15°: Non pretendere di creare un clima di intimità e di familiarità autorizzando gli ospiti ad afferrare gli asparagi per il bianco e a stiracchiarli e sfibrarli sconciamente con i denti. Gli asparagi si tagliano col coltello e si prendono le punte con la forchetta. E non ti venga mai in testa di proclamare che «il pollo si mangia con le mani» No, signora. Il pollo non si mangia con le mani. Lo si spolpa con gli strumenti adatti, coltello e forchetta, e se la scarnificazione non riesce totale e meticolosa come un professore di anatomia può pretendere dalle pinze, dal bisturi e dallo specillo di uno studente, basta chiedere una seconda porzione di pollo. A costo di sacrificare tutto l'alfabeto delle vitamine, queste sgualdrinelle della dietetica, io credo che le pere e le mele debbano essere sbucciate. Mangiare una mela con la buccia è come andare a letto con le scarpe. A questa conclusione chicchessia dovrebbe arrivare da sé, osservando gli altri e rievocando l'impressione che prova quando il suo prossimo brandisce una coscia di pollo o fruga con i canini la polpa che non si stacca e finisce con lo sputare nel piatto un pezzo di tendine. Un signore che rosicchi il pollo con le mani è altrettanto volgare quanto colui che dopo essersi soffiato il naso esamina il contenuto del fazzoletto. Mi si obietterà che una regina d'Italia era di differente avviso. Voglio ammetterlo. Anche i re e le regine e gli altri grandi della terra cedono ogni tanto al richiamo della foresta e sentono la nostalgia dell'epoca delle palafitte. Il bruto, il selvaggio, il primitivo che sopravvivono in noi in uno stato di dormiveglia, ogni tanto si ridestano di soprassalto. Ed è allora che provano la barbara voluttà di afferare una coscia di pollo con le mani e di affondarvi le mandibole; come lo snob inflaccidito nel iusso dei «palaces» e nella mollezza dei clubs, prova un piacere a sedersi sullo scalino dell'orto e tagliarsi una fetta di pane col suo coltello, secondo lo stile agreste del bisnonno pioniere e del nonno contadino. La forchetta è un'invenzione relativamente recente, e quando Caterina de Medici la importo a Parigi, fece scandalo alla Corte di Francia. Articolo 16° : L'età felice è quella in cui si è collocati all'estremità del tavolo e vi si mangia senza parlare. A misura che, crescendo di età e di gerarchia, ci si avvicina al centro si mangia di meno in meno e si parla di più , fino al giorno in cui, occupando, un po' rimbambito, il posto d'onore, non si mangia più e non si sa più parlare. Di questi venerandi personaggi è raccomandabile non fare ostentazione a tavola, quando si invitano persone estranee alla famiglia e perciò impermeabili alle casalinghe emozioni e ai consanguinei affetti. I vecchi insopportabili meritano dei riguardi, e poichè li meritano anche i giovani, bisogna conciliare le necessità degli uni con le aspirazioni degli altri, consigliando ai vecchi di andare a letto presto, con una buona camomilla sul comodino e una borsa d'acqua calda ai piedi e le Avventure di Pinocchio in mano. Quelli che i francesi chiamano « les parents insortables », cioè i parenti impresentabili, e che non mancano nelle più stilizzate famiglie, avranno un valore storico, ma non costituiscono un elemento decorativo e non stuzzicano l'appetito ai giovani; la zia di campagna che versa il vino rosso nella minestra perchè «rinforza lo stomaco», o dopo aver rimescolato nella tazza succhia il cucchiaino, o versa il caffé nel piattino, squalifica tutta una famiglia, e tu potresti legare metà del tuo patrimonio alla Fondazione Rockefeller o all'Osservatorio Astronomico del Monte Palomar, ma non cancelleresti mai l'onta della zia che soffia sul piattino del caffé. Articolo 17°: Se i commensali sono amici intimi, marito e moglie parlino armonicamente fra di loro, ma se sono persone di riguardo ed estranee, si evitino i colloqui coniugali. I due padroni di casa si dispongano a una certa distanza l'uno dall'altra, e se i membri della famiglia sono numerosi, si sparpaglino omogeneamente qua e là, e i più ingombranti si mandino al cine.

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