Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'angelo in famiglia

182261
Albini Crosta Maddalena 9 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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faccia Iddio che il tuo mattino sia rallegrato da un sole splendido, da un sole che maturi in te il germe che abbondante ti ha versato in seno la Provvidenza, affinchè per un lungo volger d'anni questo germe frutti copioso ed eletto frumento ad alimento, a conforto, a premio dell'anima tua e dell'altrui. Che se, ciò non sia mai, che se tu lasciassi appestare la tua giovinezza dal turbinío delle passioni e dall'infingardaggine, non tarderesti a trovare in te stessa i segni tutti di una vecchiezza precoce, di una vecchiezza che non voluta da Dio, ti avvizzirebbe il cuore e ti renderebbe incapace d'ogni buona azione, cupida, egoista, sospettosa... Queste le sono cose pur troppo vere sì, ma non per te, figlia mia; no, non per te che senti il bene, che lo vuoi! Tu, sì, io tel prometto, tu anzichè invecchiare innanzi tempo, conserverai la tua giovinezza fino ad un'età molto avanzata; e quando la tua fronte sarà increspata, le tue mani rugose ed il tuo corpo curvato sotto il peso degli anni, il tuo cuore sarà tuttavia giovane, pronto agli affetti ed alla carità; il tuo occhio brillerà d'una gajezza capace a trasfondersi in colui sul quale si ferma, ed anzichè di peso, la tua persona cadente e la tua compagnia saranno il punto della famiglia nel quale tutti gli affetti si concentrano, si raddoppiano, si migliorano. Allorchè io vedo la serenità, la pace che respira e traspira la vecchia mia madre, il cuore mi batte più forte, mi si bagna il ciglio e dico: Dio mio! sei grande; il tempo e la bufera non hanno scosso il tuo edificio! Madre del Cielo, Maria Santissima, custodisci sempre sotto il tuo manto la madre che mi ha dato la vita del tempo, perchè mi guadagnassi quella dell'eternità! Tu la proteggi ognora dalle insidie del nemico, e le ottieni dal tuo divin Figlio largo premio alle sue lunghe privazioni, al suo grande amore, ai suoi eroici sacrifici. Giovinetta cara, anche adesso ti dovrei chieder perdono, perchè t'ho intrattenuta di me... Ma il pensiero di una madre, come la mia, m'ha siffattamente investita che non ho potuto rifiutarmi un piccolo sfogo, come non posso rifiutarmi dal pregarti di raccomandarla a Dio. Se tu hai la grande ventura di avere come me una madre nella quale rifulge una perpetua giovinezza, ringraziane il Signore, cerca di ricopiarne tutto il bene; ma deh! l'amor tenerissimo filiale non ti trasporti a ricopiarne anche i difetti. No, sarebbe un insulto alla madre tua, la quale se non ha potuto essere perfetta come il Padre tuo che è nei cieli, ti ha però dato esempio di quanto possa fare un cuore che ama teneramente e tenacemente il bene. Iddio non t'avrebbe posto in cuore un tesoro di affetti, non ti avrebbe dato tanti mezzi di salute e la mia stessa povera parola, se non ti volesse pia, buona, santa. Dunque non dir più se potessi!; ma con tutta la forza della tua volontà entra coraggiosa nel cammino della vita, pronta a fare tutto il bene che ti sarà possibile. Dio t'ajuti!

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La madre talvolta s'inasprisce colla figliuola, perchè crede vedere in essa un rimprovero alla propria condotta, e l'accusa perfino d'ipocrisia; ma la bontà della donzella, quel suo carattere franco e sereno parlano poi così chiaro in favor suo al cuor della madre, che la fanno pentire del suo temerario giudizio, la fanno mutar condotta almeno davanti a lei; finchè, guadagnata, vinta e conquisa dall'invitta fermezza con cui la vergine cristiana persevera nella sua impresa di tolleranza, di annegazione e di carità, la madre non cela più il pianto che le sgorga abbondante dagli occhi, anzi dal cuore; si fa più quieta, più paziente, più contenta, perchè si è fatta più cristiana. La madre sopporta ora in pace la vedovanza, la ristrettezza, l'infermità, e fino l'abbandono del mondo e delle sue lusinghe; stringe colla figlia un nodo di sovrumano amore, la guarda con venerazione, pone ogni sua cura a preservarla dai pericoli, e le abbandona tutto il suo cuore. È notte: ecco la giovinetta riposare tranquilla; ma la madre non è ancora sazia di riguardarla, si leva dal letto, s'avvicina a quello della figliuola e la vede sorridere fra il sonno; sfiora un leggero ma caldo bacio su quella fronte serena, e levando al cielo i suoi occhi pregni di lagrime esclama commossa: Buon Dio! io ho dato appena la vita del corpo a quest'angelo, e quest'angelo mi dona invece la vita del cuore, la vita dell'anima: Buon Dio, Vi ringrazio! Entriamo adesso se ti piace in un'altra famiglia. Qui tutti sono buoni, il padre, la madre, i fratelli; ma il padre è occupato nel suo offizio, e quelle ore che si ferma in casa sono destinate al riposo del corpo e della mente, e non deve nè può occuparsi della domestica azienda, la quale è disimpegnata dalla saggia consorte. Ma essa, poveretta, non può far tutto da sè, poichè non ha una salute molto fiorente, e la numerosa figliuolanza ed altre molte brighe accrescono prodigiosamente il numero e la gravezza delle sue occupazioni. Qualche parente od amico vecchio di casa, intrigante anzichè no, consiglia, critica, brontola, qualche volta a proposito, ma più spesso a sproposito, mettendo così in croce quella povera signora la quale non sa cosa fare e cosa decidere. Ma il buon Dio, sempre buonissimo, ha veduto il suo impiccio, ed ha permesso che le sue forze durassero fino ad oggi in cui la sua primogenita ha compito la sua educazione, ed in conseguenza fa a lei ritorno. Quella figliuola è bella, è buona, è dotata di un ingegno fino e di una grande penetrazione; ma soprattutto ha attinto dagli ammaestramenti ricevuti una tale sodezza di principj, da porsi al sicuro contro le tentazioni che il mondo cattivo saprà suscitarle nel servo stesso della sua famiglia, nel segreto della sua cameretta, nell'intimo del suo cuore. Essa sa che menare vita cristiana non vuol dire portare il collo torto, sciogliersi in sospiri ed in lacrime quando si prega, farsi stupore e prendersi scandalo d'ogni cosa, e criticare tutti coloro che conducono una vita dalla sua diversa, e neppure prendere la religione in un modo