Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondante

Numero di risultati: 8 in 1 pagine

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Fisiologia del piacere

170139
Mantegazza, Paolo 3 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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Il bibliomane che, dopo lunghi anni di impazienti ricerche, diventa possessore di un raro libricciattolo, che mancava alla sua biblioteca, prova certamente una gioia assai più grande del ricco proprietario che riceve la notizia di un abbondante raccolto. Altre volte le compiacenze dell'amor proprio si associano ai piaceri di questo sentimento, e noi godiamo assai nel mostrare ai conoscenti le nostre proprietà terriere, le nostre preziose raccolte. Tutti gli oggetti che sono nostri ci possono procurare alcuni piaceri, che differiscono di poco fra loro. In generale, il piacere più completo del possesso si gusta nel contemplare un piccolo oggetto che noi possiamo tenere fra mani e che possiamo custodire in minuscolo ripostiglio. In questo caso pare che il pronome possessivo salga di un grado, e che il sentimento della proprietà venga sodisfatto nella maniera più conforme alla sua intima natura morale. Quando un oggetto è troppo grande perchè noi possiamo muoverlo e trasportarlo, può esser nostro finchè si vuole, ma sentiamo che può facilmente cambiare di padrone; mentre il piccolo oggetto fa parte di noi stessi, ed è proprio nostro. Il ricco fanciullo che riceve in dono da suo padre un vasto campo da tennis, si rallegra, ma esprime in modo calmo la sua gioia; mentre, se è regalato di un elegante nonnulla minuscolo, ride e salta festoso, e dopo averlo maneggiato in tutti i versi, se lo intasca lietamente, o corre a riporlo assieme alle sue cose. Così i beni mobili sono molto più nostri dei beni immobili, perchè quando questi possono dare un piacere maggiore, esso non deriva dal puro sentimento della proprietà, ma dalla speranza di godere nell'avvenire altri piaceri di possesso che essi ci frutteranno. Chi non intendesse la differenza, si immagini di possedere un cammeo e una vigna, e confronti le due varietà di piacere.

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È questa la forma di ebbrezza caffeica più comune, e ch'io ho provato due volte nel corso della mia vita, bevendo l'una dopo l'altra cinque tazze di caffè molto forte, e sorbendo, in America, una tazza abbondante del migliore cioccolatte della costa del Perù. Tutti provano effetti diversi sorbendo il caffè: pochissimi sanno distinguere e definire le diverse gradazioni di benessere che produce; ma uno dei piaceri massimi si deve ad una esaltazione rapida e passeggera della sensibilità e del pensiero che, dalla semplice coscienza di un piacere indefinito, può arrivare ad un vero accesso di eretismo fosforico e convulso.

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Come presentarmi in società

200258
Erminia Vescovi 5 occorrenze
  • 1954
  • Brescia
  • Vannini
  • paraletteratura-galateo
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Al ritorno dalla chiesa, la compagnia si trattiene per un rinfresco (che deve essere finissimo ed abbondante) o per una ricca colazione. C'è chi usa farla addirittura all'albergo, per risparmio di tempo e di brighe, ma altri biasimano come troppo prosaico tale uso. Però una bella sala elegante, una mensa riccamente adorna, fiori a profusione possono trasformar anche il banale aspetto di un luogo d'albergo. Lo sposo e la sposa staranno vicini, e intorno a loro i parenti e i testimoni, per ordine d'importanza e di intimità. E' difficile che alla fine del banchetto non ci siano i brindisi: ma, per carità, brevi e discreti! Gli sposi potranno rispondere con un semplice grazie; qualche parente anziano può alzarsi e parlar in nome loro e della famiglia. Ai presenti si distribuiscono confetti. Le scatolette di dolci per amici e conoscenti vanno inviate nei giorni seguenti le nozze. La spedizione degli annunzi matrimoniali, precedentemente preparati, si fa almeno una settimana priprima del giorno del matrimonio. Per gli invitati al ricevimento, si acclude alla partecipazione un biglietto di invito a stampa. Il testo di quest'invito sarà il seguente: «Il signor e la signora X Y saranno in casa il giorno ..... all'ora ..... (oppure: dopo la cerimonia) per un saluto agli sposi». Generalmente sono i parenti degli sposi che figurano nella partecipazione; ma se gli sposi non sono più molto giovani, o se non hanno più i loro genitori, la comunicazione avviene direttamente colla formula più semplice: - Carlo M. e Maria G. annunziano il loro matrimonio -. Alla data si aggiunge l'indicazione del domicilio, affinchè si possano spedire i biglietti di congratulazione e d'augurio.

