Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondante

Numero di risultati: 13 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il Galateo

181588
Brunella Gasperini 5 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

I ballerini d'ambo i sessi, sia in locali pubblici sia in case di amici, abbiano poi la compiacenza di: - non fumare ballando; - non masticare gomma; - non sgranocchiare caramelle, cra cra cra, nell'orecchio del partner; - non mangiare aglio, almeno quel giorno; - fare uso abbondante di dental spray e deodoranti, grazie.

Pagina 100

Anche se i bevitori di vino ostentatamente la disprezzano, anche se i camerieri dei ristoranti sono sempre riluttanti a procurarla, e dal tempo che ci impiegano sembra che vadano ad attingerla a sorgenti impervie, l'acqua sulla vostra tavola non manchi mai: abbondante, fresca, presentata in terse caraffe, e rinnovata subito quando finisce. Solo l'acqua minerale, per conservare sapore e gasatura, e anche perché uno sappia che acqua sta bevendo, va lasciata nelle bottiglie originali, che sono però piuttosto squallide a vedersi: fanno trattoria. Su una tavola con pretese d'eleganza si preferisce perciò servire acqua naturale, nelle sullodate caraffe.

Pagina 140

In caso di servitù abbondante, comunque, le suddivisioni del lavoro, i limiti, i diritti e i doveri di ognuno devono essere preordinati e non lasciati al caso o agli umori del personale. Anche così, è inevitabile che sorga ogni tanto qualche attrito e che la signora sia chiamata a far da arbitro. Nel qual caso, sogghignando un pochino, le auguriamo buona fortuna e la lasciamo lì alle prese con tutta la sua servitù in subbuglio.

Pagina 206

Ammetto che nei confronti dell'eternità quarantacinque minuti sono meno d'un attimo, ma nei confronti del telefono e di chi ha da fare sono un secolo abbondante. Intendiamoci: se siete soli in casa, e se l'altra persona è sola in casa, se siete certi che non ha niente da fare, e che nessuno abbia bisogno di telefonare a voi o a lei, non staremo qui a contarvi i minuti. Ma: come fate a esserne certi? Di solito non si tratta di certezza, ma di scarsa considerazione per il resto del mondo in generale, e per le linee telefoniche in particolare. Dunque. Primo, chiariamo cosa si intende, oggettivamente, per «telefonata breve»: si intende una telefonata di pochi minuti, non di pochi quarti d'ora. Secondo, stabiliamo i casi in cui è veramente obbligatorio essere brevi (sotto i cinque minuti): Quando si è a un telefono pubblico. Quando si ha un duplex. Quando si è in casa d'altri o l'altra persona è in casa d'altri. Quando si è certissimi che la persona con cui parliamo abbia tempo (e voglia) di ascoltarci. Quando qualcuno in casa nostra o in casa dell'altra persona ha bisogno del telefono (a questo proposito si scatenano quotidiane risse nelle famiglie con figli in età d'amore: «Sbrigati! Sei al telefono da un'ora! Aspetto una telefonata! Piantala subito o ti spacco il ricevitore in testa!», e l'altro: «Un momento! Fammela almeno salutare! Non si può salutare una persona in questa casa?» Difficile far intendere a un giovane cuore che un saluto dovrebbe durare un po' meno di quaranta minuti). Infine, è obbligatorio essere brevi quando si è in teleselezione e le bollette non le paghiamo noi (in questo caso le risse familiari si scatenano trimestralmente: ma in modo molto più drammatico). È chi ha chiamato, di regola, che deve prendere l'iniziativa di chiudere la comunicazione. Ma se non lo fa o si dilunga oltre i limiti del lecito e della pazienza, il chiamato può dire con tono di rincrescimento: «Scusami, adesso devo andare, ci sentiamo nei prossimi giorni», o qualcosa di simile. Se chiamando un numero, lo si trova lungamente occupato, è lecito farlo interrompere dalla SIP? Si, in casi d'emergenza, o se siete stati autorizzati a farlo. Altrimenti, assolutamente no: è un atto di presunzione (chi vi dice che la vostra telefonata sia più interessante o importante?), di prepotenza, di scarso rispetto per gli altri.