materiale, mormorando contro coloro che non la praticano, o portando loro del danno. No, essa prega perchè deve e vuole pregare Colui dal quale tutto le viene; ma prega con retta volontà e retta intenzione, senza ostentazione nè sdolcinature, tanto se è nascosta agli occhi di ognuno, quanto se è veduta da numeroso concorso di popolo, non occupandosi punto delle azioni altrui, lodandole se onorevoli, e celandole o scusandole se biasimevoli; ed ove non può scusare l'azione, fa di tutto onde almeno scusare l'intenzione. La sua carità si modella su quella di Dio che illumina col suo sole e ricolma de' suoi beneficj i cattivi come i buoni, ed agli uni ed agli altri cerca ugualmente di giovare coll'opera sua quando lo può, e sempre poi tutti appoggia colle sue preghiere. La virtuosa giovinetta si è preparata alla vita di famiglia studiandone da lunga pezza i doveri, ed avendo acquistato la convinzione che non può riuscire utile altrui, e dare a sè stessa la pace del cuore, (quella che ci viene come premio di avere adempito la propria missione), senza il sacrificio della propria volontà si è affezionata più che mai alla difficile virtù che tutte le altre comprende, e che si chiama annegazione cristiana. Eccola, dimentica da sè, ricordarsi delle necessità altrui, ajutare la genitrice nella domestica bisogna, prendere sopra di sè tutto quanto è più grave e meno soddisfacente, non istarsi mai cheta se non ha disimpegnato con puntualità e con coscienza tutto quanto può a sollievo della madre, levarsi per tempo in vece sua per allestire i fratelli e le sorelle minori, affinchè possano andare alla scuola, od accingersi allo studio, al quale essa medesima li ajuterà senza posa. La giovinetta è ancora fanciulla: ma essa si occupa di tutto e di tutti, ed anzichè darsi l'aria di vittima come fanno talune, ha sempre un sorriso sulle labbra, anzi nello sguardo; un sorriso che la rende più bella se già è bella, che la rende bella ancorchè le sue forme sieno più o meno irregolari. Per qual ragione alcune persone, ancorchè avvenenti, riescono antipatiche, ed altre, pur essendo prive di tutti i doni di natura, si acquistano la confidenza e la simpatia d'ognuno? La virtù sola dà questo prestigio. Quando torna il padre, stanco del lungo lavoro ed oppresso da qualche contrarietà, la figlia gli è intorno colle sue carezze, e quell'uomo che era entrato in casa collo sguardo tristo, coll'animo corrucciato da qualche dolore o contrattempo, pur rispondendo alla pietosa insistenza della fanciulla con piglio severo e con parole tronche, quasi ultimo sfogo del suo corruccio, ben presto si rasserena, la guarda con occhio di compiacenza, la desidera a sè vicino, si intrattiene seco lei, e nel segreto del suo cuore innalza a Dio un atto di ringraziamento di avergli donato quell'angelo. Si ammala la madre, o qualche altro della famiglia? Un intrigante indiscreto tenta mettere il mal seme in casa? I genitori sono tra loro discordi in cosa di piccolo o di grande rilievo? La figliuola ricorda la propria missione, e pronta ed instancabile al letto dell'ammalato, prudente e franca con chi vuol rompere quella bella pace che essa è oltremodo solerte di produrre e di mantenere in famiglia, evita ogni pettegolezzo, ogni mormorazione, non parla se non per avvicinare i cuori; ed essa od ignorando di essere la causa di tutto il bene, od attribuendolo come è suo debito unicamente a Dio, diventa e si conserva uno di quegli angeli consolatori che dopo di essere stati la benedizione della casa dove sono nati, sono destinati a diventare la Provvidenza di un'altra famiglia alla quale saranno date per premio. Dimmi, amica carissima, non ti piace la mia fotografia? non la trovi veritiera, se ne cerchi l'originale in taluna delle tue conoscenze? Per me non ho fatto che ricopiare fedelmente una leggiadra donzella di diciotto anni che conosco benissimo, amo ed ammiro, la quale maggiore ad altri otto tra fratelli o sorelle, a tutti è ajuto, esempio, conforto; ubbidiente coi genitori, amorevole colla servitù, instancabile dal mattino alla sera, non dimentica i suoi religiosi doveri, e quando talvolta io la vedo in chiesa inginocchiata all'altare cibarsi del Pane degli angioli, io la guardo con ammirazione, e mi pare vedere in essa l'angelo della preghiera calato dal cielo a sollievo di coloro che hanno la fortuna di possederla. Oh! se tu non trovi di essere la figura che io ho fotografato, e fotografato fedelmente, deh! sforzati di somigliarla, talchè sia detto di te pure che non solo devi essere, ma sei veramente l'angelo della tua famiglia. Forse le circostanze tue saranno diverse da quelle alle quali ho accennato, ed io diventerei troppo prolissa e forse nojosa, se tutte o molte passassi in rivista di quelle famiglie le quali ponno avere ed hanno effettivamente una risorsa nella pietà allegra e serena di una giovinetta. Comunque però sia costituita la tua famiglia, sia in alto od in basso stato, di largo o di stretto censo, esposta all'osservazione ed alla critica della società, o nascosta in una vita umile, modesta e ritirata, tu puoi, tu devi recare nel suo seno il frutto della tua operosità, adoperandoti colla mano e colla mente in tutto quanto le può giovare la tua cooperazione. Tu devi recare nel suo seno la tua prudenza, evitando quegli scontri di caratteri; di opinioni, che tentano di scuoterne la pace e di allontanare gli animi; tu devi recare nel suo seno l'esempio vivo della vera cristiana pietà e carità, tutto perdonando, ed esercitando senza posa la santa annegazione... Giacchè ti ho nominato questa bella virtù, non voglio passarla sotto silenzio, e mi prometto di parlartene domani, se il Signore sempre buono anche coi cattivi, vorrà mettermi in cuore quello che dovrò dirti. Intanto tieni ben a mente che tu, pur vivendo in famiglia, ed adempiendo i doveri comuni, li devi adempiere in modo non comune, come ti ho già detto altra volta. Le opere tue debbono essere segnate con una impronta di pietà, di carità, di dolcezza, poichè se devi somigliare agli angeli, pensa che essi non agiscono altrimenti. La vita ti correrà più serena, e nelle dolorose come nelle felici vicende, un pensiero ti pioverà nel cuore come balsamo soave e ti dirà:Il tuo dovere l'hai compiuto; Iddio te ne prepara in cielo la ricompensa.