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A conservar fresca e abbondante la chioma, giova molto il lasciarla esposta all'aria; si osservi come i marinai e i contadini divengano calvi ben raramente, a differenza di chi per tante ore sopporta un pesante copricapo. E tra uomini e donne, si vede come in queste la calvizie sia più rara. Dopo i capelli i denti. E se guardassimo alla funzione che loro è assegnata dalla natura, per ordine di importanza, dovremmo dire: prima i denti che i capelli. Ma, lasciando stare l'interesse di una regolare digestione, che è la metà della nostra salute, consideriamo la cosa soltanto dal lato del decoro e della convenienza. Il volto più bello perde la sua attrattiva, quando i denti non siano ben tenuti: e non è da credere che sia cosa che passi inosservata. Quando parliamo con una persona il nostro sguardo non è diretto solo

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Le ricche famiglie che tengono ancora una abbondante schiera di domestici, possono applicare al caso loro i versi del Petrarca:

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L'illuminazione deve essere abbondante. Generalmente pendono dal soffitto le eleganti lumiere o circondano i doppieri le pareti, ma qualcuno usa anche mettere bei candelabri con candele di cera. Questione di gusti. La tavola ampia, in modo che ognuno disponga almeno di sessanta centimetri di spazio, sarà coperta da una tovaglia ricadente ai lati: la tela damascata di Fiandra, benchè ancora usata dalle famiglie che ne hanno guarniti gli armadi, non è più moderna, e viene sostituita piuttosto da altre tele di lino, purchè finissime, variamente lavorate. Sotto la tovaglia ci deve però essere una grossa coperta, bianca o di colore adatto alla trasparenza se la tovaglia è traforata, per attutire i rumori e preservare il tavolo dalle eventuali macchie. La decorazione di fiori si può fare in vario modo: grandi coppe larghe e basse, per non impedire la vista, ricolme di fiori variopinti, o vasetti di fino cristallo o di metallo collocati presso ogni convitato, o ghirlandine leggere che corrono lungo la tovaglia. Si badi però di evitare ogni ingombro soverchio. Per questo sono state abolite anche le grandi alzate di frutta e dolci che una volta solevano guarnire le mense. Il tovagliolo va messo alla sinistra del piatto, piegato in quattro, semplicemente: a destra coltello e cucchiaio, a sinistra la forchetta. La piccola posata per frutta e dolce si colloca orizzontalmente davanti al piatto. Tre calici di varia dimensione servono per l'acqua, pel vino da pasto e pel vino bianco. Le coppe dello spumante si possono portare al momento. Sulla credenza e sopra una piccola tavola, ambedue coperte di fini tovagliette, staranno pile di piatti, posate di ricambio, tovaglioli di riserva, bicchieri, boccie di acqua e di vino già pronto, oltre alle bottiglie che vanno sturate al momento. L'argenteria abbondante e massiccia, la fine porcellana, i cristalli delicati sono la gloria e l'eleganza della mensa, oltre la biancheria. E' troppo giusto che gli invitanti sfoggino quanto hanno di meglio in queste occasioni, e non lo fanno certamente per vanità, ma pel desiderio di onorare gli ospiti. I posti sono talvolta indicati da cartelli, e così pure si suol collocare vicino ad ogni piatto la lista dei cibi, in elegante cartoncino fregiato da decorazioni artistiche. Ma questa usanza sa troppo di albergo... o di banchetto diplomatico. Il padrone e la padrona di casa siedono l'uno di fronte all'altro ai due capi della tavola, avendo ciascuno ai lati le persone di maggior importanza. Se vi è un sacerdote, spetta a lui il posto d'onore che è quello a destra della padrona di casa. Il servizio comincia il suo primo giro dalla signora che sta a destra del padrone, il secondo dalla signora che sta a sinistra, il terzo dal signore che sta a destra della padrona, il quarto da quello che le sta a sinistra. Ad ogni portata, si deve far girare due volte il vassoio. Le persone che fanno il servizio devono essere addestrate a farlo con precisione e disinvoltura; la padrona le tenga d'occhio, ma se qualche principiante commettesse una svista, non metta in evidenza la cosa, e si riservi a far dopo le sue avvertenze. Nulla è più spiacevole di sentir a tavola, una signora dar lezione alla cameriera, e peggio ancora se la rimproverasse o mortificasse. La scelta delle portate dev'essere varia e gustosa per avere il