Pagina 227

Tutto molto abbondante: il cocktail party va fatto senza economia, o non va fatto per niente. Come si servono gli ospiti. Anche se il cocktail dispone di numerosi camerieri e barman, gli ospiti, illustri o no, non si comporteranno come se fossero al bar, non ordineranno seccamente «un bitter! due negroni! un martini alla svelta!», non chiederanno bibite di cui non c'è evidentemente traccia nei dintorni, né si mostreranno irritati o delusi se la loro bibita manca; non monopolizzeranno il barman per farsi confezionare un complicatissimo intruglio dosato al milligrammo; non criticheranno l'abilità dei mescitori, non diranno con impazienza: «Dia qua, sarà meglio che me lo faccia da me». Ma chi credono di essere? Ai cocktail casalinghi, gli ospiti-amici possono anche servirsi da sé. Ognuno, uomo o donna che sia, faccia pure allegramente onore al bar e alla mensa: senza passare il segno, se è possibile, specialmente con l'alcol. Secondo il galateo di una volta, una signora non doveva mai bere liquori forti, considerati «da uomo»: le erano soltanto concesse alcune gocce di quei liquorini dolciastri che oggi sono praticamente snobbati da chiunque, indipendentemente dal sesso. Oggi le signore bevono impavide (reggendoli a volte meglio degli uomini) liquori forti e fortissimi, cognac, whisky, grappa, vodka, gin, misture micidiali in bicchieri alti così, in privato e in pubblico, prima e dopo cena, e ai cocktail non ne parliamo. Liberissime, se il loro fegato è d'accordo. E liberissimi i signori. Ma agli uni e alle altre si consiglia di non strafare. Sappiamo che, entro certi limiti, l'alcol può aiutare una persona timida ad acquistare euforia e disinvoltura: ma al di là di quei limiti, euforia e disinvoltura diventano vaniloquio, per usare un eufemismo. Sarebbe bene conoscere i propri limiti alcolici e non superarli. Neanche se si è timidissimi. Meglio timidi che (molto) sbronzi. Orari. Non esistono per il cocktail orari precisi (e questo è uno dei motivi della sua fortuna). In genere un cocktail party comincia tra le sei e le sette e finisce tra le otto e le dieci; ma non si è tenuti ad arrivare in orario e a fermarsi fino alla fine: ci si può fermare anche solo mezz'ora, o magari fare solo atto di presenza. È invece indiscreto arrivare in anticipo. Anzi: a meno che non si sia intimi, oggi è di prammatica lasciare ai padroni di casa un quarto d'ora accademico. Dopo, qualunque momento è buono per arrivare, purché non sia l'ultimo. Purtroppo parecchia gente non si fa scrupoli in proposito. L'invito, scritto o a voce, diceva «dalle sette alle dieci»? E loro ti capitano alle dieci meno cinque, o anche alle dieci suonate, quando tutti stanno per andarsene o se ne sono già andati, e la padrona di casa, che già pregustava il suo letto e la borsa del ghiaccio in testa, deve dire con un sorriso boccheggiante: «Oh, che bravi, siete venuti, non vi aspettavo più...» («e invece eccovi qui, accidenti a voi»). Per molta gente i cocktail sono una specie di porto di mare: tutti vanno e vengono a piacer loro, senza alcun riguardo per chi li ospita... A proposito, chi li ospita? «Mah, chi se ne ricorda, i cocktail sono talmente tanti di questi tempi, questo è il terzo oggi, figurati...»: e si vede. Non fate così. Andate a un cocktail per volta, e andateci civilmente. Entrando, si dovrebbe andare a salutare per primi i padroni di casa. Ma se questi al momento non sono visibili, si sconsiglia di andarli a stanare nelle retrovie. Ai cocktail, in genere, non ci si siede; si beve, si mangia, si parla stando in piedi. Non si formano coppie o gruppi fissi: si passa come suol dirsi di fiore in fiore, senza impiantare discorsi troppo lunghi o impegnativi: il cocktail non è la sede adatta a questo tipo di discorsi.

Pagina 86

Le buone usanze

195425
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Il corredo di biancheria per i bambini varia certo secondo le fortune, per tutti però è pratico non farlo molto abbondante; crescono ogni giorno e, potendo, assai più piacevole far roba nuova che non scucire calze, allungare, rattoppare continuamente. Fino ai dieci o dodici anni sono indicatissime, tanto per i maschi che per le femminuccie, le lunghissime camicie da notte, igieniche e decenti. E' una importazione inglese, che tutte le mamme italiane vanno adottando.