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Quanto a te, fiore di valle o di giardino che tu sia, secondo che vivi segregata dal mondo, od a lui vicino, quanto a te sei e devi essere un fiore candido, olezzante, nel cui calice siede abbondante un dolce umore destinato a diventar miele. Come il fiore spargi e devi spargere a te d'intorno un profume soave che ricrea, che consola, che giova! Naturale, anzi naturalissima, se hai mente e cuore retto, deve sgorgare dall' anima tua quella devozione, quell'annegazione, che rendendoti dimentica delle tue proprie aspirazioni e delle tue tendenze, ti farà premurosa di quelle degli altri, e segnatamente di coloro che hanno la fortuna di condur teco la vita. Quale commovente quadro che nessun pennello ha mai saputo nè saprà mai adeguatamente ritrarre, si è quello di una famiglia in cui ha sede uno di questi angioli dell'annegazione cristiana! Per ogni dove tu vedi, o a dir meglio tu senti il benefico influsso della sua presenza, e tutta la casa ne è, si può dire, profumata ed imbalsamata. Taluno in casa ha delle esigenze eccessive? L'angelo dell'annegazione rinuncia alle proprie, anzi le cancella per sempre dal proprio cuore, e non pensa che a soddisfare le altrui. Vi ha un ghiotto boccone in tavola o nella dispensa? esso gode di serbarlo per gli altri, di offrirlo a chi ne ha bisogno, o se lo è meritato. Per lui è sempre il più buono ed il prescelto il boccone rifiutato; quindi ha la soddisfazione di vedere gli altri contenti, e di non vedersi contestato nella propria scelta. Vi ha un divertimento, una festa, e per lasciar godere gli altri, è necessario che uno resti in casa, o in un modo qualunque vi rinunci? L'angelo dell'annegazione con animo allegro e con volto sereno non solo si offre, ma insiste nel voler fare la guardia per gli altri, e la fa veramente senza pretenderne scuse e ringraziamenti, i quali costerebbero molte volte forse più dello stesso sacrificio. Nella casa vi sono bisogni eccezionali? L'angelo dell'annegazione sa prendere per sè le maggiori fatiche, e con quell'industria fina e delicata, che sola sa inspirare la virtù che ha radice nel Vangelo, ne solleva gli altri, cerca il modo di trasfondere in essi la propria convinzione, che si sente inclinata a quella vita, che è di suo genio e di suo piacere. Ed infatti, usa com'è, quell'anima soave, a cercare il benessere altrui, trova agevole e di propria soddisfazione tutto quanto serve a raggiungerlo anche col sacrificio di sè medesima. Vi sono parecchie sorelle, e non tutte possono avere gli stessi vantaggi, non tutte possono figurare ugualmente? Quella che più abborre l'egoismo si compiace di veder figurare le altre e di sacrificarsi per esse, contenta sempre della veste meno bella, del posto più trascurato, e di starsene a lavorare quando le altre oziano, o si divertono, o brillano in società. Insomma, essa è il vero capro espiatorio che si carica delle colpe, delle negligenze altrui; sopporta in pace di vedersi tenuta in poco conto, ed ha ogni sua speranza nel Redentore che prende ad imitare e forma la sua consolazione. Ed infatti chi più del Nazareno ha praticato la vera annegazione in modo perfetto e costante? Egli tutto ha fatto pel bene degli altri, ed ha posposto il proprio e fino anche quello dei suoi e del suo paese, quando un bene maggiore lo richiedeva. Tutti, uno ad uno i misteri dell'infinita sua carità, dalla sua nascita alla sua crocifissione; anzi non basta, dalla sua crocifissione alle diverse apparizioni e fino all'ascensione in Cielo, tutti ci dicono che Egli non curava sacrificj nè disagi, purchè avesse potuto giovare alle anime non solo, ma anche ai corpi dell'innumerabile numero d'infermi che da Lui riebbero la salute. Un fatto poi costantemente provato, si è che quelle fanciulle le quali devote della bella virtù di cui oggi ragioniamo, si sforzano di togliersi all'ammirazione altrui, aspirando a nasconderla con sè stesse, sono bensì molte volte sconosciute e maltrattate da coloro perfino che più ne dovrebbero apprezzare l'inestimabile valore; ma tosto o tardi 20 una circostanza qualunque, una combinazione, mette in pubblico il merito che si voleva con tanto studio tenere celato, e ne risulta che l'estimazione generale è stata è vero ritardata, ma solamente per diventare più completa, e sul capo di quelle elette creature si concentrano le migliori benedizioni. Ma tu, figlia mia, avresti torto se ti proponessi la pratica dell'annegazione cristiana per riceverne poi sulla terra la ricompensa; poichè non saresti più animata dallo spirito che quella virtù deve avere essenzialmente, e ne perderesti ogni merito; anzi molto probabilmente andresti delusa nell'aspettativa, poichè se quasi sempre essa viene coronata anche dalla felicità terrena, Iddio alcune volte permette che questa le venga negata, per riserbarle più piena quella del Paradiso. Amica mia, tu devi avere in tutte le tue operazioni, per unico movente la gloria di Dio, il servigio delle anime altrui e il perfezionamento della tua; tutti i riguardi terreni e i terreni interessi ti devi sforzare di calpestarli; poichè tu, dotata come sei di uno spirito immortale, sei di quelli infinitamente superiore, e correresti rischio di perdere il cielo per la terra. Perdere un cielo eterno dove il sorriso è perenne, non mescolato da nube alcuna di dolore, per una terra che presto finisce per ricadere nel caos primitivo, e perderlo per una terra dove il sorriso è piuttosto una chimera che una realtà, ed il pianto l'acqua colla quale siamo forzati di bagnare ogni dì il nostro pane?... Vedi, giovinetta, vedi, io ti ho promesso di farti tranquilla, contenta, perchè ho fatto assegnamento non sulle gioje ingannevoli e fugaci che come ombre circondano e investono questa misera esistenza; ma ti ho promesso di render serena la tua fronte, sorridente il tuo labbro, perchè ho fatto a fidanza con quelle gioje placide e sicure colle quall il buon Dio inonda il cuore di chi lo serve fedelmente e costantemente. Provati, figliuola, provati, e se già la tua vita è colorita dal vero dévouement, e la tua delizia consiste in sacrificarti per gli altri, troverai veridico il mio dire. Centuplichi e benedica il buon Dio gli sforzi tuoi, e scendano le sue benedizioni elette e più copiose sopra di te e sopra tutti coloro che ti stanno a cuore! Se invece sull'anima tua, come sul corpo del lebbroso, tentano comparire quelle macchie che sono i fatali precursori della lebbra dell'egoismo, deh! per pietà, per pietà, anima sorella, buttati nelle acque salutari del Giordano, in quelle acque che Dio ha santificate col suo tocco, abbandonati alla divina misericordia, supplica, prega; e pei meriti di Colui che vero capro espiatorio dell'umanità ha dato la vita per essa, sarai liberata dal terribile male che ti minaccia. Io non voglio conturbare il tuo sguardo col quadro desolante dell'egoista, di quell' egoista che, sia pur fortunato quanto può e vuole nella società, e sia poggiato su uno dei suoi gradini più elevati, è sempre un mostro che disonora non solo il proprio grado ed il proprio ingegno; ma perfino il suo medesimo essere di creatura ragionevole. L'egoista è sempre e veramente un miserabile! Preghiamo per lui. Rincrudisce la stagione e, come nell'inverno trascorso, languono i poverelli senza risorse e senza lavoro? L'egoista si gode solo il suo bene che gli viene unicamente da Dio, o tutt'al più si contenta di divertirsi allo scopo di beneficenza, e pagando il suo biglietto sotto questo pretesto, s'illude di aver giovato al fratello. Come? ei pretende giovare al fratello che langue perchè gli manca il bisognevole, che muore di fame?... Ed allora perchè gavazza, e ride, ed aumenta nei vortici della danza quell'ebbrezza che lo invade?... Oh! l'egoista non vuol abbandonare il suo danaro all'indigente, senza averne la sua parte nel godimento o di una veglia sfrenata, o di una fiera annunciata colle testuali parole:Baldoria e carità, come io con quest'occhi miei ho letto negli affissi a lettere cubitali; o senza per lo meno ottenere il plauso e l'encomio della moltitudine ammirata, nel dare il proprio obolo, col proprio nome, in una lista destinata a fare nel mondo il giro più lungo che sarà possibile. L'angelo dell'annegazione invece non contento di risparmiare sul superfluo, risparmia fino sul suo necessario, per recarsi nel segreto di un'oscura soffitta a portare un po' di sollievo non al corpo soltanto; ma all'anima ancora di coloro che sotto il peso delle maggiori sofferenze, covano un fondo di sdegno contro l'umanità che si figurano gaudente e... Vivi sicura, dove penetra l'angelo dell'annegazione, si smorzano gli strali del comunismo e degli odj inveterati; il pugnale affilato si spezza, e la parola della maledizione si muta in preghiera! Siamo nella seconda metà del secolo XVI. Agli anni d'abbondanza è successa la carestia, alla carestia la peste. L'egoista si nasconde, fugge, e porta via con sè tutto quanto possiede, geloso che una sola sua moneta gli sfugga di mano o gli venga carpita. La città è pressochè unico asilo d'infermi e d'indigenti; la peste aumenta ogni dì il suo dominio, perchè sua maggiore sorella è la fame. Ma Iddio ha suscitato l'angelo dell' annegazione e di un'annegazione eroica; questi non si contenta di dare il superfluo, dà lo stesso bisognevole: vende le suppellettili preziose, i giojelli, perfino i sacri arredi, ed ancora non basta. Gli resta un principato, vende quello ancora, ne distribuisce il prezzo ai poveri, ai quali non il solo suo denaro, ma dona tutto sè stesso. Ecco Carlo Borromeo, e con esso la numerosa schiera di quelli che il mondo dice egoisti, e che sono i ministri di Dio; eccoli dentro gli spedali, al letto degli ammalati, vivere con essi, perchè con essi sono pronti a morire!... Mia dolce amica, è tardi, t'ho già soverchiamente intrattenuta; ma dimmi, dimmi, se la storia ha registrato i fatti di coloro che ci hanno preceduti, quali essa ha scritto con colori più brillanti ed incancellabili, i nomi degli eroi della carne od i nomi degli eroi dello spirito? Quale più t'intenerisce e più ti trae ad imitarlo, il nome del primo Napoleone o del Borromeo? Pensa e decidi, e vivo sicura che dovunque toccherà il tuo piede sarà bandito l'egoismo, ed avrà vita quell'eroismo piccolo, minuto, nullo, se vuoi, agli occhi degli uomini; ma preziosissimo agli occhi di Dio, poichè quell'eroismo non è altro se non quella morte continua della nostra volontà che ci viene insegnata dall'Apostolo.