gradimento generale. Ora non si usano più, grazie al cielo, i banchetti pantagruelici a cui resistevano, e non si capisce come! gli stomachi dei nostri avi. Ma non bisogna esagerare nell'altro senso. Chi si reca alla mensa altrui ha diritto che sia soddisfatto ampiamente il suo appetito, e il numero e la varietà dei cibi deve in certo modo compensare la libertà ch'egli avrebbe a casa sua, di scegliere e mangiare comodamente, nonchè il sacrifizio delle sue abitudini e dei suoi gusti personali. Bisogna dunque usare una certa larghezza. Francesco Petrarca si compiaceva per conto suo dei pesciolini che gli riusciva di pigliare nelle «chiare, fresche e dolci acque» della sua Sorga, e del pane scuro che si faceva dare dall'ortolano, ma quando riceveva ospiti li trattava splendidamente. Un pranzo di gala è composto di tre o quattro portate oltre la minestra e il dolce. Dopo la minestra si avrà un primo piatto leggero, generalmente pesce con salsa; anche un fritto variato può andar bene. Indi un piatto di carne con contorno, uno sformato o pasticcio, l'arrosto di pollo o vitello con insalata, e finalmente il dolce e le frutta. In pranzi più semplici si sopprimerà il primo piatto di carne e magari anche il piatto di mezzo. Una colazione sarà sempre molto più semplice di un pranzo, poiché si suppone che gli invitati debbano andarsene presto avendo altri impegni per il pomeriggio: in generale avrà al massimo una portata di carne ed una di verdura, oltre, si capisce, dolce e frutta. Alla minestra asciutta si potrà sostituire un antipasto variato (prosciutto, burro, acciughe, sottaceti, insalata alla russa, ecc.), accompagnato magari da una tazza di brodo. Si tenga comunque presente, nell'organizzare un pranzo, che in nessun caso la durata di esso dovrebbe superare l'ora. La minestra non si porta in tavola, ma si serve da un lato, o si fa trovar pronta nelle scodelle. La prima portata deve sempre essere presentata da sinistra, mentre il piatto usato si porta via da destra: le posate si cambiano ogni volta. A tavola non si scalca: i polli devono comparire già fatti a pezzi e la carne tagliata a fette. L'insalata si presenta già condita. Per evitare la sbucciatura delle frutta è molto elegante l'uso della cosidetta macedonia, molto impropriamente chiamata, all'inglese, insalata di frutta. Zucchero e vino bianco finissimo si versa nelle coppe ove prima saranno disposte sbucciate e tagliate a spicchi o a fette le frutta più delicate. Se si serve il gelato, vi deve sempre essere unito un piatto di pasticcini leggeri. Il caffè dev'essere aromatico, caldissimo, abbondante: si serve in eleganti tazzine che sono di stile speciale, oppure analoghe al servizio già usato per la mensa. I vini si servono gradualmente secondo i cibi, dai più leggeri ai più forti. Ogni regione di questa nostra fertilissima Italia ha i suoi, sicché si potrà pasteggiare con Chianti e il Barbera, servir il Capri dopo il pesce, il Barolo dopo l'arrosto, il vin Santo e lo Spumante d'Asti in fine di tavola. Ma nessuna eleganza di preparativi, nessuna squisitezza di cibi o bevande potrà valere quanto la cordiale cortesia degli invitanti. Essi devono tener presente che tutto, in quelle ore, deve contribuire alla gioia e alla serenità dei loro ospiti. L'accoglienza dovra dunque essere improntata al desiderio di compiacerli e rallegrarli in tutto. Essi li attenderanno in una sala attigua, vestiti con eleganza, e pronti un quarto d'ora almeno prima dell'invito; faranno festa ad ogni arrivante e lo presenteranno agli altri, trattenendo la compagnia in piacevole conversazione, sino a che non viene dato l'annunzio che il pranzo è servito. Allora il padrone di casa offre il braccio alla dama più ragguardevole: vengono poi gli altri, a coppie, e ultima la signora di casa col suo cavaliere. Durante il pranzo gli anfitrioni devono vigilare che tutti siano ben serviti. Toccherà a loro mantener nutrita la conversazione, proponendo piacevoli argomenti, ed eliminando avvedutamente ogni soggetto meno che conveniente. Se c'è un festeggiato, il padrone di casa farà, alla fine del pranzo, un breve brindisi in suo onore; se il brindisi è fatto da altri, si alzerà a rispondere in nome di tutti. Avvertiamo che ora, nei brindisi, non si usa più toccare i bicchieri: basta alzarli moderatamente. E dopo tanta... prosa, non dispiaccia la poetica descrizione d'un banchetto, dovuta a quell'impareggiabile artefice di versi che fu Ugo Foscolo:

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E il vestire della ciclista sia pratico, sia corretto, sia modesto, sia... più abbondante che scarso. Pensino ai movimenti che devono fare e alla necessità d'esser convenientemente coperte. In campagna, e specialmente in montagna, si fanno anche gite a piedi, oppure aiutandosi con muli, asinelli, ecc. Sono piacevolissime quando sono ben organizzate, e vi prendon parte persone valide, allegre e ben affiatate fra loro. Coloro dunque che non si sentono in forze, e non vogliono assoggettarsi a qualche disturbo, o hanno delicatezze eccessive, rimangano a casa e non disturbino il piacere degli altri. Coloro poi che vi prendono parte, uomini e donne, devono stare al programma fissato dal capo gita, presentarsi vestiti ed equipaggiati secondo che vien loro prescritto; portar nella compagnia tutta la migliore disposizione per contribuire all'allegrezza comune, ad esser tolleranti e servizievoli reciprocamente. Al capo gita si deve ubbidienza cortese e cooperazione in quello che egli domanda. Siccome poi l'organizzare una gita di qualche importanza richiede spesso tempo, preoccupazioni, ricerche, fatiche, è giusto che gli venga testimoniata riconoscenza da chi ne ha profittato. Ed é anche doverosissimo pagare colla massima sollecitudine la quota di spesa. I gitanti hanno il diritto e il dovere di essere allegri. Possono dunque ridere, scherzare, cantare all'aria aperta. Ma negli alberghi, nei ristoranti, nei rifugi, devono astenersi dalle chiassate che fanno distinguere la gente per bene da quella che non è tale. E si ricordino anche che la familiarità dei due sessi durante questi innocenti piaceri non deve mai trasmodare in confidenze e contatti biasimevoli. Ciò vale naturalmente anche per ogni altro genere di sport, nel quale la persona veramente fine ed educata saprà sempre conservare, nel modo di vestire come nel contegno, una linea ed una misura di equilibrio lontane da ogni eccentricità e da ogni eccesso.

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