Pagina 2

Eva Regina

204048
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 7 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Cosi il buffet deve essere abbondante e fine. Se non offre un cena a metà del ballo, la signora disponga dei tavolinetti graziosamente apparecchiati dove gli invitati possano rifocillarsi a gruppi. Ma in questo lasci ad essi la maggior libertà: affetti anzi di non osservare nè se alcuni prendono di frequente o se taluni non approfittano di quasi nulla. Verso la fine della festa si collochi in un luogo fisso, bene in evidenza, per non costringere gli intervenuti a cercarla per prendere congedo. Lasci al marito o alle figliuole l' ufficio di accompagnare chi esce fino alla soglia; essa non si muova dal suo posto finchè l'ultimo ospite non sia uscito. È molto gentile per parte di una padrona di casa, di esaminare nella sala e nei salotti, a festa finita, se nessun oggetto o gioiello vi sia rimasto, e trovatolo per caso, occuparsi in persona, il giorno dopo, della restituzione.

Pagina 305

Le persone che soffrono facilmente di emicrania congestionale faranno bene a dormire con la testa rialzata in modo da evitare un troppo abbondante flusso di sangue al cervello. Vi è anche l'emicrania proveniente da anemia, che è per solito accompagnata da un senso di debolezza nervosa e di vertigine. È utile il massaggio della testa, ma si dovrà curare sopratutto l'intero organismo.

Pagina 509

Nella stagione fredda far uso abbondante di cibi produttori di calorico. Le persone soggette a tossi ed infreddature dovrebbero prender ogni giorno un po' d' olio di fegato di merluzzo. 2. Badate di non cambiare le ore dei pasti, specialmente se dovete star esposti al freddo o alle inclemenze del tempo. È più facile prendersi un raffreddore quando si è digiuni, che quando il corpo ha ricevuto il necessario alimento. 3. Evitate i cambiamenti repentini di temperatura; come per esempio quello di passare da una stanza calda a un'altra fredda ; oppure di mettervi al fuoco, poi di lasciarlo spegnere. Evitare pure gli appartamenti mal ventilati e quelli troppo riscaldati. 4 Prendete dell'aria fresca e fate dell' esercizio, ma non eccitate troppo il corpo. I vetturali, i portalettere, i macchinisti ferroviari ed altri che sono esposti ad ogni sorta d'intemperie, sono meno suscettibili al raffreddore, perchè vivono sempre al-l' aria aperta. 5. Non portare mai fazzoletti od altro intorno alla gola. 6. Tenere i piedi asciutti. Lo stesso medico consiglia di curare il raffreddore con una passeggiata di alcune ore, di giorno, all'aria aperta: con pediluvio lievemente senapato, la sera, prima di coricarsi, e una tazza di latte con lichene o tiglio per provocare la traspirazione. Egli raccomanda pure di non aver riguardo di lasciare la finestra aperta un poco, in alto, nella stanza, affermando che l'aria fresca, purchè non vi siano correnti, non ha mai fatto male a nessuno.

Pagina 510

Ma l' igiene è intervenuta a spiegarne i benefici effetti, a vantarne le qualità preziose anche per la bellezza e la civiltà : ed è a sperarsi che il moltiplicarsi dei pubblici stabilimenti, delle case operaie, possano renderlo sempre più comune fra il popolo e le classi medie che per mancanza di tempo o delle comodità opportune non ne fanno ancora abbondante e assiduo uso. L'ideale per una signora è di possedere accanto alla sua camera da letto un camerino per il bagno, dalle pareti nitide, dalle stuoie giapponesi, dalla comoda tinozza di marmo entro cui piovono a un lieve tocco della mano, getti d'acqua calda e fredda. Una tavoletta dal piano pure di marmo, per i saponi, le essenze, i cosmetici, larghi bacini per le abluzioni : un meccanismo per le doccie, grandi spugne, soffici accappatoi candidi, e infine un ' armeria di quei piccoli utensili d' avorio e d' acciaio di cui la cura minuziosa del corpo abbisogna. Ecco l'ideale. Ma, specie nei quartieri delle grandi città, non è facile possedere questo ambiente prezioso ; però una tinozza si può sempre procurarsela, e col soccorso di qualche metro di tela impermeabile e d' un paravento ci si può creare un gabinetto da bagno in qualunque angolo, ed abbastanza pratico. L' importante è di dare acqua al nostro corpo, in abbondanza e con frequenza. Il bagno freddo è buono per rendere l'organismo resistente all' azione dell' atmosfera, ma non serve per la pulizia, mentre il bagno tiepido, saponoso, è eccellente sotto tutti i riguardi per la conservazione della pelle, per l' igiene e per la nettezza. All'acqua si può associare della crusca, dell'amido, del borace, o della gelatina. Il bagno di gelatina, per cui occorrono 500 gr. di glicerina neutra per bagno, si consiglia alle pelli rugose, alle carnagioni che invecchiano, a quelle che sono la sede di pluriti o che hanno tendenza alla congestione. I bagni acidi, alcalini, solforosi, dissipano le efflorescenze cutanee, le desquamazioni superficiali, ma l'uso di questi bagni deve essere strettamente subordinato alle prescrizioni mediche. I bagni di piante aromatiche, di acqua di Colonia, di tintura di benzoino, di essenza di timo, di borato di soda, sono eccellenti per combattere igienicamente le secrezioni esagerate e nauseanti della pelle. Il bagno di tiglio, poi, ha fama di essere un calmante ideale. Viene consigliato in particolare alle persone nervose ed è uno dei più piacevoli. Si impiega circa un chilogramma di tiglio che si lascia in fusione per un'ora in dieci litri di acqua bollente. Le frizioni e il massaggio debbono sempre seguire il bagno tiepido per facilitare la reazione generale. Inoltre eccitano il buon funzionamento della pelle e la normale nutrizione del tessuto cellulare. I bagni caldi, i bagni russi, bagni di vapore, l'idroterapia, l'abuso dei bagni di mare, sono piuttosto sfavorevoli alla bellezza femminile. Anticamente le dame dell'impero romano e della Grecia usavano bagni d' olio, di vino e di latte. Madame Tallien faceva, bagni di fragole e di lamponi ; qualche altra bellezza celebre s' immergeva nello Champagne : ma questi pretesi segreti di forza e di seduzione sono affatto privi d' ogni importanza scientifica che ne giustifichi il valore.