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Pene da una parte piaceri dall'altra, e se la parte dei piaceri, come la meno abbondante o la più scarsa, appunto perchè l'altra trabocca, sta quasi sempre più vicino al cielo, gli è per significarci che dobbiamo tollerare non solo, ma sopportare i dolori, perchè ci procurano i piaceri, e perchè ci avvicinano al cielo. Chi non lavora non riposa, e così chi non ha dolori non ha gioje. Non mi fare il broncio, figliuola, se ti parlo tratto tratto di dolori; se dipendesse da me sceverarne la tua vita, pur lasciandotene pieno il godimento, credilo, lo farei; ma come l'antitesi fa figurare più quanto si vuol porre in evidenza, così appunto è e si dice piacere quel fatto o quella cosa che posta di fronte al dolore procura il piacere e lo conserva. Poche sono le cose assolutamente belle, buone, piacevoli o sgradevoli; ma quasi tutte lo sono relativamente. Se tu vai cercando la gioja assoluta, ahimè! tu non la troverai mai sulla terra, l'avrai solo in cielo! Ma grazie a Dio, anche il dolore ed il sacrificio sono sempre relativi, e per chi crede in un Ente provvido, amoroso e rimuneratore, al dolore trova commista la gioja, e vera gioja quanto meno sperava rinvenirvela. Ti ho fatto un lungo esordio, che a te forse è di peso e di fatica, ma che al mio cuore è stato un vero bisogno; che al mio cuore è stato caro come uno di quegli intimi colloqui nei quali l'amica si trasfonde nell'amica, la madre nella figlia... Vieni, vieni con me, o giovinetta, lascia ch'io ti parli liberamente e t'insegni come devi regolarti in famiglia e fuori, affinchè pur vivendo nella società, tu divenga l'angelo della pace, del conforto, ed insegni coll'esempio che la santità non è rustica nè selvaggia, ma amabile, civile, e lascia la benedizione dovunque tocca e passa. Te felice se hai ancora i tuoi nonni! Come t'invidio questo gran bene! Come ti auguro ti sia duraturo! Tutto quanto ti ho detto riguardo ai tuoi genitori vale anche per essi, se non in modo veramente assoluto, certamente in un modo quasi assoluto. Rispettali, amali, servili quei cari vecchi, i quali tu vedi oggi colle rughe sul volto, colle chiome rade e canute, col corpo cadente, colla voce tremola o fioca, con tutta l'apparenza, e pur troppo non fallace, di un edificio che si va sfasciando, e non tarderà molto a cadere, e quindi a poco scomparire affatto dalla scena della terra. Oh! quei cari vecchi quanto ti debbono esser cari, quanto devi tu fare per non accelerare quello sfasciamento, per prolungarne ed allietarne la vita, per conservare a te medesima la loro presenza! Quel volto raggrinzato era fresco una volta come il tuo, e su quella fronte passarono come sulla tua le più ridenti speranze, il riso inconsiderato della giovinezza. Quelle chiome erano brune o bionde una volta come le tue, e scendevano su di un corpo agile e robusto, dal quale usciva una voce sicura, e quell'edificio che ora minaccia rovina, era altre volte elegante e venusto e prometteva di non più cadere. Ora l'aspetto della debolezza dei tuoi nonni, non deve di un punto solo scemare la tua riverenza, ma la debb'anzi accrescere, poichè essa è piena dell'esperienza della vita, ed ai tuoi nonni vanno debitori i genitori tuoi della loro esistenza, quindi ad essi tu devi la tua: sul loro cuore pesano gli affanni tuoi e dei tuoi parenti; sul loro cuore, benchè alle volte travisato, o celato, siede un amore potentissimo per te, una vera gratitudine per quanto tu fai per essi, ad onta che vi ti stringa un obbligo sacro. E gli è di questi cari vecchi, di questi che rappresentano la sorgente che ti ha generato, che rappresentano molto dappresso la Provvidenza di Dio che da lungi ha pensato a te, che da lungi ti protegge; gli è di questi cari vecchi che tu peni a tollerare i difetti, e perfino qualche volta la vicinanza? Oh! perdonami, tu non hai cuor sì cattivo; ma tanto è lo strazio che mi fa quella specie di profanazione di cui si fanno rei certi figli snaturati, che non posso a meno di toccare di alcuni, se non altro per aumentarne in te l'orrore. Certuni ardiscono farsi belle della nonna o del nonno, perchè educati forse alla buona, od anche grossolanamente, sono un po' in arretrato nella scienza e nella pratica del mondo elegante, e con una certa noncuranza inerente alla loro età si permettono di dir su spropositi a josa. Non dico che i giovani debbano essere contenti di un simile inconveniente; ma dico e pretendo che compatiscano i vecchi, mentre più assai sono degni di compianto quei giovani i quali non sanno nulla concedere a coloro che indeboliti dagli anni e dai lunghi sacrificj hanno diritto di essere rispettati anche nelle scabrosità del loro naturale. Se io potessi o dovessi parlar loro, non esiterei ad esortarli a voler essere più cauti nel discorrere di cose che non conoscono o conoscono poco o male; ma dovendo parlare invece alle figlie dei loro figli insisto nel pretendere sia usata loro la più grande amorevolezza e carità, poichè se quell'intelligenza è oggi scarsa e sbiadita, quella dei figli loro diverrà per avventura più sbiadita un giorno, e forse prima che la vecchiezza giunga coi suoi acciacchi! Certuni ardiscono farsi beffa della nonna