Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Nuovo galateo

190019
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Il complimento vuol esser piuttosto abbondante che scarso. Monsignor della Casa dice: » Tu farai dei complimenti » come fa il sarto de'panni, il quale » piuttosto li taglia vantaggiati che scarsi; ma non » però si che dovendo tagliare una calza ne riesca » un sacco, nè un un mantello. E se tu userai » in ciò un po' di convenevole larghezza verso coloro » che sono meno di te, » sarai chiamato cortese. » E se tu farai il somigliante verso i maggiori , » sarai detto costumato e gentile; ma chi » fosse in ciò soprabbendante e scialacquatore, sarebbe » biasimato siccome vano e leggiero; e forse » peggio gli avverrebbe ancora, ché egli sarebbe » avuto per malvagio e per lusinghiero ».

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Nuovo galateo. Tomo II

194966
Melchiorre Gioia 2 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Il concilio d'Aix la Chapelle, a fine di prevenire gli abusi ai quali potrebbe in seguito dar luogo, regolò nel 817 la quantità dell'uno e dell'altro liquore che si potrebbe dare ogni giorno alle persone d'ambo i sessi, come segue: In un monastero ricco e situato in un paese abbondante di vini, ciascun canonico regolare avrà giornalmente cinque libbre di vino, Una libbra era allora di 12 once. e la canonichessa tre. Se i vigneti sono rari, otterrà Il canonico lib. di vino 3, di birra 3 La canonichessa .» 2 » 2 Se mancano i vigneti, avrà Il canonico »1 » 5 La canonichessa » 1 » 3 Il concilio segue un'altra proposizione pe' monasteri mediocremente ricchi. Il regolare, se abita in un paese abbondante di vino, ne otterrà 4 libbre al giorno; se il vino è raro, riceverà di vino... lib 2, birra lib. 3, Se il paese manca di viti » 1 » 4 Finalmente se il monastero è povero ed è basso il prezzo del vino, il concilio ne assegna ai monaci lib. 2; ma se non esistessero viti nel paese, i monaci otterranno 1 lib. di vino e 3 di birra. (VIII, VII, VI secolo). Era talmente estesa l'ubbriachezza, che leggi ordinarono ai giudici di non comparire in tribunale se non digiuni. Una legge lombarda dice: Ut nullus ebrius suam causam in malun possit conquirere, nec testimonium dicere, nec comes placitum habeat nisi ieiunus. Nel capitolare di Carlo e Lodovico si legge: Rectum et onestum videtur ut iudices ieiuni causas audiant et discernant. Enrico Spelman aggiunge: Non exolevit hactenus mote antiquus, nam in mallis seu placitis, quae assisae vocantur, vice-comites provinciarum bis quod annis magnam exhauriunt vim pecuniae in iudicibus nobilibusque patriae convivandis. I celebri eroi della Tavola Rotonda, della quale si fa salire l'origine sino all'ottavo secolo, ci ricordano l'uso loro prediletto in questa stessa denominazione; giacché altro non fu la famosa Tavola rotonda fuorché un'ampia mensa a cui accorrevano que' guerrieri per cibarsi, sedendo in circolo, onde sfuggire le gare della preminenza. (V. secolo) Il sommo Pontefice Zosimo fu obbligato di vietare agli ecclesiastici l'uso di bere in pubblico e frequentare le osterie. I pranzi sembrano essere stati il principale piacere de' Germani, de' Galli, de' Bretoni e degli altri popoli Celtici, i quali ai più grandi eccessi si abbandonavano tutte le volte che presentavasi loro il destro. Presso queste nazioni, dice Pellontier, non si teneva pubblica assemblea regolare, sia per oggetti civili, sia per motivi religiosi; non succedeva matrimonio né convoglio funebre; non celebravasi un giorno di nascita, nè trattato di pace o d'alleanza credevasi stabile, senza un pranzo clamoroso. L'ubbriachezza era talmente innestata nelle abitudini di que' popoli, che l'abbondanza della birra e degli altri liquori non veniva giammai dimenticata nella descrizione de'beni che la loro religione prometteva ai guerrieri. Robertson, descrivendo i costumi degli Americani, dice: «Qualunque sia l'occasione o il pretesto » per cui gli Americani si radunano insieme, » l'assemblea va sempre a finire nello stravizzo. Molte » delle loro feste non hanno altro oggetto, e si » dà il ben venuto al ritorno delle medesime con » trasporto di gioia. Non essendo eglino avvezzi a » raffrenare alcun appetito, non pongono limiti nè » anche a questo. La gozzoviglia continua spesso parecchi » giorni senza intermissione; e per quanto » siano funesti gli effetti della sregolatezza, non » lasciano mai di bere finché di quel liquore ne rimane » una goccia. Le persone del più alto rango, » i più distinti guerrieri e i capi più rinomati per » la saviezza, non sanno vincer sè stessi più che » gli oscuri individui delle comunità. La loro smania » pel godimento presente li rende ciechi alle » funeste sue conseguenze; e gli uomini stessi, che » in altre occasioni mostrano d'essere corredati di » una forza di mente più che umana, sono in questo » frangente da meno dei fanciulli in antivedimento » e considerazione, e meri schiavi d'un brutale » appetito. Quando le loro passioni naturalmente impetuose » sono riscaldate dalle bevande, essi si fanno » rei de'più enormi oltraggi, festa di rado » finisce senza qualche atto di violenza o senza spargimento » di sangue» In tutti i tempi, in tutti i luoghi l'intensità delle passioni cresce a misura che scema il loro numero; e le passioni animali si mostrano tanto più forti, quanto è più languido l'esercizio delle forze intellettuali. Sovente, dice Diodoro Siculo parlando dei Galli, sorgono contese mentre essi stanno bevendo, e allora si battono col massimo furore. Tacito dice lo stesso de' Germani (V. la pag. 228 nota (1)). Nell'attuale incivilimento ci restano certamente degli ubbriachi; ma il vizio si è concentrato ne' più miserabili individui della plebaglia, almeno se si eccettuano i paesi freddi, ove la forza del clima rispinge tuttora gli effetti dell'incivilimento. E' questo il luogo di far osservare la sublime acutezza de' moralisti pedanti. Essi fanno rimprovero all'attuale incivilimento d'avere esteso il numero de' cibi e delle bevande:

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Terrai presente allo spirito la massima d'Esiodo, Che si debbono pagare i benefici con usura; quindi la tua riconoscenza sarà piuttosto abbondante che scarsa; ma non essere imprudente nel ricevere beneficii, e guarda bene e più volte in faccia a chi vuole beneficarti; giacché si danno non di rado persone indiscrete che con tenue beneficio pretendono acquistarsi non un amico ma un servo; e se non ti fai servo, ti sentirai tacciato d'ingratitudine, e il danno nell'opinione supererà il vantaggio che ricevesti. Spera dunque più nella tua attività che nell'altrui benevolenza, il primo sentimento ti farà amare il lavoro e ti renderà indipendente; il secondo ti disporrà all'ozio e ti vorrà ligio agli altrui capricci. La più bella idea che si trova in Omero è la seguente:Dacché un uomo perde la sua libertà, perde la metà della sua anima. Non sarai che mediocremente pulito se non conoscerai che mediocremente gli usi, i costumi, le passioni, le convenienze, e ciò che in linguaggio volgare mondo si appella. Va dunque ne' crocchi sociali e gentili, onde spogliarti a poco a poco di quella rozzezza che é la veste dell'uomo solitario. Vi imparerai a frenar l'impazienza che vorrebbe interrompere l'altrui discorso, ad ascoltare senza dar segno di noia, a non irritarti per uno sgarbo irriflessivo, a regolare i tuoi detti giusta il carattere delle persone e la situazione del loro animo; diverrai meno ostinato nel tuo parere, presterai maggior attenzione alle idee altrui, contraddirai con minor calore, ti guarderai dalle censure pedantesche, e non farai dei nemici alla verità con tuono presuntuoso e dogmatico. Ricordandoti quante volte t'ingannasti, tollererai facilmente gli altrui errori, e lascerai agli imbecilli il diritto di credersi infallibili. La violazione di questi precetti comuni dimostrerebbe che non coltivasti la bontà dell'animo, e che, vago di comparir saccente, dimenticasti di renderti socievole: il volgo ti paragonerebbe agli alchimisti che muoiono di fame pretendendo di possedere il segreto di fare dell'oro, o a quei cerretani che crepano di tosse vendendo de' rimedi infallibili per guarirla. La bontà dell'animo riuscirti a procurarti l'altrui stima senza ingannarne la vanità, a dissimulare le altrui debolezze e non ad accrescerle con false lodi, a velare le tue antipatie in vece d'essere gratuitamente offensivo, a chiudere gli occhi sopra difetti che agl'individui riescono innocui ed al pubblico, a conciliare la voce della tua coscienza colla voglia d'accondiscendere agli altrui gusti e alle esigenze sociali. Saggiamente libero saprai rispettare gli altrui pregiudizi senza esserne ligio, e, concedendo a ciascuno i suoi titoli, riserverai la tua stima pel merito. Ora serio, ora scherzevole, non mai buffone né affettato, unirai la prudenza alla semplicità, la franchezza alla modestia, l'eguaglianza dell'umore agli slanci del genio. Persuaso dell'altrui vanità, non farai pompa di sapere alla dimanda soltanto cedendone parte, lungi dal farne esibizione. Ma anche interrogato allontana l'aria e il tono magistrale dalle risposte: e fra paragoni triviali avvolgi le idee più sublimi, e nascondi la morale sotto i fiori del piacere. Ti é permesso di tacere e dissimulare le tue opinioni in mezzo a persone che le condannano, ma otterresti fama di vil mentitore o d'infame adulatore se spacciassi idee che la tua coscienza rigetta. Se desio ti punge d'acquistarti rinomanza, il mezzo è pronto:Sia realmente ciò che tu brami di comparire. Ricordati che chi fa spesso il proprio elogio dispensa gli altri dal ripeterlo, e che lo sforzo visibile per procurarsi degli ammiratori ne diminuisce il numero. Il linguaggio dell'uomo modesto procaccia maggiori seguaci alla verità, e la diffidenza che egli mostra di sè stesso, serve in qualche modo di scusa a' suoi errori. Quando avrai ben frugato nel sacco della miseria e dell'ignoranza umana, non ti lascerai invadere, e, molto meno, dominare dall'orgoglio: non intendo però che tu non senta la nobiltà de' tuoi sentimenti a fronte di chi fa traffico di menzogne per salire in alto, o la superiorità delle tue idee sopra quelle della ciurma plebea; ma il sentimento di questa distanza più compassione deve inspirarti, che albagia. Non ti lasciar avvilire dal biasimo nè insuperbir dalla lode.

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