Pagina 551

Ad alcuno potrà piacere più una capigliatura bruna che una bionda, ma per essere bella, in entrambi i casi dovrà essere abbondante, fine, lucida, ondulata. A nessuno potrà piacere una chioma scarsa e ispida, di qualunque colore essa sia. Così per il resto. Intanto la qualità della carnagione, l'espressione dello sguardo, i denti candidi e serrati, le linee ben proporzionate della persona, sono caratteri indiscutibili ed essenziali di bellezza. Uno spirito arguto volle darci una specie di decalogo d' estetica femminile, e la compendiava così: « I trenta grani di bellezza che costituiscono una donna perfetta, sono : Tre cose bianche : la pelle, i denti, le mani. — Tre cose nere: gli occhi, le sopracciglia e le ciglia. — Tre cose rosee : le labbra, le guancie e le unghie. — Tre cose lunghe: i capelli, il corpo e le mani. — Tre cose corte: i denti, gli orecchi e i piedi. — Tre cose larghe : il petto, la fronte e le ciglia. — Tre cose strette la bocca, la vita e il collo del piede. — Tre cose grosse : le spalle, le braccia e le gambe. — Tre cose sottili : le dita, i capelli e le labbra. — Tre cose piccole: la testa, il mento, il naso. » Fra tutte queste terzine non ha messo quella delle tre età di bellezza della donna che trovo in un libro inglese. La prima va dalla nascita fino alla pubertà: uno stadio di formazione e se non vi domina la stabile regolarità delle forme, vi domina la freschezza. La seconda età si estende dal pieno sviluppo femminile fino ai quarant'anni. « A questo punto, dice l' autore, il cuore della donna cresce in grossezza, la voce assume un timbro diverso, gli occhi si fanno più lucenti, la bellezza diviene più impressionante ed attraente. » La terza età va dai quaranta ai sessanta. Questo periodo suole chiamarsi « età di ritorno » per significare che accade in esso quasi un rifiorimento. Così nella natura, in autunno si rivedono le violette, le margherite, e gli alberi mettono gemme in primavera. Non si può negare che lo scrittore inglese sia un perfetto cavaliere, poichè estende l' età della bellezza femminile per la durata di tutta la vita, o almeno sino ai limiti in cui la donna è suscettibile ad annettervi importanza. Del resto la storia ci ricorda che le donne celebri per la loro bellezza e gli amori che suscitarono non erano più molto giovani nel momento del loro maggior trionfo. Elena greca aveva quarant'anni; Aspasia, l'amante di Pericle, ne aveva trentasei quando lo sposò; Cleopatra aveva passato i trenta quando si incontrò con Antonio; Diana di Poitiers ne aveva trentasei quando vinse Enrico II, assai più giovane di lei; Anna d'Austria aveva trent'ott'anni quando si diceva che era la più bella d' Europa. Madame de Maintenon contava quarantatrè anni allorchè si uni al Re Luigi, e Caterina di Russia ne aveva trentatrè quando salì al trono che occupò per altri trentatrè anni. Infine la famosa Madame Rècamier, ebbe il suo massimo grado di splendore dai trentacinque ai quarantacinque.