o del nonno, o di entrambi, perchè trascurati, zotici qualche volta nel muoversi e nel vestire, hanno il tabacco sul viso e si abbandonano ad atti che la civiltà non permette; ovvero perchè gli anni e le infermità li hanno resi deformi o difettosi li coprono di ridicolo e perfino talvolta di disprezzo o di scherno! Indegni! indegni! La terribile maledizione da Iddio scagliata contro lo snaturato figlio di Noè che ardì deridere il padre, non vi spaventa, non vi agghiaccia il cuore, non vi riduce a miglior consiglio? Ma Noè ebbe altri due figli, uno dei quali toltosi il mantello coprì il padre e lo difese e lo compensò dell'onta a lui recata dal fratello; quel figlio pietoso fu benedetto da Dio, benedetto fino alla più tarda generazione. Quell'Iddio benedice te pure, mia buona amica, sì, benedice te pure che amorevole, riverente, premurosa ti studii attorniare delle più solerti cure i tuoi avi, e copri di un velo i loro difetti; che, angelo del buon consiglio, con una di quelle arti che non s'insegnano, che non si apprendono altrove se non nel Cuore del nostro Gesù, inspiri loro di evitarli, rendi contenta la loro tarda età, nascondendo loro pietosamente tutto quanto può dar pena, procuri ad essi tutto quanto li può consolare. Sì, su te cade, su te riposa, tutta ti circonda la copiosa benedizione del Dio tre volte santo, e vivi sicura! per quanto il dolore possa venire a trovarti, la tua esistenza non perderà mai la pace, e la gioja e la calma non saranno mai straniere all'anima tua. Ho tutt'ora sott'occhi l'esempio di una famiglia una volta gaudente, prospera, felice, oggi miserabile, sconnessa, turbata. Erano due sposi circondati da tre carissimi figli, sani, intelligenti, affettuosi; gli affari andavano a gonfie vele, e l'industria del meccanico loro fruttava onore e guadagno oltre ogni speranza. Ma vi era una vecchia madre trascurata, sprezzata, alla quale quasi per elemosina si gettava un pezzo di pane ed una scarsa borsa che, se bastava appena a toglierla dall'indigenza, era ben lungi dal toglierla dal suo abbattimento, dall'avvicinarla, e dal comunicarle il benessere e la gioja comune. Io ero allora fanciulla, ed allorchè quella vecchia signora sfogava il suo cuore colla mia mamma, ed io sentiva il racconto delle sue pene, provavo una venerazione per la povera vecchia, ed un'indignazione pei giovani suoi figli, una specie di paura che non avesse a piombare sovra essi un tremendo gastigo. Un giorno la campana dà i mesti tocchi dell'agonia; un altro giorno una povera bara seguíta da pochi è portata al Cimitero; un altro giorno della vecchia si parla da pochi, poi non se ne parla più, non si ricorda nemmeno!... Quella famiglia quasi priva da un onere, continua a vieppiù prosperare, i figli si fanno essi pure un ridente ed agiatissimo stato... ma un giorno di morte repentina muore il capo di casa... un altro dì uno di quegli individui che incorniciati dal credito e dal buon nome pajono lanciati dal demonio nella società per sfasciarla, per annichilarla, quell'individuo fa morire di dolore una figlia, getta quasi nella miseria gli altri due; uno di questi ripristina la propria fortuna, ma a spese della pace e forse dell'onestà: l'altro maledice la madre, la quale se ne rimane così isolata nel mondo, abbandonata, infelice! Il mondo se degna di uno sguardo quelle membra staccate che formavano già un corpo solo, o non le cura o le disprezza; ma chi conosce quella storia oscura, non può a meno di ritornar con amarezza al pensiero una voce fioca ma concitata; una cuffia bianca ed un crine canuto su cui sdegnava posarsi la mano filiale... Buon Dio! perdona, perdona a tutti i loro errori; perdona a quel figlio forse più debole e sventurato che colpevole, perdona le sue colpe. Da quella famiglia dove tu sei sbandito, dove è sbandita fino l'immagine tua, leva i flagelli; ritorna tu colla tua presenza, porta la tua fede, la tua speranza, la tua carità, e quando tu avrai fatto ritorno in quella casa, tornerà il sereno, tornerà la calma, cesseranno le ire, cresceranno i figliuoletti nella tua legge, ed al fuoco delle passioni subentrerà il fuoco dell'amor tuo verace! Ma più frequenti, molto più frequenti io amo credere i casi in cui, non una prosperità fittizia, ma una prosperità vera, è il premio da Dio accordato a coloro i quali devoti al comandamento onorerai il padre e la madre tua venerano i cadenti genitori, o gli avi che la Provvidenza ha loro conservato per moltissimi anni. E se tu hai la grande ventura di avere ancora i tuoi nonni, ricordati di venerarne la canizie, perchè quella canizie riflette qualche cosa della maestà stessa dell'Onnipotente, perchè a quella canizie vanno attaccate le benedizioni del Signore. Te beata, se nel sentiero spinoso della vita avrai il conforto di non aver conturbato i vecchi anni degli avi tuoi! Te beata se, vecchia tu pure un giorno, potrai ricordare con compiacenza e con commozione che un dì sulla tua testa s'è posata una mano tremola e scarna, che una voce conosciuta presso a spegnersi per sempre, ha fatto un ultimo sforzo per benedirti... Oh! quella benedizione Iddio l'ha confermata, la conferma ogni giorno in cielo, e sarà feconda d'ogni bene al tuo corpo e all'anima tua!

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cade abbondante una benefica pioggia; di lì a poco là in fondo si squarciano le nubi, e mostrano una striscia azzurra; più tardi le nubi non sono più che un velo, anzi una rete che avvolge fantasticamente la vôlta cilestra; le nubi si vanno disperdendo, il sole ricomparisce... Il colono tornato sulla porta del povero casolare, ne sente i raggi benefici piombargli sul capo; guarda i suoi campi, le sue piante, le sue viti, con un occhio pieno di letizia; con tono rozzo, ma che non riesce a nascondere la gioja profonda, chiama il figlio piccoletto, e traendosi di tasca una di quelle monete che il ricco spreca o non cura, (ma che per lui basterebbe al condimento della povera broda capace a satollare l'intera famiglia), gli dice a mezza voce:compera un po' d'olio e corri a portarlo al sagrestano affinchè non lasci spegnersi il lumino, almeno per un altro giorno. Il bimbo corre lesto ed allegro come un cerbiatto; le donne si fanno attorno al capo di casa, e questi scrollando le spalle, forzandosi di rendere brusca quella voce che vorrebb' essere carezzevole e lieta, grida più che non parli:un po' di creanza ci vuole anche con la Madonna! Ci ha fatto la grazia... Orbene la vita nostra, anzi la vita tua, sia pure ridente e gioconda come una giornata di Maggio, raro è, anzi impossibile, che tutta trascorra senza essere turbata dal temporale delle disgrazie, quindi è bene ti disponga a riceverlo con quella maggior dose di meriti e di virtù che ti ponno conservare rettitudine di giudizio e calma al cuore nel tempo della lotta. Per tacere delle disgrazie alquanto straordinarie che a taluni sono risparmiate, e per parlare solo, almeno per oggi, di quelle che prima o poi sono destinate a tutti quanti gli uomini, chi non sa che tutti vanno soggetti ad incomodi, ad infermità, alla morte? Chi non sa che, non meno della nostra, la vita dei nostri cari è in continuo pericolo, e quanto il loro pericolo ci faccia agonizzar per dolore, per timore, per ispavento? Ma oggi vogliamo parlar solo dei lampi e dei tuoni che guizzano e scrosciano sulla nostra esistenza, tentando di toglierne la pace, la tranquillità, la gioja: ad un altro giorno il resto. La nostra infanzia non è turbata da veruna sciagura, e passa pressochè felice. Felice? Oh! no! anche i bambini piangono e piangono amaramente, e chi potrà negare che sia per essi un vero temporale, una dura prova, la privazione di un confetto, di un balocco, ogni più piccolo rimbrotto o gastigo, fino al sommo della faccia scura e del bacio negato dalla mamma o dal babbo? L'adolescenza è l'alba inoltrata, forse l'aurora della vita, e sul suo cielo balenano lampi e scrosciano tuoni più minacciosi... La giovinetta ha incominciato il suo corso d'istruzione e di educazione; la prima, lotta contro la sua volontà e contro la sua inerzia; la seconda, scuote tutte le sue tendenze naturalmente piegate a tenere la via più facile e meno retta; il cozzo è grande, ed io mi sono commossa molte volte in vedere le povere fanciullette stillarsi il cervello per trovare il bandolo del proprio cómpito, e per mandare a memoria un brano di scienza o di poesia che non intendono nè ponno gustare. Perfino i loro capricci, tanto più innocenti dei nostri, mi muovono il cuore, e bene spesso ho pregato il Signore che si degni rimuovere da quelle tenere pianticelle perfino i precursori dell'uragano! Sono sì tenerelle, e potrebbero essere smosse... La giovinezza ha anch'essa i suoi lampi e i suoi tuoni, vale a dire le sue lotte a sostenere contro le proprie passioni, nate da poco, è vero, ma già sì insolenti; contro le viziature che il corso educativo non ha finito di togliere; contro la fantasia, una fantasia ammaliatrice, crudele per le giovani menti. Hai visto la famiglia del povero contadino al rombo del tuono cosa ha fatto? Si è stretta in una sola volontà, in un solo amplesso, si è presentata al tempio, ha acceso il suo lumicino davanti a Maria, ha pregato, ha pianto, ed è tornata consolata. Tu sei impaurita, lo veggo; il muggito del tuono è minaccioso; le passioni si fanno sentire; il tuo cuore intollerante di freno fa di persuaderti esserti impossibile infrenarlo; il malvagio che tenta di rapirti quel tuo cuore sbattuto, te lo ripete su tutti i toni; tu non ne puoi più, il cuore fa prova di spezzartisi in seno; il mondo ride e dice con ischerno:passerà, passerà, follie giovanili! ma intanto ti senti venir meno, ti pare che la folgore sia lì per cadere... Corri, vola al tempio, poni davanti a Maria la mistica fiaccola della tua devozione, tremula forse, ma costante; pregala con istanza, essa ti ascolta, t'intende, e quando tuttora il turbinìo si fa sentire dentro di te, e ti pare di aver nulla ottenuto, sulla parola della fede, io lo vedo, tu speri anche contro speranza; ti fai coraggio, levi lo sguardo, lo figgi in quel cielo dapprima sì cupo, e vedi un lembo azzurro che va sempre più allargandosi, riprendendo il suo posto nelle vôlte celesti, scacciando ogni nube, tornando il sereno. Il tuo cuore è guarito; Dio ha premiato la tua pazienza, la tua costanza col riempire i tuoi voti, coll'accordarti un cuore che virtuosamente e sinceramente ti ama e in vincolo santo ti fa sua per sempre... ovvero ha fugato da te un'insana passione che t'avrebbe forse rovinata, o data preda allo sparviero od al lupo rapace! torneranno altri lampi, altri tuoni nella tua esistenza: ma se tu coll' annegazione e colla preghiera lotterai coraggiosa, uscirai nuovamente vincitrice; il Dio degli eserciti pugna per coloro che lo invocano, e li difende da ogni attacco; a Lui fiduciosa t'abbandona e sarai consolata. Ma oltre a queste minacce di temporale che riguardano te medesima, altre ti resteranno a subire cento volte più atroci perchè non su te, ma sono dirette sulle persone che più teneramente ami. Si ammala la tua mamma o il tuo babbo? La cura medica è scarsa, o deficiente al bisogno, o, benchè solerte, oculata ed incessante, non ottiene verun risultato; le stesse tue cure riescono a nulla, l'occhio del tuo caro ti guarda con un'insolita tenerezza; la, sua voce già fioca riprende per un momento una vibrazione insolita per dirigersi a te; quelle braccia con un supremo sforzo si levano, in atto di stringerti al seno; quelle mani si allungano per serrare le tue, poi soffocata dal dolore più che dal pianto ti allontani un momento per accendere il tuo lumicino appiè di Maria... Confortata rientri; dura ancora più o meno lungamente la prova; ma il lumicino è sempre là e com'esso arde nel tuo cuore una dolce speranza. Il medico dichiara che il morbo scompare, la convalescenza si avanza, e si consola che la sua cura abbia sortito un esito insperato; il tuo cuore batte, batte, e par che dica:è il lumicino, è la fiaccola tremolante, è Maria. E non è forse una grazia ed una grazia grande, se Maria ha suggerito al medico il rimedio opportuno, e ti ha ritornata la mamma od il babbo? Il povero colono sulla porta del povero casolare vedendo il cielo rasserenarsi, pensava a mantenere il lumicino, pensava, alla riconoscenza, a quella riconoscenza che mentre è la soddisfazione di un debito vale altresì a scongiurare altri lampi, altri tuoni... E tu? oh! aggiungi altro olio alla piccola tua lampada; indirizza all'Altissimo l'inno del ringraziamento, dell'adorazione, dell'amore; questo è l'olio della tua lampada, mentre la lampada è la fede che costante, profonda ed efficace deve durare come la tua vita. Superata la giovinezza, credi tu si mantenga sempre sereno il tuo cielo? Non lo sperare, sarebbe follìa e temerità, anzi un crudele tradimento, poichè ti giungerebbe inattesa la lotta, e la vittoria ti riuscirebbe più difficile. In ogni età, in ogni condizione, incontriamo lampi e tuoni dentro di noi e fuori di noi, e non passa un solo giorno senza averne la sua parte; alle volte sono vapori che si sciolgono in acqua benefica, alle volte sono gas che si levano dalla terra, e sbattuti nell'atmosfera cagionano spaventevoli detonazioni; ma sempre sempre sono la mano di Dio che ci tocca, per avvertirci che la terra non è la nostra patria, ma un luogo di esilio, di schiavitù, di prova. Beato chi intende questa voce e sa farne tesoro! Le piccole inevitabili pene della vita si potrebbero dire infinite, se la vita stessa non avesse fine, tante e poi tante sono quelle reali e quelle altre che l'uomo e la donna si fabbricano da sè coll'immaginazione, coll' eccessiva suscettibilità, colle soverchie e fino irragionevoli esigenze, e con tutte le arti che potrebbe suggerir loro il peggior nemico per torturarne il cuore. Ci crucciamo talvolta per la mancata riuscita di alcuna opera nostra, per una mancanza di riguardo cui siamo fatti segno; per un'opposizione, un disparere, una maldicenza, una calunnia; per una goffaggine fatta da noi, per un pettegolezzo, per una perdita d'interessi, e talvolta perfino per la mancanza di alcune comodità, di un divertimento, di una veste! Eppure sono tutti guai, piccoli se vuoi, ma continui, incessanti, e mi pare parlasse appunto di questi il nostro divin Redentore quando ci diceva basta ad ogni giorno il suo affanno, per insegnarci che non dobbiamo crucciarci colla previsione di guai avvenire o colla memoria di guai passati, sibbene riparare e sopportare dì per dì quelli che incontriamo sul nostro sentiero. Ti ho parlato di lampi e di tuoni, diletta fanciulla, ti ho forse soverchiamente impaurita; ma Iddio, che legge nei cuori, vede nel mio un sincero affetto per te, un vivo ardentissimo desiderio che sul tuo capo non piombi mai la folgore, che tu la scongiuri e la disperda colle tue lacrime, colle tue preghiere, colle tue virtù. Oh! diletta fanciulla, perchè apprezziamo noi tanto l'azzurro del cielo, se non perchè lo vediamo talvolta quasi coperto da un pesante mantello cenerognolo, minacciare la gragnuola ed il fulmine che tocca ed arde i punti più eccelsi? Così è della vita; se tutta scorresse placida e serena, ci riuscirebbe monotona, e se monotona non fosse ci farebbe dimenticare o trascurare quell'altra che sola è vera vita, perchè in quella l'anima vive non più di fede, nè di speranza; ma della certezza di un bene posseduto, di una certezza che genera ed è generata a sua volta da un amore sommo, immenso, eterno.