Pagina 576

Ma viene un momento doloroso in cui qualche filo bianco comincia a serpeggiare fra il bruno ed il biondo; e poi il bianco cresce cresce, fino a dominar tutta la massa ancora abbondante. Che fare ? Inutile negarlo: i capelli grigi invecchiano terribilmente, precipitano giù per la china della maturità nella vecchiaia. Vi sono oggi dei preparati innocui per ridonare ai capelli il colore primitivo, e non so perchè una signora non ne dovrebbe approfittare. Soltanto che la consiglierei a farsi fare l'applicazione da un parrucchiere nei gabinetti appositi, dove si possano digrassare i capelli, asciugarli con maggior prontezza e miglior risultato che in casa, dove una mano inesperta può danneggiare. In Francia le signore d' una certa età adottano il biondo, ma chi non è nata bionda difficilmente evita la stonatura fra il colore dei capelli e il proprio tipo. Le bionde hanno una carnagione speciale: la pelle delle brune appare sempre o troppo pallida o grossolana a confronto dei capelli biondi. Meglio dunque serbare il proprio colore naturale. Alcune signore sfoggiano una finissima capigliatura candida che le fa somigliare alle leggiadre figurine dell'epoca di Luigi XVI. Ma è molto difficile arrivare a far diventare i capelli di un candido perfetto: inoltre bisogna che siano di qualità assai fine e soffice. Coi capelli bianchi gioveranno le sopraciglia nere e il volto un po' roseo.

Pagina 586

Visite di amiche, un pranzo di parenti, qualche pio pellegrinaggio su una tomba cara, se la fanciulla ha il dolore di non aver accanto a lei tutti i suoi, o qualche visita a un santuario della città o dei dintorni verso cui abbia speciale devozione ; un'elemosina abbondante, se è ricca ; qualche buon atto di carità, se è di condizione modesta ; qualche coraggioso atto di riparazione, o con una visita o con una lettera, se la sua coscienza le rimproverasse torti o rancori; e l' inaugurazione, con la data solenne di quel giorno, dell'album dove amiche e conoscenti scriveranno un loro pensiero, e dell'intimo Diario dove la giovinetta imprenderà a notare sera per sera gli avvenimenti della giornata, i progressi dei suoi studi, le impressioni di lettura, le sue riflessioni sulla vita che le si apre dinnanzi sempre più multiforme. Fiori e sorrisi e benedizioni e teneri baci, non di più. E l' abito sia bianco completamente e semplicissimo. Di lana, a molli pieghe, un po' più lungo degli altri, senza guarnizioni. Non nastri nei capelli sciolti trattenuti dal lungo vaporoso velo e dai fiori : o due gigli, o una ghirlandetta di rose bianche, o mazzolini di gelsomino. Un giglio o un mazzo di fiori, ma senza nastro, sia pure fra le manine guantate di fini guanti di pelle bianca, della piccola sposa mistica. Nessun gioiello, all' infuori d'una crocetta d'oro al collo o d'una medaglia sacra, od anche un ritratto del babbo o della mamma morti, se la sua vita ha già questo dolore. Anche le scarpine devono essere bianche e le calze, di seta. Il babbo e la mamma avranno regalato alla loro bambina il libro da messa, semplice ma grazioso, tutto bianco. Potrà avere le sue cifre d'argento, piccine, in un angolo ; un bel segnalibro ricamato o dipinto, con motti ed emblemi opportuni, e dovrà sempre poi recare sulla prima pagina alcune parole scritte dai genitori che la fanciulla, fatta donna, rileggerà commossa e, più tardi ancora, bacierà come una reliquia. Gli altri parenti dovranno tutti, a seconda del grado e della posizione sociale, far qualche regaluccio alla comunicanda: un ventaglio, un ombrellino, un fazzoletto ricamato, un astuccio da lavoro, qualche libro, una cartella da scrivere, un semplice gioiello. Il giorno della prima comunione, la signorina riceve o dai genitori o da qualche parente il primo orologio, che sarà d'argento, piccolo e modesto, giacchè più che come ornamento dovrà servirle per regolare le sue ore d'occupazione e di studio. A tavola, per quel giorno, la mamma le cede il posto d'onore e si mette alla sua destra, per dimostrare che la investe di un'autorità, ed è servita per la prima, anche se vi fossero alla mensa persone di riguardo. Nel ricevere le amiche, i parenti, e a pranzo, la fanciulla avrà conservato il suo abito bianco, non togliendone che il velo.

Pagina 6

Cerca

Modifica ricerca