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vedi l'acqua abbondante che zampilla dal fonte di vita che è la parola di Dio! Quest'acqua è carità e ci parla d'amore per tutti gli uomini vicini e lontani, amici e nemici, buoni e cattivi; ci parla di riparazione e vuole che noi ci presentiamo a Dio quasi ostaggio pei fratelli nostri traviati; ci parla di perdonare i torti che abbiamo ricevuto, e d'abbracciare i nostri offensori; ci parla di correre in aiuto dell'indigente, portargli il soccorso della parola, della mano e del cuore, perchè ci fa vedere nel selvaggio, nel traviato, nell'offensore e nel tapino niente meno di un fratello. Oh! Gesù buono, e dov'è l'ardito che scaglia quell'indegna bestemmia che voi non siete un Dio? E dunque chi mai poteva dettare una legge di tanto amore, una preghiera di così universale ed eroica carità, se non la legge e la preghiera che voi siete venuto a recare sulla terra? E mi pare proprio che la fratellevole carità sia come una condizione da voi posta alla preghiera, perchè non siete stato contento di darcela una sol volta; ma ce l'avete ripetuta per bocca di due Evangelisti, preparandoci in certo modo a riceverla ed a comprenderne l'alto significato:Quando pregate, dite così: Padre nostro, ecc. Non credere, giovinetta mia cara, ch'io ti voglia far qui una dissertazione sul Pater noster, perchè, dopo quanto ne hanno detto i Santi Padri, e più specialmente Santa Teresa, tutto ciò ch'io ne potessi dire sarebbe come una smorta scintilla rimpetto al sole. Però ho pure un grande vivissimo desiderio d'informare il tuo spirito allo spirito del Vangelo, ed il Vangelo è la parola rivelata dal Dio fatto uomo. L'orazione domenicale è appunto la parola del Verbo umanato, quindi capace a toccarci il cuore, a muovere la nostra volontà, ed io non posso passar oltre senza fartene almeno un cenno. Il cristiano non deve appartenere a verun altro partito se non a quello del Cristo, e tu ed io dobbiamo sforzarci di avere mai sempre la dirittura evangelica, che è quanto dire la rettitudine, la giustizia, la carità in fondo al nostro cuore, ed in cima a tutte le nostre opere. Così facendo, la vita ci correrà 5 serena, e si potrà dire di noi che siamo passati facendo il bene. E tu, figliuola buona, quando ti gunge nel cuore una certa ripugnanza pe' tuoi simili, per qualunque siasi ragione, o perchè di carattere che non si combina col tuo, o perchè di condizione molto più bassa e forse anche abbietta, o perchè hanno offeso te od i tuoi nella parte più delicata e con aperta ingiustizia, ed infine perchè dichiarati libertini od infami; pensa allora che Iddio ti ha insegnato ad invocarlo Padre non per te soltanto; ma altresì per essi, e che vuole che ogni giorno tu ne domandi la protezione sul loro capo come sul tuo, e su quelli che ami. Gli uomini cercarono, cercano e cercheranno di raggiungere la vera fratellanza fra di loro; l'acclamarono, l'acclameranno,... ma sempre inutilmente: ed essa non resterà che uno splendido ideale ineffettuabile. Il trionfo di ottenere la fratellanza vera non si apparteneva nè si appartiene che a Dio, il quale, padrone com'è dei cuori e delle menti, investe i suoi seguaci di tale una carità capace a superare ogni ripugnanza, ogni ostacolo e li fa tutti amici, tutti fratelli, perchè ne pone il germe fecondo nel loro medesimo cuore e nella loro coscienza. E noi ci rifiuteremo a seguire il vessillo glorioso di questo grande amante dell'umanità, del Dio fatto uomo per amor nostro? Oh! no, chè anzi quando ci sentiremo contrarietà con alcuni dei nostri prossimi, ci sforzeremo di richiamarci alla mente che anche i peccatori amino chi li ama ed obbedienti al comandoAmate i vostri nemici, fate del bene a quei che vi odiano, e siate adunque pietosi come anche il Padre vostro é pietoso, perdoneremo a chi ci ha offeso, ci agguaglieremo a coloro che si trovano in basso stato, e presteremo una mano soccorritrice all'infermo ed al tapino, senza curarci se la mano che stringiamo è rozza od incallita, ovvero tremante e macilente. Oh! la carità è pure una grande virtù, ed insieme una grande consolazione del nostro cuore! Quando all'avvicinarsi di alcune feste speciali il mondo ci si affolla intorno a presentarci un'infinità d'auguri, perchè non ci augura un po' di carità, di quella carità vera che beneficando gli altri benefica sè medesima? Lo dovremmo pur ricordare che l'Iddio nostro è tanto buono, che vuole sempre, o quasi sempre, premiarci colla soddisfazione del bene! Oh! io l'auguro ora e sempre a te la carità vera, sicura che questa ti porterà bene, non solo all'anima, ma altresì al corpo ed al cuore, perchè bramo che tu sii felice, e felice non puoi essere se il testimonio della buona coscienza non ti assicura di non aver lasciata sfuggire l'occasione di far del bene, ma che anzi ti sei sforzata di farlo il meglio che per te si possa.

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Resta la carità della mano, e questa, sempre ove tu lo possa, dev'essere abbondante e dignitosa, in modo di non avvilire chi la riceve. So di alcune signore le quali sotto pretesto di desiderare qualche ricamo dalla mano della signora tale, la pregano a volerlo fare, e poi la supplicano a gradire un piego in cui è il denaro poco o molto che possono offrire. Altre dame pagano l'alloggio o parte di esso a qualche famiglia povera; altre provvedono alimenti o vesti, e senza far sapere il nome del donatore, li fanno pervenire a domicilio della persona necessitosa; altre affidano il loro denaro ad una lettera raccomandata, altre studiano altri molti mezzi che la sola carità informata allo spirito del Vangelo può ideare e realizzare. Nè ci trattenga l'indegnità di coloro ai quali facciamo la nostra offerta, se non vogliamo che Iddio misuri i suoi doni colla dignità nostra; Egli sarà largo e generoso con noi, come noi lo saremo cogli altri; dunque facciamo di avere una generosità d'animo superiore ad ogni prova. Se tu poi avessi parenti bisognosi, con essi più che con qualunque altro ti stringerebbe l'obbligo del soccorso, e sarebbe per te gran vergogna il vergognarti di essi, e il non appoggiarli nelle loro necessità, quand'anche per colpa loro si trovassero decaduti in basso stato. Se il povero ha bisogno di ricevere la carità, il ricco ha bisogno di farla, poichè mentre presta il suo ajuto, egli riceve, col 41 ringraziamento dell'indigente, o anche senza di esso, un gran conforto, e cioè la convinzione di aver fatto un'opera buona; questo lo innalza ai suoi proprj occhi, gli procura il testimonio della buona coscienza, la pace, la gioja, e molte volte la fortuna. Il ricco, anzi ogni uomo, senza la carità lo ripeto è un egoista, e colla carità è un benefattore, un amico, un fratello dell'umanità sofferente. E potremo noi stare in forse? E potrai tu davanti a questa verità non porre in azione con tutte le forze della tua intelligenza, della tua anima, della tua volontà, il sublime insegnamento del Vangelo? Ma il Vangelo dice un'altra parola che suona così: Non sappia la tua sinistra ciò che dona la destra. Oh! sia nascosta agli uomini, almeno da parte tua, la tua carità, e quell'Iddio che legge nelle coscienze te ne darà copiosa mercede. Per carità, mia tenera amica, non ti contentare di rimirarla da lungi la carità; ma bagnati nelle sue acque salutari, vivi della sua vita, mettila in azione in tutte le sue parti, con tutte le tue facoltà, e... sarai virtuosa, quindi felice!

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Se tu non sognavi cotanto, avresti ugualmente afferrata la fortuna di uno splendido connubio; ma vi avresti recato l'umiltà, la tolleranza, un criterio giusto, una virtù abbondante, e queste doti t'avrebbero salvata dal nuafragio, e ti avrebbero non solo reso sopportabile, ma leggiero e soave il giogo conjugale. O fanciulla, se Iddio te lo vuol dare uno sposo, e se tu lo cerchi a Lui con dolce insistenza e collo spirito retto e pio della mia povera vecchia amica, Egli te lo darà tale che ti sia di premio, non di gastigo; e se porrai freno alla tua fantasia la quale tenta di traviarti, avrai virtù bastevole a godere il bene che Iddio ti dà, a cementarlo, ad aumentarlo, a comunicarlo a chi ti circonda, a farti pregustare nella vita del tempo quella gioja, quella pace che raggiungeranno poi la massima loro perfezione in quell'avvenire che solo è certo, e nel quale soltanto possiamo figgere desioso e consolato lo sguardo, sicuri di non andare ingannati, poichè in esso risiede il suo regno eterno, beato, ed immutabile l'increata sapienza e l'increata bontà. Non sognare, non sognare: se sogni, pensa al frustino!

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Oltre a ciò vi sono delle giovanette che arricciano il naso in vedere nel dì di Natale sul desco di famiglia un apparato semplice ed un pasto abbondante e buono sì, ma frugale, e quasi si vergognano di dirlo colle amiche e colle conoscenti, parendo loro necessario l'introduzione di un lusso ch'io trovo sovranamente disdicevole a simiglianti riunioni. Nel Vangelo allorchè si parla del Padre buono, il quale accoglie il figliuol prodigo che a lui pentito ritorna, si dice aver egli ordinato ai servi di uccidere il vitello grasso onde preparargli un banchetto. Si parla però di un vitello, non già di raffinate vivande come si usa da molti oggidì, i quali, pare, vogliano rinverdire gli usi degli antichi simposj. Abbi caro in generale di conservare tutto quanto ha di tradizionale e di antico nella tua famiglia, e più specialmente ciò che tende a conservare in essa una certa maestà e semplicità di costumi, cui va unita l'unione dei diversi membri. Molti si sobbarcano a gravi sacrificj ed a faticosi viaggi, per riunirsi il Natale e la Pasqua coi parenti lontani, e qual compenso ne avrebbero essi se invece di trovare oggi come vent'anni fa ammannite le identiche vivande, coll'identica di sposizione, trovassero invece un desinare alla moda, con adornamenti nuovi, con un impianto molto differente? Quel pranzo per me è quasi un ritratto di famiglia che amo conservato tal quale, non abbellito o adorno con fronzoli o con frange. Ho insistito molto sul bisogno della semplicità, della sobrietà e della misura, e più ancora sulla bellezza della conservazione dei tradizionali costumi nei pranzi di famiglia, perchè essi sono l'espressione e quasi lo specchio del principio che li muove, l'amor vicendevole. Fra l'agape fraterna ed il greco simposio non c'è che un passo facile a valicare e pericoloso, il quale dalla purissima e santa gioja del trovarsi tutti riuniti i membri di una famiglia intorno al desco paterno, fa passare alla prosastica e bassa gioja (se pure è gioia) di gustare cibi prelibati, di empirsi il corpo, di inebriarsi la testa; e l'idea principale, l'idea madre va perduta insieme alla semplicità, all'affetto... Vedo che dovrò ancora intrattenermi teco in proposito, affinchè non s'infiltri in te pure lo spirito di tutto materializzare, di tutto ridurre alla macchina, al numero, al piacere. La materia c'è, lo sappiamo tutti: la materia costituisce il nostro stesso essere, od almeno la sua parte inferiore, il corpo; la la materia ci circonda, ci nutre, ci minaccia; ma che la materia prenda il posto dello spirito, od a lui si pareggi, la è questa una cosa che nessun'anima ben nata può tollerare; ora tu sta ben all'erta, veglia attenta, affinchè non s'introduca dentro di te, intorno a te, neppur uno di quei principj che la potrebbero generare... La materia è serva e lo spirito è padrone, Iddio ha posto la distanza tra servo e padrone, noi la dobbiamo mantenere, ed a questo riguardo incomparabilmente più che in qualunque altro. Colui che mi presta il suo servigio è un uomo della mia stessa natura il quale a sua volta può diventar mio padrone; ma la materia è di natura più bassa ed infinitamente inferiore alla mia, alla tua anima, creata ad immagine e somiglianza di Dio! Tieni serva la materia, padrone sempre sempre lo spirito.

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